Gli autori paragonano l'attuale crisi della
democrazia a quella della prima modernità europea, e in particolare al XVIII secolo. Anche allora, infatti, l'idea di democrazia dovette essere reinventata, a fronte di chi riteneva che essa potesse vivere dentro i confini della polis ateniese, e non nei territori più estesi dei moderni Stati.
Oggi, nell'età della globalizzazione, i sostenitori della democrazia devono fare i conti con gli scettici, per i quali essa potrebbe funzionare entro i confini nazionali, laddove una sua applicazione su scala globale non è immaginabile399. Hardt e Negri ricordano come i rivoluzionari democratici del XVIII secolo proposero di ripensare la democrazia in nuove forme e pratiche istituzionali, attraverso la rappresentanza.
398 Negri, Il ritorno, cit., pp. 94-95. 399
179
“Oggi dobbiamo reinventare il concetto di democrazia e creare forme e pratiche appropriate alla nostra era
globale. Questo programma di reinvenzione
concettuale e pratica costituisce l'obiettivo principale della parte finale di questo libro400”.
Hardt e Negri si soffermano ancora sulle proteste e i movimenti contro le disuguaglianze e le ingiustizie che pervadono il mondo, come le manifestazioni in occasione del summit del Wto a Seattle nel 1999. Del resto, movimenti di protesta su temi economici, politici e giuridici hanno sempre fatto parte della storia. Ad esempio in occasione dell'Assemblea degli Stati Generali, indetta da Luigi XIV nel 1789, erano stati compilati più di 40.000 cahiers de doléances provenienti da tutto la Francia.
“Le forze rivoluzionarie che stavano avanzando nel paese fecero proprie queste richieste come fondamenti della loro azione politica e considerarono queste rivendicazioni come gli embrioni di un potere sociale di tipo nuovo. L'Abate Sièyes e i suoi compagni costruirono sulla base dei cahiers la figura del Terzo
Stato come soggetto politico capace di abbattere
l'Ancien Régime e di portare la borghesia al potere401”. Hardt e Negri sono convinti che le proteste contro la globalizzazione possano essere interpretate sotto la
400 Ibidem.
401
180
stessa luce, intravedendo in esso il potenziale di un nuovo ordine mondiale.
C'è in questa prospettiva una sorta di “leggerezza” interpretativa che si è prestata a letture molto critiche. Tra essi un paragone singolare, ma molto efficace, utilizzato da un intellettuale della “New Left britannica”, Tom Nairn, al quale Moltitudine ricorda i tour in autobus che si trovano in tutte le grandi città.
Ovunque vi sono turisti che, affascinati da questo modo di fare turismo, accettano di essere sballottati a gran velocità da una parte all’altra della metropoli, magari vedendo solo di sfuggita i luoghi e i monumenti più famosi; nel mentre, una guida piuttosto erudita – nel paragone di Nairn, i nostri autori - intona un giudizio adeguato, ma spesso simile, troppo simile, su ciascuno di essi. Il tutto accompagnato, magari, con qualche battuta.
Questo tour erudito, a dire di Nairn, porta però ad un “vuoto inconcludente” (inconclusive emptiness)402
; la volontà di replicare le rivoluzioni del XVIII secolo, evitandone gli errori, è parte di un pensiero che è stato spesso pericolosamente cavalcato da fondamentalisti di tutti i colori. In tale senso vale contro Negri l'obiezione mossa a Susan Sontag, per la quale “un'idea con una
distorsione può avere una spinta intellettuale superiore
della verità e può soddisfare le esigenze dello
402
181
spirito403”. Al contrario, cercare di “imbrigliare” un pensiero distorto per i propri fini, per quanto positivi e in astratto utili alla democrazia, non giova al caso di una buona e produttiva riflessione critica.
Resta il fatto che per Negri e Hardt, sono tre i punti comuni che caratterizzano qualsiasi progetto di rilancio democratico: la critica delle attuali forme della
rappresentanza; la protesta contro la povertà; l'opposizione alla guerra.
Hardt e Negri sottolineano le distorsioni della
rappresentanza provocate dai sistemi elettorali sia a
livello locale che nazionale. “Le votazioni sembrano ridursi spesso alla scelta obbligata di un candidato che nessuno ha veramente voluto. Inoltre i livelli sempre più alti dell'astensionismo riducono molto il valore rappresentativo delle elezioni: quelli che non votano esprimono una silenziosa protesta contro il sistema404”. Non solo, ma questa distorsione rappresentativa si aggrava nel nuovo sistema mondiale, con l'acquisizione da parte di alcuni leader nazionali di sempre più potere al di fuori dei confini dei loro Stati, come è nel caso della pretesa del Presidente degli Stati Uniti di essere rappresentativo di tutta l'umanità. “Spesso le manifestazioni che si tengono in tutto il mondo contro gli Usa non sono espressioni di antiamericanismo,
403
S. Sontag, Simone Weil, in “The New York Review of Books”, 1963, vol. 1, n.1. http://www.nybooks.com/articles/1963/02/01/simone-weil/
404
182
quanto piuttosto proteste contro questa mancanza di rappresentatività405”.
E lo stesso, in tema di crisi di rappresentanza, può dirsi di istituzioni economiche e politiche come la Banca Mondiale o il Fmi, le quali impongono ai beneficiari dei prestiti e dell'assistenza monetaria alcune imprescindibili condizioni, che ledono i principi della sovranità nazionale. Il governo effettivo di queste istituzioni si basa su diritti di voto proporzionali ai
contributi monetari, che fa sì che gli Usa e le nazioni
più ricche abbiano un potere maggiore rispetto agli altri paesi. La stessa cosa, dicono gli autori, vale per l'Onu, dal momento che il Consiglio di Sicurezza è costituito da soli cinque membri permanenti, che
possiedono un diritto di veto sulle risoluzioni; non solo, ma nell'ambito dell'Assemblea Generale, il
voto di ogni nazione ha lo stesso peso delle altre,
indipendentemente dall'entità delle rispettive
popolazioni.
A questo proposito Hardt e Negri fanno riferimento a una serie di proposte di riforma, come “più trasparenza e più responsabilità406”, che però non danno nessuna sicurezza di buon esito, in quanto “anche i tiranni possono operare in perfetta
405 Ivi, p. 314.
406
183
trasparenza407”. In particolare, per quanto riguarda ancora l'Onu, “molte proposte sono intenzionate ad eliminare o ridurre il potere del Consiglio di Sicurezza. [....] Altri ancora propongono di aggiungervi anche un'Assemblea del Popolo, che dovrebbe basarsi su un
criterio di rappresentanza proporzionale alla
popolazione e indipendente dagli Stati nazionali. Altri invece ritengono più opportuna la costituzione di un vero e proprio parlamento globale408”.
Secondo i due filosofi, l'impegno a eleggere un'assemblea popolare o un parlamento globale, fondato sulla regola “una persona, un voto”, verrebbe sì a ripristinare quel senso di uguaglianza tipico della rappresentanza democratica, ma le difficoltà pratiche di gestire un'elezione con 4 miliardi di votanti (esclusi i minori) sarebbero insormontabili. “Inoltre il concetto moderno di rappresentanza, assottigliato in questa estensione a tutto il mondo, non sarebbe in grado di sostenere una nozione veramente sostanziale di democrazia. Come riconosciuto da Madison e i
Federalisti americani, quanto più cresce il numero di
persone a cui corrisponde un singolo rappresentante, tanto più il livello di rappresentatività viene a diminuire. La rappresentatività risulta ridotta quando
407 Ibidem.
408
184
un singolo delegato deve rappresentare 10 milioni di elettori409”.
In realtà, obiettano Hardt e Negri, tutte quelle proposte sono, a ben vedere, “concepite sulla falsariga della costituzione degli Stati Uniti410”, come se si volesse riconfigurare la struttura del potere mondiale per renderla più simile al modello americano, quando sono però gli Usa, in realtà, i primi a frapporre i più grandi ostacoli alla realizzazione di queste riforme.
In tema poi di diritti e di giustizia, viene sottolineato da Moltitudine quanto sia importante che le nuove istituzioni giuridiche debbano essere autonome, potenti e indipendenti dal controllo degli stati nazionali.
Hardt e Negri pensano alla creazione di una truth
commission permanente, che esamini non solo i capi
d'accusa a livello nazionale, ma anche le richieste di
giustizia a livello internazionale. “Una truth
commission globale potrebbe assumere il compito di
giudicare le molte richieste di riparazione presentate in relazione alle ingiustizie perpetrate contro popoli e comunità. Alcune richieste di risarcimento sono state presentate presso le Corti penali nazionali nella forma di denunce collettive, come quelle fatte valere dagli
409 Ivi, p. 341.
410
185
ebrei europei sopravvissuti all'Olocausto i cui parenti erano stati uccisi e derubati delle proprietà411”.
Per quanto riguarda invece le riforme economiche, la proposta più radicale è quella che reclama l'abolizione o comunque la riduzione del debito estero dei paesi più poveri del mondo, uno delle cause decisive della perpetuazione del sottosviluppo.
Ma più in generale, gli attuali progetti di riforma si dividono in due linee di azione: una che intende attribuire agli Stati un maggior potere di regolazione, e un'altra che si batte per eliminare il controllo sull'economia da parte sia degli Stati, sia dei poteri economici412.
La prima ritiene che il problema siano i regimi neoliberali e il movimento senza controllo dei capitali, mentre la seconda si concentra polemicamente sulle forme del potere, sia politico che economico, che esercitano il controllo sulla produzione e sulla circolazione413. Hardt e Negri prendono come esempio
411
Ivi, p. 345. 412 Ivi, p. 348. 413
La seconda strategia comprende una serie di proposte, tra cui quella dell’abolizione del copyright, che ostacola creatività e innovazione. “Il sistema potrebbe essere razionalizzato semplicemente riducendo la durata del copyright a un periodo molto più breve ed esigendo dal proprietario un onere più gravoso per poterlo rinnovare periodicamente. Più in generale, si potrebbe limitare la protezione garantita dal copyright al solo uso commerciale del prodotto: in questo modo, la copia di opere letterarie o musicali per uso personale – cioè non finalizzate alla rivendita – non sarebbe più sottoposta a restrizioni. [….]Alcune delle proposte di riforma più innovative implicano la creazione di una serie di alternative. La più avanzata è quella del progetto Creative Commons, che fornisce ad artisti e scrittori i mezzi per condividere liberamente le loro opere mantenendo un certo controllo sull’utilizzo del proprio lavoro. In particolare l’autore o l’artista può scegliere se le copie debbano includere l’indicazione della paternità dell’opera, se l’opera possa essere commercializzata, se possa essere trasformata per ricavarne altre opere[….]”. (Ivi, pp. 350-351).
186
della prima strategia il caso della Tobin Tax, una tassa sulle transazioni valutarie, concepita dal premio Nobel James Tobin, con la quale si potrebbe imporre un piccolo prelievo fiscale su tutti gli scambi valutari a livello mondiale. L'obiettivo di una simile tassa è non solo correggere forti squilibri nella distribuzione della ricchezza, ma anche di tutelare la stessa economia dalla volatilità dei mercati finanziari internazionali.
I due autori, convinti che tutti gli Stati facciano poco “per alleviare la povertà e le diseguaglianze”, propongono “una modifica della Tobin Tax in base alla quale le risorse tratte dalla tassazione valutaria non sarebbero destinate alle casse degli Stati, ma a un corpo politico democratico globale. Con le risorse [….] si potrebbero finanziare anche le Nazioni Unite o un parlamento globale, liberandoli dalla dipendenza finanziaria degli Stati414”.