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I legami con il monastero di San Lorenzo

Capitolo 1: All’ombra di Sant’Agabio

1.1.3. I legami con il monastero di San Lorenzo

1.1.3. I legami con il monastero di San Lorenzo

Se la linfa dell’azione femminile nell’ecosistema economico di Pagliate piano piano si inaridisce verso la metà dell’XI secolo, è comunque possibile continuare a seguire fino ai primi anni del successivo gli esponenti del grande gruppo di possessores-prestatori coagulato intorno alle Walperga, e in particolar modo, i discendenti dei “figli di Restone”. Essi dimostrano un salto di qualità201 a quest’altezza cronologica, probabilmente sulla scia di quell’Ansprando chierico che doveva aver iniziato la carriera ecclesiastica a Novara: il 19 gennaio 1049, nella stessa città, Alberto del fu Restone e la moglie Otta del fu Riccardo vendettero a Bosone prete del fu Bosone per la notevole cifra di 2 lire milanesi un sedime con edificio ligneo e una parte di mura cittadine presso l’importante viatico «quadroblo»202. Come anticipato, la notevole evoluzione dei “figli di Restone” iniziava a porli come principale forza motrice di Pagliate, a cui anche i “figli di Bonaldo” si erano accodati per sfruttarne la scia: essi disponevano di due diverse valute monetarie203, un patrimonio edilizio cittadino e stavano intessendo rapporti con gli enti ecclesiastici novaresi.

In effetti, se si esclude la donazione della basilica di San Pietro alla canonica204, tra ultimo quarto del X e primo quarto dell’XI secolo il capitolo di Santa Maria non aveva avuto molti contatti con le famiglie di possidenti terrieri di Pagliate, che prediligevano scambi interni tra le loro diverse ramificazioni: nonostante la vicinanza alla città, forse per il maggior interesse suscitato dalla limitrofa Lumellogno, l’“ombra di Sant’Agabio” non era fino a quel momento calata su Pagliate, lasciando libero un buon margine di manovra per altre istituzioni ecclesiastiche cittadine. Non a caso, intorno alla metà del secolo, la documentazione privata attesta un infittirsi di rapporti tra i proprietari locali, in primis legati ai “figli di Restone”, e il monastero di San Lorenzo205.

201 O un ritorno all’origine, se si presuppone che il Restone di Novara comparso dagli anni ottanta del X secolo sia l’antenato eponimo del gruppo.

202 BSSS. 77/1, n. 19, pp. 36-37. Fin dall’XI secolo ̶ ASDN - FF - DCC/L, n. 37 ̶ a Novara vi era una “Torre di Bosone”, secondo la testimonianza dell’Azario presso un «castrum comitis Boxoni»: Motta, op. cit., p. 232. Non abbiamo informazioni per ipotizzare un legame parentale tra la torre e questi personaggi. Sul viatico vd. ivi, p. 281.

203 Olivieri, Per la storia della circolazione monetaria, pp. 69-70. 204 Supra, pp. 39-40.

58 La fondazione del cenobio benedettino non deve essere di molto anteriore all’ampia dotazione effettuata dal vescovo Pietro «pro anima Enrici et successorum» datata dal Morandi tra 1024 e 1028: tra i beni inseriti spiccava sicuramente il porto di Bestagno sul Ticino (presso Trecate), il quale, probabilmente donato da Berengario a Rotkerio diacono della chiesa pavese nel 919, era rientrato in possesso dell’episcopio novarese su richiesta dello stesso Pietro grazie a due diplomi di Enrico II, non a caso ricordato espressamente nella donazione a San Lorenzo206. Il fatto che un bene rimasto per così tanto tempo fuori dalla disponibilità dell’episcopio a cui per naturale vincolo geografico dovrebbe tendere, fosse stato donato a San Lorenzo poco tempo dopo che la cattedra novarese era riuscita finalmente a tornarne in possesso, certifica l’alta considerazione in cui era tenuto il recente cenobio.

Solo pochi anni dopo l’input patrimoniale iniziale, l’interesse di San Lorenzo si volse verso Pagliate, proprio perché era rimasta area libera da concentrazioni patrimoniali laico-aristocratiche o ecclesiastiche di “gerarchia” superiore con cui sarebbe stato arduo ̶ forse vano ̶ competere.

Il primo documento che lo attesta è del febbraio 1036, con Lorenzo del fu Martino e Cuniberto del fu Orso che donano al monastero «que est constructum foris prope civitate novaria» tre appezzamenti di arativo a Pagliate confinanti con terra, tra gli altri, già di proprietà di San Lorenzo207. L’espansione nelle terre attorno al vico doveva essere stata repentina viste le numerose attestazioni nelle confinanze già del decennio successivo208. Un atto del maggio 1050 conferma diverse supposizioni: i coniugi Guglielmo del fu Gisoaldo e Alberga del fu Gaudenzio vendettero a Remigio abate di San Lorenzo sette appezzamenti ̶ molti dei quali confinanti con terra già in possesso del cenobio ̶ per 30 soldi209: i nominativi presuppongono un'altra possibile unione matrimoniale tra “figli di Bonaldo” e “figli di Restone” e certificano la sempre più acuta commistione degli stock onomastici. Dal 1080 cominciarono a registrarsi negozi direttamente acta nel monastero e a modificarsi il lessico e la loro stessa natura: l’8 gennaio, «in camera domini abatis», l’abate Boniperto investì Arnolfo detto Bono del fu Domenico di 8 iugeri di campo a

206 DMGH, DD H II, n. 306, p. 383 e n. 320, p. 401. Per la dotazione vd. G. B. Morandi, Le carte del Museo

civico di Novara 881-1346 (BSSS. 77/2), Novara, 1913, n. 15, pp. 25-27; per le donazioni di Berengario vd.

BSSS. 78, n. 40, pp. 54-55. Cfr. Andenna, Le radici storiche, p. 3; Id., La diocesi di Novara, pp. 91-92. 207 ASDN - AC - Chiese della Città e Diocesi: Badia di S. Lorenzo M. - Carte Antiche dal 1032 al 1326, n. 1. 208 BSSS. 79, n. 187, p. 16 e n. 196, p. 32.

59 Pagliate donati al monastero da Walberto del fu Adamo e una pecia di terra arabile in «vignedo» donata dallo stesso Arnolfo, con la clausola di provvedere a un pasto per tutti i monaci; in caso di mancato rispetto degli obblighi i beni dovevano tornare agli eredi di Arnolfo per «ordinacionem per feudum», ciò che neanche un secolo prima, in quelle stesse condizioni, sarebbe passato probabilmente usufructuario nomine210.

Successivamente, l’interesse del monastero si concentrò soprattutto sull’area di

«cerreto» e alle porte del villaggio; particolarmente significativo è l’atto del 28 giugno 1086, con cui Walberto del fu Adamo già precedentemente donatore, vendette un sedime nel villaggio e quattro appezzamenti di terra al monastero rappresentato dal suo

misso e abate Boniperto: nelle confinanze, infatti, San Lorenzo veniva indicata come

«eclesia monesterio», mentre nei precedenti il riferimento alla chiesa, con ogni probabilità coeva al monastero, era tralasciato211. Del 21 ottobre 1097 è poi la permuta, rogata nel parlatorio del monastero, tra l’abate Boniperto e un certo Gislando con scambio di investiture: tra gli extimatores compare un Pietro iudex di Pagliate212.

Le donazioni al monastero e le acquisizioni dello stesso abate proseguirono copiose per tutta la prima metà del XII secolo, ma anche un altro soggetto prese ad affacciarsi a Pagliate, entrando in contatto in primis proprio con il monastero: la famiglia capitaneale213 dei “da Monticello”. L’8 gennaio 1113214, «infra villam Monticelli», il

dominus Ottone di Monticello permutava con l’abate di San Lorenzo Wifredo un prato e

una palude che «dicitur lacus longus» presso Monticello in cambio di un’arimannia, ovvero “una serie di prestazioni dovute al publicum da un gruppo specifico di uomini liberi”215 su di un manso e su terra del monastero a Pagliate. Un tale riferimento fornisce spunti interessanti sull’origine profonda e l’evoluzione del peculiare tessuto sociale di Pagliate216.

210 ASDN - AC - Badia S. Lorenzo, n. 4.

211 ASDN - AC - Badia S. Lorenzo, n. 5 e n. 9; ASDN - FF - DCC/Q, n. 60, n. 69; BSSS. 79, n. 282, p. 168. 212 ASDN - AC - Badia S. Lorenzo, n. 6.

213 Andenna, L’“ordo” feudale”, p. 101.

214 BSSS. 79, n. 292, pp. 180-181. Si tratta di un breve a cui manca segnatura notarile e sottoscrizioni testimoniali, malgrado sia lo stesso testo a riferire «presentia bonorum hominum quorum nomina subter leguntur». L’atto presenta lacune sospette all’altezza della specificazione dell’arimannia e del nome del massaro a cui era affidata la coltivazione del manso.

215 Andenna, L’“ordo” feudale”, cit. p. 101.

216 Cavanna aggiunge la presenza di una sala e di una stodegarda longobarde sul torrente Agogna nel territorio tra Pagliate, Monticello e Granozzo: Cavanna, op. cit., p. 471; Non concorda invece Ferraris ritenendo “stodegarda vecchia” più vicina a Vespolate e Robbio: G. Ferraris, La pieve di S. Maria di

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