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Le signorie di fiume: i Casalvolone e le loro ramificazion

Genealogia ingonide alternativa:

2.2.4. Le signorie di fiume: i Casalvolone e le loro ramificazion

I conti di Biandrate non furono l’unica grande dinastia a emergere dall’habitat fluvio-palustre del medio corso della Sesia e dall’humus socio-economico della Biandrina. All’altezza della confluenza tra il torrente Cervo e la Sesia sorge un paese che è una sorta di eccezione a livello toponomastico, poiché solitamente, a questa altezza cronologica, sono i lignaggi eminenti a derivare il nome dal centro di radicamento: a Casalvolone si verifica l’opposto, dal momento che è l’eponimo famigliare a battezzare anche la località. Il primo esponente noto di questa famiglia ̶ d’importanza paragonabile agli Ingonidi, ma dalla durata nettamente superiore ̶ è un Wala, «vassus et missus» dei re Berengario II e Adalberto nel 956, proveniente appunto da «loco Casale qui dicitur Waloni»654. La constatazione che già allora venisse aggiunto «qui dicitur Waloni» a determinare uno dei tanti casali della Biandrina suggerisce due possibilità: o la preminenza del vasso Wala era tale da favorire una rilettura toponomastica del suo luogo d’origine, oppure lo era il radicamento della famiglia e di precedenti generazioni di “Wala”; l’unica certezza è che il fenomeno stava avvenendo proprio in quegli anni, considerata l’alternanza della forma semplice «Casale» alla formula «Casale qui dicitur Waloni» nella metà dei quattro documenti segnalati in nota, tutti del 956, riferiti allo stesso personaggio e rogati dal medesimo notaio. Un’alternanza che, comunque, proseguirà anche nei decenni

654 Porro Lambertenghi, op. cit., pp. 1047-1048: permuta del gennaio 956 actum a Monza, tra Gaudenzio arcidiacono e custode della chiesa e abbazia di S. Giovanni di Monza e Tedeverto «negotiator» di Monza, con Wala «de loco Casale» che interviene in qualità di misso regio; la specificazione ulteriore del luogo di provenienza in «loco Casale qui dicitur Waloni» è del documento successivo, del maggio 956, sempre nella

curtis regia di Monza per una permuta di nuovo di Gaudenzio con un prete della chiesa di cui è custode, pp.

1051-1053; dei mesi di agosto e settembre dello stesso anno le ultime due, sempre legate al medesimo ambiente: pp. 1057-1062.

152 successivi, generando confusione soprattutto tra documentazione pubblica e privata: situazione non dissimile dal binomio Cavalli Regis/Cavalli655.

Il casale rinominato «waloni», quindi, poteva aver risentito della duratura presenza di una stirpe di Wala; in precedenza656, si è visto come la prima attestazione di Biandrate del 943 riguardasse un acquisto fondiario da parte di un certo Atperto del fu Wala «ex genere francorum» e residente in «vico casaletatani», un hapax documentario: se invece di una località scomparsa il vico indicasse Casalvolone prima della nuova denominazione? È ipotesi non verificabile, ma che può essere presa in considerazione, vista anche la presenza di un altro franco di nome Wala. La Biandrina, tutto sommato, non è una regione molto estesa ̶ si configura come una vera e propria striscia di terra perifluviale ̶ , e malgrado vi fossero numerosi casali nella stessa area, le ricorrenze del caso non sono da sottovalutare. Bisogna aggiungere, però, che il documento è rogato nella pieve di Santa Maria di Biandrate, mentre gli scavi archeologici hanno indicato come anteriore al Mille ̶ e quindi compatibile con il periodo in questione ̶ la chiesa pievana di Casalvolone attestata dalla documentazione di XI secolo657: «casaletatani» potrebbe dunque essere Casalbeltrame, letteralmente attaccato a Biandrate e pure in questo caso bisognerebbe ipotizzare una rinomina della località658. Tuttavia, se anche Casalvolone avesse già fatto parte di un altro piviere, la pergamena venne comunque rogata a Biandrate con ogni probabilità per via della provenienza del venditore e richiedente dell’atto, di «vico galgeringo», oggi Cascina Gargarengo tra Vicolungo, Casaleggio e Mosezzo.

Nella seconda metà del X secolo compaiono testimoni di Fisrengo659, località nei pressi di Casalvolone, e soprattutto è di nuovo attestato un Wala nelle confinanze della vendita di vigne e terra aratoria tra il prete salico Balmanno del fu Alamanno ed altri

655 Ancora nel 1181, addirittura all’interno dello stesso documento si utilizza indifferentemente la forma «casalegualonis» e quella «castrum casalis» e «casale»: G. Sella, Cartario del monastero di Muleggio (BSSS. 85), Pinerolo, 1917, n. 8, pp. 11-12.

656 Supra, p. 135.

657 Gavazzoli Tomea, op. cit., p. 45.

658 Le prime attestazioni di Casalbeltrame risalgono all’episcopato di Aupaldo: BSSS. 77/1, n. 9, p. 20 compare «casale beltrami» per un livello non datato ma riconducibile all’episcopato di Aupaldo; ASDN - FF - DCC/A, n. 12, con un guasto che non consente la lettura della datazione ̶ l’ipotesi di Gabotto è 992-993 alla fine dell’episcopato di Aupaldo ̶ , e si tratta di una permuta del vescovo con Guglielmo di Caltignaga imparentato ai conti di Pombia in cui tra i sottoscrittori compare un Bernaldo di «casale balterammi». 659 Ad esempio nel pluricitato placito del 962 tenuto nel castrum di Mosezzo. Di questa località vi era già stato un astante nel placito del 9 maggio 902: supra, p. 69.

153 quattro preti di Casalvolone660: dal punto di vista etnico, si registra una presenza salica molto più consistente in Biandrina che nella Bulgaria661.

Di Casalvolone si perdono le tracce, nella documentazione privata, fino al 21 giugno 1024, quando i salici Folcaldo del fu Goffredo e Attone, padre e figlio entrambi in possesso di una rozza mano autografa, alla presenza di diversi testimoni “connazionali”, donarono «in iure et potestate» alla figlia Otta un manso nella vicina Orfengo, lavorato dal massaro Milone e dotato di pertinenze per un totale di quasi 20 iugeri tra sedimi, vigne, campi, prati e boschi, oltre a un servo italico di nome Andrea e due ancelle662 burgunde di nome Wilberga e Ferlenda «mente et corpore sano et sanos ipso et ipsas»663. Gli stessi beni vennero alienati per 30 lire, quattro anni più tardi, da Otta e da suo marito Eudone notaio del Sacro Palazzo al prete Ariberto del fu Cristiano per interposta persona del misso Oddone figlio di Olrico664: l’eminenza di una famiglia si giudica in primis dai legami matrimoniali che riesce a tessere e i Casalvolone si dimostravano sicuramente all’altezza della coeva aristocrazia novarese e vercellese.

In ogni caso, Folcaldo è un nome che non passa inosservato, se legato a questo particolare ambiente, e l’attestazione in questione permette rimandi importanti sia a un passato prossimo documentario sia a un futuro piuttosto anteriore: nel diploma imperiale del 1014 mai approvato a Leone di Vercelli665, dotato della lista più completa a noi giunta di fautori arduinici ̶ o di personaggi in qualche modo compromessi, di cui il vescovo eusebiano bramava i possessi ̶ , vengono citati Operto figlio di Azzo, Waldo e Folcaldo666 tutti di Casale, a cui si aggiungono i figli di Teuperto assassini del vescovo Pietro667. In virtù della citata interscambiabilità dei toponimi indicanti Casalvolone e degli antroponimi elencati, non ci dovrebbero essere difficoltà nel riconoscere che il padre di Otta e suocero

660 BSSS. 78, n. 115, pp. 192-194. Il documento è rogato a Vercelli e la datazione dovrebbe essere 29 dicembre 975. La presenza di un numero ragguardevole di ecclesiastici locali potrebbe essere ulteriore indizio che la pieve di Casalvolone era già attiva nel X secolo.

661 Supra, p. 73 per Casaleggio.

662 Anche nella presenza di una rete di sottoposti non liberi il parallelo tra Casalvolone e Ingonidi era ben vivo.

663 ASDN - FF - DCC/Q, n. 30. Una lacerazione del lato superiore destro della pergamena non consente la lettura completa delle pertinenze e una stima accettabile dei quantitativi fondiari, ma essa si ricava dalla lettura del documento successivo: vd. nota seguente.

664 ASDN - FF - DCC/Q, n. 33, datato 30 ottobre 1028.

665 Panero, Una signoria vescovile, pp. 80-84; infra, pp. 234-235.

666 «Folcaldi de Casale», con integrazione del nome, nell’originale molto lacunoso, «Folcadi de Casale» nella copia di XII secolo: DMGH, DD H II, n. 322, pp. 406-407.

667 L’indicazione della loro partecipazione all’omicidio si trova in DMGH, DD O III, n. 323, pp. 749-750, nel diploma datato 7 maggio 999. Vengono citati di nuovo, questa volta senza descrizione dei misfatti, in DD Ko II, n. 84, p. 115, datato 7 aprile 1027.

154 del notaio Eudone aveva parteggiato per re Arduino668. C’è di più: intorno all’ultimo quarto del XII secolo, è più volte citata tra i possessi dei discendenti della stirpe dei Wala ceduti al monastero vercellese extracittadino di San Benedetto a Muleggio un «insule de forcalda» in territorio di Casalvolone, la quale potrebbe indicare un’isola fluviale della Sesia un tempo forse posseduta dallo stesso Folcaldo669.

Nonostante l’appartenenza alle fila arduiniche e addirittura il ruolo di primo piano svolto nell’omicidio del vescovo di Vercelli ̶ sebbene sia difficile stabilire i legami parentali dei figli di Teuperto e di Folcaldo con il ramo dei Wala ̶ , il lignaggio dei Casalvolone non sembra aver sofferto gravi privazioni a causa del suo passato politico, durante la prima metà dell’XI secolo670: il 4 maggio 1039, al seguito dell’imperatore Corrado II nella curtis regia di Nimega, Wala di Casalvolone del fu Attone fidelis imperiale ottenne la conferma sui castelli e villaggi ̶ e conseguente immunità ̶ di Casalvolone, Rosasco, Bulgaro (Borgovercelli), Leri presso Trino, Pezzana, Buronzo, «castrum beluardi»671, «castro novum» e relative coerenze, oltre a diverse prerogative signorili come l’amministrazione della giustizia «per pugnam» e «per sacramentum», l’imposizione di pedaggi sulla navigazione e gli approdi fluviali, la riscossione di fodro, teloneo, sagoneo, il setaccio dell’oro nella Sesia ecc672.

Dalla metà del secolo, inoltre, la famiglia tornava a uniformarsi anche alla politica del presule vercellese, trasformandosi in stirpe di capitanei vescovili673; tant’è che la successiva conferma dei beni allodiali citati nel diploma del 1039 avvenne alla corte del Barbarossa, dove un altro Wala di Casalvolone si era recato assieme al vescovo674. Dal momento che nel diploma di conferma non vennero inseriti alcuni beni, tra i quali spicca il castello di Bulgaro, è probabile che li avesse ottenuti per via ereditaria un prozio di Wala che diede origine al gruppo signorile dei “da Bulgaro” con terminus ante quem della

668 Ai signori da Casalvolone, infatti, furono concessi privilegi da Arduino: Keller, Signori e vassalli, p. 239. 669 BSSS. 85, n. 7, pp. 10-11.

670 Dal momento che il diploma del 1014 non fu accolto, si può presumere che solo i beni dei figli di Teuperto siano stati confiscati.

671 Forse Bereguardo presso Trivolzio, possesso che sarebbe certamente da attribuire all’attività del misso regio Wala in Lombardia: Keller, Signori e vassalli, p. 115. Per R. Rao, invece, “castelbelluardo” sarebbe un’altra località nel Biellese, sul torrente Cervo: Rao, Abitare, costruire e gestire uno spazio fluviale, p. 15. 672 DMGH, DD Ko II, n. 280, pp. 386-389. Il diploma riporta «Antonio» come padre di Wala, nome sicuramente improbabile per un salico, mentre la trafila onomastica della famiglia ̶ ad es. BSSS. 180/1, n. 27, p. 47, dove Attone riceve in beneficio dal vescovo di Vercelli beni presso il Lago d’Orta ̶ suggerisce una correzione in «Attone»: Keller, Signori e vassalli, p. 170. Cfr. Andenna, Formazione, strutture e processi, p. 148; Id., Andar per castelli, p. 237.

673 Cfr. Panero, Una signoria vescovile, p. 117; Keller, Signori e vassalli, p. 104.

155 scissione da porre nel 1112, circa negli stessi anni in cui un loro membro, frutto dell’unione con i conti di Biandrate, diventava l’ultimo vescovo enriciano della “serie di intrusi” vercellese675: dalla parentela con il vescovo, i Bulgaro ottennero di strappare alla Chiesa vercellese l’importante castello di Masserano, da cui iniziarono l’espansione verso quello che divenne il fulcro territoriale del loro dominato, ovvero il Biellese676.

In seguito si ramificarono a formare un vero e proprio consortile coagulato attorno alla figura di Ranieri (Rainerio) del fu Giacomo677. L’attiguità di Borgovercelli alla civitas, non a sufficienza mitigata dal passaggio intermedio della Sesia, fece sì che i Bulgaro subissero fin da subito l’aggressività delle istanze proto-comunali, tanto che nel 1149 dovettero vendere proprio al console Wala di Casalvolone ̶ a differenza di altre stirpi aristocratiche della zona, i Casalvolone furono molto ben inseriti nella realtà cittadina ̶ la torre del castello di Bulgaro e qualche decennio più tardi giurare il cittadinatico678: a quel punto, il mantenimento di una parvenza di autonomia passava dalla presa sempre maggiore sul Biellese e da un graduale allontanamento dall’avita Bulgaro.

Tornando ai Casalvolone, anch’essi iniziavano quasi contemporaneamente ai Bulgaro ad affidare le proprie sorti al comune di Vercelli, con il quale a differenza dei cugini avevano collaborato nel corso degli anni: nel 1186, le varie diramazioni del casato ̶ tra cui i Tigna ̶ cedettero al comune le rispettive quote di proprietà allodiale relative al grande complesso castrense di famiglia, per poi recuperarle retrocesse sotto forma feudale679. Il passo successivo fu il patto di dedizione tipico delle famiglie rurali meno integrate nelle dinamiche politiche comunali: ciò dimostra come la collaborazione di un lignaggio eminente con una realtà comunale non implicasse affatto un riconoscimento della superiore autorità di quest’ultima anche sulle proprie terre, almeno fino a quando non fossero stati costretti a farlo680. Quando i rapporti si incrinarono, anche per i Casalvolone

675 Supra, p. 143. Andenna, Formazione, strutture e processi, p. 150; una possibilità alternativa è che i Bulgaro derivassero dai conti del Canavese: Barbero, Vassalli vescovili e aristocrazia consolare, p. 240. Del 18 maggio 1112 è la prima conferma imperiale dei possessi dei signori di Bulgaro: F. Guasco di Bisio, F. Gabotto, Documenti biellesi di Archivi privati: 1039-1355 (BSSS. 34/2), Pinerolo, 1908, pp. 215-216.

676 Lo si può facilmente constatare dall’elenco di località indicate nei diplomi successivi al 1112, del biennio 1152-1153, dove spiccano Cossato, Valdengo, Andorno, Cerreto, Trivero: BSSS. 34/2, pp. 218-224. Sembra invece che la cattedra vercellese, passata la tempesta scismatica, riuscì a riappropriarsi di Masserano: BSSS. 70, n. 230, pp. 271-272. Minghetti Rondoni, Riflessi della riforma, p. 49.

677 Barbero, Vassalli vescovili e aristocrazia consolare, p. 242. 678 Ivi, p. 234; p. 242.

679 Ivi, p. 235. 680 Ibid.

156 iniziò una fase di ruralizzazione progressiva e di distacco dal governo cittadino, culminata nella ribellione e sconfitta finale.

In definitiva, Bulgaro e Casalvolone rappresentano poteri signorili che perseguono, scientemente o meno, una logica patrimoniale di fiume681: l’accumulo fondiario dei primi segue l’itinerario del Cervo e si allontana mano a mano da Borgovercelli, mentre i secondi legano le proprie sorti alla Sesia molto più a fondo degli stessi Biandrate, tanto che il loro orizzonte sarà sempre rivolto a Vercelli più che a Novara.

La parabola dei Casalvolone, da cui con ogni probabilità si è diramata anche quella dei “da Bulgaro”, parte subito da una posizione di alto livello, con onori pubblici più antichi ̶ forse legati a un trasferimento di IX secolo in Italia ̶ e prestigiosi di quelli degli Ingonidi ̶ almeno in ambito secolare ̶ , ma con un patrimonio complessivamente meno vasto. Le due famiglie possono vantare una “base di potenza” appena inferiore a quella dei conti di Pombia682, eppure solo due di questi tre consortili paiono sopravvivere ai bellicosi anni arduinici e, paradossalmente, sono le due che si sono invischiate più a fondo nell’appoggio alla parte sconfitta. Malgrado ciò, mentre gli Ingonidi sembrano svanire nel nulla, i Casalvolone recuperano rapidamente il terreno perduto attraverso il moltiplicarsi delle dedizioni, che comprendono il capitanato per il vescovo di Vercelli, la fidelitas diretta con l’imperatore e il vassallaggio feudale nei confronti degli stessi conti di Biandrate e dei conti di Lomello683. Una politica a più fuochi che ricorda quella dei conti di Pombia-Biandrate e a cui i Casalvolone aggiungono anche la sperimentazione dell’innesto nei vertici comunali, pur senza poter contare sulle schiere di cavalieri dei primi. Il dilagare di nuove stirpi capitaneali tra fine XI e XII secolo684, però, sottrae margini di manovra e provoca una sorta di appiattimento gerarchico685, in cui le famiglie non abbastanza eminenti si annullano a vicenda e dipendono sempre più dallo stato di salute dei “traini” a cui decidono di votarsi ̶ vescovi, impero e comuni ̶ , non sempre tenendo in debito conto i rischi celati dall’allacciatura esclusiva a uno di quei vincoli.

681 Rao, Abitare, costruire e gestire uno spazio fluviale, p. 15. 682 Keller, Signori e vassalli, p. 236.

683 Cfr. ivi, p. 116; Barbero, Vassalli vescovili e aristocrazia consolare, p. 233. A Rosasco erano situati i beni in feudo dai Biandrate, a Langosco quelli dai conti di Lomello.

684 Keller, Signori e vassalli, p. 116. 685 Infra, cap. 3, paragrafo 3.1.4.

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