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Un concetto geografico dimenticato e questioni storiche controverse

Genealogia ingonide alternativa:

2.2.1. Un concetto geografico dimenticato e questioni storiche controverse

È stata la prima argomentazione trattata in questo studio la natura fluviale dell’ambiente e della società altomedievali nel Piemonte nordorientale: la prima “specificità fluviale”, quella ticinense, è stata ampiamente discussa nella precedente valva, mentre quella della Sesia farà la spola tra questo e il capitolo successivo, ovvero l’analisi dei due centri di potere principali ̶ escludendo ovviamente Vercelli ̶ sorti presso le sponde della Sesia: Biandrate e Caresana574.

La Biandrina, cioè la fascia perifluviale che lambisce la sponda destra della Sesia partendo circa dall’altezza di Carpignano Sesia e scendendo fino a quella della città eusebiana, con il limite sul lato opposto costituito dalla stessa Novara e dalla piana extramuranea comprendente anche Pagliate, Lumellogno e, proprio a ridosso di Biandrate e Casaleggio, Mosezzo, è un termine oggi in disuso persino nella stessa zona in questione, con impiego leggermente più diffuso da parte degli studiosi. È un termine che è stato ritagliato intorno all’assetto viario che seguiva in parallelo il fiume: la «via blandratina» portava da Biandrate, nel cuore del territorio novarese, fino a Romagnano, porta d’entrata della Valsesia, e giungeva a Seso, l’odierna Borgosesia rinominata dopo la nascita del borgofranco di XII secolo575. Era quindi un itinerario di primaria importanza per la transumanza e lato sensu per l’intero sistema economico agro-silvo-pastorale caratterizzante questa regione geografica fluviale576.

Regione che mostrava di avere diversi punti di contatto con le due aree al confine circoscrizionale tra Pombia e Bulgaria anche dal punto di vista insediativo: le società di fiume si scoprivano da una parte soggette all’instabilità economica e ambientale ̶ più

574 Infra, cap. 3, paragrafi 3.2.1 e 3.2.4.

575 G. Andenna, L’eccentricità territoriale diocesana della pieve di Biandrate. Un problema a persistenza

millenaria, in I paesaggi fluviali della Sesia fra storia e archeologia: territori, insediamenti, rappresentazioni,

Sesto Fiorentino, 2016, pp. 95-107: 98.

135 nella Biandrina che nella Bulgaria, dove invece l’instabilità era di natura soprattutto politico-amministrativa ̶ , dall’altra paradossalmente floride in ambito demografico. La Biandrina era così «terra di confine ma anche luogo di strade e d’incontri»577.

Il primo documento in cui compare Biandrate è del 5 marzo 943, dove la datazione topica segnala che la vendita è stata «actum a plebe sancti marii qui dicitur blanderade»578. Un accenno alla dimensione pievana, dunque, sulla quale si fonda parte integrante dell’essenza “di frontiera” della Biandrina: in effetti, Biandrate, Casaleggio, Casalbeltrame, Landiona, Recetto, San Nazzaro Sesia, Vicolungo, Vinzaglio sono oggi località che si trovano nella diocesi vercellese579 e già nel X secolo la pieve di Biandrate non rispondeva alla sede episcopale gaudenziana, bensì a quella eusebiana come si evince dalle annotazioni laterali del manoscritto Vaticano Latino 4322 contenente una silloge delle opere di Attone da Vercelli580. È un’anomalia amministrativa difficilmente conciliabile con la conformazione dell’alveo fluviale581, da sempre corrispondente al confine tra Vercellese e Novarese, ma non isolata dal momento che altre pievi della Biandrina, come quella di Casalvolone, si incuneavano tra le due realtà e tra le pievi di Biandrate e Bulgaro582; probabilmente, la ragione di tale complicazione territoriale risaliva a dinamiche insediative pre-romane583.

Il documento del 943 rappresenta la prima attestazione del nome Biandrate, a cui la regione di appartenenza accoderà la sua etimologia, ma non corrisponde certo alla più antica riguardante un qualsiasi centro compreso in quella regione. In esso, Luvone del fu Angelberto di Gargarengo ̶ nei pressi di Vicolungo ̶ vendeva ad Atperto del fu Wala «ex genere francorum», proveniente da un luogo detto «casaletatani», un appezzamento con vitigni e meleti. La Biandrina era zona ricca di casali584 e «casaletatani» non faceva che accodarsi ai vari Casalbeltrame, Casalgiate, Casalvolone e Casaleggio, tutti compresi entro un raggio di poche miglia. Tra questi “casali”, gli ultimi due emergono sicuramente per importanza e a Casaleggio si ricollega sia la prima attestazione documentaria riguardante

577 Andenna, L’eccentricità territoriale, citaz. da p. 96. 578 ASDN - FF - DCC/Q, n. 8.

579 Andenna, L’eccentricità territoriale, p. 95.

580 G. Ferraris, La pieve di S. Maria di Biandrate, pp. 55-57.

581 Conformazione e tragitto della Sesia che a quell’altezza cronologica non erano diversi da oggi, a differenza di altri fiumi.

582 G. Ferraris, La pieve di S. Maria di Biandrate, p. 5. 583 G. Ferraris, La Sesia e i confini orientali, pp. 88-91. 584 Andenna, Andar per castelli, p. 164.

136 una località della Biandrina, sia l’equilibrio di potere del Novarese di epoca carolingia: com’è già stato detto, infatti, fin dall’841 il vicecomes Mainardo aveva posto la sua residenza abituale a Casaleggio anziché a Pombia585.

Casaleggio, come altri luoghi delle due “aree di frontiera” trattate nel capitolo e soprattutto della Biandrina, riportava in auge una questione storica dibattuta durante tutta la seconda metà del secolo scorso attraverso le sue successive attestazioni pubbliche, in particolare i diplomi degli anni arduinici o delle confische: nel diploma del 7 maggio 999, tra le conferme imperiali per il vescovo Leone, compare in mezzo a «districtu vallis scicide» e «scilvam rovaxindam» la formula «erimannos de navola et de cassaliclo», ovvero Casaleggio586. La stessa attestazione torna nel diploma di Corrado II del 7 aprile 1027 e il riferimento agli arimanni poteva trovarsi in altri luoghi della fascia perifluviale della Sesia come ad Arborio e Quadradula nel basso Vercellese o anche al di fuori della Biandrina come a Oleggio Castello, non a caso denominato «Olegio qui dicitur Langobardorum» o nell’ager vigevanese, come evidenzia il diploma di Enrico IV del 1065 in cui viene concessa l’immunità agli arimanni di Vigevano, Venticolonne, Sirpi e «Preducla»587.

Si tratta di un ulteriore tratto costitutivo in comune tra le regioni di frontiera della Biandrina, dell’Oltreticino e della Bulgaria, dove i liberi homines, come si è visto, rappresentavano un soggetto pulsante della trama sociale. Dopo la reinterpretazione del Tabacco588, infatti, il termine arimanni ̶ quantomeno per l’età post-longobarda ̶ ha sempre meno identificato una classe sociale a sé stante caratterizzata da uno speciale stanziamento retributivo su terre fiscali ed è sempre più coinciso con il libero popolo dei

possessores, costituito da exercitales che, in base alla consuetudine e ad un giudizio

approssimativo sulla condizione economica in cui versavano ̶ quindi non una posizione sociale immutabile, almeno nei secoli più alti ̶ , risultavano «soggetti agli obblighi di

585 Supra, p. 73.

586 DMGH, DD O III, n. 323, p. 750. La pieve di Navola o Naula si trovava nei pressi della Sesia all’altezza circa di Serravalle: Sommo, Il territorio, p. 15.

587 DMGH, DD Ko II, n. 84, p. 115; DMGH, DD H IV, n. 170, pp. 220-221. Cfr. Sommo, Il territorio, p. 12; Andenna, Andar per castelli, p. 392. Seguendo il Tabacco, invece, è assai inverosimile, malgrado la presenza di una curtis regia già accennata, che il toponimo Romagnano derivi da «Arimannianum», come il Mor, l’erudizione e le tradizioni locali pretenderebbero.

137 presenza e prestazione nell’esercito e nei placiti pubblici»589. Obblighi che successivamente assunsero una sfumatura di carattere signorile, soprattutto rispetto agli enti ecclesiastici, e innescarono limitazioni a cui alcuni soggetti ̶ come nel caso del diploma per Vigevano ̶ riuscirono a sottrarsi ottenendo un legame diretto con l’impero590.