4. P REVENT , P URSUE , P ROTECT AND P REPARE : DIFENDERE L ONDRA DAL PERICOLO
4.20. London prepared: la città come attante collettivo
Il sito attualmente in uso è stato messo online nel 2006 e si compone di diverse sezioni in ognuna della quali è possibile prendere visione dei consigli e dei protocolli relativi alle misure di protezione e preparazione (tabella 2).
La homepage (figura 18) presenta in alto i link di prassi: la presentazione del sito, le notizie, gli eventi, le risorse, i termini e le condizioni e i vari strumenti di navigazione interna al sito (mappa del sito, motore di ricerca, indirizzi mail).
Già nel logo è possibile identificare sia i valori circolanti nel sito che il programma narrativo di massima che esso propone agli utenti: prepararsi all’emergenza per migliorare la resilienza della città di Londra.
Il logo (figura 19) è in realtà la schematica rappresentazione di una sintassi di preparazione e gestione dell’emergenza:
• informarsi (sapere);
• conoscere i numeri d’emergenza; • mettersi al riparo;
• stare al riparo;
• rimanere sintonizzati (con radio, tv, ecc…); • fornire aiuto.
“Go in, stay in, tune in” è quello che potremmo definire il programma narrativo di base di questo tipo di campagne. È il consiglio più importante dato dalle autorità e sviluppato dal “National Steering Committee on Warning and Informing the Public”, una commissione governativa incaricata di “to encourage improvements in the arrangements for warning members of the public of an imminent or actual threat to life, health or property and to inform them of the appropriate action to take”61.
Il messaggio generale è poi declinato all’interno del sito secondo i vari destinatari: le istituzioni, le aziende, i singoli e i turisti. La strutturazione dei contenuti in base ai destinatari si duplica quasi esattamente su entrambi i lati della pagina, ma mentre a sinistra abbiamo i link interni per gli accessi alle pagine dedicate a una determinata categoria, a destra abbiamo i link ai documenti essenziali e le informazioni pratiche. Per le istituzioni si tratta dell’Emergency Strategic Plan, per i singoli la lista degli oggetti da portare nel ready bag e per le aziende la lista degli essential documents.
Al centro invece abbiamo i documenti in primo piano e di recente aggiornamento e spesso riguardanti tutte le categorie previste dal sito.
Sin dalla homepage dunque il sito costruisce un attante collettivo che è suscettibile di essere segmentato al proprio interno da diversi attori sociali: questi perseguono lo stesso Oggetto di valore, il mantenimento di un certo ordine e in alcuni casi la sopravvivenza stessa, di fronte al realizzarsi di un evento minaccioso. Ogni attore sociale però giunge a tale obiettivo seguendo strade differenti. Il sito e il programma di preparazione e resilienza si propone come strumento di rappresentazione di un’entità collettiva, la popolazione nella metropoli, e allo stesso tempo è uno strumento di individualizzazione della molteplicità di attori sociali che vi operano.
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4.20.1. La sezione istituzionale: i London’s plan
La sezione per le istituzioni è quella relativa ai London’s plan (figura 20) cioè ai piani da attuare nel momento stesso dell’emergenza, dei piani di esercitazione oltre che della presentazione degli organigrammi del Resilience Team (che raccoglie le istituzione pubbliche) e dei Resilience Forums (che raccoglie istituzioni pubbliche e private). Diverse pagine sono invece dedicate ai casi passati di emergenza: gli attentati del 7 luglio 2005, il caso di Buncefield62 e il caso Litvinenko63.
La sezione istituzionale si distingue per la sagoma stessa della città, riconoscibile dalla linea che la taglia in due (il Tamigi). Nella sezione è possibile visionare più piani: i due più importanti sono il piano Strategic Emergency (il cui link è infatti presente in ogni pagina della sezione istituzionale) e il piano London Command and Control Protocol. Entrambi fissano le strategie emergenziali oltre che gli organigrammi e i protocolli istituzionali da attivare al momento dell’emergenza. Ci troviamo dunque di fronte a piani che istruiscono a quelle che ho definito in precedenza pratiche di preparazione: l’evento è già avvenuto e le istituzioni devono mitigarne gli effetti mettendo in pratica il piano preposto.
Il sito pone come propria base legislativa il Civil Contingency Act del 2004 che definisce emergenza:
(a) an event or situation which threatens serious damage to human welfare in a place in the United Kingdom,
(b) an event or situation which threatens serious damage to the environment of a place in the United Kingdom, or
(c) war, or terrorism, which threatens serious damage to the security of the United Kingdom.
Le emergenze dunque sono quelle che minacciano l’integrità della vita umana o dell’ambiente all’interno del territorio nazionale, oppure guerra e atti di terrorismo che minaccino la sicurezza del Regno Unito sia all’interno che all’esterno dei confini.
La sezione costruisce così lo spazio della metropoli come un tutto suscettibile di essere segmentato e articolato in base all’istituzione di competenza, resa responsabile di far fronte a determinati fenomeni o di portare a termine determinati compiti.
62 A Buncefield, una cittadina a quaranta chilometri da Londra, sorgeva il quinto deposito di carburanti del
Regno Unito. Nel 2005 una violenta esplosione causò un grande incendio che, seppur domato dopo più di due giorni, oscurò per diverso tempo con il denso fumo prodotto i cieli della capitale inglese.
63 Aleksandr Litvinenko era un agente dei servizi segreti russi che aveva ottenuto asilo politico nel Regno Unito.
È morto a Londra nel novembre 2006 per un avvelenamento da polonio-210, una sostanza radioattiva le cui tracce sono state poi rinvenute in vari luoghi della città. Il caso ha permesso di testare le capacità delle forze di polizia di individuare fonti di contaminazione radioattiva o biologica.
4.20.2. Lo Strategic Emergency Plan
Prenderemo qui in considerazione in particolare lo Strategic Emergency Plan che si pone come il piano che in un certo senso organizza tutti gli altri piani fissando responsabilità e organigrammi:
The objectives of this plan are:
• To put into one place summaries of London’s key plans used in the response to a large scale incident in London;
• To act as a signposting document to more detailed plans which explain how to activate the London regional response;
• To provide an overview of the key responding plans of the London Resilience Partnership;
• To provide an understanding of responsibilities during a regional level incident;
• To act as a standard reference document for the partnership, as well as the public, in illustrating the response arrangements of the London Resilience Partnership. (Strategic Emergency Plan, 1)
I piani previsti sono dodici:
The London Command & Control Protocol The London Recovery Management Protocol The London Mass Evacuation Plan
The London Flu Pandemic Response Plan The London Flood Response Strategic Plan The London Humanitarian Assistance Centre Plan The London Mass Fatality Plan
The Media / Public Information Protocol The London Site Clearance Plan
Additionally, the Partnership owns the following plans which are not widely published:
The Voluntary Sector Funding Protocol The Disaster Appeal Fund Plan
Government Office for London Emergency Response Plan (ib.: 12)
Il protocollo di direzione e controllo presenta un organigramma delle istituzioni e delle agenzie che devono far fronte alle emergenze, dividendole in due categorie: le emergenze a impatto immediato e quelle “rising tide” cioè previste e che arrivano con una maggiore gradualità.
Il protocollo di gestione della fase di recupero dalle conseguenze di un disastro “provides for a coordinated, multi-agency approach to the development and subsequent implementation of strategy aimed at restoring and re-building communities following an incident” (ib.:10) . In questo caso quindi vengono soprattutto fissati ruoli post-emergenza.
Il piano di evacuazione, detto anche Operation Sassoon invece:
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accidents and terrorism with the primary aim being to save lives either immediately following or before an emergency. (ib.: 11)
Vi sono poi due protocolli specifici: quello relativo alla pandemia possibile e al rischio di alluvioni nella città dovuti allo straripamento del Tamigi (l’ultimo avvenuto nell’estate 2007 ha causato danni molto ingenti).
Il piano per il centro di assistenza umanitaria permette invece di mettere in funzione durante l’emergenza i centri di assistenza e informazione per chi è colpito direttamente o indirettamente da un incidente o evento disastroso.
Il piano per gestire gli eventi con un alto numero di vittime permette di organizzare le operazioni di interramento o distruzione di cadaveri, cercando di conciliare necessità sanitaria e riti e tradizioni culturali.
Infine vi sono i protocolli di gestione dei rapporti con i media durante l’emergenza, la gestione di macerie e rovine provocate da disastri e i protocolli economici per la creazione di fondi per l’attività di volontariato e la gestione dei disastri.
A questi occorre aggiungere un piano ulteriore che è quello relativo alle Olimpiadi del 2012: anche in questo caso le autorità londinesi vogliono anticipare ogni inconveniente ed eventuale emergenza che potrebbe verificarsi in occasione di quell’evento.
Ogni piano ha all’interno del sito la sua propria sezione in cui è indicata la descrizione dell’evento che provoca l’attivazione del piano, gli obiettivi e in forma di link i vari documenti con le istruzioni necessarie.
4.20.3. Le aziende:business continuity
La sezione dedicate alle aziende (figura 21) ha come obiettivo quello di fornire le competenze necessarie per garantire la continuità della vita economica dell’azienda di fronte a eventi avversi.
La sezione propone un percorso al termine del quale l’azienda dovrebbe essere in grado di far fronte a qualsiasi emergenza prevista nel “risk portfolio”:
1. stimare il grado di rischio; 2. redigere un piano;
3. comunicarlo; 4. praticarlo;
5. [misure] dopo un incidente; 6. servizi di emergenza; 7. casi di studio.
La stima del grado di rischio si presenta nuovamente come una analisi delle vulnerabilità, così da prendere le necessarie misure per impedire che alcuni rischi non si realizzino. Si tratta quindi di mettere in moto un PN a partire dall’acquisizione di una competenza. La sezione sul “security risk assessment” si concentra in particolare sulla costruzione di misure di protezione contro ladri e vandalismo e quindi contro la criminalità, ma in realtà la preparazione alle emergenze è una preparazione generica contro qualsiasi agente di turbamento della normale attività economica.
La redazione del piano è al centro della pratica di protezione dell’azienda. Tale piano deve essere calibrato sulla grandezza dell’impresa: piccola, media o grande. In ogni caso le fasi sono cinque: analizzare l’impresa, valutare i rischi, sviluppare la strategia, rivederla insieme agli altri membri dell’azienda e insegnarla ai dipendenti.
Il primo e il secondo punto delle sezioni di business continuity sono totalmente interne all’azienda. Ma la strategia deve essere resa nota a una serie di soggetti in modo tale da integrare il piano di protezione e preparazione dell’azienda alla comunità in cui essa è inserita (dipendenti, vicini, comunità locale, fornitori, azionisti e banche, media), così da costruire una rete di protezione locale che funzioni al momento del bisogno.
L’ultima fase che permette all’azienda di acquisire un potere e un sapere rispetto alla capacità di far fronte all’emergenza è la pratica dell’esercitazione. In questa fase l’azienda potrà mettere in atto i piani di emergenza immaginandosi in una situazione di pericolo.
4.20.4. Singoli e famiglie: proteggere se stessi
La sezione dedicata invece a singoli e famiglie è denominata “Protecting yourself” e viene introdotta nel modo seguente:
London has worked hard to prepare for emergencies. The government, the Greater London Authority, London Bouroughs and emergency services plan and exercise regularly. Although the city can respond to disasters, only you can prepare yourself and your household for emergencies. Click on the various links for further information on the emergencies we could face as Londoners and for important advice on how to respond and prepare. Share the information with your family, friends and colleagues. Be prepared!
Vi è una chiara strutturazione della città e degli elementi che la compongono: le istituzioni e il sistema pubblico in generale, pensato come “the city”, e dall’altra parte i singoli e le famiglie. Di nuovo, come nel caso del sito onelondon, ci troviamo però davanti alla chiara costruzione di una identità comune: noi, in quanto londinesi, potremmo essere chiamati ad affrontare alcune emergenze.
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Il sito fornisce una lista di probabili emergenze divisi in quattro categorie: malattie, condizioni atmosferiche, minacce e sicurezza informatica da affrontare e che possono coinvolgere singoli, famiglie e anche gli animali, sia da bestiame che domestici. Anche in questo caso il sito invita a fare una sorta di inventario delle vulnerabilità e immaginarsi nelle varie situazioni di pericolo, preparando un ready bag, cioè una borsa pronta con il necessario per far fronte a qualsiasi emergenza.
Il sito si propone inoltre come porta d’accesso a documenti utili da scaricare e prodotti da varie istituzioni. Nel 2008 uno degli strumenti più presenti e utilizzati sul sito è un flyer scaricabile e stampabile (figura 23) prodotto dal borough di Waltham Forest, una zona posta nella Londra esterna. Lo strumento è una matrice per porre in essere un Family Emergency
Plan. Il testo lega la necessità della preparazione alla possibilità di sopravvivere di fronte al verificarsi di disastri di diverso tipo: “Emergency can happen at any time and will take people unaware. Your best form of survival is preparation”.
Anche in questo caso la prima pagina propone una grab bag checklist cioè una guida per preparare una borsa che possa essere immediatamente presa per scappare. Alla lista per riempire la “borsa di sopravvivenza” è affiancata quella per l’immediata evacuazione e una lista di numeri necessari per rimanere in contatto con autorità e organi di informazione. Infine vi è uno schema da riempire con i numeri più importanti delle persone della propria cerchia sociale.
La seconda pagina fornisce invece una traccia per organizzare il piano familiare, articolato in quattro punti:
• prepararsi;
• collegarsi (ma nel senso di “fare rete”);
• disporre (un rifugio alternativo alla propria casa); • kit necessario.
Il testo propone un programma narrativo al termine del quale il soggetto sarà preparato ad affrontare l’emergenza e quindi a garantire la propria sopravvivenza.
4.20.5. Turisti
L’ultima parte è invece dedicata proprio ai turisti (figura 24):
London has over 30 million visitors each year who are attracted by the vast numbers of shops, theatres, museums, and sporting events. Please use these pages to assist your visit to our city.
La strategia enunciativa anche qui è chiara: il sito è marcato come un sito “interno”, cioè di Londra e dei londinesi e si rivolge a chi non è londinese ma visita la città.
La sezione si concentra in particolare sui vari accorgimenti per muoversi all’interno della città usando i trasporti, su come muoversi nelle ore notturne e infine sul denunciare eventuali crimini di cui si è vittima o testimone. Il turista quindi viene invitato soprattutto a proteggersi personalmente non tanto da emergenze collettive, quanto da fenomeni di criminalità che lo potrebbero coinvolgere. Nonostante ciò anche i turisti sono chiamati ad agire responsabilmente, prendendo visione all’interno del sito, delle emergenza che potrebbero verificarsi in città.
In tal senso la sezione da un punto di vista tematico subisce uno scivolamento: non più disastri che colpiscono tutta la comunità, bensì eventi singoli legati alla criminalità locale. Questo produce un chiaro cambiamento della struttura valoriale: se famiglie e aziende devono pensare alla propria preparazione e sviluppare la propria resilienza di fronte a eventi minacciosi ma nel quadro di una difesa della comunità (da qui la necessità di “fare rete”), il turista deve soprattutto pensare alla propria “personal safety”.