4. P REVENT , P URSUE , P ROTECT AND P REPARE : DIFENDERE L ONDRA DAL PERICOLO
4.11. Il soggetto e il testo: essere londines
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elementi necessari alla produzione e all’interpretazione della significazione di un’interazione comunicativa” (2006, 165 trad. it.). Il passaggio di pertinenza modifica il piano d’immanenza dell’analisi, portandoci dall’organizzazione interna del testo, all’analisi dello spazio e delle circostanze di enunciazione in cui queste pratiche interpretative si realizzano. All’interno di questa pratica, che definiamo pratica di sorveglianza, ritroviamo quindi un testo, con funzione di Enunciatore-Destinante, e l’utente, con funzione di Enunciatario-Destinatario. Il testo ha il compito di istruire il soggetto rispetto a una pratica di sorveglianza.
Quando ci troviamo di fronte a un testo scritto ciò che viene richiesto è di “attualizzare implicitamente, a livello di contenuto, una metaproposizione del tipo “qui c’è (c’era) un individuo umano che ha enunciato il testo che sto leggendo in questo momento e che chiede (oppure non chiede) che io assuma che sta parlando del mondo della nostra comune esperienza”“ (Eco, 1979: 4.4.). Questa è la fase in cui si instaura tra testo e lettore un contratto enunciazionale. Ma nel caso del poster TYS questo è possibile solo in un determinato spazio, fisico e semiotico, cioè quello del sistema dei trasporti londinesi. Se per esempio si affiggesse il poster nella metropolitana di Liverpool il senso cambierebbe molto e l’utente, o gli utenti, non potrebbero riconoscersi nello you del messaggio né riconoscere nell’espressione our staff il personale della metropolitana di Liverpool, visto che entrambi gli attori nel testo sono costruiti come dotati della marca di “londinesità”. Il messaggio non avrebbe efficacia in quanto il testo prevede la propria circostanza di enunciazione e costruisce i propri indici, quel
you e quel our, caricandoli di determinate caratteristiche.
La realizzazione del programma narrativo passa in primo luogo attraverso la costituzione del soggetto: l’utente della metropolitana deve riconoscersi come destinatario del messaggio e per far questo deve riconoscersi come membro della comunità. I processi identificativi passano per i diversi percorsi interpretativi possibili:
Interpretazione comunitarista: il messaggio si appella direttamente ai londinesi, come unità integrale (voi). L’utente si riconosce direttamente come parte di questa entità collettiva.
Interpretazione multiculturalista: il messaggio si rivolge a delle totalità partitive, cioè gruppi etnici e appartenenze di genere. In questo caso l’utente magnificherà le connotazioni d’appartenenza etnica e di genere presenti nelle immagini degli organi di senso e delle labbra.
Interpretazione individualista: quel you è una appellazione diretta all’utente della metropolitana. L’utente si riconosce come unità partitiva (tu) di quei sette milioni di londinesi a cui il messaggio è rivolto.
La strategia enunciativa usata nel poster produce una serie di potenziali luoghi semiotici in cui soggetti diversi, magnificando o narcotizzando alcuni elementi, possono trovare il loro
posto all’interno della comunità londinese. Viene così prodotta un’idea molto larga e inclusiva di identità, in cui l’inclusività riguarda i vari possibili modi e le varie possibili filosofie attraverso cui un singolo può inscriversi all’interno di una entità collettiva più vasta. Soltanto la costituzione di un soggetto come membro della comunità può poi condurre alla realizzazione del programma narrativo esposto dal messaggio.
Il contratto enunciazionale diviene così contratto sociale: un individuo, in ragione del suo essere soggetto della comunità, viene modalizzato secondo un dovere e un volere rispetto alla necessità di difendere la società di cui è membro. Il soggetto della comunità è tale in un doppio senso: in un senso partitivo, quello messo in evidenza nell’analisi della costituzione aspettuale dell’attore, e in un senso genitivo, cioè il soggetto è della comunità e dunque sottostà a degli obblighi che scaturiscono dall’accettazione di un contratto sociale.
La strategia che sottostà al poster TYS è a mio avviso non molto diversa da quella che ho cercato di evidenziare nel caso della campagna We are Londoners, We are One. Abbiamo visto che nel sito il percorso di navigazione portava alla pagina “pledge your support”, al termine di una serie di fasi di “competenzializzazione”, in cui il soggetto acquisiva dei saperi o veniva istruito sugli “other Londoners”. Apporre il proprio nome nella pagina “pledge your support” con la successiva pubblicazione sul sito, vuol dire dichiarare pubblicamente la propria identità di londinesi, il senso d’orgoglio che ne deriva e l’impegno a sostenerne i valori.
Allo stesso modo la strategia enunciazionale posta in essere nel poster TYS chiede implicitamente in primo luogo un riconoscere la verità sulla propria identità: sei londinese, uno dei 7 milioni che vive in questa città. In secondo luogo chiede di aderire a dei valori di unità e lealtà alla comunità di appartenenza e quindi di sottostare a un obbligo di sorveglianza.
4.12. “If you suspect it, report it”: le campagne della Metropolitan Police
Il manifesto TYS non fornisce affatto una descrizione dell’azione sospetta, ma lascia all’utente il compito di riempire questo spazio bianco del testo, rimandando quindi a conoscenze enciclopediche collettivamente condivise. Queste conoscenze devono istruire il soggetto al riconoscimento dell’altro, del nemico. Ritroviamo molte di queste istruzioni nelle campagne antiterrorismo che hanno l’obiettivo di fornire una immagine del nemico e del pericolo, finalizzato al riconoscimento e quindi alla denuncia alle autorità di sicurezza.
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registrate (contenuto nucleare) che permettono di identificare percettivamente qualcosa di cui non si ha mai avuto esperienza, quelle che Eco chiama “istruzioni per l’identificazione” (1997: 3.3.2.1). Questi interpretanti dovrebbero aiutare il soggetto a “farsi un’idea” dell’azione sospetta, a costruire un tipo cognitivo tentativo che aiuterà a identificare il potenziale pericolo: è quindi in questo senso che decliniamo semioticamente anche la definizione di immaginazione come pratica sociale data da Appadurai. L’immaginazione è una pratica sociale, e quindi non individuale o introspettiva, che per noi assume rilevanza nel momento in cui diviene costruzione di interpretazioni pubbliche e registrate finalizzate, nel caso della sorveglianza, al riconoscimento dell’”amico” (noi) e all’identificazione del “nemico” (loro).
Il poster TYS, a partire dal suo stesso slogan, richiama una campagna contro il terrorismo messa in atto dalla Metropolitan Police, che riunisce la British Transport Police e la City of
London Police, tra il febbraio e il marzo 2007 denominata appunto Trust Your Instincts (TYI) e il cui slogan è If you suspect it, report it. La campagna TYI è in realtà la penultima di una serie di campagne iniziate nel 2006 e provviste di un sito internet, di poster e di una cartolina di presentazione. Sulla cartoline della campagna si spiega che “communities can defeat terrorism. You can help make London a hostile place for terrorists”. Il messaggio è quindi di nuovo rivolto alla comunità, e alle comunità, e si focalizza sulla città come luogo da rendere sicuro. Leggiamo nel sito51:
Peter Clarke, head of the Met's Counter Terrorism Command and National Co-ordinator of Terrorist Investigations, urged anybody with concerns about suspicious behaviour to report them to the confidential Anti-Terrorist Hotline:
“We want people to look out for the unusual - some activity or behaviour which strikes them as not quite right and out of place in their normal day to day lives.
Terrorists live within our communities, making their plans whilst doing everything they can to blend in, and trying not to raise suspicions about their activities. I would ask people to think about unusual behaviour they have witnessed, or things they have seen which seem to have no logical or obvious explanation. I totally understand and appreciate concerns or reservations some people may have about contacting the police - either because their friends or family may find out, or their suspicions may prove to have innocent explanations. But let me reassure everyone. All information to the hotline is treated in the strictest of confidence and is thoroughly analysed and researched before, and if, any police action is taken. Terrorists have a lot of work to do before they attack. They need money and may commit cheque, credit card and identity fraud to finance their activities. They also need transport to move around in and they may raise questions over where they are going by being vague about their movements. We are asking members of the public to trust their instincts and call the confidential Anti-Terrorist hotline to pass on information which could help stop terrorists in their tracks”.
Il capo dell’antiterrorismo si appella a qualunque persona (londinesi e non) affinché riferisca su comportamenti sospetti, cioè non aventi una spiegazione logica o ovvia. L’immagine che viene costruita del terrorista è quella della persona che vive nella comunità e che cerca di passare inosservato per non sollevare sospetti.
Ma qual è l’azione sospetta che non ha “ovvie spiegazioni”? Per illustrare l’azione sospetta nella campagna 2007 sono stati usati due manifesti e una cartolina.
Nella cartolina (figura 4) si può leggere:
COMMUNITIES CAN DEFEAT TERRORISM. YOU CAN HELP MAKE LONDON A HOSTILE PLACE FOR TERRORISTS.
TERRORISTS NEED RECRUITS. Do you know someone whose behaviour has changed suddenly?
TERRORISTS NEED PLACES TO LIVE. Are you suspicious of your tenants or neighbours?
TERRORISTS NEED TRANSPORT. Has a vehicle sale or rental made you suspicious? TERRORISTS NEED STORAGE. Are you suspicious of someone renting commercial property?
Let the police decide if the information you have is important.
I destinatari sono di nuovo le communities, cioè gruppi di persone che, per varia ragione, etnica, religiosa, di vicinato, sono tra loro collegati.
In realtà, tornando alla prima campagna (quella del 2006), è molto significativo notare che lo sforzo descrittivo non era tanto concentrato su chi sono “loro” ma su chi siamo “noi”, sull’onda probabilmente della campagna We are Londoners, We are One. Il primo annuncio radio infatti recita:
Male voice over:
You are someone who lives in London Someone who takes the tube
Gets the bus Hails a cab
You are someone who stands on the right, out of the door, smiles at strangers You are someone with a partner, friends and family
Mates and colleagues
You are someone with hopes and fears Ambitions and dreams
A past and a future
And you are someone who knows that terrorists won’t succeed as long as someone calls the police to report anything suspicious
You are that someone! Police officer voice over:
If you see anything suspicious: a bag, a vehicle or just a way a person’s behaving, don’t leave it at someone else.
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In primo luogo vengono descritti coloro che vivono a Londra, mentre di sottofondo sentiamo i rumori della città. “Tu sei uno che vive a Londra, che prende la metropolitana, l’autobus, il taxi, che sta sulla destra, sorride agli stranieri; tu sei uno che ha un partner, amici e famiglia, compagni e colleghi, tu sei quello con speranze, paure, ambizioni e desideri, un passato e un futuro”. A questo punto il sottofondo con i rumori della città lascia il posto a una sorta di silenzio, o di lontano fragore. La voce continua dicendo: “tu sei uno di quelli che sanno che i terroristi non ci riusciranno [a compiere un attentato] se qualcuno chiama la polizia per riferire su qualcosa di sospetto. E tu sei quel qualcuno!” Il passaggio nel sottofondo suggerisce la possibilità che tutto questo, la vita londinese, possa improvvisamente scomparire a causa loro.
L’annuncio radio è molto significativo: da una parte abbiamo il londinese, che vive e si muove nella sua città, che ha una vita affettiva, delle speranze e delle paure, che è educato, rispettoso delle regole e cordiale. Poi ci sono i terroristi che vogliono distruggere tutto questo, messaggio implicito nell’annuncio, e il “future”, una parola pronunciata con particolare enfasi. La strategia enunciativa è esemplare e si muove tra oggettivazione, è tutto alla terza persona, e continua appellazione al destinatario: tu sei “someone”, l’abitante londinese, che vive in questo modo; tu sei “someone” cioè uno di noi. Attraverso un débrayage enunciativo si produce in realtà un effetto di soggettivazione e individualizzazione ancora più forte. A un soggetto viene descritta una verità, relativa alla identità di un “someone”, che il soggetto stesso deve riconoscere come propria.
Nella seconda parte interviene verosimilmente un poliziotto che invita a segnalare qualsiasi cosa sospetta non lasciando l’incombenza ad altri. Il messaggio si presenta come la negazione di una possibilità: se qualcuno segnala il sospetto, i terroristi non avranno successo. Seppure tale possibilità sia negata direttamente nel testo, essa viene comunque evocata nel cambio del sottofondo: dai rumori della città nella vita quotidiana, al silenzio successivo al disastro. Nel testo vi sono dunque due sviluppi narrativi compresenti ma mutuamente esclusivi: il sottofondo lascia intravedere “a orecchio” la possibilità del disastro mentre la voce la nega caricando il soggetto destinatario della responsabilità della sorveglianza. Abbiamo già visto come appunto questa sia una caratteristica propria di una pratica immunitaria: rappresentare il pericolo per negarlo. Abbiamo evidenziato come il discorso della sicurezza si presenti narrativamente come un percorso che si biforca: la prima possibilità è il disastro, la seconda la salvezza. Il soggetto deve essere portato in qualche modo sulla soglia della prima possibilità, quella catastrofista, affinché, riconoscendone le conseguenze, non la imbocchi. In questo caso la condizione della salvezza è il controllo e la sorveglianza.
L’obiettivo è fare di Londra un luogo ostile per i terroristi e coerentemente allo slogan della Metropolitan Police si invita a lavorare insieme per una Londra più sicura (Working
together for a safer London), dove quindi di nuovo i valori messi in gioco sono l’unità della città con l’obiettivo della sicurezza. L’azione di sorveglianza deve essere esercitata non su persone sconosciute, esterne alla comunità, ma su “tenants or neighbours” o su “someone whose behaviour has changed suddenly”, e quindi su persone che conoscevamo già in precedenza. Il sospetto serpeggia all’interno delle stesse comunità, come il capo dell’antiterrorismo, nella presentazione della campagna sul sito, ci spiega.
I manifesti (figura 5 e figura 6) forniscono ulteriori elementi per la comprensione del comportamento sospetto, non ritraendo il nemico-agente ma gli oggetti da questo utilizzati e le azioni che questi oggetti aiutano a compiere.
Infatti queste campagne focalizzano l’attenzione non sull’attentato in sé ma sulle fasi precedenti di preparazione. Come abbiamo letto nella presentazione sul sito, i terroristi hanno molto lavoro da fare prima dell’attacco. Concordemente alla definizione di pratica di sorveglianza che ho cercato di formulare, stiamo vedendo ora una fase della pratica di sicurezza in cui il pericolo dell’attentato è immaginato in una modalità di esistenza virtuale: ci sono dei soggetti che vogliono attuarlo, ma si devono dotare di un potere e di un saper fare.
Per quasi ogni oggetto ritratto nei poster 2007 esistono diversi poster singoli che risalgono alla campagna 2006. La strategia di rappresentazione nei poster del 2006 è molto interessante da analizzare. Il messaggio implica: ci sono delle persone, i terroristi, che vogliono compiere degli attentati (informazione lasciata nell’implicito); ma, “se qualcuno riferisce dell’esistenza di valige, veicoli o comportamenti sospetti, i terroristi non ci riusciranno; e tu sei quel qualcuno; chiama il 999 (il numero della polizia corrispondente al nostro 113); se sospetti, riferisci” (figura 7).
La strategia enunciativa consiste anche qui nel porre una serie di dati di fatto, attraverso un débrayage enunciativo. Si passa poi a un secondo livello in cui il messaggio, e l’istituzione, investe direttamente il destinatario, individualizzandolo: tu sei quel qualcuno che può sventare un attentato. Inoltre la foto colloca direttamente il soggetto nella posizione di sorvegliante: nel poster che sto analizzando ciò che vediamo è lo sguardo di controllo esercitato su un luogo affollato e di passaggio (forse una stazione?).
In altri è la foto di un oggetto sospetto (un furgone) o di un luogo da tenere sottosorveglianza (le rive del Tamigi).
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simulazione, di fronte alla possibilità di trovarsi a essere testimone di un comportamento/oggetto sospetto da segnalare.
I più recenti poster, relativi alla campagna 2008 (figura 8), hanno virato invece verso una rappresentazione decisamente più astratta: si vede uno stesso oggetto ripetuto decine di volte e uno (nel caso dell’oggetto telefonino ne vengono evidenziati quattro) cerchiato a indicare l’”oggetto sospetto”. Non sappiamo chi è esattamente il nemico e non possiamo rappresentarlo, ma sappiamo ciò che fa, gli oggetti che usa e come li usa.
La difficoltà nel definire il nemico e i criteri che distinguano l’azione sospetta da quella quotidiana, si può reperire anche nell’annuncio radio della campagna 2007 di cui riporto la trascrizione:
Female Voice over:
How d’you tell the difference between someone just video-ing crowded place and someone who’s checking it out for a terrorist attack?
How can you tell if someone’s buying unusual quantities of stuff for a good reason or if they’re planning to make a bomb?
What’s the difference between someone just hanging around and someone behaving suspiciously?
How can you tell if they’re a normal everyday person, or a terrorist? Male voice over:
The answer is, you don’t have to.
If you call the confidential Anti-Terrorist Hotline on 0800 789 321, the specialist officers you speak to will analyse the information. They’ll decide if and how to follow it up. You don’t have to be sure. If you suspect it, report it.
Call the Anti-Terrorist Hotline on 0800 789 321 in confidence.
Un poliziotto, uomo, istruisce una donna (si conferma qui un luogo comune delle campagne di propaganda: è la donna che deve essere istruita con particolare cura) su come riconoscere l’azione sospetta e su come riconoscere il nemico. Di fronte alle domande della donna il poliziotto risponde: “la risposta è, non devi [dire se una persona è una persona comune di ogni giorno o un sospetto terrorista e se l’azione è sospetta o meno]”. L’invito è di chiamare la linea anti-terrorismo e dare le informazioni necessarie. Sarà la polizia a quel punto a decidere se il comportamento è sospetto o meno. L’istruzione non sembra fornire affatto un contenuto nucleare capace di aiutare qualcuno a “farsi un’idea” di chi è il nemico, chi è il terrorista e di come agisce. Questo si traduce nell’invito a sospendere il dubbio: “non devi essere sicuro. Se sospetti, riferisci”. Il dialogo risulta piuttosto paradossale: una donna chiede istruzioni su come distinguere un terrorista da una persona comune, una azione di tutti i giorni da una azione sospetta, e nella risposta si esordisce con un “non devi” e si conclude
con “se sospetti, riferisci”, quindi facendo riferimento di nuovo a quel concetto che doveva essere chiarito all’inizio della conversazione.
La nozione di sospetto e comportamento sospetto è in realtà, secondo tutti i poster visti e gli annunci radio, ricavabile in negativo a partire da ciò che è normale, quotidiano e comune. Se ciò che è normale, quotidiano e comune è tutto ciò che sappiamo spiegare e che ha senso, la categoria del sospetto e del comportamento sospetto è tutto ciò che non ha spiegazione che eccede il senso del quotidiano e comune. Il comportamento sospetto è quindi una categoria del non-senso e dell’inspiegabile, che in quanto tale è appunto sospetto: se ogni comportamento è spiegabile, ciò che non lo è può essere considerato sospetto.