NEOPLASIE VESCICALI PROFESSIONALI: ESPERIENZA DI RICERCA ATTIVA E PROPOSTA METODOLOGICA VALUTATIVA
METODO DI VALUTAZIONE Premesso che:
- le presenti note non sostituiscono né limitano le procedure previste dalla normativa vigente;
- in tema di cancerogenesi occupazionale ancora oggi non è possibile stabilire con cer-tezza una dose soglia al di sotto della quale si possa escludere qualunque possibilità di effetto biologico;
- ogni singola storia lavorativa deve essere considerata con grande attenzione;
- qualunque tentativo di categorizzare le esposizioni, in assenza di dati ambientali e/o epidemiologici, è comunque orientativo e non assoluto;
si è ritenuto opportuno ricorrere alla predisposizione di uno schema “orientativo”, spe-cificato nella tabella 1, per caratterizzare i casi segnalati nell’ambito del progetto in argomento, tenendo conto che gli elementi di valutazione previsti nella prima colonna vanno certificati e ammessi attraverso gli strumenti, le indicazioni e le guide contenuti nella seconda colonna.
Tabella 1
Caratterizzazione del caso
ATTI - VI CONVEGNO NAZIONALE DI MEDICINA LEGALE PREVIDENZIALE
LAVORAZIONE /
- Tabella Malattie Professionali (DPR 336/94);
- Appartenenza al gruppo 1 IARC;
2 IARC: solo se siano disponibili aggiorna-menti di letteratura (indagini epidemiologiche di mortalità o morbi-lità, sia a carattere locale che non, effettuate su popolazioni lavorative analoghe a quella cui appartiene il soggetto) che rafforzano l’ipotesi di cancerogenesi;
- Libretto di lavoro;
- Dichiarazione del soggetto o dei colleghi di lavoro o di parenti stretti;
- Indagini di igiene industriale o ricerche sui fattori di rischio specifici svolte nel settore interessato;
- Relazioni di interventi effettuati dall’organo di vigilanza territorial-mente competente;
- Documentazione aziendale;
- Studi e ricerche sul comparto, anche non pubblicate (es. atti di Congressi Locali).
- Caratteristica variabile: [ ≥5aa ] versus [ <5aa ] Secondo alcuni riferimenti bibliografici 1-2 .
- Caratteristiche del ciclo tecnologico e dell’organizzazione del lavoro;
- Periodo storico in cui si collocano gli anni dell’esposizione e livello di attenzione sul problema (dati di letteratura generali, eventuali dati aziendali);
- Stato fisico della sostanza e modalità di contatto e assorbimento;
- Dispositivi di protezione collettiva e individuale.
- Carcinomi a cellule transizionali a vari gradi di malignità, papillari e non papillari, multifocali nel tempo e nello spazio 3;
papillomi e neoplasia vescicale invasiva 4;
- Sebbene siano più frequenti a livello del trigono, è possibile l’insor-genza di neoplasie anche in altre sedi della vescica, nonché negli ureteri, calici e bacinetti renali.
- Variabile da 5 a 40 anni 3;
- Viene segnalata spesso una “anticipazione” della età di comparsa rispetto ai tumori di origine non professionale, in vari studi sono segnalate età di 10-15 anni inferiori rispetto alle neoplasie non pro-fessionali 3;
L’età media di insorgenza spontanea è di circa 66 anni.
- Nel determinismo del cancro della vescica svolge un ruolo impor-tante come fattore extraprofessionale il fumo di sigaretta, inteso sia come numero sigarette/die sia come durata di anni di fumo.
E’ stato osservato che per esposizioni inferiori ai 20 aa l’aumento del rischio è correlato essenzialmente col numero delle sigarette/die, raggiungendo un plateau di rischio per 10-19 sig/die; oltre le 19 sig/die un ulteriore incremento del rischio sarà determinato solo dagli anni di esposizione al fumo. Vedi Tab. 3
GIUDIZIO QUALITATIVO SULL’ESPOSIZIONE - Per esprimere un giudizio qua-litativo è importante caratterizzare quanto più è possibile l’occasione di rischio ovvero la mansione o il compito lavorativo comportante l’esposizione all’agente cancerogeno individuato; ad essi vanno aggiunti altri elementi di giudizio quali l’esposizione a più di un agente cancerogeno (svolgimento di diverse mansioni a rischio durante la vita lavo-rativa oppure compiti con esposizione a diversi cancerogeni nello stesso periodo). Sulla scorta dei riferiti elementi tratti da bibliografia qualificata 11 possiamo definire l’espo-sizione nelle modalità sotto indicate (le voci derivano da studi locali o nazionali positivi per eccessi di rischio nel settore lavorativo).
Esposizione “elevata”
Mansione o compito svolto dal lavoratore:
• comportante l’impiego diretto di sostanza o preparato o prodotto intermedio conte-nente l’agente cancerogeno;
• comportante l’esposizione indiretta all’agente cancerogeno;
• svolta in maniera pressoché continuativa, corrispondente ad almeno 72 giornate lavo-rative/anno (La durata dell’esposizione nell’arco della settimana lavorativa è valutabi-le considerando tre soglie: < al 5% (del normal workweek), tra 5-30% e >30%);
• con esposizione a sostanza riconosciuta come cancerogena da Organismi Autorevoli (IARC);
• in anni in cui è sufficientemente nota la presenza del cancerogeno nei prodotti utiliz-zati;
• con modalità di lavoro a rischio per carenza nei sistemi di protezione collettiva ed individuale;
• in presenza di stato fisico del cancerogeno che determini condizioni di esposizione per via aerea, cutanea o entrambe (polvere, aerosol, liquido etc.);
• in mansione comportante sforzo fisico importante.
- In tema di malattie “professionali” affinché sussista il rapporto eziologico è sufficiente che si realizzi una condizione di lavoro idonea a produrre la malattia, da cui consegue l’evento, e che non vi sia prova che tale malattia si ricolleghi al sopraggiungere di fattori ecce-zionali e/o atipici, con la conseguenza che il nesso di causalità deve dunque ritenersi sussistente anche quando la malattia sia stata con-causata da fattori estranei all’ambiente di lavoro come, ad esempio, l’assunzione volontaria del fumo di sigaretta 5.
- Dopo 10aa dall’interruzione della abitudine voluttuaria, il rischio di formazione della massa neoplastica ritorna teoricamente ad essere uguale a quello di un soggetto non fumatore 6-7 .
- Da accurata anamnesi: Cicli di antiblastici (Ciclofosfamide) Patologie parassitarie delle vie urinarie (Schistosoma Haematobium)
Irritazioni croniche della vescica.
- Nonostante alcune segnalazioni, non è stata confermata l’esistenza di una associazione tra il carcinoma della vescica e il consumo di caffè o di dolcificanti artificiali 8-9-10.
CRITERIOLOGIA DEL
Esposizione “media”
Mansione o compito svolto dal lavoratore
• comportante l’impiego diretto di sostanza o preparato o prodotto intermedio conte-nente l’agente cancerogeno;
• comportante l’esposizione indiretta all’agente cancerogeno,
• svolta in maniera non occasionale, corrispondente a minimo 12 e massimo 72 giorna-te lavorative/anno;
• con esposizione a sostanza riconosciuta come cancerogena da Organismi Autorevoli (IARC);
• in anni in cui è sufficientemente nota la presenza del cancerogeno nei prodotti utiliz-zati;
• con modalità di lavoro a rischio per carenza nei sistemi di protezione collettiva ed individuale;
• in presenza di stato fisico del cancerogeno che determini condizioni di esposizione per via aerea, cutanea o entrambe (polvere, aerosol, liquido etc.).
Esposizione “lieve”
Mansione o compito svolto dal lavoratore
• comportante l’impiego diretto di sostanza o preparato o prodotto intermedio conte-nente l’agente cancerogeno;
• comportante l’esposizione indiretta all’agente cancerogeno;
• svolta in maniera occasionale, corrispondente a un tempo ≤12 giornate lavorative/anno;
• con esposizione a sostanza riconosciuta come cancerogena da Organismi Autorevoli (IARC);
• in anni in cui è sufficientemente nota la presenza del cancerogeno nei prodotti utiliz-zati;
• con modalità di lavoro a rischio per carenza nei sistemi di protezione collettiva ed individuale;
• in presenza di stato fisico del cancerogeno che determini condizioni di esposizione per via aerea, cutanea o entrambe (polvere, aerosol, liquido etc.).