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Modello per l’analisi del crowdsourcing

2. IL CROWDSOURCING

2.3. Le caratteristiche e il funzionamento del modello di crowdsourcing

2.3.2. Modello per l’analisi del crowdsourcing

Pedersen et al. (2013) hanno delineato un modello concettuale volto a descrivere l’approccio proprio del crowdsourcing, ammettendo la suscettibilità di future modifiche ed integrazioni, coerentemente con la natura ancora recente del fenomeno e delle sue applicazioni. Prima di tentare di classificare ed organizzare i vari elementi del crowdsourcing, gli autori hanno sintetizzato le svariate descrizioni esistenti in una definizione unitaria, comprensiva dei tratti più significativi. Il crowdsourcing viene concepito come un modello di collaborazione per la risoluzione di problemi individuali, organizzativi, sociali ad opera di un crowd formatosi in maniera dinamica, a seguito della risposta ad un’open call. Secondo gli autori, questo processo è abilitato dalle tecnologie del web sempre più interattive ed incentrate sulle persone e, pertanto, lo schema elaborato si presta principalmente all’analisi delle forme online di crowdsourcing.

Il modello di Pedersen et al. (2013) riproduce sostanzialmente quello tradizionale input-processo- output (IPO): l’input è rappresentato dal problema e l’output dalla soluzione ideata per risolverlo, mentre il processo si compone delle varie fasi che permettono di raggiungere il risultato finale ed è sostenuto da determinati meccanismi di governance e dalla tecnologia disponibile. I soggetti protagonisti sono l’impresa cliente che sottopone il proprio problema all’esterno dei suoi confini, il crowd ed i singoli individui che ne fanno parte39.

Il primo degli elementi costitutivi del fenomeno è quindi il problema, le cui caratteristiche influenzano direttamente i requisiti di tutti gli altri. Nello specifico, il livello di complessità da affrontare nello svolgimento dell’attività incide sul necessario coinvolgimento dei soggetti e sul supporto che l’organizzazione dovrebbe fornire, che aumentano proporzionalmente ad esso. Nella valutazione del problema e nell’eventuale scelta di adozione dell’approccio del crowdsourcing per la sua risoluzione è fondamentale considerare i vari task nei quali può essere scomposto ed il loro grado di interdipendenza. Infatti, la difficoltà di gestione del processo cresce notevolmente nel caso in cui i compiti da eseguire siano fortemente interconnessi, al punto che il modello di problem solving in esame potrebbe risultare poco conveniente o comunque dovrebbe assumere una declinazione particolarmente orientata all’interazione tra i partecipanti e tra partecipanti ed impresa cliente.

Il processo si concretizza nel complesso di azioni intraprese dai vari attori protagonisti del progetto di crowdsourcing, al fine di ottenere la soluzione al problema dell’impresa cliente. Il primo e fondamentale step consiste nella definizione del problema e di un piano che indichi chiaramente le singole fasi di problem solving; di conseguenza, un minimo livello di interazione tra l’impresa ed il crowd risulta imprescindibile e la comunicazione assume una direzione unilaterale o bilaterale a seconda della natura del problema e delle specifiche caratteristiche del processo. Pertanto, la progettazione di quest’ultimo è piuttosto semplice negli esempi di crowdsourcing di carattere più competitivo che collaborativo, quando i partecipanti offrono il loro contributo in modo essenzialmente indipendente e l’interazione tra essi è limitata, mentre il suo design diviene più complesso per i problemi che devono essere affrontati in un’ottica di cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti. In questa prima fase, l’impresa cliente esplicita la propria richiesta al crowd (crowdsourced function), spiegando il problema nel modo più preciso possibile, e la modalità prevista per lo sviluppo della soluzione (crowdsourcing mode), che può avvenire attraverso il completamento di micro-task da parte di uno o più individui, in modo che la somma dei compiti coincida con la realizzazione del progetto nel suo complesso, oppure mediante una competizione, in cui ciascuno dei partecipanti propone una propria soluzione e alla fine viene selezionata l’opzione vincente (Vuković, 2009). Oltre

39 Il modello concettuale di crowdsourcing sviluppato da Pedersen et al. (2013) è schematizzato nella Tabella 8 in Appendice.

a stabilire il piano d’azione da seguire, con le relative tempistiche, e dichiarare i risultati attesi, l’impresa cliente deve decidere anche se i soggetti coinvolti debbano presentare i propri contributi all’interno di un’apposita piattaforma online o, in alternativa, svolgere il lavoro in un preciso luogo fisico. Considerando le situazioni più comuni di attuazione del crowdsourcing, ossia quelle di condivisione delle proprie idee nella rete web, l’azienda deve compiere un’ulteriore scelta tra la predisposizione di una piattaforma di sua proprietà o lo sfruttamento di una piattaforma di terzi, che possono garantire anche diverse forme di aiuto nella realizzazione dell’intero processo. La piattaforma stessa viene impiegata come strumento per avviare il progetto, che viene appunto pubblicizzato attraverso questa, come invito ad avanzare una propria offerta o come open competition call. Naturalmente è necessaria l’iscrizione da parte di tutti gli individui che desiderano prendere parte all’attività di crowdsourcing, ai quali può essere richiesto di certificare determinate competenze.

L’impresa cliente, eventualmente appoggiata dai terzi proprietari dello spazio online, si occupa della governance e della gestione del processo, che nelle fasi successive viene naturalmente condotto dal crowd. L’entità del controllo e degli interventi eseguiti dall’azienda durante lo svolgimento dell’attività da parte del crowd è estremamente variabile, in dipendenza dai bisogni di informazione e comunicazione reciproci. Quindi, possono essere predisposte diverse occasioni di discussione delle richieste e dell’approccio con cui affrontare i task, adottando una logica più o meno collaborativa nel rapporto organizzazione-crowd. Inoltre i partecipanti, su suggerimento dell’impresa o di propria iniziativa, possono unirsi formando dei team per risolvere il problema in modo cooperativo.

Come riportato da Vuković (2009), la piattaforma, fungendo da intermediario tra l’azienda ed il crowd, fornisce l’ambiente, le risorse e gli strumenti di supporto necessari ai soggetti che intraprendono le attività richieste dall’impresa, quali, ad esempio, servizi specifici per l’esecuzione dei compiti e tool per l’organizzazione e la gestione dei team.

Una volta completata l’attività, il singolo individuo o gruppo condivide il proprio contributo sulla piattaforma, affinché venga valutato dall’impresa in rapporto ai criteri di completamento e qualitativi o a confronto con le proposte degli altri partecipanti per la selezione della soluzione migliore. Infine, mediante la piattaforma, viene conferito il pagamento solitamente previsto come compenso del lavoro svolto e a tutti gli attori coinvolti nel processo spesso viene chiesto di esprimere un giudizio sull’esperienza di crowdsourcing40. Infatti, l’ultimo elemento del modello di crowdsourcing delineato da Pedersen et al. (2013), ovvero il risultato, comprende sia l’esito fattuale, coincidente con la soluzione al problema sottoposto al crowd, sia l’esito percettivo, inteso come insieme di sensazioni ed opinioni dell’impresa cliente e dei soggetti esterni coinvolti sul processo e sui risultati stessi.

40 Il processo del crowdsourcing è rappresentato chiaramente anche da Vuković (2009), che ne mette in risalto i ruoli- chiave e le azioni principali, considerando l’opzione di sviluppo attraverso una piattaforma online. Questo schema grafico viene riportato nella Tabella 9 in Appendice come sintesi dell’esposizione del modello.

L’esito fattuale può essere misurato rispetto a parametri quali la qualità dei contributi, anche comparata con quella degli input, la creatività, la varietà delle proposte, mentre l’esito percettivo è più difficile da definire, in quanto presuppone un’analisi della soddisfazione derivante dalla partecipazione al processo, della creazione di opportunità di effettiva espressione delle proprie conoscenze e capacità, dell’intenzione di contribuire a progetti di crowdsourcing futuri.