• Non ci sono risultati.

Terzo case study: impresa C

3. IL PROCESSO DI CROWDSOURCING FACE TO FACE: IL CASO DELL’H-ACK

3.2. Le caratteristiche e gli esiti dell’approccio face to face a confronto con il

3.2.10. Terzo case study: impresa C

L’ultimo caso preso in esame riguarda un’azienda – denominata di seguito impresa C – che, a differenza delle precedenti, si dimostra interessata ed attiva da più tempo nell’ambito del crowdsourcing e, generalmente, delle tematiche di apertura dei confini organizzativi a stimoli, contributi e opportunità esterni. Come indicato nell’introduzione all’indagine esplorativa (par. 3.2.1.) – l’impresa C60 opera nella grande distribuzione, è specializzata in bricolage e fai-da-te ed ha iniziato negli ultimi anni un percorso di apertura verso l’esterno, compiendo svariati progetti nell’ottica dell’open innovation e del crowdsourcing.

All’inizio dell’intervista, l’impresa C ha voluto appunto raccontare la propria prospettiva e le linee d’azione future, stabilite a seguito di un percorso di visioning condotto con seimila collaboratori, durato quattro anni e terminato nel 2014, che ha definito come obiettivo principale quello di “essere nel 2025 un’azienda molto aperta alla compartecipazione e alla co-costruzione, non solo all’interno,

attraverso il coinvolgimento dei propri collaboratori, ma anche all’esterno”. Questo statement ha rappresentato un po’la molla che ha avviato diverse iniziative, tra le quali la partecipazione all’H- Ack. L’azienda ha dichiarato di aver svolto delle attività in collaborazione con i propri clienti, come ad esempio delle tavole rotonde, già prima dell’adozione del modello di crowdsourcing, ma di aver poi maturato l’idea di un’apertura ulteriore, verso dei concetti di esterno più ampi rispetto alla sola categoria dei propri consumatori. Nello specifico, l’impresa C ha deciso di approcciarsi alle comunità, all’innovazione diffusa e, in generale, alle realtà delle quali possedeva una conoscenza esclusivamente teorica, scoprendo così il mondo degli incubatori e delle start-up, la tematica della sharing economy61, i FabLab62 e i makers63 che li costituiscono.

A questo proposito, un esempio molto vicino alla logica del crowdsourcing, emerso nel corso dell’intervista, concerne una collaborazione con il FabLab di Palermo, che è stato ospitato all’interno del negozio dell’impresa C in questa città. In questa occasione, sono state spiegate ai clienti le modalità d’uso di una tagliatrice laser. La comunità dei makers è stata poi lasciata libera di ragionare sul tema della creatività con il legno, ideando dei prodotti in legno multistrato che si potevano tagliare o incidere con la macchina laser da proporre al pubblico.

Con riferimento allo svolgimento di attività di crowdsourcing, la partecipazione all’H-Ack è stata per l’azienda una delle esperienze più significative e che ha saputo sfruttare appieno, proponendo un tema giudicato piuttosto impegnativo per il crowd di partecipanti all’evento, nonostante quindi il timore che il proprio progetto, tra quelli dei brief delle altre imprese presenti, non registrasse un numero soddisfacente di adesioni. Evidentemente, invece, la singolarità e/o la difficoltà della sfida sono state di stimolo per le persone e la metà dei team ha deciso di lavorare per l’impresa C, che, nello specifico, ha richiesto l’ideazione di un modo per aprire più velocemente dei punti vendita nei

61 La sharing economy, anche detta “economia della condivisione”, è emersa in tempi recenti, come risposta alla crisi, e non ha ancora una definizione univoca, ma comprende essenzialmente tutti quei modelli di business che permettono a produttori e consumatori di condividere un bene o un servizio, favorendone l’accesso piuttosto che la proprietà, e che si avvalgono solitamente di una piattaforma digitale.

62 Il termine “FabLab” deriva dall’inglese “fabrication laboratory” e la sua origine può essere fatta risalire al 1998, quando un professore del MIT, Neil Gershenfeld, ha istituito un corso dal quale è nato appunto il primo FabLab. I FabLab rappresentano una categoria speciale di makerspace e permettono infatti alle persone di mescolare idee ed approcci differenti e di realizzare i propri progetti sfruttando lo spazio e le attrezzature messe a disposizione. Infatti, riportando la definizione del FabLab di Palermo, “forniscono alla comunità dei makers (creatori e creativi) o alla cittadinanza locale,

la possibilità di sviluppare e trasformare l'idea in un progetto reale, condividendo il modus operandi dettato dalla fabcharter nonché la possibilità di apprendere e condividere metodologie e conoscenze di natura tecnica e tecnologica in un luogo fisico che mette a disposizione sapere, saper fare e macchinari idonei” (www.fablabpalermo.org). Nel

dettaglio, i laboratori di fabbricazione digitale devono soddisfare quattro requisiti per potersi qualificare come FabLab, ossia l’accesso pubblico, la sottoscrizione e l’esposizione della FabCharter, ovvero del manifesto dei FabLab redatto da Gershenfeld, la condivisione di un insieme di processi e strumenti con tutta la rete dei FabLab, la partecipazione e la collaborazione costante con tale rete (Menichinelli, 2014).

63 Il movimento dei maker è un fenomeno culturale che si è diffuso nell’ultimo decennio attraverso un’evoluzione della dimensione del fai-da-te, da una connotazione personale ad una sociale, favorita dal web e caratterizzata dalla collaborazione tra membri di una comunità per la sperimentazione e la risoluzione dei problemi. Coinvolge infatti soggetti con una diversa formazione, accomunati dall’interesse verso l’apprendimento di capacità tecniche, che applicano in modo creativo per fabbricare oggetti o ideare soluzioni innovative.

vari capoluoghi di provincia, ovviando al problema di attesa delle licenze commerciali necessarie per le grandi superfici di vendita64 e sfruttando le tecnologie digitali. In realtà – in modo molto simile a quanto sostenuto dall’impresa B (par. 3.2.6. e 3.2.7.) – l’azienda ha affermato di aver cercato il contributo del crowd non tanto per affrontare dei problemi attuali, ma piuttosto per sviluppare delle tematiche inerenti al futuro, che in questo specifico caso riguardavano dei nuovi concetti di vendita.

Il progetto di crowdsourcing svolto dall’impresa C nel corso dell’H-Ack ha assunto quindi la consueta valenza creativa, unita allo sfruttamento dell’intelligenza collettiva di soggetti dotati di competenze variegate. Pertanto, possono ritenersi valide le considerazioni fatte in merito alla declinazione delle attività nella categoria della crowd creation e alla valorizzazione degli elementi principali della crowd wisdom con riferimento all’H-Ack in generale (par. 3.1.4.) e alla partecipazione allo stesso dell’impresa A (par. 3.2.2.) e dell’impresa B (par. 3.2.6.); allo stesso modo la tipologia dei task eseguiti in risposta al brief dell’impresa C rispecchiava la collocazione intermedia, tra integrative e selective crowdsourcing vista nei casi precedenti.

Analizzando anche l’episodio della collaborazione con il FabLab di Palermo secondo il modello del crowdsourcing, le sue caratteristiche hanno ripreso sostanzialmente gli stessi aspetti della crowd creation e della crowd wisdom; mentre, in assenza di una vera e propria selezione tra le idee proposte dai makers, le attività svolte rientravano maggiormente nella logica dell’integrative crowdsourcing.

Per quanto concerne le specifiche crowdsourced function, quella del progetto elaborato durante l’H-Ack riguardava principalmente le vendite, mentre alla comunità dei makers accolta nel negozio di Palermo è stato affidato un processo legato allo sviluppo e al testing dei prodotti.

Un’ultima iniziativa dell’impresa C affine alla prospettiva del crowdsourcing ha previsto una collaborazione con una start-up di H-Farm, Desall, costituita da una piattaforma di designer, che è stata utilizzata dall’azienda per creare e testare una lampada. Mentre la prima fase di questo processo ha rappresentato un altro esempio di crowd creation, la seconda fase può invece essere concepita come una forma di crowd voting, in quanto la scelta del modello da produrre concretamente è avvenuta a seguito della votazione non soltanto dei membri della piattaforma stessa, ma anche dei collaboratori dell’impresa C e dei suoi clienti.