2. IL CROWDSOURCING
2.3. Le caratteristiche e il funzionamento del modello di crowdsourcing
2.3.4. Vantaggi del crowdsourcing
Il crowdsourcing, in quanto esternalizzazione di un’attività aziendale al crowd, implica per l’azienda il conseguimento di benefici legati sia ai costi che ai rischi. Per quanto riguarda l’aspetto economico, l’impresa è sostanzialmente libera di definire l’entità della remunerazione, che può essere notevolmente ridotta rispetto a quella relativa ad una funzione svolta in outsourcing, se non addirittura inesistente. Infatti, sebbene anche i professionisti possano prestare il loro lavoro nell’ambito di un progetto di crowdsourcing, sono considerati sullo stesso piano della maggior parte dei contributori, che comprende amatori, consumatori, individui che desiderano impiegare il proprio tempo libero o un periodo di disoccupazione mettendo a frutto le proprie conoscenze e capacità e che sono quindi motivati soprattutto dalle opportunità di soddisfazione personale, aumento della reputazione sociale, segnalazione delle proprie competenze. Una forma di compenso, per quanto contenuta, dovrebbe comunque essere offerta, in ragione del legame positivo con il grado di coinvolgimento delle persone nel processo di problem solving, che tra l’altro considerano la partecipazione al crowdsourcing, e in particolare a quello relativo ad attività complesse, come una fonte di reddito addizionale. In ogni caso l’impresa che decide di ricompensare monetariamente i soggetti che fornisco il loro contributo si obbliga al pagamento solo se i risultati raggiunti soddisfano le sue aspettative. Inoltre, se i partecipanti all’attività di crowdsourcing sono consumatori dei prodotti dell’impresa, quest’ultima ha una minor esigenza di monitorare i feedback sui prodotti e, di conseguenza, le fasi di testing che seguono quella di ricerca e sviluppo risultano più semplici, più veloci e naturalmente meno costose (Stigliano, 2011). Esaminando invece gli effetti del crowdsourcing sui rischi sopportati dall’impresa, da un lato si ottiene sostanzialmente l’eliminazione del rischio derivante dalla dipendenza da un unico fornitore, dall’altro si trasferisce all’esterno il rischio di fallimento insito in un qualsiasi processo di problem solving e soprattutto in un processo innovativo, limitando inoltre la possibilità che i contributi ottenuti non siano soddisfacenti grazie ad un sistema di incentivi monetari.
Oltre ai vantaggi relativi a costi e rischi, naturalmente il ricorso al crowdsourcing può incidere positivamente sulla qualità dei risultati conseguibili mediante i processi di risoluzione dei problemi. La letteratura, esaminando numerosi casi di crowdsourcing, rivela come gli esiti fattuali di questo modello siano migliori o buoni almeno quanto quelli prodotti attraverso altri metodi di problem solving (Pedersen et al., 2013). Schenk e Guittard (2009) evidenziano la diversità di impatti che il modello esercita a seconda del tipo di attività esternalizzata, ai quali corrispondono altrettante concezioni di qualità. Quando il crowd svolge dei compiti di routine per un’impresa, il beneficio per quest’ultima in termini qualitativi dipende dall’accesso ad un bacino più o meno ampio di contributi, dotati di una natura più o meno complementare. Nella situazione opposta di sviluppo di un progetto complesso, la qualità si riferisce alle caratteristiche delle soluzioni elaborate, considerandone anche i
differenti trade-off e percorsi tecnologici. Infine, la qualità delle attività creative coincide con l’originalità delle proposte del crowd, valutata in modo comparato alle aspettative dell’azienda. Come è già stato notato (par. 2.3.2.) – risulta invece più difficile giudicare l’impatto del nuovo modello di joint problem solving sui risultati di tipo percettivo; tuttavia, le evidenze empiriche, e in particolare il rapido aumento dei progetti di crowdsourcing e la crescita delle relative spese, suggeriscono un impatto positivo sul grado di soddisfazione dei partecipanti (Pedersen et al., 2013). Inoltre, la possibilità di contribuire ai processi aziendali influenza positivamente fiducia e fedeltà degli stakeholder verso l’organizzazione, poiché ne stimola il senso di appartenenza (Stigliano, 2011).
Compiendo un’analisi più dettagliata, si possono indicare una serie di vantaggi specifici di ciascuna delle declinazioni del crowdsourcing individuate da Howe (2010). In particolare, i benefici offerti dallo sfruttamento della crowd wisdom sono legati all’accesso ad un’ampia gamma di conoscenze e alla creazione di network di collegamento tra possessori e ricercatori di competenze, nonché alle conseguenze del Teorema della diversità di Page e alle opportunità di progresso attivate dai legami deboli. La crowd creation, oltre a fornire una molteplicità di spunti creativi, rappresenta un valido strumento per l’interazione tra impresa e comunità emergenti nel panorama attuale dominato dalle interconnessioni e per lo stimolo a processi di diffusione della conoscenza e di apprendimento costanti. Invece il crowd voting, in primo luogo, riduce notevolmente la complessità del processo decisionale, con riferimento specifico alla fase di selezione della soluzione da attuare, e, secondariamente, permette all’azienda di reperire informazioni sulle preferenze dei consumatori. Infine, il crowdfunding rende possibile il superamento delle barriere finanziarie che possono ostacolare o addirittura impedire la realizzazione di un progetto e favorisce sia la conoscenza dei propri stakeholder sia l’approvazione da parte degli stessi delle azioni poste in essere dall’organizzazione.
In generale, gli incentivi ad adottare il modello del crowdsourcing e quindi i principali vantaggi conseguibili sono la disponibilità di una forza lavoro fortemente motivata ed impegnata che si presta a svolgere determinate funzioni aziendali ad un costo estremamente contenuto per l’impresa che le esternalizza, la possibilità di eseguire in tempi brevi grandi quantità di lavoro e di risolvere dei problemi troppo lunghi e/o complessi per essere affrontati da un unico soggetto, nonché, in ragione dei benefici appena elencati, l’opportunità di raggiungere complessivamente dei risultati migliori rispetto a quelli ottenibili mediante altri modelli di business e forme di collaborazione.
Inoltre, in un ambiente che impone alle organizzazioni di sapersi continuamente evolvere ed adattare, richiedendo lo sviluppo prioritario di capacità dinamiche e di processi innovativi, il crowdsourcing può essere scelto anche come mezzo per favorire la creatività, sia individuale che organizzativa, e la conseguente innovazione. Infatti, il crowdsourcing sembra agevolare la
compresenza delle caratteristiche proprie degli innovatori di successo, emerse dallo studio decennale di Root-Bernstein (1989): una buona padronanza di conoscenze e strumenti fondamentali del settore di operatività dell’impresa, che non rappresenta però l’unico campo di specializzazione e si combina con informazioni e nozioni appartenenti ad altri ambiti; la curiosità e l’interesse in primis per il problema e poi per la soluzione; l’attitudine a mettere in discussione modelli ed ipotesi dominanti; la concezione della conoscenza come sapere integrato e la ricerca di soluzioni di natura globale piuttosto che particolare. I membri del crowd possiedono ciascuno un patrimonio unico di conoscenze, che possono essere più o meno generiche e variamente sfruttabili nelle attività esternalizzate dall’impresa cliente, ma sicuramente adatte ad analizzare il problema secondo prospettive originali. Oltre che dalla versatilità connaturata nel crowd, l’impresa trae vantaggio dal forte interesse dei soggetti coinvolti in un progetto di crowdsourcing per il problema affrontato, derivante spesso dal desiderio di coinvolgimento nei processi creativi oppure dall’opportunità di mettere in gioco le proprie competenze, accrescendo soddisfazione personale e reputazione, e, in queste circostanze, preminente rispetto a quello per la soluzione. Infine, la conoscenza viene ormai percepita dal crowd come conoscenza sociale, un sapere complessivo a cui tutti possono contribuire e di cui tutti possono beneficiare, in una logica alla quale anche le imprese sono chiamate ad avvicinarsi.