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Movimento del software open source

2. IL CROWDSOURCING

2.1. Le origini del crowdsourcing

2.1.3. Movimento del software open source

Howe (2010) afferma che, mentre l’energia degli amatori rappresenta il carburante per il motore del crowdsourcing, “è il movimento del software open source ad avergli dato un modello”. Come è

23 Si pensi ad esempio alle videocamere digitali e ai dispositivi di registrazione professionali o ai software di modellazione 3D.

evidente, questo fenomeno nasce nel settore dell’informatica e, in particolare, con riferimento al codice sorgente dei sistemi operativi e dei software in generale. La caratteristica di open source implica che il codice sorgente di un programma è pubblico e che, di conseguenza, chiunque ne abbia l’interesse e le competenze può apportare modifiche ed estensioni. Il primo esempio di open source risale al 1983, quando un ex programmatore del MIT – Massachusetts Institute of Technology, Richard Stallman24, fermamente convinto che i vincoli posti dalla proprietà intellettuale, impedendo a terzi di introdurre dei miglioramenti, limitassero l’efficienza dei programmi, avviò il progetto GNU (acronimo per “Gnu is Not Unix”), volto a creare un sistema operativo simile a Unix25, ma completamente fondato su di una logica di software libero26. Per supportare finanziariamente e promuovere lo sviluppo di GNU, nel 1985 Stallman fondò la Free Software Foundation (FSF), un’organizzazione no profit con lo scopo appunto di raccogliere contributi in termini sia di fondi che di lavoro e che, anche negli anni successivi, ha attratto programmatori, tecnici informatici, accademici e utenti con l’obiettivo di difendere i diritti del software libero (Meo, 2002). Questi ultimi vengono ricondotti dallo stesso Stallman al riconoscimento della “libertà di eseguire, copiare, distribuire, studiare, modificare e migliorare il software”.

Il caso di software open source più noto e di maggior successo è però quello di Linux. Nel 1991 Linus Torvalds27, allora studente di informatica presso l’Università di Helsinki, iniziò a lavorare per la realizzazione di un proprio sistema operativo, assumendo come punto di partenza l’architettura di Minix28, e chiese pubblicamente quale tipo di caratteristiche avrebbe dovuto presentare secondo le preferenze dei potenziali utenti. Inoltre, ricercò la collaborazione di altri soggetti tramite Internet, in modo tale da ottenere opinioni ed aiuti da un più vasto numero di persone e da favorire una progressione più rapida del suo progetto. Il sistema operativo Linux si fonda quindi su di una logica

24 Richard Matthew Stallman (nato nel 1953), programmatore informatico statunitense e protagonista del movimento del software libero.

25 Sistema operativo di proprietà di AT&T (American Telephone and Telegraph Inc.).

26I termini “software libero” e “open source” vengono usati tendenzialmente in maniera intercambiabile, anche se in realtà il loro significato è parzialmente differente. Innanzitutto è importante notare che nessuno dei due comporta necessariamente la gratuità del software.

Un “software libero”, come concepito da Stallman, per essere definito tale deve garantire agli utenti quattro libertà fondamentali: la libertà di esecuzione in base ai propri desideri e scopi, la libertà di studio del suo funzionamento e di modifica secondo le proprie necessità, la libertà di redistribuzione delle copie, al fine di fornire un aiuto ad altri, e la libertà di miglioramento e diffusione delle relative modifiche, per assicurare il beneficio dell’intera comunità. La seconda e la quarta libertà, ossia le possibilità di intervenire e apportare un proprio contributo al programma, hanno come presupposto essenziale l’accesso al codice sorgente.

Come è intuibile, il termine “open source” ha un’accezione meno restrittiva e i suoi criteri di base comprendono infatti: la libertà di redistribuzione, la disponibilità del codice sorgente, la possibilità di sviluppare prodotti derivati, l’integrità del codice sorgente dell’autore, l’assenza di discriminazione verso singoli o gruppi e verso settori di applicazione, l’applicazione automatica dei termini della licenza a chi riceve il software, l’impossibilità per la licenza di essere specifica per un prodotto e di imporre restrizioni su altri programmi, l’indipendenza della licenza rispetto alla tecnologia.

Pertanto, la diversità tra i due concetti può essere ricondotta sostanzialmente allamaggiore enfatizzazione di aspetti etici e sociali nel “software libero” e tecnici nell’“open source”.

27 Linus Benedict Torvalds (nato nel 1969), programmatore e informatico finlandese.

di produzione partecipativa, in ragione della quale gli attori nella rete web possono correggere gli errori riscontrati e aggiungere nuove funzionalità.

Howe (2010) osserva che è proprio la capacità di contribuzione di una moltitudine di soggetti a determinare l’efficienza del modello open source e ad essere successivamente sfruttata anche dal crowdsourcing. Condivide infatti l’idea di Eric S. Raymond29, colui che ha coniato il termine “open source”, esposta nel suo saggio The Cathedral and the Bazaar (1997) attraverso la frase “Con sufficienti occhi tutti i buchi vengono a galla.”, che esprime la possibilità di risolvere ogni problema, a prescindere dal livello di complessità, grazie all’analisi e al contributo di un sufficiente numero di persone. Questo pensiero si riscontra per l’appunto in uno dei principi fondanti del crowdsourcing, ovvero la superiorità delle soluzioni elaborate da un gruppo ampio e variegato rispetto a quelle individuate da singoli attori specializzati e di talento.

Brabham (2008) prova a considerare l’applicazione della filosofia dell’open source alle attività di progettazione e realizzazione di un qualsiasi prodotto, al di là del campo dello sviluppo dei software, e adottando la prospettiva di un’impresa. Nell’ottica dell’open source, gli elementi essenziali di un bene dovrebbero essere accessibili a tutti, così che sia possibile collaborare per il miglioramento dell’offerta esistente. L’idea della disponibilità del codice sorgente di un programma dovrebbe quindi essere estesa ad una logica generica di sviluppo aperto, basata su principi di trasparenza e libera distribuzione delle merci e sulla convinzione che sia possibile creare dei prodotti considerevolmente migliori eliminando i vincoli tradizionalmente posti dalla proprietà intellettuale. Tuttavia, la riflessione dell’autore sulla possibilità di adottare il modello open source in ambiti diversi rispetto a quello dei software, e in particolare nella produzione di beni materiali, non porta ad un esito positivo, in quanto materie prime, macchinari, impianti e mezzi di distribuzione comportano dei grandi investimenti, che devono essere recuperati mediante una quantità sufficiente di vendite. La necessità di copertura dei costi sostenuti per la realizzazione dei prodotti fisici implica a sua volta l’esigenza di un’organizzazione di assumerne la proprietà, che si contrappone nettamente alla filosofia di libero accesso propria dell’open source. Essenzialmente, il sistema capitalistico è connotato da una serie di elementi incompatibili con la logica open source, ossia rischi e costi legati all’innovazione ed allo sviluppo dell’offerta, spese generali e interesse personale, da cui discende il meccanismo proprietario. Il crowdsourcing si propone come forma di conciliazione tra le dinamiche capitalistiche e l’ottica dell’open source. Si distingue da quest’ultimo, pur adottandone il modello e riconoscendo infatti che il carattere di apertura alla contribuzione delle fasi produttive è essenziale per ottenere nuovi input creativi e per favorire la cooperazione di diverse persone, come modalità di problem solving più

29 Eric Steven Raymond (nato nel 1957), informatico statunitense e nel 1998 fondatore, insieme al collega Bruce Perens della Open Source Initiative, un’organizzazione con l’obiettivo di promuovere il software open source.

efficace rispetto all’azione di un singolo individuo, che può portare a risultati sensazionali al crescere del numero di attori coinvolti. Pertanto, il crowdsourcing unisce gli aspetti di trasparenza e democrazia tipici dell’open source con la garanzia di compensazione di rischi e costi sopportati e di creazione di un business profittevole, attribuendo la proprietà delle soluzioni vincenti elaborate dal crowd all’impresa che le ha sottoposto il problema da risolvere (ibidem). La differenza principale tra crowdsourcing ed open source, da cui deriva questo bisogno di appropriazione oltre che di creazione del valore, risiede nell’origine dell’attività intrapresa secondo l’uno o l’altro modello: mentre nell’approccio open source il processo ha inizio per volontà di uno o più dei componenti della stessa popolazione che lavorerà poi per portarlo a compimento, nella pratica del crowdsourcing è invece un’impresa ad avviarlo, rivolgendosi agli stakeholder ad essa esterni.