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CAPITOLO 4. IL PERSONAGGIO STEREOTIPATO

4.2. Detectives e gender: la convenzionalità del personaggio stereotipato

4.2.2. Morfologia e codificazione tematica: tra genere e gender

Prendendo in esame i protagonisti che compaiono in alcuni crime drama contemporanei possiamo notare come, pur appartenendo allo stesso tipologia di personaggio seriale e inserendosi nella stesso tipo di narrazione (episodica e serializzata), ci siano vistose differenze nella loro costruzione se il protagonista, ovvero chi risolve il caso, è un uomo o una donna. In particolare, se c’è una donna circondata da consulenti/altri detective di genere maschile (Law&Order SVU, The Closer, Bones, Rizzoli&Isles, Major Crimes,

Motive, Unforgettable, The Mysteries of Laura, Body of Proof), la narrazione sembra

insistere su temi che invece vengono marginalizzati in prodotti nei quali accade il contrario, in cui cioè il protagonista è un uomo (The Mentalist, Forever, Castle, The

Glades, Lie to me, Elementary, White Collar, Rosewood, Perpection, Justified). Anche

nei casi in cui ad essere protagonista è un team “misto” (Criminal Minds, NCIS,

Hawaii-five-O, Blue Bloods), composto cioè da uomini e donne che ricoprono lo stesso

ruolo narrativo, i temi che emergono sono legati al genere dei personaggi di volta in volta messi in rilievo nel corso degli episodi.

Traslitterando questa riflessione in termini neo-formalisti possiamo affermare che il genere dei personaggi è pensabile come una forma socio-culturale che, entrando in relazione con le forme estetiche descritte nel paragrafo precedente, ha un ruolo importante nel caratterizzare e conformare l’identità di questi personaggi. Come ci ricorda Caroline Levine, riferirsi al gender in termini di “forma” non è una strada

particolarmente battuta ma, sulla scorta dei lavori di Foucault e Judith Butler, si può sostenere che “gender’s ‘apparatus’ entails the policing, the enforcement, of its binary structure”. […] The masculine-feminine binary is an organizing rule, an abstract, generalizable principle that can impose order here and there” (Levine 2015, 94). In questo senso, continua la studiosa, “it makes sense to think of gender as one of many iterable structures or patterns that are constantly shaping exprerience” (ibidem), e quindi pensarlo come una forma. Non è errato, come sostengono anche altre studiose (Butler 1993, Gymnich 2010), affermare che l’identità di genere sia generata per mezzo dell’“iterazione di norme” (Butler 1993, 25), ma occorre riflettere, a questo punto, sul come agisca la forma del gender a contatto con le forme estetiche nell’architettura identitaria del personaggio stereotipato. In fondo, come ci ricorda Marion Gymnich, “the binary categorization pattern «male vs. female» is […] a starting point for formulating hypotheses regarding a wide range of character-related issues” (2010, 506). Iniziamo, quindi, dal primo set di esempi visti sopra, in cui il ruolo del personaggio protagonista è affidato a una detective donna, e cerchiamo di capire quali ripercussioni ciò determini sul piano della costruzione del personaggio.175 In questo caso, come ben riassume Dowler (ibidem), le detective protagoniste “not only solved crime, they dealt with male chauvinism and the difficulty of maintaining a work-life balance”.176 Le donne poliziotto nelle serie crime statunitensi sembrano confrontarsi principalmente con due ordini di problemi: uno sciovinismo maschile che le induce a lottare strenuamente sul luogo di lavoro e il mantenimento di un equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata. Partendo da questo secondo punto, non è difficile notare che in queste serie, accanto all’indagine su cui si incentra il singolo episodio (il case of the week), molto spazio e tempo narrativo sono dedicati ai problemi “privati” e alla vita extra-lavorativa delle detectives. Non che nelle serie aventi per protagonista un detective di sesso

175 Va notato come le serie americane crime contemporanee che impiegano una protagonista femminile siano numericamente inferiori a quelle europee. Specialmente nel Regno Unito, le donne detective protagoniste sono numerose e il modo in cui sono costruiti i loro personaggi è essai variegato e, in particolare, meno incentrato in modo esclusivo sulla famiglia e sulle relazioni interpersonali rispetto alle produzioni americane. Pensiamo, per esempio, a serie come Happy Valley (Sarah Lancashire, James Norton e Siobhan Finneran, BBC One, 2014-in produzione), Broadchurch (Chris Chibnall, ITV, 2013- 2017), Vera (Ann Cleeves, ITV, 2011-in produzione), The Fall – Caccia al serial killer (Allan Cubitt, RTÈ One, BBC Two, 2013-2016), Profilage (Fanny Robert, Sophie Lebarbier, TF1, 2009-in produzione). 176 Per un approfondimento sull’origine di questo modello si veda D’Acci, Julie. Defining women: Television and the case of Cagney & Lacey. Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1994.

maschile la vita privata sia completamente esclusa della narrazione, ma essa è incentrata su questioni diverse rispetto alle serie con protagoniste femminili: nelle prime la vita privata è focalizzata solitamente su problemi personali (scompensi emotivi, turbe caratteriali, complicazioni relazionali), mentre nelle seconde le questioni riguardano il piano extra-personale, concentrandosi prevalentemente sulla famiglia e sul bilanciamento tra il piano affettivo (sentimentale) e quello lavorativo.177 In un modello di rappresentazione in cui l’eroina si trova a essere protagonista di un mondo maschile essa viene caratterizzata come una donna forte, intraprendente e lavorativamente capace, ma che per questo paga lo scotto di avere una vita familiare e sentimentale difficile e problematica (Buonanno 2014). Non è una cosa insolita che le protagoniste di molte serie crime siano spinte alla scelta tra carriera e vita domestica e, anzi, spesso il loro lavoro viene rappresentato come una minaccia e una forza distruttiva delle relazioni familiari/affettive (Mizejewski 2004). Proviamo a mettere a confronto due prodotti sotto certi punti di vista molto simili (per la struttura narrativa, il tono, la tipologia di prodotto, ecc.) in cui la differenza principale è proprio nel genere dei protagonisti: Body

of Proof e Rosewood. Entrambe le serie raccontano di due medici legali che, grazie alla

loro bravura, risultano decisivi nel risolvere i casi di omicidio presentati nei singoli episodi. Entrambi i protagonisti sono persone di successo, eccezionali sul lavoro e, ovviamente, hanno una vita privata. Eppure, mentre l’esistenza del dottor Beaumont Darius Rosewood Jr. ruota attorno ai suoi problemi di salute (ha un difetto cardiaco che lo potrebbe uccidere da un momento all’altro) e al suo essere un playboy, quella della dottoressa Megan Hunt concerne quasi esclusivamente il rapporto spesso problematico con sua figlia e con il suo ex-marito. Il discorso trova conferme anche in una serie come

The Mysteries of Laura, dove la detective Laura Diamond deve compiere il proprio

lavoro presso la squadra omicidi di New York e al contempo crescere due gemelli di

177 Esistono delle eccezioni ovviamente, anche se non si tratta di vere deroghe quanto di un attenuamento e di un mascheramento di questa dinamica. Nelle serie con protagonista maschile in cui le relazioni interpersonali sono importanti e determinanti per la definizione del personaggio, come per esempio Castle e Lie to me, queste queste non sono mai problematiche, nel senso che non costituiscono un elemento di distrazione rispetto alla detection e non rappresentano un conflitto per il protagonista. La detective Olivia Benson di Law & Order SVU, invece, non si pone il problema della famiglia concentrandosi invece sulla risoluzione di traumi passati e sulla sua carriera almeno fino alla quattordicesima stagione, in cui intraprende una relazione con il Detective Cassidy e più specificamente nella quindicesima, in cui adotta il piccolo Noah Porter e deve affrontare i problemi della conciliazione lavoro/famiglia.

otto anni confrontandosi continuamente con il suo ex marito, che è anche il capitano del distretto in cui lavora e di cui è ancora innamorata. Un altro caso rappresentativo è

Rizzoli & Isles, in cui la vita privata delle due investigatrici protagoniste, le relazioni

sentimentali che emntrambe intraprendono, i rapporti con le rispettive famiglie e i problemi di vita quotidiana prendono tanto tempo e spazio narrativo quanto i casi da risolvere, che anzi spesso finiscono in secondo piano. Nella serie Unforgettable, Carrie Wells è una detective infallibile grazie alla sua memoria eccezionale (essendo affetta da ipertimesia, un’affezione della memoria che le consente di ricordare in modo dettagliato ogni evento della sua vita autobiografica,) ma, più importanti178 dei singoli casi, sono per Carrie la risoluzione dell’omicidio della sorella e il suo rapporto sentimentale con il collega Al Burns. Diversamente, il dottor Daniel Pierce della serie Perception è uno scienziato schizofrenico che presta il suo incredibile intuito e le sue infallibili percezioni/allucinazioni all’FBI con il solo intento di risolvere i crimini, e la love story che intreccia con la sua partner Kate non è mai preminente rispetto all’eccentricità del carattere di Pierce e alla sua singolarità, su cui ruota l’intera serie.

Un altro interessante confronto è quello tra la già citata Bones e The Mentalist, entrambe costruite secondo il medesimo modello narrativo e testuale. Nella prima serie il ruolo dell’“esperto eccentrico” è ricoperto da una donna mentre nel secondo da un uomo (il mentalista Patrick Jane), ma in entrambe uno dei noccioli narrativi è costituito dalla tensione sessuale e dall’attrazione passiva che si creano nella coppia agente speciale/esperto. Patrick Jane, tuttavia, è molto più concentrato su se stesso e sui suoi problemi personali (in primis la vendetta per la morte della sua famiglia) di quanto non sia Bones, il cui interesse è sempre rivolto agli altri, in primis amici e familiari.

Il bilanciamento vita-lavoro e l’attenzione alla famiglia e ai rapporti extra-personali in genere non costituiscono però l’unica marca distintiva dei crime drama con protagoniste femminili. Un altro tema è, infatti, quello che Dowler denomina “male chauvinism” o, in altri termini, quello della disparità di trattamento sul lavoro e il rispetto che le

178 È abbastanza rilevante, in questo senso, notare come Carrie nel primo episodio non sia a New York per lavorare come poliziotta ma per indagare privatamente sulla morte della sorella. È solo grazie a una coincidenza che rincontra il suo vecchio partner Al (con cui lavorava nel dipartimento di polizia di Syracuse), il quale la convince a mettere il suo dono mnemonico al servizio della polizia di New York solo promettendole di aiutarla con il caso della sorella.

detective, al contrario dei loro colleghi uomini, devono “guadagnarsi”. Una serie come

Prime Suspect (remake americano del classico britannico179), in questo caso, risulta particolarmente significativa. Oltre alla regolare attività di detection, la trama dedica particolare attenzione a come la detective Jane Tymoney debba costantemente guadagnarsi il rispetto dei colleghi (uomini), che vedono il dipartimento come una sorta di “boy club”, di fratellanza in cui, come si dice nel trailer della prima stagione, sono “all dicks and one Jane”.180 Prime Suspect è uno dei casi più evidenti di questa disparità di trattamento tra personaggi maschili e femminili – come testimoniato dal fatto che diverse studiose femministe se ne sono interessate –181 ma anche altre serie riflettono in modo evidente su questo tema, come per esempio The Good Wife, Le regole del delitto

perfetto, Homeland e The Killing. Questi prodotti, però, impiegano personaggi

femminili che difficilmente potremmo definire stereotipati. Alicia Florrick (The Good

Wife), Annalise Keating (Le regole del delitto perfetto) e Sarah Linden (The Killing) e

Carrie Mathison (Homeland) giusto per fare qualche nome, sono caratterizzate da una costruzione identitaria molto più complessa rispetto alle loro colleghe citate sopra. La questione dell’affermazione lavorativa e del rispetto da guadagnare sul campo implicano per il personaggio, difatti, una necessaria complessificazione emotivo- psicologica. A tal riguardo, Nancy C. Jurik e Gray Cavender sostengono che le serie

crime con protagoniste femminili costruiscano le proprie detective “as deeply flawed

yet accepted members of the police team” mettendo in particolare risalto “the darker side of human nature, including that of the criminal and the police, and in some cases, as it manifests in political and corporate corruption” (2017). Tuttavia, ciò non toglie che questo tema sia latente anche in molte serie che adoperano personaggi stereotipati, in cui le donne investigatrici devono confrontarsi con lo stereotipo secondo il quale quello del poliziotto sia un “lavoro inadatto a una donna”, che le obbliga a dimostrare sempre e continuamente il proprio valore. Come si vede nelle serie The Closer e il suo spin-off,

Major Crimes, in cui Brenda Leigh Johnson e Sharon Raydor si succedono a capo

179 Prime Suspect, Lynda La Plante, ITV, 1991 – 2006. Protagonista della serie era l’attrice Helen Mirren, nel ruolo della poliziotta Jane Tennison.

180 Cfr. il trailer americano della prima stagione. URL www.youtube.com/watch?v=8gCJzW98YF4 consultato il 30 luglio 2018.

181 Cfr. Jermyn, Deborah. “Silk blouses and fedoras: The female detective, contemporary television crime drama and the predicaments of postfeminism”. Crime Media Culture, No. 12, 2016, pp. 259-276.

dell’unità di élite della polizia di Los Angeles, le due donne dovendo superare le due donne devono affrontare le ostilità – esacerbate dal loro essere al comando di un gruppo d uomini – di un ambiente lavorativo ancora spesso considerato ad esclusivo appannaggio maschile. Scrive Esquenazi a proposito di The Closer:

L’intrigue policière constitue le support du véritable intérêt de la série: la confrontations du chef Johnson avec ses propres chef et ses subordonnés. L’attitude d’une femme responsable dans un milieu professionnel masculin est généralement peinte d’une façon tristement immutable: le personnage renchérit sur la virilité afin de s’imposer à ses collègues masculin (2012, 192-193).

Da quanto detto sin qui è facile intuire come nei personaggi stereotipati giochi un ruolo fondamentale, per la loro costruzione, la forma socio-culturale del gender e la sua capacità di sviluppare una “gerarchia”: le investigatrici devono non solo lottare per affermare la propria autorità e competenza professionale in un mondo visto in modo stereotipato come maschile, ma anche destreggiarsi in modo funambolico tra la carriera e la vita familiare e sentimentale. Ai protagonisti uomini, come in Elementary, The

Glades, Battle Creek e ancor di più in serie quali Longmire e Justified,182 non è richiesta

né una dimostrazione di competenza né tanto meno di scegliere tra la famiglia e il lavoro. Al contrario, in Shades of Blue la poliziotta Harlee Santos (Jennifer Lopez) è costretta a fare i salti mortali, e passare diversi confini morali, per il bene della figlia. Secondo Caroline Levine, il “gender is an organizing principle by which social group come to be organized in a hierarchy, one high and one low” (ivi, 94). La gerarchia è, quindi, una struttura in cui un termine è necessariamente posto in posizione di subalternità mentre l’altro è privilegiato (Grosz, 1994): le gerarchie, scrive Levine, predispongono dei ranghi e organizzano l’“experience into asymmetrical, discriminatory, often deeply unjust arrangements. The most consistent and painful affordance of hierarchical structures is inequality” (ivi, 82). Nelle serie televisive sopra citate, la differenza di gender tra personaggi femminili e maschili è uno strumento che crea una gerarchia che mette in risalto una diseguaglianza sociale, rappresentata,

182 In queste due serie, oltre alla componente crime, è forte anche la presenza del genere western: qui gli investigatori non sono solo poliziotti, ma anche cowboy al limite dell’outlaw hero, e quindi doppiamente connotati dal punto di vista del gender.

appunto, nella differente natura dei problemi che le donne detective devono affrontare rispetto alle controparti maschili. Esprimendo il concetto in termini formali, potremmo dire che lo stereotipo secondo cui quello del polizotto è un “mestiere non adatto alle donne” entra in collisione con la morfologia di questo tipo di personaggio, conformandolo in modo diverso a seconda del genere e facendo così riscontrare disparità e ineguaglianza di costruzione e di trattamento dei personaggi sulla base del fatto che essi siano uomini o donne.