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CAPITOLO 4. IL PERSONAGGIO STEREOTIPATO

4.1. Il personaggio stereotipato: istruzioni per l’uso

4.1.2. Personaggi stereotipati e struttura narrativa seriale

I personaggi stereotipati, nel loro essere tipi narrativi e stereotipi culturali, non mancano certo nella serialità televisiva americana. Essi sono, però, costruiti in modo diverso a seconda della posizione che ricoprono all’interno della narrazione. Spesso si trovano a ricoprire il ruolo narrativo di personaggio secondario, con funzione di ammobiliamento del mondo narrativo, di ponte che serve al protagonista per completare il suo arco

narrativo (quello che, con un termine francese utilizzato da Henry James, potremmo chiamare fichelle), di spalla (Loukides, Fuller 1990) o ancora di “attrazione” della settimana (come accade con le guest-star della settimana in Colombo). Indipendentemente dalla funzione all’interno delle singole serie, il personaggio stereotipato secondario è costruito riciclando e assorbendo completamente le convenzioni narrative associate al tipo e quelle culturali condensate dallo stereotipo. Un caso esemplare ci viene fornito dalla serie del 2012 Beauty and the Beast, dove i personaggi di Alex Salter e Tori Wilson sono modellati chiaramente sui cliché, tipici della fiction romantica, della “rossa tentatrice” e della “fiery redhead”:168 entrambe sono donne dai capelli rossi, bellissime, che tentano di deviare l’attenzione del protagonista dalla sua amata destinata facendo ricorso a un temperamento focoso e tutt’altro che docile; un altro esempio è quello offerto dal “terrorista arabo” che è presente, declinato a varie intensità, in almeno un episodio di tantissime serie thriller e crime (NCIS,

Criminal Minds, Quantico, Law&Order, American Odissey, Tyrant, Designated Survivor, Homeland - Caccia alla spia, e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo): i

cliché narrativi e culturali, anche in questo caso, si sprecano.169

Quando però un personaggio stereotipato emerge dallo sfondo della narrazione seriale per diventarne protagonista è costretto a confrontarsi con una struttura narrativa che impone cambiamento ed evoluzione in concomitanza alla sua durata temporale. Pensiamo ai personaggi di serie classiche, quali per esempio Jessica Fletcher (La

signora in giallo), o ai personaggi eponimi di serie (tradizionalmente) episodiche quali

168 Cfr.”fiery redhead”, tvtropes.org, URL http://tvtropes.org/pmwiki/pmwiki.php/Main/FieryRedhead consultato il 26 luglio 2018.

169 In NCIS il tema del terrorismo islamico è trattato in modo diffuso lungo diverse stagioni, anche se risulta particolarmente rilevante in quelle in cui compare il personaggio di Ziva David, agente del Mossad in prestito all’NCIS. Un esempio chiarificatore è l’episodio 07x01, “La solita routine”. Cfr. Morsen, Lauren. “NCIS and the Rise of Islamophobia”. Medium, URL https://medium.com/@lmonsen6326/ncis- and-the-rise-of-islamophobia-c6abe0e65370 consultato il 17 luglio 2018. L’episodio di Criminal Minds significativo in questo senso è il 02x10, “L’ora della preghiera”, in cui la squadra deve far confessare un terrorista sul dove e quando avverrà un attentato su suolo americano. In Law & Order gli episodi sul tema sono tanti, ma, a titolo di esempio, si ricordano il 17x04, “Fear America” e, per quanto riguarda Law&Order SVU, l’episodio 14x04 “Sotto copertura”. Cfr. Knight, Michael Muhammad. “'Law & Order: SVU' Sucks at Depicting Muslims”. Vice.com, 23 ottobre 2012, URL www.vice.com/en_us/article/dp4kmz/law-order-svu-sucks-at-depicting-muslims consultato il 17 luglio 2018. In Designated Survivor si prenda come esempio l’episodio 01x04 “Il nemico”. Nelle serie American Odissey, Tyrant, Quantico e Homeland il tema del terrorismo islamico è uno dei maggiormente ricorrenti e di conseguenza la visione dei terroristi è variegata, andando dallo stereotipo (Tyrant) a rappresentazioni più complesse (Homeland).

Colombo, Ellery Queen, Perry Mason, Magnum P.I., ma anche e soprattutto a

personaggi ben più recenti, come i protagonisti di serie (più o meno serializzate) quali

NCIS, Criminal Minds, Law&Order (e il suo franchise), Rizzoli&Isles, Major Crime e The Closer. Essi sono tutti declinazioni, come scrive Stéphane Benassi,

d’un “prototype” – ou plutôt d’une matrice – de départ, qui donne pour fixes (invariables) un (des) schéma(s) narratif(s), ainsi qu’un certain nombre de paramètres sémantiques (axiologique et idéologique) et temporels (trames, temps, diégétiques et rythmes narratifs semblables d’une occurrence à l’autre) (2017, 82).

Dal punto di vista morfologico i personaggi stereotipati protagonisti, tanto quanto quelli in funzioni narrative secondarie, sono caratterizzati da un’identità composta da un nucleo di (pochi) tratti caratterizzanti piuttosto stabile, ripetuto in ogni episodio. Specialmente nel caso in cui sono protagonisti, tuttavia, questo nucleo identitario, che consente loro di presentarsi e ripresentarsi senza troppi cambiamenti, deve fare i conti con una narrazione trasformativa e sempre in movimento. La narrazione seriale, come abbiamo visto, è una forma narrativa dinamica che, frammentandosi in una certa quantità di installments diluiti nel tempo, sottopone i tratti caratterizzanti che costituiscono il nucleo identitario del personaggio a una “pressione” più o meno consistente, imponendo un certo grado di adattamento: sullo scenario contemporaneo, un protagonista troppo uguale a se stesso non solo risulta poco accattivante e noioso, ma mal sopporta anche i necessari avanzamenti di una narrazione seriale. Il nucleo identitario del personaggio stereotipato, per quanto stabile, deve acquisire un certo dinamismo, anche se dinamizzare un nucleo identitario stabile non significa necessariamente trasformarlo. Al contrario, la lunga durata di questi prodotti si basa in buona sostanza sul fatto che il personaggio rimanga fedele a se stesso e la sua identità pressoché costante nel tempo. Scrive Greg Smith,

Although an individual episode often centers on a character learning a valuable moral lesson, it is hard to spot the effects of that lesson in the next episode. It is as if a reset button were pushed at the beginning of each episode, wiping out the memory of history, re-establishing character relations by returning to their comfortable, familiar, initial positions (Smith 2007, in O’meara 2015).

A mutare, nel senso proprio del termine, di episodio in episodio è tutto ciò che “ruota” attorno all’identità fissa del personaggio, ovvero le situazioni e le trame (il cosiddetto

case of the week)170 in cui il personaggio si trova a muoversi, mentre la sua identità e le relazioni che esso intrattiene con gli altri personaggi devono essere quanto maggiormente possibile stabili. Un mutamento del personaggio e un approfondimento tanto narrativo quanto psicologico che scavi all’interno del suo mondo interiore non paiono essere una strada praticabile in narrazioni in cui la trama episodica (l’anthology

plot), edificata sulla stabilità identitaria del personaggio, gioca un ruolo così importante.

La via da prediligere è quella che consente al personaggio di progredire nel corso della narrazione senza intaccare in modo consistente il suo nucleo identitario, il suo kernel, come lo definisce Chatman (1978), nonostante una serie di trasformazioni necessarie alla perpetuazione della storia e allo svolgimento della trama.

Una chiara dimostrazione del funzionamento di questo procedimento, che evidenzia come il personaggio stereotipato in ruolo di protagonista riesca a mutare quel tanto che basta per adattarsi alla trama senza “complessificarsi”, ci è offerto dal caso della dottoressa Temparance “Bones” Brennan. Bones, protagonista dell’omonima serie di successo targata FOX, è rappresentata fin da subito come una donna razionale, al limite della sociopatia, che vive ogni relazione interpersonale alla luce di assunti scientifici. Sia nelle singole indagini proposte dalla anthology plot che nelle relazioni con il resto del cast di personaggi (colleghi e familiari) che costituiscono il cuore della running plot, Bones è caratterizzata da una scientificità esasperata e quasi caricaturale. Ad amplificare questo “corredo identitario” provvede il suo partner (prima sul lavoro e poi anche nella vita privata) Seeley Booth, il quale, ponendosi nel ruolo di suo contraltare, è presentato invece come un personaggio molto empatico e umano, animato in ogni sua azione dai “buoni valori” tradizionalmente americani. Il rapporto tra Bones e Booth, segnato dalle loro opposte ma complementari costruzioni identitarie, è senza dubbio uno dei capisaldi narrativi della serie. Per questo nessuno dei due può sbilanciare eccessivamente gli equilibri della coppia modificando la propria identità ed evolvendosi

170 Da questo punto di vista, cercare di “complessificare” il personaggio dotandolo di un mondo interiore rischia di distrarre lo spettatore: chiedersi, per esempio, quanti nipoti ha effettivamente Jessica Fletcher equivale a chiedersi, come aveva fatto L. C. Knights nel 1933, quanti figli aveva Lady Macbeth e la risposta, in entrambi i casi, è che non è importante.

in direzione di un cambiamento sostanziale del proprio nucleo. La serie, una delle maggiormente longeve e di successo degli ultimi anni, con un totale di 245 episodi distribuiti in 12 stagioni, si mantiene proprio sull'armonia di questo rapporto ed è per questo che, anche dopo tutto questo tempo, il nucleo dell’identità di Bones non è cambiato. Certamente, però, per resistere alle usure di una narrazione così lunga e ricca di materiale narrativo, il personaggio si è dovuto adattare: da scettica incallita, convinta che l’amore fosse una reazione chimica, Bones è passata nel corso del tempo a essere una compagna amorevole e una madre disposta a tutto per il bene delle persone che ama, ha fatto i conti con il suo passato e le sue relazioni familiari, maturando professionalmente, ecc.. Si è trattato, tuttavia, di trasformazioni strettamente connesse all’evoluzione e al proseguimento della trama piuttosto che di un’evoluzione del personaggio in quanto tale, ed è per questo motivo che, nonostante i mutamenti imposti dalla continuazione della storia, dal primo all’ultimo episodio Bones rimane una donna oltremisura razionale, nonché una fervente sostenitrice di un approccio scientifico (piuttosto che di uno empatico) alla vita. Da questo punto di vita, la sua evoluzione è davvero minima e, se anche è vero che grazie a Booth “impara ad amare”, la sua scientificità e le sue difficoltà relazionali sono tratti identitari che la accompagnano e la contraddistinguono in ogni episodio.

Come evidenzia molto chiaramente il caso di Bones, il personaggio seriale stereotipato è un personaggio che, seguendo quanto scrivono Scholes e Kellogg, è pensabile come “in corso di sviluppo senza tuttavia presentare la sua vita interiore con molti particolari”, in cui “la stessa concezione di sviluppo riguarda principalmente la trama, non il personaggio” (1975 [1966], 211). Anzi, non è scorretto affermare che il personaggio stereotipato sia un tipo di personaggio “concepito in termini di trama” (ivi, 218), senza che alla base della sua caratterizzazione si collochi l’intenzione di sondare l’animo umano e le sue declinazioni. Nel mondo chiuso e narrativamente completo esibito dalle serie televisive che fanno uso del personaggio stereotipato, “i personaggi non sono dotati di alcun attributo estraneo all’azione che viene presentata”, ottenendo così una “economia di presentazione per cui ogni aspetto del personaggio trova espressione nell’azione “(ibidem).

Se la narrazione accumula eventi, episodi e azioni, è naturale che un simile personaggio accumuli tratti identitari che si sommano al suo nucleo. L’accumulazione di tratti (Pearson 2007) è, per l’appunto, il meccanismo che questi personaggi utilizzano per complessificarsi e per evolversi senza trasformarsi. Anziché accumulare tratti personali stratificando il loro mondo interiore, che porterebbe a una mutazione del nucleo identitario, i personaggi stereotipati sono soggetti a un’accumulazione di eventi esterni. Come nota O’meara,

some characters may demonstrate memory of their experiences more regularly and consistently than others, and some events may affect a character’s life more profoundly than others. However, all of the events mentioned were significant plot points of a particular episode or season, carrying the story forward and affecting the characters and thereby, arguably, the watching audience at the same time as well (2015, 197, corsivi aggiunti).

In questo modo, il personaggio stereotipato può “abitare” una narrazione che può continuare anche per molto tempo mantenendo una sostanziale semplicità morfologica e sistemica, sia a livello testuale (come un personaggio “tipo”) che tematico (come uno “stereotipo”).

4.2. Detectives e gender: la convenzionalità del personaggio stereotipato