ma differenti
Per tentare di comprendere aspetti essenziali della crisi odierna bisogna innan- zitutto delineare un insieme integrato di variabili economico-finanziarie e tecni- co-produttive. Solo con un’analisi multi-dimensionale, in grado di racchiudere un set significativo di dimensioni che caratterizzano la dinamica economica, si possono individuare traiettorie di crescita con le loro determinanti, i fattori propulsivi e i meccanismi di funzionamento tali da alimentare un’evoluzione che periodicamente si interrompe bruscamente, per poi riprendere su nuove basi. Impiegheremo a tale scopo il concetto di paradigma tecno-economico, così definito da Carlota Perez: an “‘ideal type’ of productive organization, which defines the contours of the most efficient
and ‘least cost’ combinations for a given period. It thus serves as a general ‘rule- of thumb’ guide for investment and technological decisions. That general guiding model is the ‘tech- no - economic paradigm’. As it generalizes, it introduces a strong bias in both technical and organizational innovation.” (Perez, 1985: 450).
Perez ha sviluppato un’analisi molto interessante della crisi del 2007-2008 mo- strando come essa non sia un “cigno nero”, ovvero un evento inatteso e imprevedibi-
le come quello descritto dalla suggestiva metafora di Taleb. 11 Al contrario, gli ultimi
due secoli sono stati contraddistinti da pattern ricorrenti di bolle e crisi di differente intensità e ampiezza. In un mondo che ha visto progressivi ampliamenti delle aree geografiche coinvolte, la crescita economica è stata costellata da sequenze ripetute di fasi, ogni volta sulla base di un paradigma tecno-economico innovativo, il quale cambiava profondamente le caratteristiche basilari dello sviluppo successivo fino al
11 La metafora del “cigno nero” è impiegata da Taleb (2008) per rappresentare gli eventi imprevedi-
bili che si verificano quando siamo abituati a pensare, come spesso accade, secondo schemi concettuali unicamente basati sull’esperienza passata e ancorandosi a bias cognitivi.
prodursi di una nuova discontinuità. Il XIX e il XX secolo presentano un susseguirsi di fasi, interrotte da bruschi salti di paradigmi tecno-economici, il cui profilo evo- lutivo e successiva sostituzione ha presentato una fenomenologia peculiare: vi è un
pattern ricorrente nell’intreccio evolutivo ciclico tra componenti finanziarie e reali. I
meccanismi finanziari e speculativi esercitano una funzione essenziale nel sostenere i processi innovativi, ma al tempo stesso producono spinte endogene al “breaking loo-
se”, cioè a liberarsi da vincoli e regole di comportamento stabilizzatrici. L’esito è stato
ed ancora è attualmente il prodursi di feedback cumulativi tra pressioni destabiliz- zanti, con lo scoppio di crisi più o meno devastanti dagli anni ’40 dell’800 ad oggi.
Gli studi di Freeman (1991), Freeman e Louça (2001), Perez (1983, 1985, 2011, 2013) hanno mostrato in modo sistematico come dalla Prima Rivoluzione industria- le in poi il mondo abbia conosciuto cinque rivoluzioni industriali (Fig. 11)
Fig. 11 – Sequenze delle cinque rivoluzioni tecno-economiche
Fonte: Perez, 2013, Fig. 1
Ogni rivoluzione comporta discontinuità tecnico-scientifiche ed economico- produttive: emerge e si afferma un insieme di tecnologie “chiave” interdipendenti (Fig. 9) che sono meccanismi propulsivi di nuove attività economiche, le quali divengono centrali nell’evoluzione della società. Tecnologie e apparati di produzione innovativi portano con sé lo sviluppo di nuove infrastrutture ed un nuovo frame tecnico-innovativo, cioè un insieme di principi conoscitivi nella visione dei problemi e nella r icerca di soluzioni. In sostanza uno “stile”, un paradigma dominante, ovvero un paradigma tecno-economico come “systemic
relationship among products, processes, organizations, and institutions that
coordinate activity”(Lipsey e Bekar, 2005: 372).
renti di fasi all’interno di una morfologia ciclica ricorrente: 1) installation, ovvero l’inizio del processo di adozione di un nuovo paradigma tecno-economico; 2)
Golden Age, cioè il periodo di pieno dispiegamento ed espansione dopo una crisi di mid-surge; 3) Crash, la catastrofe finale, con lo scoppio della bolla speculativa e
l’innesco di una fase recessiva, variabile per intensità e durata.
Il periodo di “installazione” di un nuovo paradigma è contraddistinto da un’on- data innovativa, durante la quale sono progressivamente introdotte tecnologie inno- vative, processi e beni non esistenti prima, oppure del tutto trasformati. Tutto ciò può accadere perché l’apparato finanziario fornisce gli strumenti per l’introduzione delle innovazioni, mentre la prosperità crescente e diffusa crea l’ambiente favorevole sia alla dinamica innovativa sia alla propensione ad investimenti economico-finan- ziari sempre più rischiosi. Si producono quindi le condizioni affinché vere e propri moti di psicologia collettiva, descritti molto bene da Galbraith (1990) portino alla generazione di bolle speculative, nel corso delle quali i valori nominali degli asset diventano disconnessi da quelli reali. I saggi di Perez mettono in luce la dinamica ciclica propria dello sviluppo capitalistico degli ultimi due secoli, nel corso dei quali si è presentata una ricorrente morfologia, composta da alcune fasi ben precise.
Il periodo di introduzione ed espansione di un nuovo paradigma tecno-econo- mico, incentrato su un nucleo di nuove tecnologie, le quali creano le basi per uno sviluppo del tutto differente da quelle del passato. Nell’ordine durante il XIX e il XX secolo: rivoluzione industriale e infrastrutture d’acqua nei primi dell’800; ferrovie e macchine a vapore a metà ‘800; elettricità, auto, radio, frigoriferi nei primi decenni del ‘900; ICT, globalizzazione e Paesi emergenti, Internet, flussi finanziari interna- zionali.
La fase di “espansione” tecno-economica è alimentata da erogazioni generose di crediti e dalla creazione di organismi e strumenti finanziari, i quali favoriscono il gonfiarsi di vere e proprie bolle speculative che si auto-alimentano: il successo e la redditività in aumento esercitano forza attrattiva, causando una dilatazione dei valori nominali fino a livelli molto distanti da quelli reali, creando le premesse per un “crash” intermedio (mid-surge) all’interno del completo processo espansivo del
nuovo paradigma tecno-economico 12.
I “collassi” seguenti all’eccessiva amplificazione del capitale finanziario rispetto a quello reale (ad es. le capitalizzazioni di borsa con scarsa corrispondenza rispetto ai valori reali di beni e servizi) è causata in primis dalla capacità del primo di riuscire a liberarsi di ogni regolamentazione e dai tentativi istituzionali di imbrigliare l’azione di sostegno alle iniziative economiche dirette ad introdurre nuove tecnologie e nuovi protagonisti: imprese, settori produttivi, sistemi economici. In questo senso, dun- que, la dilatazione dello “spazio economico-finanziario” è funzionale allo sviluppo di un nuovo “spazio economico-produttivo”, ma al tempo stesso attiva meccanismi di
12 Nella Fig. 11 sono indicati gli “scoppi” delle bolle speculative a fine ‘700, metà ‘800, agli inizi
feedback cumulativi tali da causare la dissociazione crescente tra i valori monetari e quelli reali, di entità tale da creare le basi di innesco di una prima crisi. Quest’ultima segna una battuta d’arresto nel processo di espansione, determinando l’insorgere della consapevolezza che è necessario introdurre regole di comportamento idonee ad evitare eccessi speculativi e al tempo stesso tenere sotto controllo il funzionamento di organismi cruciali così importanti per lo sviluppo economico come le banche e gli istituti finanziari. Si afferma così l’esigenza di riordino del sistema di regole, mentre il crash impone una sorta di reset di strategie e comportamenti degli operatori, at-traverso un vero e proprio processo di selezione ed espulsione dal mercato di alcune delle entità più esposte agli eccessi speculativi.
I tentativi senza successo di reintrodurre regole per contenere i movimenti in- controllati di volumi crescenti di risorse finanziarie sono diretti a depurare il sistema dalle componenti più indebolite e compromesse. Per contro il crash di mid-surge attua un processo selettivo che consente al paradigma tecno-economico di riprende- re quasi nell’immediato la dinamica espansiva con il consolidamento e il definitivo affermarsi del paradigma emergente. La successiva Golden Age è caratterizzata dal pieno dispiegamento di tutte le potenzialità tecno-economiche, con benefici diffusi sul piano economico-sociale, ma anche costi per coloro che (individui, imprese, sistemi sociali) rimangono attardati o non riescono ad adattarsi a necessari cam- biamenti significativi di competenze, strategie, culturali e manageriali. In questa
Golden Age il capitale finanziario prende definitivamente il sopravvento e sfugge ad
ogni tentativo di controllo, anzi diventa esso stesso quasi “centrale di comando” nell’allocazione delle risorse tra settori e imprese, non di rado attraverso connubi e intrecci economico-finanziari, che nel gergo della finanza d’impresa sono denomi- nati “interlocking directorates”. La dissociazione tra valori nominali e valori reali della ricchezza raggiunge livelli elevati e incontrollabili, date anche le relazioni di potere che si strutturano nei processi descritti. Ne consegue il crash finale, la cui intensità, durata ed estensione geografico-spaziale segnano l’innesco di una dolorosa e spesso costosissima transizione ad un nuovo paradigma tecno-economico. La sequenza de- scritta seguendo l’analisi di Perez si è ripetuta puntualmente come si evince dalla Fig. 11, ma non è mai uguale a se stessa nei contenuti per quanto attiene alle tecnologie e alle aree del mondo coinvolte. Ogni ondata ciclica secondo lo schema ripetuto di successione delle fasi, avviate e concluse con rilevanti discontinuità strutturali, porta con sé una vera e propria esplosione di nuove tecnologie, modelli di imprese, modelli strategici e mutamenti politico-istituzionali.