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Parte seconda: i modelli di formazione messi in atto

Q- ESaT (European Science and Tecnology – Quality): destinato ad alunni d

3.4 Progetto Lauree scientifiche

Il Progetto sperimentale "Lauree scientifiche" (LS) ha preso avvio nel 2005 in risposta alla crisi delle vocazioni scientifiche e, quindi, al calo di iscrizioni alle facoltà scientifiche, fenomeno che interessa il nostro come quasi tutti i Paesi dell’area europea. Negli ultimi 15 anni, infatti, le iscrizioni all’Università ai corsi di laurea in Chimica, Fisica e Matematica registrano una sensibile riduzione: per far fronte a tale fenomeno si ritiene opportuno e basilare ripensare alle modalità della didattica sin dalla scuola primaria e all’orientamento della scelta universitaria dei giovani, rendendo lo studio delle discipline scientifiche attrattivo.

Il Progetto, che è stato definito e perfezionato da MIUR con la collaborazione della Conferenza nazionale dei Presidi delle Facoltà di Scienze e Tecnologie e di Confindustria, prevede di impegnarsi su un numero limitato di azioni alle quali concorrono, in modo cooperativo e condiviso, le Università, le Associazioni imprenditoriali e le Scuole di ogni ordine e grado.

Il Progetto si pone principalmente due obiettivi miranti al raggiungimento di risposte concrete:

1. aumentare il numero degli immatricolati ai corsi di laurea di Chimica, Fisica e Matematica, pur mantenendo un alto standard di qualità degli studenti; 2. aumentare il numero dei laureati delle stesse e incrementare il loro inserimento nel mercato del lavoro.

Le principali linee d’intervento per il raggiungimento degli obiettivi preposti sono:

1. attivazione e potenziamento dell’orientamento pre-universitario; 2. una didattica più motivante ed attrattiva;

3. maggior utilizzo dei laboratori scientifici per rendere i ragazzi protagonisti in prima persona dell'apprendimento;

4. stage e tirocini perché gli studenti possano verificare "sul campo" le loro attitutudini;

5. revisione delle classi di laurea di Chimica, Fisica e Matematica al fine di renderle anche più rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro;

6. incremento degli stages;

7. potenziamento dei percorsi post-lauream.

Nel mettere in atto tali linee d ’intervento gli attori interagenti nel progetto potranno assumere e promuovere le iniziative ritenute più opportune, a livello locale e a livello nazionale, attraverso il coinvolgimento diretto di studenti ed insegnanti delle Scuole e dell’Università, della Conferenza nazionale dei

Presidi delle Facoltà di Scienze e Tecnologie, delle Associazioni imprenditoriali e delle Associazioni industriali di categoria e territoriali e/o di imprese produttive.

Alcune azioni da mettere in atto, a carattere generale o specifiche, sono assunte dal M.I.U.R. e altre sono da esso commissionate.

Tra le principali azioni a carattere generale citiamo:

-la Giornata Orientagiovani , promossa annualmente da Confindustria, per aiutare e guidare degli studenti delle Scuole secondarie superiori nella comparazione delle offerte del mondo della formazione, dell'Università e del lavoro;

- le Settimane della Cultura scientifica, nate su iniziativa del M.I.U.R., per favorire la diffusione della cultura tecnico-scientifica e promuovere canali di comunicazione tra Scuola e Università, Enti di ricerca sia pubblici sia privati, e Aziende;

- la Revisione delle classi dei corsi di studio, a seguito del D.M. 22 ottobre 2004,n.270 "Modifiche al regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei, approvato con decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n.509" per consentire di riorganizzare i corsi nelle materie scientifiche in modo più attinente alle esigenze delle imprese e del settore pubblico e privato della ricerca.

Tra quelle specifiche troviamo:

- le attività di Formazione in servizio per gli insegnanti di materie scientifiche (Chimica, Fisica e Matematica) incentrate sulle ricerche di innovazione metodologico – didattica, sia applicative che di base, delle discipline si insegnamento;

- potenziamento degli stages e dei tirocini formativi per consentire agli studenti di trasferire know how tra mondo del lavoro e sistema universitario e di accostarsi al mondo del lavoro con una prima esperienza professionale; - realizzazione di una Banca dati nazionale per la divulgazione a livello nazionale delle domande degli studenti e delle offerte, da parte delle aziende di stage e tirocini, nel campo della chimica, della fisica e della matematica, al fine di incentivare la mobilità di quegli studenti che vogliano usufruire di stage in strutture di ricerca e imprese, nazionali ed internazionali;

- attivazione, presso le Facoltà di Scienze, di corsi sperimentali di Laboratorio di Chimica e di Fisica, in intesa con le Scuole superiori e, ove possibile, con il

mondo del lavoro, rivolti a gruppi di circa 40 studenti selezionati tra gli iscritti nei Licei di tipologie diversi, al fine di suscitare in loro l'interesse per le materie scientifiche e fornire le basi del metodo scientifico;

- sperimentazione di progetti pilota per l'attivazione di corsi integrativi di

Matematica, presso le Facoltà di Scienze, in intesa con le Scuole secondarie

- istituzione, da parte delle Facoltà di Scienze in collaborazione con le Regioni e gli Enti locali, Associazioni imprenditoriali, gli Ordini professionali e gli Enti pubblici e privati, di appositi corsi (Master di I e II livello) per l’aggiornamento nelle varie discipline scientifiche degli insegnanti delle scuole.

Tali corsi sono finalizzati a far fronte alle esigenze di aggiornamento professionale e di formazione continua in osservanza ai principi e alle raccomandazioni dell’Unione Europea sul tema del “long life learning”.

I progetti presentati dalle Università, in collaborazione con le Associazioni imprenditoriali e con le Scuole, dovevano includere due o più azioni tra quelle sopra elencate e prevedere attività integrate fra i vari operatori dell'istruzione (Università/Istituti scolastici) e delle Associazioni imprenditoriali e delle Associazioni industriali di categoria e territoriali e/o di imprese produttive, attraverso l’istituzione preliminare di appositi tavoli di coordinamento.

Il Comitato tecnico scientifico costituito in attuazione del Protocollo d'Intesa tra M.I.U.R. e Confindustria, esaminate le proposte presentate, ne ha selezionato, in base alle risorse a disposizione, dieci su tutto il territorio nazionale.

3.5 Considerazioni finali

Tutti i piani d’intervento per lo sviluppo dell’ apprendimento delle Scienze messi in atto a livello nazionale ed internazionale e descritti sinteticamente in questo capitolo, si sono posti le medesime finalità di rinnovare i metodi

d’insegnamento delle scienze, di promulgare l’uso del laboratorio scientifico per condurre indagini scientifiche, di rendere attrattive le discipline scientifiche presso i giovani.

Inoltre, seppur con modeste varianti, presentavano delle connotazioni simili dovute a caratteristiche comuni, quali:

- gli interventi di formazione per gli insegnanti; - la costruzione di reti di scuole tra loro interagenti;

- l’istituzione di collaborazioni con agenzie esterne alla scuola, con preminenza dell’Università e delle associazioni disciplinari;

- la produzione e diffusione, in rete, di materiale già predisposto e sperimentato;

- l’utilizzo delle TIC;

- la progettazione, attuazione e diffusione, da parte degli insegnanti, di attività didattiche.

Tali caratteristiche riprendono un po’ le linee d’azione di La main à la pâte, la cui operazione prende avvio in Francia nel 1996 e che si sono rivelate nel tempo molto incisive. Quindi, in Italia, dal 1999, anno d’inizio del progetto

SeT, i piani d’intervento per il rinnovamento dell’insegnamento delle scienze hanno mirato a costruire comunità di pratica a livello territoriale e, soprattutto attraverso i progetti LES e Q-Esat, nel web, cercando di coinvolgere i vari attori che operano nell’ambito scientifico e didattico e le varie agenzie formative. Si è trattato di un meritevole tentativo di avvicinare componenti di uno stesso ambito, quello dell’insegnamento delle scienze e della tecnologia, che fino a quel momento non erano riusciti mai ad interagire tra loro se non in modo episodico.

Sono state spese molte energie al fine di creare queste comunità di pratica con i soggetti esterni alla scuola, perdendo però di vista l’interazione all’interno delle scuole. Infatti, nella maggior parte delle esperienze gli insegnanti non hanno mai collaborato a livello collegiale, né a livello di gruppi d’insegnanti di discipline diverse e, molto spesso, neppure a livello di dipartimento disciplinare. Questo è l’elemento che molto spesso determina l’episodicità dell’esperienza attuata, la quale tende ad esaurirsi nell’arco di un anno scolastico, senza diventare una risorsa tesaurizzabile per la scuola. Efficace è stata anche l’idea di insistere sull’utilizzo delle TIC in ambito scientifico (in concomitanza con l’avvio in Italia del piano di informatizzazione della scuola) al fine di sviluppare competenze informatiche trasversali a tutte le discipline.

Trovo positiva anche la pubblicazione nel web dei prodotti elaborati dalle varie scuole al fine di favorire la circolazione di buone pratiche e il confronto. Tuttavia, analizzando i siti che presentano il materiale prodotto, si evince che sia mancato il momento di riflessione sulle pratiche e con le pratiche, indispensabile per attivare un confronto; infatti, l’azione formativa è tutta spostata sull’apprendere dalle pratiche, a differenza delle modalità di formazione attuate da Le main a la pate.

Sempre nel campo della formazione in servizio degli insegnanti si denotano altri tre punti critici:

- lo scarso coordinamento e collaborazione tra gli organizzatori e formatori che hanno operato nei vari progetti: ognuno ha formato i propri insegnanti, sulle stesse tematiche e procedure d’intervento, utilizzando generalmente un pacchetto di 5 seminari, con spreco e dissipazione di energie e con il risultato di rendere impossibile un’uniformità di intervento formativo come prevedrebbe un piano nazionale;

- la metodologia utilizzata negli interventi di formazione è stata, nella maggior parte dei casi, la lezione frontale o conferenza e, in minoranza, l’esercitazione in laboratorio limitata all’osservazione e imitazione della procedura, senza dedicare particolare spazio alla riflessione nella e sulla pratica;

determinato, nella maggior parte dei casi, che la formazione in servizio degli insegnati fosse trascurata a vantaggio di altri obiettivi. Forse sarebbe stato più produttivo muoversi per gradi: prima porsi come unica o primaria finalità la formazione degli insegnanti sull’IBSE, per poi passare alla divulgazione di prassi innovative, quindi alla costruzione di un curricolo verticale, ecc.

4. Piano ISS: Insegnare Scienze Sperimentali