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Ricerche su metodi d’insegnamento e Teacher Professional Development

Fig 9 Attività pratiche nei programmi scolastici di scienze prescritti/raccomandati (CITE 1 e 2).

1.9 Ricerche su metodi d’insegnamento e Teacher Professional Development

Gli studi presentati in questa sezione del rapporto si sono interessati principalmente ai fattori che determinano i metodi di insegnamento degli insegnanti di scienze, ai modi di farli evolvere, e quindi in sintesi allo sviluppo professionale degli insegnanti di scienze.

Queste questioni sono esaminate secondo vari approcci: per esempio alcuni studi si interessano alle concezioni che hanno gli insegnanti sulle scienze e sull’apprendimento delle scienze, ipotizzando che queste concezioni possano influire sui loro metodi d’insegnamento; altri analizzano essenzialmente i metodi di insegnamento, cercando di individuare il ruolo dei diversi fattori che determinano i metodi didattici e i modi in cui evolvono; altri studiano la dinamica di diffusione di metodi innovativi, cercando di individuare i fattori che la facilitano e quelli che la ostacolano.

1.9.1. Concezioni della scienza e dell’apprendimento delle scienze

Diversi studi (Van Driel, Verloop e De Vos 1998; Glasson e Bentley 2000; Abd-El-Khalick 2005) hanno rilevato tra gli insegnanti la persistenza di punti di vista empiristi/positivisti spontanei, dato che appare coerente con quello che evidenzia il modesto importante ruolo riconosciuto alle attività sperimentali nell’insegnamento delle scienze. Gli insegnanti sottovalutano il ruolo della teoria nello svolgimento degli esperimenti e delle osservazioni e il valore delle conoscenze scientifiche come strumenti di spiegazione e di previsione.

Certi autori affermano un legame forte tra concezioni della scienza, concezioni dell’apprendimento e metodi di insegnamento, mentre altri autori notano delle divergenze, quindi il dibattito su questo fronte è ancora aperto. Martinez Aznar et al. (2001) trovano, malgrado una certa diversità di punti di vista epistemologici, dei punti comuni nelle concezioni della scienza degli insegnanti, nei saperi scientifici. L’apprendimento, invece, può essere concepito come risultato dell’accumulo di apprendimenti parziali derivanti da due modalità principali: la trasmissione dei saperi da parte dell’insegnante e l’attività dell’alunno (esperimenti, osservazione). Koballa e Gräber (2001) hanno messo in evidenza con gli insegnanti del secondo livello in formazione in due università, una americana l’altra tedesca, due concezioni dell’apprendimento e dell’insegnamento delle scienze: apprendimento come l’acquisizione di conoscenze scientifiche, o la risoluzione di problemi scientifici,

o l’elaborazione di conoscenze importanti; l’insegnamento come trasmissione di informazioni, o come proposta di problemi agli alunni, o come interazione costruttiva con gli alunni.

Abd-El-Khalick e Lederman (2000) mettono in luce due tipi di formazione atti a fare cambiare queste concezioni: un approccio «implicito», che si basa sull’idea che «facendo» loro stessi dell’attività scientifica gli insegnanti possono cambiare le loro concezioni, e un approccio «esplicito» che si fonda sulla storia e la filosofia delle scienze.

Il lavoro di Windschitl (2003), infine, attenua la relazione tra concezioni della scienza e pratiche di insegnamento: infatti, l’autore riepiloga affermando che, nello svolgimento di investigazioni scientifiche in classe, l’esperienza personale nella ricerca scientifica è più efficace rispetto alle affermazioni formali relative alla natura della scienza.

1.9.2. Analisi dei fattori che determinano le pratiche degli insegnanti

Le ricerche esposte in questo paragrafo mettono in luce la diversità delle componenti che possono intervenire nell’elaborazione di metodi di insegnamento delle scienze, l’insieme complesso delle competenze professionali così costruite, ed espongono diverse strategie di formazione volte a farle evolvere.

Molti studi evidenziano collegamenti tra le conoscenze/competenze scientifiche degli insegnanti, i loro metodi di insegnamento e gli effetti sugli alunni: si rileva (Harlen e Holroyd 1997), per esempio, che a un basso livello di competenza scientifica sono associati metodi di insegnamento che lasciano poco spazio alle domande e alla discussione, tipo uso di schede di lavoro prescrittive, attività sperimentali semplificate, uso di materiale limitato. Il livello cognitivo degli alunni è stato messo in correlazione anche con la competenza degli insegnanti nella singola disciplina (Jarvis e Pell 2004), ponendo così l’accento sulla formazione scientifica degli insegnanti. I lavori svolti sulle nozioni di PCK (Pedagogical Content Knowledge; conoscenze didattiche legate al contenuto), proposte da Schulman (Gess-Newsome e Lederman 1999), o di conoscenze professionali locali (Morge 2003a) si interessano di come gli insegnanti elaborano saperi specifici all’insegnamento di una data disciplina, dimostrando come gli insegnanti spesso ignorano alcune concezioni erronee dei loro alunni, soprattutto quelle che condividono, e che anche se le conoscono non sempre sanno come aiutare gli alunni a superarle, con la conseguenza che queste concezioni erronee persistono nel tempo. L’importanza delle competenze nella disciplina per lo sviluppo del PCK è messa in evidenza da numerosi lavori, tuttavia vi sono anche studi che mettono in evidenza come insegnanti con un alto livello di conoscenza nella disciplina possono dimostrarsi incapaci di aiutare i propri alunni ad acquisirle

(Magnusson, Karjcik e Borko 1999).

De Jong (2003) studia lo sviluppo del PCK di insegnanti in formazione sui concetti di modello e creazione di modelli, mettendo in luce soprattutto le difficoltà che gli insegnanti incontrano a mettere in pratica dei metodi di insegnamento in accordo con le loro idee sui modelli e la creazione di modelli. Sempre riferendosi alla nozione di PCK, Haefner e Zembel-Saul (2004) propongono un programma di Teacher Professional Development (PD) finalizzato a favorire l’apprendimento di procedimenti scientifici e il loro reinvestimento nei metodi didattici; così facendo rendono manifeste le evoluzioni di idee degli insegnanti sulla scienza collegate alle difficoltà che hanno incontrato durante la loro formazione.

Dall’esame di queste ricerche si desume che sia consigliabile, in ambito di formazione iniziale, porre i futuri insegnanti in situazioni diverse che permettono loro, attraverso la diversità delle difficoltà incontrate, di percepire i molteplici aspetti di questi procedimenti ed arrivare così ad elaborare una concezione molto ricca dei procedimenti scientifici. Le ricerche dimostrano anche una decisa evoluzione delle idee dei processi di insegnamento- apprendimento dei futuri insegnanti che all’inizio della formazione concepivano in termini di attività pratiche svolte dagli alunni e di trasmissione di conoscenze da parte dell’insegnante, mentre verso la fine riconoscevano maggiore importanza alle domande e alla sperimentazione.

Windschitl (2003) studia l’impatto del coinvolgimento degli insegnanti nei procedimenti di investigazione aperta sui loro metodi di insegnamento e dimostra che l’esperienza precedente della ricerca è fondamentale per la realizzazione da parte degli insegnanti di tali procedimenti nelle loro classi. Le ricerche esposte sottolineano quindi, da una parte l’importanza delle competenze degli insegnanti nella loro disciplina e la loro esperienza professionale dei procedimenti che dovranno insegnare, dall’altra il fatto che non sono sufficientemente sviluppate.

1.9.3. L’efficacia dei dispositivi innovativi in termini di modifica dei metodi d’insegnamento

In questo paragrafo l’attenzione è posta sulla scarsa efficacia dei diversi tipi di dispositivi innovativi (nuovi programmi, strumenti informatici in particolare) messi in atto al fine di indurre una modifica nei metodi d’insegnamento delle scienze. Sono menzionati a riguardo i risultati ottenuti attraverso il progetto europeo STISS20 (Pinto 2005; Stylianidou, Boohan e Ogborn 2005; Viennot et

20

Progetto Europeo STISS (Science Teacher Training in Information Society) dicembre 97- febbraio 2001, finanziato dalla Commissione EU nell’ambito del Programma TSER (Targeted Socio-Economic Research); coordinato dalla Spagna (prof. Roser Pinto, Barcelona); partecipano i seguenti gruppi: Spagna (coord. R. Pinto), Francia (coord. L. Viennot), Italia (coord. E.Sassi), Norvegia (coord. A.Quale), Regno Unito (coord. J. Ogborn).

al. 2005) che hanno evidenziato diversi fattori in grado di influire sulla ricezione delle proposte innovative.

In particolare le ricerche e gli studi svolti nell’ambito del progetto STTIS sulle interpretazioni e trasformazioni introdotte dagli insegnanti di scienze quando implementano in classe delle innovazioni didattiche, hanno evidenziato come vari tentativi di introduzione nelle scuole di diversi tipi di dispositivi innovativi (per esempio, nuovi programmi, strategie didattiche innovative e strumenti informatici) abbia rivelato una scarsa efficacia in termini di modifica dei metodi d’insegnamento, che permangono per la maggior parte trasmissivi, spesso a causa della difficoltà degli insegnanti nel mettere in atto tali innovazioni. Si sono individuati quali elementi in grado di influire sulla ricezione da parte degli insegnanti di tali innovazioni: lo stile di insegnamento che privilegia l’approccio analitico a discapito di quello olistico, la tendenza ad adattare le innovazioni alle proprie tradizionali abitudini, la padronanza dei contenuti scientifici, i punti di vista sulla scienza, i punti di vista sul processo di insegnamento/apprendimento delle scienze, e i limiti posti dall’ambiente di lavoro (personale, orari, materiale).

“L’équipe francese (Stylianidou et al. 2000) suggerisce che le reazioni degli

insegnanti a un prodotto informatico dipendono dalla «distanza» tra questo prodotto e i contenuti, i metodi e le convinzioni degli insegnanti. Se questa distanza è ridotta (il prodotto corrisponde a contenuti comuni per l’insegnante, ai suoi metodi abituali e alle sue convinzioni), l’insegnante può adottarlo facilmente e metterlo in pratica in modo fruttuoso. Se la distanza è più ampia, il prodotto è usato in modo scorretto e gli obiettivi previsti non sono raggiunti. Così, ad esempio, l’uso del computer per la raccolta e il trattamento di dati sperimentali si inserisce più facilmente nei metodi degli insegnanti che usano simulazioni, che richiedono procedure di creazione di modelli ancora poco sviluppate oggi nell’insegnamento delle scienze. Ciò è confermato dallo studio di Zacharia (2003) che mostra che l’uso delle simulazioni è meno familiare agli insegnanti rispetto all’uso del computer per la raccolta e il trattamento dei dati, ma che la loro opinione sulle potenzialità degli strumenti di simulazione migliora nettamente quando li usano loro stessi. Questi lavori portano a proposte per la formazione degli insegnanti, che danno l’occasione agli insegnanti di riflettere sul proprio modo di uso delle simulazioni, di confrontarle con quelle di altri insegnanti e con quelle raccomandate, poi di pianificare, valutare, confrontare i propri tentativi con quelli fatti da altri insegnanti (Stylianidou, Boohan e Ogborn 2005).”

(L’insegnamento delle scienze nelle scuole in Europa. Politiche e ricerca. Eurydice, 2006, p.69)

Altri lavori (v. Davis 2003) hanno analizzato in modo più generale l’aspetto della compatibilità tra un curriculum dato e le concezioni e i valori degli insegnanti, appurando la modesta influenza sui metodi di insegnamento dei cambiamenti dei curricula. Per tale ragione propongono un modello «costruttivista» di formazione degli insegnanti, che tenga nella dovuta considerazione le conoscenze, le concezioni e le competenze degli insegnanti, per consentire agli insegnanti di riflettere sulle loro concezioni dell’apprendimento, dell’insegnamento, sui contenuti di insegnamento nuovi e offrire loro delle possibilità di formazione in ambiti interattivi, dove coniugare la pratica in classe, le discussioni tra insegnanti e i chiarimenti della ricerca.

1.9.4 Ripercussioni dei risultati delle ricerche

Le preoccupazioni per il miglioramento dell’insegnamento delle scienze e della formazione degli insegnanti, ha favorito, partendo dagli anni ‘70, il sorgere di diversi campi di ricerca della didattica delle scienze quali: lo studio delle concezioni e delle forme di ragionamento «del senso comune», l’elaborazione e validazione di situazioni di apprendimento, la motivazione degli alunni per l’apprendimento delle scienze, la costruzione e uso di strumenti informatici, la diffusione delle pratiche innovative, la formazione degli insegnanti, ecc. Lo studio di tali problematiche ha portato, progressivamente, a integrare contributi di diverse altre discipline, quali la storia, la filosofia delle scienze, e la psicologia:

• psicologia cognitiva, per quanto concerne le concezioni, le modalità di ragionamento e le procedure spontanee degli alunni e la loro evoluzione;

• psicologia affettiva e sociale, per i lavori concernenti la motivazione e l’elaborazione di simulazioni di insegnamento-apprendimento.

In Europa, il confronto tra le comunità di ricerca nazionali nella didattica delle scienze si manifesta attivamente dagli anni ’80, quindi è relativamente recente. Oggi, però, sono disponibili risultati importanti per l’insegnamento delle scienze e la formazione degli insegnanti. Infatti, gli studi effettuati da una parte sulle difficoltà di apprendimento, sui concetti e le modalità di ragionamento del senso comune, dall’altra sui fattori di interesse per gli studi scientifici, in funzione dell’età e del sesso, consentono di chiarire le scelte di contenuto, di obiettivi e di procedimenti didattici e, quindi, possono anche contribuire alla formazione degli insegnanti.

Anche le ricerche relative alla sperimentazione di situazioni di insegnamento apprendimento provvedono a fornire preziose informazioni sui processi cognitivi degli alunni; inoltre, possono rappresentare per gli insegnanti delle risorse per lo sviluppo dei propri metodi d’insegnamento proponendo esempi

di attività argomentate a priori (esplicitazione di obiettivi, del punto di vista epistemologico e didattico sottostanti) e validate sul campo.

Le ricerche sui metodi d’insegnamento delle scienze e sulla formazione degli insegnanti consentono di identificare i bisogni formativi, in quanto rilevano, quale condizione necessaria allo sviluppo di metodi didattici non stereotipati, l’importanza del possesso da parte degli insegnanti di una buona padronanza dei concetti e dei procedimenti propri della disciplina insegnata. Condizione necessaria, ma non sufficiente, poiché l’investimento di tali competenze scientifiche personali nelle pratiche di insegnamento presume il coinvolgimento di altri saperi, di diversa natura. Da qui l’opportunità di: proporre programmi Teacher Professional Development (PD) che utilizzano diverse modalità di articolazione tra formazione scientifica, formazione didattica-pedagogica e realizzazione di situazioni di apprendimento; elaborare e verificare dispositivi di formazione per lo sviluppo delle competenze degli insegnanti nella loro disciplina e dei saperi professionali necessari all’investimento di queste competenze nelle pratiche di insegnamento. Un esempio emblematico sono le ricerche relative all’apprendimento di procedimenti che hanno indotto di recente l’introduzione nei curricula di attività, quali investigazione scientifica, creazione di modelli, argomentazione, che possono offrire risorse per lo sviluppo dei saperi professionali necessari alla definizione e gestione di situazioni di apprendimento aperte, capaci di favorire lo sviluppo da parte degli alunni di competenze di alto livello.