Parte seconda: i modelli di formazione messi in atto
Q- ESaT (European Science and Tecnology – Quality): destinato ad alunni d
4. Piano ISS: Insegnare Scienze Sperimentali 1 Finalità del Piano ISS
4.10 Le risorse finanziarie
Il Piano è finanziato dal MIUR per la formazione dei tutor (Seminario iniziale e finale e assistenza attraverso piattaforma ANSAS) e con il contributo degli USR per il funzionamento dei presìdi. Si caldeggiano forme di cofinanziamento da parte di Scuole, che potrebbero utilizzare i fondi per la formazione, e da parte di soggetti privati attivati dalle autonomie scolastiche. Inoltre, relativamente alle risorse assegnate alle istituzioni scolastiche “per il
sostegno ai processi di innovazione, al supporto e al miglioramento degli apprendimenti di base” si invita a considerare l’opportunità che i finanziamenti
per l’attuazione del Piano dell’offerta formativa (POF) e la collegata attività di formazione siano destinati a progetti ed azioni finalizzati al miglioramento della prassi didattica in classe.
4.11 Considerazioni finali
Nelle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione Europea esposte nel documento Conclusioni del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli
Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, sul miglioramento della qualità della formazione degli insegnanti (Bruxelles, 26 ottobre 2007), vengono proposti ai
Paesi membri dei suggerimenti per migliorare il proprio sistema di formazione, iniziale e in servizio, degli insegnanti. Esaminando il documento si può constatare come il Piano ISS abbia sicuramente aderito ad alcune delle importanti proposte indicate dal Consiglio dell'Unione Europea, per esempio è stato preso in considerazione la necessità di:
- ottenere “...un migliore coordinamento tra i vari elementi della formazione
degli insegnanti – dalla formazione iniziale a un sostegno supplementare a inizio carriera ("avvio alla professione" ) sino allo sviluppo professionale continuo.” 79 cercando di favorire la collaborazione tra vari soggetti e agenzie formative, soprattutto privilegiando quelle a livello territoriale, attraverso anche l’istituzione di comunità di apprendimento on-line;
- “...incoraggiare migliori collegamenti e partenariati tra le scuole – che
dovrebbero diventare "comunità dell'apprendimento" – e gli istituti di formazione degli insegnanti...”80 attraverso la costituzione dei Centri di risorse
permanenti (i prèsidi), di reti di scuole e della piattaforma ANSAS;
- fornire ai docenti “...un sostegno adeguato prestato da un tutore nel corso di
tutto lo svolgimento della carriera...”81con l’istituzione della nuova figura
professionale del docente tutor.
Sono stati, invece, forse disattesi altri importanti consigli, quali:
- il coinvolgimento diretto degli istituti di formazione iniziale degli insegnanti (v. ex SSIS), anche se nei documenti di base si auspica e si caldeggia un loro
79
Consiglio dell'Unione Europea (Bruxelles, 26 ottobre 2007),Conclusioni del Consiglio e dei
rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, sul miglioramento della qualità della formazione degli insegnanti .
coinvolgimento, che comunque non è stato formalmente convalidato da un protocollo d’intesa, come è avvenuto per gli altri soggetti formativi coinvolti nel piano ISS;
- la necessità di “...maggiori incentivi per gli insegnanti affinché continuino ad aggiornare le loro competenze nell'arco di tutta la carriera professionale...” e “ Sostenere programmi di mobilità per gli insegnanti, i futuri docenti e i formatori degli insegnanti destinati ad avere un impatto significativo sul loro sviluppo professionale...” considerate le risorse economiche a copertura del progetto e gli incarichi onerosi affidati ai docenti tutor e, finora, il mancato riconoscimento giuridico ed economico di questi docenti.
Comunque il Piano ISS rivela sicuramente una particolare attenzione, sia nel suo impianto teorico sia nella sua strutturazione, verso gli ultimi orientamenti, europei ed internazionali, in ambito di formazione degli insegnanti.
Infatti, viene ribadito nei documenti base che gli insegnanti debbono acquisire e sviluppare nel corso della loro carriera competenze disciplinari e pedagogiche, competenze riferite alle nuove tecnologie, competenze comunicative e relazionali, competenze metacognitive e di ricerca, in linea con quanto suggeriscono il Consiglio dell'Unione Europea nel documento “Conclusioni del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri,
riuniti in sede di Consiglio, sul miglioramento della qualità della formazione degli insegnanti Bruxelles, 26 ottobre 2007” e i National Science Education Standards del National Research Council USA.
Il modello di sistema di formazione adottato nel Piano ISS si basa sulla
diffusione delle buone pratiche didattiche da scuola a scuola e da docente a
docente, attraverso dei “vettori”, che sono i tutor, e dei nuclei di ricerca e documentazione disseminati nel territorio, che sono i presìdi territoriali. Si tratta quindi, come viene dichiarato, di un “modello a diffusione di area” che, come affermano i componenti del Comitato di Pilotaggio Nazionale, di regola fornisce buoni esiti anche a lungo termine, ma in tempi non rapidi. Per garantire un’ampia e veloce (per quanto possibile) diffusione di formazione nel territorio e nel contempo un mantenimento nel tempo degli esiti si sono adottate alcune strategie appropriate allo scopo, quali:
- l’ideazione ed istituzione di strutture di supporto per gli insegnanti in formazione, come i Centri di Risorse Permanenti e la Comunità di pratiche in rete, al fine di mantenere nel tempo gli esiti dell’intervento formativo volto al potenziamento delle competenze disciplinari;
- la creazione della figura del docente tutor, che assume sia un ruolo di
formatore sia di coordinatore delle risorse formative del territorio, per una diffusione capillare dell’intervento formativo nel rispetto delle peculiarità del territorio in cui si opera;
- l'assunzione di responsabilità e compiti per tutti i soggetti che operano istituzionalmente sul territorio nazionale e locale che garantiscono un supporto a largo spettro nel tempo ai tutor e ai docenti in formazione.
Quindi, a parere della scrivente, l’organizzazione appare, sulla carta, valida per: raggiungere e formare il maggior numero di insegnanti possibili, nel rispetto del contesto in cui operano; sfruttare appieno le risorse del territorio, per favorire la tesaurizzazione delle risorse e aumentare la celerità dei tempi di diffusione; garantire nel tempo sostegno e consulenza agli insegnanti, nel loro luogo di lavoro e durante la loro prassi professionale, al fine di permettere loro di concludere il proprio percorso formativo in modo completo e consapevole.
Tuttavia può sorgere un dubbio: non è che questo intervento di formazione “a cascata” possa, in qualche passaggio durante il tragitto, perdere o cambiare di “qualità”?
Analizziamo velocemente uno dei fulcri attorno al quale ruota tutto il sistema: il tutor.
Sicuramente la presenza sul territorio dei tutor, ai quali gli insegnanti possono rivolgersi facilmente, costituisce un elemento determinante per lo sviluppo della professionalità dei corpo docente. Risulta rassicurante, per qualsiasi professionista, sapere di poter contare su un consulente non solo nei momenti di formazione, ma anche per i problemi che incontra durante le normali e quotidiane prassi lavorative. Quindi i tutor costituiscono un “punto di forza” del Piano ISS.
Tuttavia, esistono, secondo il mio parere, delle criticità.
Per esempio, i tutor sono oberati di incarichi complessi e delicati, come abbiamo visto, però non è previsto per loro né una riduzione di orario nè riconoscimento economico (a parte l’incentivazione una tantum) o giuridico; per dirla con parole semplici, nuovamente si pensa di costruire un “sistema formativo” sul volontariato, sapendo bene che un siffatto sistema non può avere vita lunga.
Altro punto critico, che si può evincere dalla lettura dei documenti di base, è il mancato collegamento con gli Istituti preposti alla formazione degli insegnanti: chi ha formato i tutor? Sono stati formati da docenti universitari e da docenti appartenenti alle associazioni disciplinari o operanti nei centri di ricerca e presso i Musei, i quali non si sono mai confrontati con i docenti che si occupano della formazione iniziale degli insegnanti.
Questa non comunicazione e mancata collaborazione può creare sicuramente situazioni di disagio laddove siano presenti docenti che sono stati formati in queste istituzioni e comunque se si tratta di un Piano Nazionale questa appare come una grave dimenticanza.
Altre problematiche legate alla figura del tutor, che condividiamo e che in parte abbiamo già esposto, sono dichiarate negli stessi Documenti di Base:
“Comunque la piena funzionalità dei ruolo dei docente "tutor", anche per chi sia in possesso di tutte le capacità fin qui elencate e sia sostenuto da validi strumenti tecnici e affiancato da esperti eccellenti, dipenderà sempre da questioni che al momento rimangono aperte, in particolare: la difficile e problematica autorevolezza di questa figura, il riconoscimento sociale, nonché economico e nella posizione lavorativa del tempo di lavoro necessario per espletare le funzioni.” (Emilio Balzano, Annamaria Fichera, Irene Gatti,
Salvatore Sutera ( a cura di), (2007), PIANO ISS. Il seminario nazionale.
Documenti di lavoro, Volume1. Milano: Edizioni Museo nazionale della Scienza
e della Tecnologia Leonardo da Vinci, p. 75)
Per concludere, vorrei sottolineare come il problema della “autorevolezza” della figura del formatore sia un fattore a volte determinante per la buona riuscita di un intervento formativo. Infatti, molto spesso si rilevano resistenze da parte degli insegnanti nell’accettare di essere formati da un collega, pur riconosciuto esperto e provvisto di vari titoli, specialmente se questo insegna nello stesso livello scolastico o in uno inferiore.