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L’EIAR occupata dai nazisti Un buco nero della storia

1.2 Le radio Soldatensender in Europa

Joseph Goebbels, in qualità di Ministro della Propaganda, dedicò sempre molto impegno alla diffusione delle informazioni tramite il canale radiofonico. Oltre alle eccezionali misure prese sul territorio tedesco, furono altrettanto significative le azioni intraprese all’estero

8. Claudio Ferretti, Umberto Broccoli, Barbara Scaramucci, Mamma Rai. Storie

durante il periodo del conflitto bellico. Goebbels cominciò a mettere in piedi il progetto delle radio clandestine in Francia a partire dal dicembre del 1939:

Stiamo organizzando due stazioni radio clandestine per la Francia. Queste dovrebbero creare una bella confusione. Un piano che mi dà molte speranze.9

Il disegno, in realtà, era definito già dal 30 ottobre, data di una delibera passata sulle scrivanie del Ministero con l’obiettivo di cre- are un fronte di falsa propaganda in Francia e Irlanda.10 Il nome del

progetto era Geheimsender (letteralmente ‘radio segrete’, abbreviato spesso in G-Sender), vale a dire una rete di emittenti abusive, con speaker dall’accento insospettabile, che trasmettevano false infor- mazioni nei territori nemici. L’iniziativa era più fastidiosa di un assalto armato, perché spostava continuamente le carte in tavola, iniettando in maniera sistematica notizie sbagliate nel tessuto infor- mativo dell’esercito rivale. Ma soprattutto arrivava senza fare feriti alle orecchie dei civili, inculcando messaggi filonazisti nella gente comune. Madri di famiglia che magari non avrebbero mai aperto le porte a un ufficiale delle SS, invece accoglievano quotidianamente in casa palinsesti programmati dalle alte sfere del Reich. Niente di più malizioso per vincere la guerra infiltrando convinzioni pericolose nella mente delle persone.

L’idea ben presto fece il giro dell’Europa, coinvolgendo anche inglesi e russi, come spiega bene Ellic Howe nella sua monografia dedicata a quest’elaborata forma di black propaganda. Ma Goebbels sfruttò il nuovo sistema con grande successo soprattutto per avan- zare verso Parigi. Già nel gennaio del 1940, ne valutava le enormi conseguenze:

La stampa francese sta diventando pazza per i nostri trasmettitori clandestini. Il nostro camuffamento ha avuto un totale successo. Adesso dobbiamo adoperarli con grande cura.11

9. I diari di Goebbels, 1939-1941, a cura di Fred Taylor, trad. it di Rosanna Pelà, Milano, Sperling &Kupfer, 1982, p. 86.

10. Ellic Howe, The Black Game, London, Queen Anne Press, 1982, p. 62. 11. I diari di Goebbels, 1939-1941 cit., p. 110.

Anche la Gran Bretagna era sotto tiro, grazie ad alcune emittenti installate in Irlanda con l’obiettivo di fare black propaganda in lin- gua inglese. Ma da quelle parti il servizio radiofonico era meno facile da sabotare, e presto (già nell’ottobre del 1940) Churchill riuscì a mettere in atto una violenta campagna di denuncia nei confronti del progetto Geheimsender. Goebbels fu costretto a prenderne atto, predicando una certa cautela nell’utilizzo di quel delicato strumento in terra inglese.12

L’altro versante della politica radiofonica nazista all’estero era dedicato al progetto Soldatensender. Gli strumenti erano gli stessi, ma i destinatari completamente diversi: non più ascoltatori nemici, ma soldati tedeschi inviati al fronte. Il 9 gennaio del 1940 Goebbels si dichiarava particolarmente soddisfatto del servizio, alludendo alla possibilità di raggiungere «quasi tutto il mondo».13 Ed effetti-

vamente l’etere era davvero saturo di onde provenienti da emittenti naziste. Nell’aprile del 1940, la conquista di Belgrado offrì un nuovo strumento alle forze tedesche. La stazione locale era dotata di tutte le apparecchiature necessarie, nonché della giusta collocazione stra- tegica, per raggiungere in onde medie Europa occidentale e paesi del Mediterraneo. Goebbels dovette litigare con gli italiani per met- tere subito le mani su quell’appetitoso collettore di informazioni: ne aveva intuito le potenzialità e non voleva proprio spartire il boccone con un altro governo. Trasformò presto dunque Radio Belgrado in Soldatensender Belgrad, varando la nascita del più potente compa- gno di viaggio della Wehrmacht.

Fu proprio da quella sede che cominciò a essere trasmessa una delle canzoni più celebri di tutto il periodo bellico: Lili Marleen di Lale Andersen. Quella ballata così nostalgica, nella quale si narra di un amore al fronte, evanescente come un sogno a occhi aperti, non incontrava affatto il gusto di Goebbels. Non che ci fosse niente di sovversivo o di degenerato, nel senso che i nazisti avevano asse- gnato al termine: in fondo il testo allude solo a un sentimento com- movente. Ma quella fantasticheria suadente non sembrava adatta all’immagine che il mondo, e soprattutto i nemici, dovevano farsi dei

12. Ivi, p. 173. 13. Ivi, p. 115.

soldati tedeschi: uomini tutti d’un pezzo a cui non passavano nem- meno per la testa le sdolcinatezze romantiche. Solo che non era così, evidentemente: anche i militari della Wehrmacht amavano sognare, o forse ricordare quei sentimenti che una volta avevano avuto tanto peso nella loro vita. Furono proprio loro a invocare la ripresa di Lili Marleen alla radio, nonostante lo stop imposto dal Ministero della Propaganda. E alla fine anche il gelido Goebbels si trovò costretto a cedere, consentendo la programmazione della canzone una volta al giorno, tutte le sere alle 21.55, in coda al palinsesto quotidiano. Lili Marleen in quel momento cessò di essere solo un bel Lied strofico, ma divenne anche un giornaliero grido di speranza agli occhi dei soldati sparsi per l’Europa: pochi minuti, tutte le sere, in cui la vio- lenza di quell’orrendo conflitto mondiale sembrava essere spazzata via dal dolce bacio di Lili Marleen.14

Questo straordinario strumento di propaganda all’estero, in realtà, divenne presto un boomerang per i nazisti. La rete Soldatensender era così ben identificata dai soldati inviati al fronte, da diventare facilmente manipolabile. Bastava creare false emittenti, che sban- dierassero lo stesso marchio, per rovesciare il sistema. Il metodico atteggiamento di Goebbels, sempre attento a etichettare in maniera inequivocabile ogni singolo progetto, in quel caso rischiava di ritor- cersi contro i tedeschi. A notare per primo la falla fu Denis Sefton Delmer, il giornalista inglese che dal 1940 lavorava per il governo di Churchill proprio con l’obiettivo di ramificare la black propaganda. Fu lui a impostare, a partire dal 1943, il progetto denominato Atlan- tiksender, che si proponeva di immettere alcuni virus nel sistema circolatorio dei nazisti: l’obiettivo naturalmente era quello di pre- parare il terreno allo sbarco degli americani, disseminando per la Francia nord-occidentale emittenti fake. Delmer aveva già speri- mentato con successo la metodologia, avviando le trasmissioni di una stazione pensata per disorientare i tedeschi: Gustav Siegfried Eins. Ma il colpo di genio era proprio quello di utilizzare la stessa etichetta ideata da Goebbels per identificare le radio naziste all’e- stero. Soldatensender Calais divenne l’emblema di un progetto che

14. Liel Leibovitz, Matthew Miller, Lili Marlene: The Soldiers’ Song of World War

faceva sfracelli tra le truppe della Wehrmacht: una radio con quel nome non dava adito a dubbi; poteva solo essere uno strumento del Reich. E invece dietro c’erano gli inglesi, pronti a raccogliere i frutti di una sistematica campagna disinformativa. La diffusione radio- fonica fu inaugurata il 24 ottobre del 1943 (sarebbe proseguita fino all’aprile del 1945), e poteva contare su un trasmettitore sotterrato in un bunker nella campagna del Sussex (Aspidistra), che raggiungeva comodamente in onde medie tutto il territorio francese nel mirino delle forze alleate: la sua collocazione strategica, ben difendibile e nello stesso tempo a due passi dal confine, lo rendeva uno strumento perfetto per lo svolgimento del black game.15

L’emittente trasmetteva molte informazioni, facendosi anche portatrice di messaggi personali (tutti inventati dai direttori della programmazione) rivolti a soldati immaginari. Questo spazio con- tribuiva molto a rafforzare nei militari l’impressione di aver a che fare con uno strumento alleato, pensato per essere sempre al loro servizio. Ma c’era anche molta musica. Il repertorio veniva scelto con la chiara intenzione di andare incontro al gusto dei tedeschi; spesso tuttavia risultavano facilmente intuibili le influenze esercitate dal gusto americano, sempre più in voga anche in Gran Bretagna. Nei ricordi dei testimoni diretti spiccano brani jazzistici rivisitati alla luce della tradizione strumentale tedesca, o canzoni molto note in Germania interpretate con una sensibilità inconfondibilmente tran- satlantica.16 I soldati tedeschi abboccavano; spesso preferivano sin-

tonizzarsi su quell’emittente un po’eclettica, piuttosto che adeguarsi al solito servizio radiofonico offerto da Soldatensender Belgrad.

I nodi vennero al pettine subito dopo lo sbarco, quando la black propaganda riuscì a raccogliere i frutti di tutto il lavoro preparatorio iniziato nel 1943. L’emittente inglese continuò a disorientare i tede- schi, diffondendo false informazioni in merito all’avanzata degli alle- ati: localizzazioni sbagliate, operazioni militari inventate, direttive fuorvianti, numeri gonfiati. Tutta questa disinformazione contribuì, perlomeno in una fase iniziale, a ingigantire l’entità dell’operazione anglo-americana. Soldatensender Calais ormai era diventata una

15. Selfton Delmer, Black Boomerang, New York, Viking Press, 1962. 16. Ellic Howe, The Black Game cit., p. 175.

compagnia quotidiana dei soldati nazisti: il grosso del corpo mili- tare non nutriva alcun dubbio in merito alla fonte di quelle informa- zioni. Quando la verità venne a galla, però, era troppo tardi. L’azione bellica in Normandia da ingigantita si era fatta gigante, e i nazisti – anche grazie all’effetto boomerang di quello strumento, che in fondo era nato dalla mente dello stesso Goebbels – si trovavano costretti a leccarsi le ferite della loro stessa arma.