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L’EIAR occupata dai nazisti Un buco nero della storia

1.3 Le radio Soldatensender in Italia

In Italia i tedeschi ci erano sempre andati con i piedi di piombo. Il sistema radiofonico, sotto il controllo dell’EIAR, era tenuto d’occhio dal Ministero della Cultura Popolare. Non c’era bisogno di esami- nare direttamente la programmazione delle emittenti. Il governo sembrava un alleato di ferro, e la presenza di truppe tedesche sul territorio, prima dell’Armistizio, non era così ingente da richiedere un servizio dedicato: bastava eventualmente potenziare la copertura delle radio Soldatensender già attive nel resto dell’Europa. L’occupa- zione di via Asiago nel 1943 fu dunque una sorta di esperimento per i militari nazisti specializzati nelle operazioni radiofoniche.

La sede romana, come detto, divenne un presidio della Weh- rmacht, con tanto di guarnigione militare accampata nell’atrio. I programmi continuavano a essere trasmessi in lingua italiana, ma tutto il palinsesto era sottoposto al diretto controllo degli ufficiali nazisti. Tanto per essere chiari, alcuni militari avevano addirittura dipinto, a lettere cubitali sopra all’ingresso dell’Auditorium B, la scritta: «Soldatensender Italien, aus sender Roma».17 Facile capire

perché, in una situazione del genere, a godere del privilegio dei nuovi dirigenti fossero proprio programmi specifici per le forze armate, come L’ora del soldato. Lo strumento radiofonico, finché durava, doveva incitare alla resistenza nei confronti del nemico.

Dopo l’Armistizio, Goebbels aveva deciso di investire molto nella propaganda italiana. La sezione IV della Wehrmacht Propaganda

(Ausland Propaganda) fu intensificata e installata in due sedi setten- trionali: Milano (Propaganda Staffel West) e Verona (Propaganda Abteilung J). Quest’ultima fu una fondamentale base di smistamento dei materiali provenienti dalla Germania. La musica, intesa come collezione di spartiti e partiture, non era esclusa dal controllo severo del Reich, e passava quasi tutta di lì;18 dopodiché arrivava nelle varie

sedi ormai ribattezzate Soldatensender: in particolare Roma, Firenze e Torino.

Molto di questo materiale, spesso, è tornato in Germania alla fine della guerra. Un cospicuo fondo, tuttavia, è rimasto conservato nell’archivio storico dell’Auditorium Rai «A. Toscanini» di Torino, sotto la collocazione «Repertorio Tedesco». I timbri aiutano a rico- struire l’iter delle partiture. Generalmente c’è un marchio della posta da campo nazista (nella maggior parte dei casi raffigura l’aquila imperiale), che indica l’origine del documento: musica a stampa proveniente dalla Germania. Poi succede spesso di incontrare il timbro «Propaganda Abteilung J», proprio a indicare il canale di distribuzione assegnato dal Ministero tedesco. Quindi seguono gli elementi identificativi attribuiti dall’EIAR: un riferimento al centro di produzione che aveva acquisito il documento, e la scritta «Solda- tensender Italien» (con relativo dettaglio della destinazione). Detto in parole povere: materiale tedesco, smistato a Verona, e quindi finito nelle varie sedi EIAR.

L’Archivio di Torino, come si può facilmente intuire, conserva soprattutto materiale marchiato «Soldatensender Turin». Tutti i documenti del fondo «Repertorio Tedesco», che non riportano que- sto elemento distintivo, sono comunque contrassegnati dalla dici- tura «Soldatensender Italien»: questo potrebbe sottintendere anche una destinazione diversa da quella torinese. Numerose partiture (85 tra opere a stampa e manoscritte) vengono difatti da Firenze, molte altre non riportano alcun dettaglio in merito (e forse potreb- bero essere giunte a Torino da Roma). Ciò che proviene da Firenze è spesso datato in maniera minuziosa: generalmente si va dall’ottobre al dicembre del 1943. Evidentemente, subito dopo l’occupazione di

18. Alcune partiture dell’archivio recano il marchio del distributore italiano (spesso le Edizioni Musicali Augusta), documentando un acquisto sul territo- rio del materiale.

Fig. 2: Marchio nazista stampato su una partitura dell’Archivio Rai di Torino

via Asiago, la città toscana divenne una sede privilegiata del pro- getto Soldatensender Italien. Ma la scelta fu anche dovuta alla pre- senza dell’Orchestra Cetra, a cui è destinato gran parte del materiale in questione (anche in questo caso lo dimostra un timbro ricor- rente). La formazione diretta da Pippo Barzizza fu difatti trasferita a Firenze per un anno a partire dalla fine del 1942: un bombardamento aveva reso inagibile la sede EIAR di Torino. La Cetra dunque si tro- vava nella prima grande città a nord di Roma, proprio nel momento caldo dell’occupazione tedesca.

Fig. 3: Marchio Soldatensender stampato su una partitura dell’Archivio Rai di Torino

La settentrionalizzazione dell’EIAR, successiva all’8 settembre, si avverte anche nell’analisi del corpus. A partire dal gennaio del

1944 divenne Torino il centro radiofonico da destinare alla diffu- sione della musica imposta dalla Germania. Dei 412 documenti conservati nell’Archivio dell’Auditorium «A. Toscanini», solo 85 provengono sicuramente da Firenze. Il grosso della raccolta dunque fa riferimento a un’attività avvenuta con ogni certezza a Torino; lo conferma la carta stessa, che in molti casi riporta logo e indirizzo delle Edizioni Musicali Augusta (Via Po 3). Le date vanno dall’aprile del 1944 al febbraio del 1945, vale a dire proprio il cuore dell’occupa- zione. Sulla formazione di riferimento non ci sono certezze: alcune indicazioni (e alcune segnature) alludono all’Orchestra B: è proba- bile difatti che lo spostamento verso nord di tutto il personale EIAR abbia coinvolto anche quest’organico romano, perlomeno fino al 1945. Ma la maggior parte dei documenti timbrati Soldatensender non riporta indicazioni in merito: sarebbe pertanto azzardato abbi- nare tutto questo fondo all’attività dell’Orchestra B. Senza dubbio si trattava di una formazione analoga, con parte di pianoforte o violino conduttore, e percussioni (batteria, in alcuni casi) sempre presenti: quindi una compagine di tipo ritmosinfonico. E non è da escludere, viste alcune collocazioni assegnate dagli archivisti romani, che lo stesso materiale sia finito poi sui leggii dell’Orchestra B nel dopo- guerra, in seguito alla ripresa delle attività in via Asiago.

Un caso a parte è quello di Milano. Il capoluogo lombardo, a partire dal 27 novembre del 1944, divenne il nuovo cervello dell’E- IAR: il trasferimento della direzione centrale era motivato anche dall’esigenza di mantenere contatti stretti con la Repubblica Sociale Italiana. Mussolini aveva deciso di estendere il massimo controllo su quell’ultimo baluardo radiofonico, con l’obiettivo di ricalcare il modello propagandistico di Goebbels: una stazione pensata per rin- vigorire l’ardore patriottico del popolo italiano. Naturalmente era troppo tardi per mettere in piedi un progetto del genere: l’avanzata degli alleati era sempre più incontenibile, i nazisti arrancavano, e la stessa nazione che aveva sfilato per decenni alle parate dei Balilla ormai vacillava nelle sue convinzioni. Ma il progetto fu sufficiente per tenere lontana la Wehrmacht dal controllo diretto sulla sede milanese. Tanto più che dall’estate del 1944 il comando tedesco aveva scelto un’altra radio da utilizzare come strumento di propa- ganda nel Nord Italia. Si chiamava Radio Fante, aveva sede in Via

Rovani, ed era coordinata da Bruno Spampanato, l’ex direttore del «Messaggero», anche lui costretto alla fuga verso Nord.

L’emittente era del tutto autonoma rispetto all’EIAR, ed era dichiaratamente orientata al sostegno delle truppe naziste inviate in Italia.19 Le trasmissioni del mattino e della sera erano agganciate

al circuito Soldatensender, mentre al pomeriggio la programma- zione si svincolava dalle direttive internazionali. L’imperativo della radio, tuttavia, era quello di fornire un servizio utile ai soldati ancora impegnati al fronte: sia i tedeschi che potevano ancora contare su uno stato maggiore operativo, sia gli italiani che, dopo l’Armistizio, facevano fatica a trovare un preciso apparato di ordini a cui atte- nersi. Radio Fante trasmetteva dai teatri, dagli ospedali, divulgava bollettini, e, in linea con tutte le altre emittenti Soldatensender, si faceva portatrice di messaggi personali per i soldati. Quanto alla musica, c’era una tolleranza nei confronti del repertorio proibito dal Ministero della Cultura Popolare. Ciò che non piaceva al Duce non doveva per forza essere disprezzato anche dai soldati: ed erano pro- prio questi ultimi i veri destinatari del palinsesto radiofonico, che piacesse o no a ciò che restava del regime. Anche questo ideale era in perfetto allineamento con la politica Soldatensender: l’accondiscen- denza di Goebbels nei confronti di Lili Marleen era la prova di un atteggiamento piuttosto diffuso nella direzione delle radio militari. Per questo non deve stupire la presenza di molta musica americana (soprattutto jazz) nella programmazione di Radio Fante.