6. Natura e modalità di esercizio del diritto di appello al Judicial Committee
1.1. Redazione dello strumento classificatorio e scelta dell’oggetto del case study
Come abbiamo anticipato, la classificazione da noi operata si è realizzata in due momenti distinti ma interdipendenti, sui quali conviene ora soffermarsi nel dettaglio.
La prima operazione che abbiamo condotto è consistita nella collocazione di ogni sentenza nello specifico contesto coloniale di appartenenza. In questo modo, alla classificazione per anno di emissione della sentenza realizzata da BAILII abbiamo aggiunto una sistemazione territoriale secondo la provenienza dell’appello che risulterà utile per apprezzare la consistenza dell’opera giurisdizionale del JCPC.
Al termine di questa prima fase di lavoro, abbiamo quindi diviso tutte le sentenze nei gruppi dei 66 diversi contesti coloniali che abbiamo individuato4. Questa operazione risulta necessaria in
vista della realizzazione di un duplice fine: da un lato, essa costituisce la base per un’analisi qualitativa del rapporto tra i diversi filoni tematici che verranno successivamente individuati e i singoli contesti coloniali, la quale permetterà, a titolo di esempio, di considerare le variazioni di consistenza di ognuno di essi in relazione a specifici periodi storici; dall’altro, essa rappresenta la base per l’operazione di selezione di tipo quantitativo, la quale costituisce il passaggio preliminare alla seconda fase della classificazione. Relativamente a quest’ultimo punto, in considerazione della consistenza del lavoro di classificazione corrispondente da svolgere nella seconda fase abbiamo ritenuto opportuno, infatti, escludere i contesti coloniali che, secondo quanto emerso dalla prima fase della classificazione, avevano conosciuto meno di cinquanta interventi da parte del Judicial Committee nel totale di tutto l’arco temporale esaminato5. In
questo modo, il totale numerico delle sentenze oggetto della seconda fase della classificazione si è attestato alle 8759 unità.
4 I 66 contesti coloniali da noi individuati sono: Antigua e Barbuda; Australia; Bahamas; Barbados; Belize;
Bermuda; Birmania; Botswana; British Guiana; Brunei; Canada; Cayman Islands; Ceylon; Cina, Giappone e Corea; Cinque Ports; Costantinopoli; Cook Islands; Cipro; Dominica; Africa Orientale; Caraibi Orientali; Egitto; Falkland Islands; Fiji; Ghana; Gibilterra; Grenada; Guernsey; Heligoland; Honduras; Hong Kong; India; Irish Free State; Isle of Man; Jamaica; Jersey; Lesotho; Malesia; Malta; Mauritius; Nuova Zelanda; Nigeria; Ottoman Porte; Palestina; Pitcairn Islands; Rhodesia e Nyasaland; Seychelles; Sierra Leone e Gambia; Singapore; Solomon Islands; Somaliland; Sud Africa; St. Cristopher and Navis e Anguilla; St. Helena; St. Lucia; St. Vincent and the Grenadines; Straits Settlements; Swaziland; Trinidad and Tobago; Turks and Caicos Islands; Uganda; Virgin Islands; Africa Occidentale; Indie Occidentali; Windward e Leeward Islands; Zanzibar.
5 Le colonie escluse in base a tale operazione sono: Antigua e Barbuda; Barbados; Belize; Botswana;
Brunei; Cayman Islands; Cina, Giappone e Corea; Cinque Ports; Costantinopoli; Cook Islands; Cipro; Dominica; Caraibi Orientali; Egitto; Falkland Islands; Ghana; Grenada; Guernsey; Heligoland; Honduras; Irish Free State; Isle of Man; Lesotho; Ottoman Porte; Pitcairn Islands; Rhodesia e Nyasaland; Seychelles; Solomon Islands; Somaliland; St. Cristopher and Nevis e Anguilla; St. Helena; St. Lucia; St. Vincent and the Grenadines; Straits Settlements; Swaziland; Turks and Caicos Islands; Uganda; Virgin Islands; Indie Occidentali; Windward e Leeward Islands; Zanzibar.
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Conclusa la prima parte del lavoro di classificazione, la nostra attività si è diretta verso la sua seconda dimensione. Quest’ultima è consistita nella distribuzione delle decisioni del JCPC secondo il principio dell’afferenza tematica della controversia sottostante. Tale attività, sicuramente la più impegnativa all’interno della generale opera di classificazione, si è svolta attribuendo ogni sentenza a un macro-argomento: la consistenza di tale operazione non ci ha permesso, infatti, di inquadrare e differenziare al più preciso dettaglio tutte le controversie. Ogni sentenza ha conosciuto, così, una classificazione per una o più tematiche di appartenenza. Tale passaggio, finora mai compiuto nelle opere di classificazione individuabili a livello digitale, è risultato necessario al fine della scelta della tematica e del connesso contesto coloniale oggetto dell’analisi del caso di studio. L’individuazione delle sentenze oggetto della successiva trattazione, infatti, ha risposto essenzialmente a due criteri: in primo luogo, abbiamo individuato una tematica che potesse fornire un materiale adatto alla riflessione sul fenomeno del rapporto tra imperialismo e pluralismo giuridico secondo i canoni già descritti dell’approccio bentoniano; in secondo luogo, siamo riusciti a verificare, grazie alla classificazione effettuata, che tale scelta fosse in grado di ricomprendere un numero sufficiente di decisioni provenienti da almeno tre contesti coloniali diversi, così da poter proporre un’analisi la cui consistenza fosse valorizzata anche da una dimensione comparativa.
Al termine della seconda fase del lavoro di classificazione, caratterizzata da un’attenzione alla sfera tematico-qualitativa delle decisioni più che a quella geografico-quantitativa, siamo giunti a compiere la scelta dell’argomento oggetto del caso di studio. Avendo escluso in prima istanza tutte le categorie comprendenti un numero generalmente esiguo di sentenze e contraddistinte da un’afferenza tematica specialistica e non afferente a questioni di pluralismo giuridico6,
abbiamo deciso di escludere dalla selezione tre insiemi di decisioni ben più consistenti numericamente e potenzialmente rilevanti sotto il profilo pluralistico: la categoria contrattuale, quella amministrativa e quella penale. L’insieme di decisioni rientrante nel primo gruppo, infatti, a fronte della sua consistenza fornisce solo in misura limitata elementi utili a un’analisi del fenomeno pluralistico. Le decisioni nel settore amministrativo, anch’esse abbastanza numerose, rappresentano un potenziale oggetto di ricostruzione dei rapporti tra i diversi livelli del potere pubblico nelle colonie e delle relazioni politico-amministrative tra la madrepatria e i suoi domini più che delle linee di sviluppo del confronto pluralistico tra diverse entità giuridico-culturali inserite all’interno del contesto sociale delle colonie. Il diritto penale, infine, per le ragioni che abbiamo analizzato nei paragrafi conclusivi del precedente capitolo, rappresenta una categoria residuale nel lavoro della Corte del Judicial Committee: per questo motivo, benché essa
6 Ad esempio, questioni attinenti alla navigazione e alla richiesta danni da assicurazione legata a tali
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effettivamente possa costituire una fonte rilevante di sentenze utili per la trattazione del tema del pluralismo giuridico e caratterizzi oggi uno dei settori più rilevanti dell’operatività della Corte, abbiamo ritenuto opportuno concentrare la selezione per il nostro caso di studio su una tematica alternativa.
Al termine di questo doppio intervento di esclusione, quindi, tra le possibilità di scelta della tematica oggetto della nostra analisi specifica rimangono quattro macro-categorie: le decisioni relative ai diritti di proprietà terriera, quelle rientranti nell’insieme tematico del family law, comprensivo anche delle questioni ereditarie, le sentenze sul tema di diritti e libertà religiose e, infine, quelle emesse in relazione ai cosiddetti aboriginal rights. Tutti questi gruppi tematici risultano consistenti dal punto di vista numerico, caratterizzati da una varietà considerevole di contesti coloniali di provenienza delle controversie e utili ai fini di un’analisi del pluralismo come fenomeno insieme giuridico e culturale.
La nostra scelta è ricaduta, infine, sull’insieme delle sentenze concernenti gli aboriginal rights per due ordini di motivi. Innanzitutto, dall’esame di tale categoria possiamo apprezzare il valore autenticamente culturale delle controversie giuridiche: le popolazioni aborigene si trovano ad attuare nel tempo strategie per il proprio riconoscimento all’interno di contesti caratterizzati dall’incontro/scontro con le comunità dei colonizzatori, per molti versi agli antipodi rispetto al loro paradigma socio-culturale di riferimento. La lotta giurisdizionale per il riconoscimento giuridico e culturale ottiene, quindi, in questo settore la piena espressione e rilevanza. In secondo luogo, questo insieme è composto da un numero circoscritto di sentenze, provenienti comunque da una varietà di contesti coloniali sufficiente ad assicurarne la possibilità di analisi comparativa, rispetto agli altri tre gruppi sopra riportati, i quali appaiono eccessivamente nutriti e compositi per l’analisi oggetto della nostra ricerca7.
Il gruppo delle decisioni sugli aboriginal rights è composto da trenta sentenze afferenti a cinque contesti coloniali diversi. Il sottoinsieme più numeroso e più continuo nel tempo proviene dalla
7 Il caso di studio di cui a breve proporremo l’analisi può essere considerato, così, un modello per le future
attività di indagine che potranno essere condotte anche sulle ulteriori tematiche che abbiamo individuato nell’opera di classificazione.
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Nuova Zelanda8, seguito dal Canada9 e dalle Isole Fiji10; infine, troviamo due casi di decisioni
relative a tale tematica in Australia11 e uno in India12. La nostra analisi sul tema si concentrerà,
per motivi di consistenza e di maggiore rilevanza all’interno del panorama imperiale, sui tre contesti della Nuova Zelanda, dell’Australia e del Canada.