• Non ci sono risultati.

I percorsi della poesia

2. La nera costanza 1 Dal titolo al libro

2.5 Spazio e tempo

Le indicazioni spaziali e temporali si moltiplicano nella Costanza. Lo spazio, in particolare, arriva a farsi in alcune poesie il motore dello sviluppo logico e argomentativo, costituendo il testo come attraversamento o perlustrazione tra- mite lo sguardo di un ambiente riconoscibile. Si veda il seguente:

Introdotte dall’alto in sale profonde tagliando nella roccia mani

si scoprono che premono i seni nelle aguzze cappelle alla dea

5 che42 simula partenze o scena di partenza

fino all’estremità del secondo piano dove sta fermo tra due vitellini

di fronte alla donna nuda il busto imberbe

Nonostante lo svolgimento del testo risulti complicato dai pervasivi inter- venti di alterazione dell’ordine verbale a livello di frase e di periodo (responsa- bili di ambiguità sintattiche come quella che coinvolge «alla dea», ai vv. 3-4) e dalla profondità ipotattica (che raggiunge il terzo grado) ottenuta tramite su- bordinate implicite e relative, la ricchezza delle indicazioni spaziali garantisce una resa linguistica adeguata del movimento e dei rapporti spaziali, necessità alla quale sembra rispondere per certi versi anche un costrutto tipico quale il ri-

tardo del soggetto sintattico43 ai vv. 1-2 e 7-8. Un caso esemplare è poi costituito

42  La stampa reca in questo punto «chi», ma accolgo la lezione di una copia con correzioni autografe della Costanza in possesso di Jacopo Galavotti, nella quale la –i è corretta in –e a margine. 43  Su cui cfr. infra pp. 217-18.

dalle Cinque poesie per C. N. Ledoux a Arc et Senans, nelle quali l’occasione (un seminario di architettura dedicato all’architetto francese che progettò la Saline

royale di Arc-et-Senans, presso Besançon)44 si salda alle scelte tematiche e lin-

guistiche; bastino alcuni versi dalla prima e della seconda: «una statua d’aria qui / rivolta appena con gli alluci alle tende» (Cinque poesie per C. N. Ledoux, 1 1-2); «incisa nella mente / ma calma davanti agli occhi / sale in una gabbia a giorno / la più bella scala a chiocciola del mondo» (Cinque poesie per C. N. Ledoux, 2 1-4). Le Cinque poesie sono incluse nella quarta sezione Elementi di stabilità, ma è parlante anche il titolo della seconda, La casa comune. Proprio la casa è il più attestato tra gli spazi chiusi ampiamente diffusi in tutto il libro (palazzi, templi, orti, parchi, giardini), una rilevanza macrotestuale confermata dal trittico finale della seconda sezione, che ne riprende il titolo e culmina in una perfetta sintesi simbolica della condizione soggettiva posta al cuore del libro:

Tutta rivolta verso il sonno 1a 4a 6a 8a

è questa casa. Ospita neri boschi 2a 4a 5a 8a 10a

ed erbe in vene limpide di ghiaccio 2a 4a 6a 10a

s’incurvano alla finestra 2a 7a

Data la pregnanza di questa quartina isolata, centripeta anche nella forma grazie alla coppia centrale di endecasillabi, un’analisi pare quasi limitarne la ri- sonanza. Basterà dire che tutto occorre insieme perché tutto rientra nella stessa catena simbolica: l’orientamento della casa in cui l’io pronuncia il suo discorso («questa casa») è verso il sonno; all’interno della casa stanno, con paradosso che obbliga immediatamente a un’interpretazione figurale, i boschi neri, qualcosa come le profondità indicibili di thanatos; all’esterno invece, il gelo fissa le erbe «in vene limpide di ghiaccio» (con subitaneo scatto corporale: vene), congelan- do il vivente; infine l’incurvarsi e la finestra, oltre che incarnare la chiusura, alludono allo specchio, emblema di Narciso.

Del Bagno ricordiamo, quanto al trattamento della temporalità, due aspetti caratteristici che sono i bruschi scarti di prospettiva e lo schiacciamento sul presente onirico e visionario dell’attualizzazione nevrotica dei fantasmi. Ciò che il generale aumento di oggettivazione porta in dote alla Costanza è una maggio- re chiarezza delle relazioni temporali all’interno del singolo componimento. Al limite tra le due modalità si situa I suoi occhi per questa scena, testo che fin dal titolo vuole essere un richiamo alle atmosfere del Bagno e che infatti mostra nu- merosi segni di sregolamento nella gestione del tempo e non solo. Il montaggio

44  Questa la nota finale dell’autore: «Le cinque poesie sono state scritte in occasione di un seminario sull’architetto e trattatista C. N. Ledoux (1736-1806), svoltosi a Arc et Senans, cui hanno partecipato anche Bianca Bottero, Ernesto D’Alfonso, Marzia Ferrari, Danilo Sansa» (Ortesta 1985, 121).

alternato dei tempi narrativi e commentativi (In / IIc / III?45 / IV-Vn / VI-VIIIc)

mira a rendere percepibile lo scarto temporale al contempo attutendone l’im- patto destabilizzante. La media del libro è invece all’insegna di una più piana sequenzialità dei processi che trova la sua più matura realizzazione in componi- menti come La ricreazione del paggio (che precede immediatamente I suoi occhi, per uno dei consueti effetti di somiglianza e contrasto fra testi contigui), com- posto di quattro sequenze monostrofiche numerate che disegnano con nettezza una progressione temporale corrispondente all’apprendistato alla violenza del giovinetto. Se ne riporta la prima sequenza:

spuntò un muso color di rosa poi la pelliccia tutta intera

il paggio leggero battè un colpo

rimase stupefatto sopra il piccolo corpo

5 che non si mosse più

una goccia di sangue sulla pietra

fu asciugata. Fuori gettò il topo

e non disse nulla a nessuno

La progressione lineare dei gesti è chiarissima, in virtù di un reticolo verbale fitto e dell’uso della congiunzione temporale «poi», ma anche della tendenza di metro e sintassi a porsi tra loro in fase isolando le singole azioni nello spazio del verso (l’unica pausa forte all’interno occorre verso la fine, a indicare forse turbamento interiore o accelerazione dei gesti). Sequenze come queste non sono rare nella Costanza, dove nel caso di testi più brevi possono esaurire lo spazio testuale, dando luogo a compiuti episodi di narrativa minima. Esemplare per atrocità, ma insieme per nettezza di contorni, è il successivo:

La strage durò più di un anno.

Al principio dell’estate

ogni nodulo invase il calore e abbandonato il corpo dell’uomo 5 uscita dall’ano

piccole ali spiegò nello spazio cieca offuscando quei denti e le feci che pure l’avevano allevata.

Nonostante la presenza di un’intenzione narrativa testimoniata dall’adozio- ne di marche linguistiche della temporalità (tempi narrativi e circostanziali di tempo) debba in altri casi venire a patti con la consueta difficoltà a inscrivere eventi e referenti nel testo (discontinuità testuale, giustapposizione sintattica,

45  Il punto interrogativo vuole indicare l’assenza di verbi di modo finito e la conseguente impossibilità di determinare il piano temporale di riferimento: «bello senza piovere / con fatica di buio e di vento» I suoi occhi per questa scena 7-8.

assenza di punteggiatura, opacità dei referenti),46 si deve comunque riconoscere,

anche in virtù del deciso incremento dei tempi narrativi a livello macrotestuale, che nella Costanza appare un’inedita profondità e stratificazione dei tempi.