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Verità e comunicazione ovvero la verità incomunicabile

Nel documento Schermi di carta (pagine 82-84)

Sandro, nell’ottica dell’amputazione di Fiona da se stesso, matura la decisione di rendere la bambina un ordigno, pensando di liberarsi con una sola deflagrazione sia dell’indifferenza, sia della sconfitta che lei incarna:

«Che ne sarà di lei?» sussurro a Maura, prendendole la testa tra le mani. «Lo vedi anche tu che ne sarà», mi sussurra lei, con una tale serenità negli occhi da infonderne un poco anche a me. In questa calma tantrica, ancora incommensurabilmente lontana dall’orgasmo, contemplo il profilo di nostra figlia. La gelatina ocra [esplosivo al

plastico] che sporge dalle tasche del suo giubbetto è identica a quella del vecchio

Gled assorbiodori, ma io so bene che non c’entra niente con i deodoranti per la casa. [F116]

Il disturbo della figlia segna un confine che Sandro sente come invalicabile, un muro che nessuna interazione potrà scalfire. Già dalle prime righe del romanzo appare scoraggiato, arreso all’evidenza dell’incomunicabilità; quella stessa incomunicabilità in cui anche il padre si dibatte; sballottato nel suo mondo di finzioni lavorative e relazionali, Sandro vede in Fiona il riflesso odioso della propria esistenza, della propria impossibilità al dialogo. L’affetto e l’approvazione che ricerca nella bambina sono da leggersi come un’autoassoluzione, una riconciliazione che punta a rimarginare una spaccatura tutta interiore del protagonista, destinata a non trovare realizzazione se non nella finzione ulteriore del mondo onirico. Chiusi in uno spazio claustrofobico, padre e figlia vivono come impenetrabili monadi da cui non vi è uscita se non nella protezione uterina del silenzio che tutto sommerge, avvolge e nasconde. Ed è proprio la limpida volontà di nascondersi che porta Sandro a ritirarsi in luoghi solitari e umidi tanto simili al pozzo in cui sente che sua figlia è rinchiusa; e all’opposto, a nascondersi in piena vista, immerso nel traffico e nei supermercati affollati, in cui ciascuno gode di una incredibile e impenetrabile invisibilità. I non luoghi della modernità, i templi del consumismo danno a ciascuno l’illusione della partecipazione che si declina inevitabilmente nella sua degenerazione: l’esclusione.

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I personaggi di Fiona e di Sandro si rivelano sempre più chiaramente come parti diverse di una stessa unità:

Quanto condivido della mappa genetica di Fiona? Più del grano, credo. Più dell'eucalipto. Mia figlia sarebbe un mio simile, in teoria, un mio simile di lingua creola, imprigionato e imbavagliato in fondo a un pozzo. Non sarà che in quel buco Fiona chiede di restarci? Non sarà che chiede proprio di tenerle lontano la superficie, la luce, le parole, che chiede di non essere più disturbata, mai più? Non sarà che amarla può significare soltanto mettere una bella pietra piatta sull’apertura del pozzo? [F 194]

L’incomunicabilità di Sandro, messa a nudo dall’autismo della figlia, si manifesta nella sua ribellione all’omertà autoimposta, al silenzio del pozzo in cui anch’egli si sente rinchiuso: diverse volte nel corso del romanzo confessa di essere Minemaker, ma in un mondo in cui la finzione è parte integrante del tessuto connettivo culturale, nessuno gli crede. La verità è relegata a battuta di spirito, a motto divertito e ironico che distoglie dalla monotonia. Le confessioni di Sandro non sono mai leggere o ironiche, sono sincere: vorrebbe davvero potersi liberare dal peso di tutte le sue menzogne per poter abbracciare finalmente la verità nella sua nudità perfetta, ma ottiene come unico risultato di seppellirla ancora più in profondità, di nasconderla sotto la superficie increspata della finzione. Sembra quasi che la sua condanna sia quella di non essere creduto, una Cassandra che vorrebbe farsi vestale della verità e si ritrova ancella della finzione.

Cercavo una frase che potesse liberarmi, anche solo un paio di parole che potessero inchiodarmi alla verità e farmi smettere di esitare, di sperare ancora che il germe del

bene arrivi con la bocca ferita di Maura e maturi in tutta la sua pienezza. Cercavo la

sentenza che rivelasse l’albero morto che sono. Ovviamente la ricerca non produceva altro che mozziconi di frasi inutili, freddo in fondo al palato. [F 141]

Sandro incarna l’impossibilità di trasmettere la verità, si fa esempio esplicativo di meccanismi che agiscono molto più profondamente, intaccando il tessuto culturale stesso della società: la verità è divenuta marginale nella vita del protagonista come lo è divenuta in quella di tutti quanti. Questo spostamento ai margini che la verità ha subito è dovuta in larga parte alla televisione e al modo in cui essa trasforma la realtà. L’unica cosa che conta non è il contenuto della comunicazione, ma la comunicazione stessa. La televisione si basa su un continuo flusso di informazioni che divenendo eccessive finiscono per

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svuotarsi del proprio significato mutandosi in ecolalia. In un mondo di parole che comunicano, ma non informano, non c’è spazio per la verità che diviene inudibile, se non del tutto superflua.

L’informazione televisiva si rivela approssimativa e priva di approfondimento proprio perché essa non cerca di scoprire e trasmettere la verità, ma cerca solo di mantenere vivo il contatto coi suoi fruitori. La comunicazione si basa sull’accumulo masturbatorio di opinioni forti, in cui riconoscersi o da cui distaccarsi, ma sempre con un movimento totalizzante che non conosce sfumature. Si configura una realtà culturale desertificata in cui le parole e i loro significati sono state sostituite da frase vuote, che riecheggiano grandiosamente svelando a un osservatore attento la loro vuotezza. Tale vacuità di informazione è lampante nei capitoli in cui Sandro, incalzato dalle domande di un giornalista, risponde sciorinando a caso una serie di citazioni messe insieme dai suoi collaboratori, ma di cui neanche lui capisce il senso: «Ma dove ha copiato tutta questa roba Diesel?» [F 82]. Capire non è importante, l’importante è parlare, dichiarare, insomma, esserci: questa è l’unica verità che importa, l’unico e innegabile riscontro che il pubblico cerca.

Nel documento Schermi di carta (pagine 82-84)