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CAP IV AVVOCATI E VISDOMINI 4.1 L’ufficio di avvocazia

4.4. I visdomini Giovanni di Tado e Ottaviano

(44) Sul conte Schinella si veda Castagnetti, Le città cit., p. 133; p. 214 per la sua magistratura di console nell’anno 1166.

(45) CDP, III, n. 927, 1168 aprile 1, Rialto.

Nel quarto decennio del secolo XII l’ufficio fu assunto dal giudice Giovanni di Tado, già attivo dall’inizio del secolo (47) e primo nel folto gruppo di consoli cittadini, che testimoniano con la loro presenza l’avvenuta costituzione nell’anno 1138 del co- mune padovano (48). Egli, che nel placito vescovile in Piove del maggio dell’anno 1137 è collocato fra i giudici senza qualifica ulteriore (49), un mese dopo appare investito dell’ufficio di vi- sdomino (50), dando l’assenso ad una vendita dei marici della

terra Saccensis: nell’atto viene definito vicedominus istius patrie,

ponendosi in evidenza, con questa espressione, il collegamento tra l’ufficio e il governo del distretto saccense.

Con la qualifica di visdomino assiste al placito dell’anno 1140 (51). Per il periodo seguente non abbiamo rinvenuto docu- mentazione ulteriore. Rimane da precisare che la famiglia dei Ta- di non può [99] essere considerata come inurbata dalla Saccisica (52), come sarebbe avvenuto anche per quella di Lemizo di Aica (53).

Scomparso Giovanni di Tado prima del 6 giugno 1147 (54), assunse l’ufficio di visdomino Ottaviano, che lo mantenne duran- te tutto l’episcopato di Giovanni, che si svolge negli anni 1148- 1165, e, in parte, per quello di Gerardo. Ottaviano appare per la prima volta nell’anno 1149, quando assiste, dopo Manfredo di Abano e Ugolino da Baone, all’investitura effettuata dal vescovo Giovanni a Marsilio da Carrara di tutto il feudo che questi dete-

(47) Si veda Castagnetti, Le città cit., pp. 114-117.

(48) CDP, II, n. 339, 1138 maggio 13, Padova, già edito in Ficker, For- schungen cit., IV, n. 108 e riprodotto anche in Castagnetti, Le città cit., app. II, n. 3.

(49) Cfr. sopra, t. c. nota 68 di cap. III.

(50) CDP, II, n. 318, 1137 giugno 12, Piove. Cfr. sopra, nota 64 di cap. III.

(51) Doc. dell’anno 1140, citato sopra, nota 75 di cap. III. (52) Rippe, Commune urbaine cit., pp. 678-679.

(53) Cfr. sopra, t. c. nota 71 di cap. III.

(54) CDP, II, n. 490, 1147 giugno 10: i figli del fu Giovanni di Tado donano al monastero di S. Cipriano una massaricia nella Saccisica.

neva dalla chiesa padovana (55). Nel periodo seguente assiste ancora ad atti del vescovo (56), nonché ad atti di altre persone, come ad uno di Manfredo d’Abano (57). Assiste o interviene in modi attivi in atti che concernono le comunità della Saccisica (58), la pieve (59) o transazioni varie (60). Appare fra [100] i

(55) CDP, II, n. 521, 1149 settembre 5, Padova, palazzo vescovile. (56) CDP, II, n. 556, 1152 gennaio 7: refutazione di Rolando da Cura- no; n. 594, 1153 giugno 12: investitura vescovile delle decime alla chiesa di S. Giustina di Monselice; n. 629, 1154 ottobre 30: trattative per il fodrum regale (cfr. sotto, t. c. nota 12 di cap. V). Ottaviano visdomino viene ricor- dato con frequenza nel processo Giustini (cfr. sotto, par. 12.3.) e una volta anche nel processo Farisei (sotto, nota 40 di cap. XIII).

(57) CDP, III, n. 791, 1162 novembre 3, Padova, nella casa di Manfredo d’Abano (per il personaggio cfr. sopra, nota 39).

(58) CDP, III, n. 684, 1157 agosto 25: tre marici di Sacco con Ottaviano visdomino vengono a compromesso con il monastero veneziano di S. Maria di Carità per lavori compiuti intorno al fossato e alla fratta del villaggio di Piove (cfr. sopra, t. c. nota 62 di cap. III).

(59) CDP, III, n. 700, 1158 maggio 9: Manfredo giudice arbiter electus per una controversia tra l’arciprete di Piove e un suo colono.

(60) CDP, II, n. 550, 1151 luglio 31 = Lanfranchi, S. Giorgio cit., II, n. 235; CDP, II, n. 572, 1152 settembre 27, Piove: alla vendita dei figli di Rambaldo Teutonicus assistono Ottaviano visdomino e il figlio Castono; CDP, III, n. 668, 1156 novembre 7 = Lanfranchi, S. Giorgio cit., II, n. 272, Codevigo: i vicini di Rosara e Melara vendono un appezzamento al mona- stero di S. Giorgio con il consenso di Ottaviano visdomino; CDP, III, n. 673, anno 1157: refutazione di Domenico di Steno al vescovo padovano; n.705, 1158 novembre: Ottaviano, elencato dopo Manfredo d’Abano e Dali- smanino e prima di Lemizo di Domenico di Aica, assiste ad una sentenza nella curia relativa alla controversia sul feudo già di Domenico di Steno; n. 723, 1159 aprile 17, in turre episcopi: investitura vescovile di un feudo in Piove; n. 742, 1160 giugno 18, Padova: teste con Ungarello, dopo Albertino da Baone e Alberto di Arnoardo (de Celsano), ad una permuta tra il vescovo e l’abate del monastero di S. Maria di Praglia; n. 745, 1160 agosto 24, Pa- dova, palazzo vescovile: assiste, dopo Manfredo conte – di Treviso (cfr. Castagnetti, I conti cit., pp. 47-48, nota 179) –, Marsilio da Carrara, Ugolino da Baone, Alberto di Arnoardo (de Celsano o Sossano) e Ungarello, ad un’investitura vescovile di feudo a Guido Tempesta (ibidem, loc. cit.; Borto- lami, Fra ‘alte domus’ cit., p. 9, nota 22); n. 765, 1161 luglio 24, ancora sul feudo per eredi di Domenico Steno; P. Sambin, Altri documenti padovani del secolo XII, «Archivio veneto», ser. V, CIII (1961), n. 4b, 1177 maggio 20, Padova: testimone in Padova alla pubblicazione di un testamento al co-

testimoni ad una seduta giudiziaria di giudici delegati dal vicario imperiale (61).

Il visdomino sovraintende alle funzioni locali di polizia; esige che i trasgressori vengano alla sua presenza, che si dichiarino di- sponibili ad accettare il giudizio, fornendo per questo pegni ade- guati: in un’occasione, di fronte al rifiuto di Taxio dei Giustini di «dare wadiam» ovvero di impegnarsi a ripresentarsi e a sottostare al giudizio, Ottaviano colpì il ‘renitente’ con un bastone, facen- dolo sanguinare alla testa, ottenendo così il suo impegno (62).

Il visdomino assicura lo svolgimento di liti giudiziarie. Ab- biamo ricordato che i primi atti della controversia fra i monasteri veneziani di Fossone e di S. Cipriano per beni in Piove si erano svolti al [101] cospetto del visdomino Ottaviano (63). Alla sua presenza si svolgono altri atti in Piove: nell’anno 1173 varie per- sone prestano garanzia per certo Melio che aveva bruciato le case del gastaldo del monastero di S. Zaccaria (64); l’anno seguente (65), con l’arbitrato anche di due giudici, al cospetto del visdo- mino, avviene la restituzione, a seguito di una transazione ovvero di un compromesso, di alcune terre già donate da altri al mona- stero di S. Cipriano.

spetto del conte Manfredo ovvero Manfredino, come viene generalmente denominato (sul conte si veda Castagnetti, I conti cit., pp. 154-155 e pas- sim).

(61) CDP, III, n. 833, 1163 novembre 5, Monselice.

(62) Doc. dell’anno 1199, citato sotto, nota 42 di cap. XII: teste Martino di Presbitero Vitale.

(63) Doc. dell’anno 1168, citato sopra, nota 37.

(64) P. Sambin, Nuovi documenti padovani dei sec. XI-XII, Venezia, 1955, n. 45, 1173 giugno 21, Piove: è presente il giudice Pietrobono, in altre occasioni in Piove accanto al visdomino Ottaviano (cfr. sotto, t. c. nota 40 di cap. XIII). Segnaliamo tra coloro che prestano garanzia Marco di Bruscola (teste ad un atto più tardo del processo Farisei: ACVP, Diverse, I, = t. 31, perg. 39e, 1207) ed Enrico di Armanno o Ermanno (cfr. sotto, par. 12.4.2.), che appartenevano al gruppo parentale dei Farisei, Gumberto di Lantelda appartenente al gruppo dei Giustini (cfr. sotto, par. 12.3.). Il notaio rogatario è Iacobo, il medesimo che roga l’atto vescovile di investitura ai Farisei dell’anno 1186 (cfr. sotto, par. 12.4.).

(65) CDP, III, n. 1157, 1174 ottobre 9, Piove, presso una torre, proba- bilmente di proprietà vescovile,

Non abbiamo rinvenuto ulteriore documentazione significati- va sull’azione di Ottaviano nella Saccisica. Una sua donazione

pro anima di due mansi in Boione alla chiesa di S. Maria della

Mansione del Tempio in Padova (66) dovette precedere di poco la sua scomparsa.

Poiché non conosciamo di Ottaviano vicende anteriori all’assunzione dell’ufficio di visdomino né conosciamo la fami- glia di provenienza, riteniamo che proprio l’ufficio svolto abbia costituito la base per un’affermazione sociale, fors’anche econo- mica, che, conformemente alle condizioni dell’età comunale, po- teva tradursi con immediatezza in affermazione politica. Egli as- sunse la magistratura consolare cittadina, certamente per due vol- te, negli anni 1166 (67) e 1173 (68), dando origine ad una fami- glia ‘consolare’: consoli furono [102] il figlio Malpilio (69) e il nipote Rolando (70).