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PARNASO
DEGL
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ITALIANI VIVENTI
VO LUME XXII
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ffl..iij 'SJUT' ry?r~:y Ì.A ÉLt
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POESIE
DI
DIODATA SALUZZO
TORINESE
TOMO
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»
dellasocietà letteraria
M DOCCI
I
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IVMWlW«W* V
"
V»~/W»/v»/«Noncantonoper gloriosa farmi;
Mavopassandoilmar", passandol’ore
,
Einvece deglialtruicantoimiei carmi
.
Zappi
ALL’ ORNATISS. UOMO
IL SIGNOR
GIUSEPPE SALUZZO
DI
MENUSIGLIO
G. R.
Era
ben dovere che rivedendoper operamia nuova
luce queste colte e gentiliPoesie,fosseroesseintitolate achin’erastatol’anticopromotore, a chi permezzod’unaaccurataedu- cazioneaveafattesviluppare inuna
tenerafiglia quelle qualità, che la rendono adessouna
de’più. carior- namentidelsesso.Pochiamio
cre-DigitizedbyGoogle
derevorrannopersuadersichelamag- giorparte di questiversi sial’opera d’unagiovinetta,chenon avea com- pitoilquartolustro;eche avendolo adessodi pocovarcato, mostracoi nuovi componimentidicuivaador- na questaRaccoltaquanto l’Italia
può
ripromettersiun
giornodaLei.
Gradite, gentilissimo Signore,que- stoattestato distima particolare;si-
curo che ne ricevereteda chiunque avràilpiacere dileggere,e
d’ammi-
rarquestiversi
.
AI
MIEI GENITORI
PIGMALIONE
CANZONE
Legio signoreun tempo, Illustre figlio di
famosa
schiatta,Ebbe
nel vasto albergounpìcciol loco ,Ove
candidapietraAd
(ogniguardoaltruiteneasottratta:Et
givaa poco a poco Artefice divinoCangiando
inninfabella Ilsasso alabastrino:Cosìseungiornoattempo Interamentenon morrò}dicea:
DigitizedbyGoogle
6 Questamirabil
Dea
Eterneràmiofragile destino;So
chebarbaramortenons’arretra, Perch’èdelfatoancella,Ma
lamiavitad’una
nubeoscura Tuttanonpuò
coprirV
etàventura.
O
nobilfabbrod’una
nobilopra, Pigmalione,anch’ioDi
gioviliMusa
ilsimulacroeressi:Un
velche la ricopra Pietoso almiodesioOh
ritrovarsapessi!Ma
nonilveld’obblio.Il veld’accortoindugioy
Che
silevassesoloalmorirmio.Poichétuasortefiera
Al
crudorammentarV anima
trema,E
ricerca neltempoilsuo refugio:Che
sequest3opraaltera All’opratua somiglia, InvaghirmenetemoQual madre
cieca divenustafiglia:7
Ma
sediMusa
in veceDal
mioscalpello umileDeforme
mostro,ahimè!surse,esifeceChe
sarebbe dime
,fabbrogentile ?Ahi
solun
cuore avvezzoA
viipensierpuò
tollerar losprezzo.
E
s’ancobellafosse,E
che liberamentePel
miovoler sengisseinfra la gente,Qual
timidafanciulla,Gli’amabiletrastulla
,
Le
guancetenerellesifa
rosse S’unostranierlaguata,O
selamadre
irataLa
cara fantoccinale ritoglie, Così vergognosettaLa Musa
semplicettaRitrosa andrebbecerto' \
SottoVocchio severo
D
osservator chenelibrasseilmerto.
Ah!
sarà meglio assaiChe 7
vel pietosononsilevimai.8
Come
tufesti,ocoltoDelV
isoladiCiproalmosignoreiAlla Veneretuatutto rivolto ,
A
leieh’èmiafattura L’intatta fronteepuraAd
ogni giorno fregieròd’unfiore3Sinchevagadiventi
Tantoche’l chiarodinonlaspaventi ,
E
possadirconnobilecandore:Sotto notturno
ammanto Andai
celataavui}Sol percheVoprad*
una
donnai’fui;Dessa
ilpensiermipalesò nel canto,Ed
iofuggendodallosguardoaltrui ,Feidolci enon famosiigiornisui
.
Ahimè
!eh*indarnochiamoU
oscuritate3ebramo Celar gelosamenteX
sensi eleparole:Ahi
che*ldestinnoivuole.Padre.che chiedimai ?
Padre,’ltuo
nome
d’un
novello fregio9
Uopo
non ha;conlasagace menteTu
Vonorasti assai;E
* Vesserfiglia tuatutto7
miopregio.Perchè
7
miocorso spingi Sovraquelmar
crudele?E a
combatterm’accingiQuelflutto altier,che sordoallequerele L*altruisperanze procelloso inghiotte ?
Deh!
sespezzate erotte Saranno poiV
antenne,
Chi mi daràdi
Dedalo
lepenne
?Ah
eh*io resistoinvano Collapaternamano
!Se
disvelilaMusa
}ahJ’lasciaalmeno Scolpito7 nome
tuoSullaserenafronte ,
Suldisadorno seno:
Di
tue belV opre conte }Come
d'unfregio suo,Andrà
superbaechiara.O madre
dolceecara Il vuoi tupur
?
....
Se
tuevirtutiimpronteDigitizedbyGoogle
IO To potessi lasciarne'versimiei,
Come
tu*lbramipilisecura andrei.Canzon,
s’alcun$’avvedeDi
tuavenuta,echiede Chitipalesacolletuesorelle,
Poichédel tuopoeta,
Che
solitarie felle, Il ragionarlovieta,Rispondi:
Ad una
figliaComanda
ilgenitorquando
consiglia.II
SONETTI
INVITO AL CANTO
i.
P
astorelle gentil,finche la rosa Piegailvirgulto sullamolleerbetta,
E
chesu’vanniazzurriilvoi,eh’ affretta Ilfrescozeffiretto,inleiriposajFinche da frondia’caldirainascosa Ilcantoscioglievagaallodoletta
,
Finché in breveconfin corre ristretta L’ondachespumasullaroccaannosa; Suquellaverderivaa’ raidel sole
L’Oreadichiamiamcintedifiori ,
DriadieNinfe adintrecciar carole£ Noicanteremosulprimier mattino,
E
delle selveiFauniabitatori Bisponderannodalpendiovicino.DigitizedbyGoogle
VITA PASTORALE
il.
Indorailsoleilrusticomiotetto,
E
m’invitatornaralverde bosco$Salutarilmattinèmiodiletto,
Quandoilgiorno succedeall’aerfosco. Premalamorbidezzailvanoletto
,
Cuidannoè’lsonno, edilriposo è tosco Vegliilsozzolivor,edilsospetto, Chesospetto e livori’nonconosco.
Solatalor col crine inanellato, Peregrina su Pindo andarmipiace.
Cintadi fresche roseilplettroaurato
.
ÀI mioritorno siedo ingremboa’ fiori ,
Delsolnascentealladiurnaface
,
E
son1’aureeiruspelliimieitesori.
i3
L’ AMOR
DEL LUOGO NATIO
III.
Quando
sorge’lmattin sorgendo anch’io?
In verdepraticelmeno’lmiogregge, Involontario’lcuor per guida elegge Ilcorsobrevediquel chiarorio.
Deh! dimmilacagionchealpiedemio Senzaeh’io
men
avvedaimponlalegge,
E
ipassimiei costantemente regge Cosìch’aimargostessoognorm’avvio.Ah
nonè giàperchè più dolcesiaL’ombrainquel luogo,o l’erba sia migliore,
Piùfrescal’aura, opiùpianala via,,
È
solperchèioscorgo,oscorgercredo Laterrau’nacqui,epervirtù delcuore Gliaffettimieicolà raccoltiiovedo.
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*4
IL
BAGOLO D’ AGLAURO NOME ARCADE
DI FAUSTINA MARATTI
IV.
Questobacoloverdea
me
lodiede Ireneilgiornoch’io la vinsialcanto:È
bello assai,ma
purs’iol’amo tantoNon
èper suabeltà,com’altricrede.Già l’ebbe Irene, aleineprestofede.
Da
quel canutovecchiarelloAlcanto,Quel cheinAusonia had’essersaggioilvanto;
Ei l’ottenne qualvate insuamercede.
Ma
invidiatemi,oNinfe!Un
dìd’Aglauro Questo bacolofu,d’Aglauro vaga, Ch’italicarmife’suonareall’etra.Pastorellanefeceilsuo tesauro;
Io pastorella l’ebbi,epure,ahi!paga
Non
sono ancor!doveandòmaisua cetra?i5
IL MATTINO
i
' v.
Levatisuso,Elpin:
dammi
lamoltra.Dall’anticodoverionont’assolvo: Già scuote Auroraladivinacoltra,
E
ungran disegnonellamentevolvo.
Sorgi:negletto’lcrin rattotispoltra;
Tu’llattepremerai,edio risolvo Dell’usatocamminandar piùoltra,
E
giànelbiancolintuttam’avvolvo.
Un
panieriniovo’dipomicolmo.Voglioun nappodi latte, equindiall’ombra VadoAmarilliadaspettard’un olmo. Dirosecingeremlenostrechiome
Coltealcespuglio,che quel pianoadombra;
Ella’lmiocanterà,io’lsuo belnome.
Snluzzo T.I. 3
DigilizedbyGoogle
i6
IL DONO
vi.
Sopralostessosteicresceanduerose:
Nascerle vidi,aprirsiapocoapoco, Piegarsientrambe,e nello stesso loco D’uncespugliocader chelenascose.
Due
pomavidi sulle piaggieerbose,
CuischerzandoNaturaavea pergioco Delsolorientai esposti al foco Unitisì,chenonpareanduecose
.
Colsilepoma,elerosecercai Traquellefrondi,edallagiovinGlori Lebellerose eibeipomirecaij
E
baciandoladissi:un dono,ocara.Eccoti;in questi frutti e in questifiori
Come
tum’ami,ecom’iot’amo impara.I
L
* i7
VOTO
VII.
ProtervoFauno,chesaltellie ridi
,
Dammi
’ltuonappo,eh’ è dinettar pieno3
Certo
meno
leggiadro, e riccomeno È
queldiBacco,ediol’egualnonvidi.
Domaniall’alba, se di
me
tifidi ,Ti darò bianco agnel conroseofreno:
Jer lo vedestiancor neicampo ameno.
Doveleallodolettehannolornidi
.
Non
mispingeall’inchiestaingordasete 3L’acquadei fontea
me
bastòfinora, Nettareame
sonFondepuree qruete.
Ma
voglio solquelnappoalNume
amico Offrir in olocausto,atfin eli’ognora Eiserbiame
quelmioriposo antico.DigilizedbyGoogle
i8
L’ACQUA DELL’OBLIO
Vili.
Cade
nelmareilsol;guardatiIrene D’entrarnell’acquediquelchiarorio:Per lungogiro egli dalgremboviene Difiume, c’haunpoter funestòe rio.
Pastoreun tempofu;barbarepene Gli dièninfadelmar, ond’eimorio:
Venereinondalocangiò;laspene
Fama
èchenonperdesse, edildesio.Ma
’lcielpietosoal finoprò cotanto,
Ch’insensibil divenne,e chisibagna Inlui,stupidoprovaefreddo incanto.
Fuggiamlavenadel funestoumore.
Cara, fuggiam;iotisaròcompagna,
0
Tirsi, eLesbiascorderàtuo cuore.*9
LA
COLLINA DEL PO
IX.
i
O
collinetta,che poggiandostai Dell’Eridansullafioritariva,E
che’n tuo vago senricetto daiA
unaleggiadramagionettaestiva•,Come
seibella,quandode’suoi rai L’Occidentalcadentesoltipriva;
E
quandodisplendor candidie gai Lapallidettalunatiravviva!Come
sei bella,quandofrescaaurora Dietro tue cimesorge,eamabilmenteIpoggituoiverdi fronzutiindora!
E
comenelmiosen posenaturaUn
cuor chetuttavede,etuttasente Latuabellezzasemplicettaepura!DigitizedbyGoogle
ao
IL BALLO
x.
Quando
fervoriledanze,e ’ndisegnale Errorsivoi ve’1pièsopral’erbetta.Certonoiniego,vividam’assale Scossadi gioja,cheimieipassi affretta
.
Un nume
parmi chemicingad’ale Rapidopiùche rapidasaetta.
Tu
miguardi, turidi? e’1geniale Piacer motteggi accortaevezzosetta?Pursappi,amica,ch’aliaprimaetate Careledanzefur de’
Numi
stessi.Ne’sacrifizi,e nellepompeusate.
Nè
solpiaccionoanoi;ma
suque'lidi Cintidi scogliorrendiedinaccessi Danzailselvaggio alsuond’acutistridi.
2r
LA SERA
XI.
Aurettafigliadellanottebruna, Chedolcedolcesussurrandovai,
'
E
alquetoraggio dellabiancaluna Inmezzoa’ fiortranquillamentestai;April’alidi rose,epoiraduna Tuttigliodoripiùvivaci e gai,
Nè
integra lascia pianticellaalcuna:Che uninnoinpremioditaldonoavrai
.
Ma
quigliporta,dov’iosiedo sola Dolcecantando’lcrind’Aglaja,e’1cinto Dileiche’lpomo
disputatoinvola.Forseeh’ io cessi’lcantohaitu desio?
Ilcesserò:sì,bell’auretta;hai vinto;
Grata è tua voce piùdelcantomio.
DigitizedbyGoogle
I
L
DESIDERIO MODERATO
xil.
Dammi
semplicegonna,e ghirlandella Ond’iocircondi laserenafronte,E pommi
allumedi vivace stella Su’lidierbosi ditranquillo fonte.Dammi
unaloggia solitaria e bella Tra frondaefrondadelfioritomonte, Doveposi lafidarondinella, Providamadre,Falibruneepronte.11mollelusso,lelascive feste, Ildolceinganno,lalusinga,e l’arte Volganolungelelorcureinfeste.
Meco
solsirimangailmioriposo,
E
quelNume
chespandeinsumiecarte Piacer eh’ è alvulgoeternamentoascoso.a3
T
IT IR 0
E
L’
OMBRA DI NICE
XIII.
O
anima bennata,orche t’immergi Delsoleternonegl’immensirai,
Tu
sullenubi maestosat’ergi,
Iolanguo aterra, etu noi vediesai!
Ah
troppo soprame, donna,t’emergi!.
Ah
potessi scordarquantot’amai?Mieicrudi affanniperpietà dispergi,
O dammi
forza ne’mieilunghi guai.Titiro disse;frasinghiozzi uscita Yintalavocedal dirottopianto
Fu
pertrevolte sulsuo labbro udita.
Xj’ombradiNicedall’eternastanza Lietadisceseadaleggiargliacanto
,
E
godette mirarlasua costanza.DigitizedbyGoogle
PEL GIORNO
NATALIZIO DI FILLE
INPRINCIPIODI
PRIMAVERA
XIV.
,, Incestellino di leggiadrifiori
DormialapargolettaPrimavera,
Delpicciolsengl*irrequieti avori Coprialachiomalucidaleggiera
.
Erapinta di vividi colori Laritondettagota lusinghiera,
E
de’piùvispi giovinettiamori L’accarezzavalaridenteschiera.L’óra colseleroseaduna ad una,
Conquelleroseletoccò 1belviso,
Ond’ella apri la pupillettabruna,
E
sogguardando suo novel soggiorno,
Salutò conuntimidosorriso
„ U
sacroaFilleavventuroso giorno.
a5
PER LA STESSA
xv.
j, Ilsacro a Filleavventuroso giorno,
Soavementesussurrò1’auretta
,
T’invitaa far tranoi dolceritorno, Bambolinagentilevezzosetta
.
Vatenovel, novellamente adorno Dighirlandella lasuacetra eletta, • Ovefremel’altierrapido corno Delmagnofiumed’Eridan,t’aspetta.
Non
maida ninfaodapastoreuditoUn
inno aFilleconsacrò;d’unfaggio Sullascorza recisaeil’ha scolpito.Recaloallagrandonna;ituoi tesori Recale insiemcolmeritatoomaggio
5,Incestellino di leggiadrifiori.
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LA GLORIA
XVI.
Qual
farfallettache d’intornogiraAd
unnotturnoscintillantelume,E
rattosenteincenerirlepiume,
Trascurateli,epurnonsiritira;
Volamia mente,cheagrancoseaspira.
Ove haseggio di gloriailvano
Nume
:AltoRagionlegrida;iltuocostume Segui piùd’uneh’ inva.n ornesospira
.
Ellanonsente:suocamminoaudace Calcaverso l’eterna e
somma
sfera,E
dietro lascial’innocente pace.Oh
cieca!ohfolle!Chevarrà l’alloro, Benchécingesselamiafronte altera, S’avrò perdutoilmaggiormiotesoro?a?
LA PASTORELLA
E
LA CITTADINA
XVII.
O
rusticavezzosaforosetta,*
Che misogguardi mesta,epoi sospiri.
D’unostatomaggiorinvidiosetta,
Uno
statomaggiordunquedesiri?Nè
tipiacevederlatua neglettaE
biondachiomain tortuosi giri.Da
roseo nastro sultuocapostretta,Nè
piùlatuacandidavesteammiri? Semplice! tunonsai,l’aurate anellaQuantocostino adonnaeccelsa egrande,
Perarte solnonper naturabella.
Col tuo vermigliovivido colore Benvorrebbe cangiarl’alteghirlande,
E
iricchipannie’lsuo superbo cuore.
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s8
LA FANCIULLEZZA
XVIII.
O
fanciullini,cuisidolceeviva Giojasipingenelserenoviso,
Deh
!dondenascequell’ allegroriso?Quels»vivopiacerdondederiva?
Sivolge forsed’amarezzapriva Vitaimmaginpervoi delparadiso?
O
nonperancoha’l vostrocuor conquiso Lacieca alata ingiusta instabildiva?Ali! nelvedervimi rammentoanch’io Com’eralieta in quell’etàmiasorte, Com’erasoddisfattoognidesio.
Chesepel vizioognidelizia èpoco
,
Dell’innocenzasullequete porte
. Siedeingremboaldoverl’allegrogioco.
a9
LA VECCHIAIA
'i
XIX.
-Buonvecchiarelloincanutitoebianco, Cheigiorni passisenzalutto eguai
,
E
con tua caravecchiarella à fianco Movendo’lpièperlapendicevai;Mentrequiposideboluzzoestanco
,
Dimmi,’ldestinonont’offesemai?
Ah
no!che biecanonguardottiunquanco Stellamalignaco’funestirai.
Oh
tefelice!aquest’età condotto Pascendo’lgreggesullabalzaamena Per quarantottoverni equarantotto.Giovanei’sono,epuriocangierei Conlacadente tuavitaserena Lapiùbellametàdeglianni miei.
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3o
LA BELLEZZA
xx.
In
queta stanza su tappeto aurato Dormenegletta lavezzosaElmira, Mentredidolce aurettailmollefiato Scherzandoleggerissimo sospira.Ed
ahidestin!viene aronzarle a lato Dalloco stesso,ondequell’auraspira,Ape,che sopra’lcrine inanellato,
E
sopra’lbianco senrattas’aggirai Alfinscendendosulla roseaboccaUn
fiorlacrede,e sulsuppostofiore Ilvelenosostrairapidascocca.Se avea labbro
men
fresco emen
vermiglio Lavagadonna,nonseguial’errore; Ch’ovcèmenobellezza èmen
periglio.L’ACQUISTO FUGACE
»
XXI.
ir
m
Stavan duegiovinninfein sull’erbetta In
man
tenendounaugellincanoro; Legato'1mancopièd’unfilod’oro Scuoteva ancorle fuggitive alette.
Una
loprese,eperlepiumeeletteLo
teneacomevivoebel tesoro; L’altrasidolse,ne provò martoro,E
in sè crucciosasospirandostette.
Un
satirelpassandoaleivicino Mestalavide, edoh!gridò,tusei Ingrata,o pastorella,altuo destino.
Ha
Paliancorquell’augellinoaudace;Ah
certo,semplicetta,iononvorreiUn
acquistosìlieve,esìfugace.SuluzzoT.I 3
IL RUSCELLO
XXII.
Fonte
leggiadro,chegliestiviardori Rallenti in parte aquesta piaggiaombrosa,
Mentrebaciandovai1’erbaodorosa,
E’1 pinto sendegliolezzantifiorij
Seuna metatu brami a5lunghierrori, Ruscellettogentil
,quitiriposa:
In
men
bassapendice,emeno
ascosa Proveraidell’estàgliaspri rigori.
Dipiù che brami?Sei dipiantecinto
A
mille aurette,agliaugellettinido,
Nè
inbronzoaltiervaiprigionieroavvinto.Ma
tuseguiiltuocorso?eun vandesio Incostantetispingealmareinfido?Ah
nel tuoinganno riconoscoilmio!33
L’ A P E
x x
III.Ape
novellatraleggiadrifiori Scherzavalietaindolceprimavera,E
raccogliendo givaisuoi tesori Sull’erbaumil,e sullarosa altera.L’alibattendoinmezzoa’dolciodori Diceafraspemecara e lusinghiera:
Avrà,soncerta,avràdatuttionori Quel mieich’io giunsiaradunar primiera
.
Apeamical’udì$chesperiPohfolle!
Sciamò,sefossepure oprad’unDio Quellache industreorcomponendovai
,
Gentivedrai delcibovansatolle Dannarl’ape edilmielealcieco oblio:
Piacereatutti?
Ah
noi sperargiammai.
DigitizedbyGoogle
34
LA SCHIAVITÙ
XXIV.
Rabbiosettoaugellin,.chein lacciavvolto Vai dibattendolefugacipiume,
E
desiriseguendoiltuo costume Andarliberamenteall’auresciolto, Piùnonsispezzailfildoveseicolto,E
primaal sol sitoglieràsuolume,
Che’l tuo destino,invariabilnume, D’unalieve pietàsitinga in volto
.
Inaspriscetuasorteiltuo lamento: Ab!seognora piangesseun’infelice, Ilriso del piacersarebbe spento
.
Tutti viviamoschiavi,edilrigore Pubsoldischiavitù renderfelice Latolleranza dipieghevol cuore
.
35
LA METEMPSICOSI
xxv.
P
erchè,Nice, perchèstringercotanto Quellafarfallavaga,edinfelice?Essapena, noi vedi? ed hai tu tanto Cuordivederlapalpitare, oNice?
Forseforse,chisa?quel vagoammanto, Ch’orpremelatua
man
cruda edultrice.Celafanciulla,chedibellailvanto Ebbesu questarusticapendice.
E
s’èverciòchescrisseun’altraetate.Certofarfalla diverraitustessa,
O
fiantuemembra
sottounfiorcelate.Tu
ridi?...tunoncredi?epurderisoNon
fu’lnome
di lui,che prima espressa Mostròla fola,ch’or£imuoveariso.
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36
IL
SISTEMA DI BERKLEY
CHE NEGA
L’ESISTENZA DE’CORPI
XXVI.
»
S
èvereh’uncorponon mivesta,e sia Questomiovelounsoffio,ahperchèmai Quellarosacogliendo un’asprae ria Spinamipunse,etantoduol provai?Senon hocorpo,della sortemia Chevotemendo?che sperandoornai?
Quella spinami punse?...ehnondovria Costarmi quel dolor tormentiolai
.
Forse chel’ariapenaallorche Spinto Nelsuo senoèlostraichela ferisce?
Segnodiduoloinleiunqua nonvedo.
Ah
seBerkleyde’ suoi sofismicinto Darmiperveritateunsognoardisce,
Mostripria eh'iononsoffro,e poi locredo:
3 7
IL PIACERE
E
L’
INNOCENZA
XXVII.
Bionde
lechiome,e l’occhioazzurro ardente Giovinettovid’iocintodirose,'.Che miporgeala
mano
,epoi repente Lieto fuggivasulle spiaggieerbose. Loriconobbe’1cuor più chelamente.Alle suelucitenere vezzose;
ErailPiacere,el’almaalteramente Seguirloovunque,ahicieca!sipfopose. Allorm’apparve semplicettadonna
,
Chesulla fronteavea candor divino
,
E
bianchissimemembra
inbiancagonna.
E
sdegnosetta,ilbreveerrorperdono,
Disse,t’additerò l’altocammino;
Piaperstameco,ed Innocenzai’sono.
DigitizedbyGoogle
38
V INSETTO TRASFORMATO
XXV
IH.Se
qttelPinsettosìschifoso e vile,
Chebavaimpuravaspargendo intorno, Divaghealettesivestisseungiorno
,
E
d’órcoprisse lasuascorzaumile;E
sedell’albaallagrimargentile Sul verde sermolinfessesoggiorno,E
sipascesse, di beltateadorno, D’unodorosonettare sottile;Credi tuforse eh’einonscorderebbe L’anticasorte, e ch’egli avriamemoria Chein sozzoammantodisprezzatocrebbe?
Ah
ch’io noicredo!Quandostatoamico Ebbrofa’lcuordelnettare di gloria, .Ov’èchisappiaricordarl’antico?
3 9
LA POLVERE
FULMINANTE
XXIX.
P
osta nel ferro sullefiammeardenti Polvedellampoestivoemulatrice.Priadiventalicor,eposciaa’venti Spandedolce fiammellaavvivatrice.
Volge’lfanciulcupidi sguardiattenti Alcaldovaso,esuondi gioja elice Battendopalmaapalma,ectiportenti S’appressaadammirardell’arte ultrice.
Sospesoilpiè,fissolosguardoeitace:
Oh
sventurato!confragoreorrendo Scoppialafiammarapidaefugace;Scoppia!edilfanciullino atterra estrugge.
Ah!
daquell’infelicealmens’apprendaCome
splende Lusinga, uccide,efugge.DigitizedbyGoogle
4C
L’ACQUA
£HE IMPIETRISCE
ILEGNI
\
XXX.
Fola
nonè,cheinsend’Italiamia Scorreun umordi così raravena,
Cheverde legnotoccal’acquaappena Giàs’indurisce* eparchepietra sia
.
Nè
’1pastorello,chelovidepria Cintodi foglie sullaspondaamena.Ilriconoscetra lafreddaarena,
Cheintornocoprelacalcata via
.
Passaenoicura;
ma
s’èmeno
adornoÈ
piùsaldoqueltronco,esprezzaiventi Cheromoreggian sordamente intorno.
Sìcangiaavversitateilcuornelseno;
Men
dolceilfanlunghissimitormenti,Ma
ilfan rigidopiù, piùfortealmeno.41
L’EDUCAZIONE PERSIANA
XXXI.
Nato
tra ricche fasce inregio tetto Crescea’lPersianopressoalsuo Signore,E
dirigidaman
giusto rigoreFanciullogK.vietavaognidiletto.
Quattro eranquelli,cheinaustero aspetto -Guidavanoa virtuteilpuro cuore;
Un
santo,ungiusto,unfortesprezzatoli D’ognideliziad’ognimolleaffetto.Cangiaval’altroilvandesir di vita Inbel desio di gloria;uscivan poi Glialunnia respirarauragradita
;
.
Ma
ohimè!lavista delpiacerdell’empio Ratto cangiavai'giovanetti eroi; Clièpiùeh’idetti altruipuotel’esempio.DigitizedbyGoogle
4a
LA NAVE
XXXII, Al
deboilumed’un’infida stellaSull’agitatomarpassarvid’io Senza nocchieroinfranta navicella In-susospintae ’n giù dal flutto rio
.
Entroilfuror dellacrudelprocella Apparì’llidoall’avid’occhiomio:
Ma
ahimè!respinseconlaman
rubella Ildeboi legnoinmarfolledesio-
Ivandanzandodellaproraintorno Ilusinghierisogni,e vipiovea Fiorchenon dura più che duriilgiorno.
Udii vocegridar;Donna,tidesta,
È
tempoancor;ma
sequelmartibea Col vandesir,alnaufragar t’appresta.LA GIOVENTÙ
XXXIII,
Starasiinmezzoa’ fiordonnaridente Di deboi mole rovinosaincima,
E
quantodipiùbelloilmondo
estima Tutto scorgevainleimiaciecamente.Pareami’lcrin delpiùbell’órlucente, Tal chespiegarlonon m’èdatoinrima.
Ed
ayeafiammanonpiùvista inprima Sulroseolabbro,esulbell’occhio ardente.Ma
caddeesisfasciò lamoleantica,E
secocaddelaleggiadradonna', Cosìche piantotrasseall’almaamica;Ahich’era dessa Gioventù! Sedea Dinostravita sullafralcolonna,
E
alfatosuovicinnonseivedea.
44
L’ETERNITÀ
XXX
IV.Sopra unerto ciglionimmensavidi Voraginetremendaapoco a poco Aprirsi, e rattad’unorrendofoco Striscialambirgl’inariditilidi
.
Ilbatter delle
man
trafierigridi Rendevasuon ferocementefioco:Nelporre’lpiè presso’ltremendoloco Udii più lunghi,piùdolenti stridi.
Eternità sédeasull’orlo atroce
,
Tenea’ngrembolaMorte,e dolorosi Piantiversavanellabrunaloce.
Fuggi,figliodell’uom, s’udiva intorno;
Purifiglidell’uomvidianimosi Ebbri danzarpresso’lièralsoggiorno.
45
LA TOMBA
.
XXXV.
Oh
terra!odossa!Oh
miserandi avanzi Dichiprimadime
chiuse suavita!Tacita parmichefravoisistanzi DibrunomantoEternitàvestita
.
Queleenerbiancoricoprìpoc’anzi - *
Alma
mortaic’hasuastagion compita*:Forse avverrà chedella serainnanzi Iopur quimuta dormae scolorita.
Spezzatalor lapiù robusta pianta Soffiodivento,o folgoreimprovviso,
Ed
ifronzutiramiatterra eschianta.
Nacqui,vissi,morròjcangialamorto In piantoamarol’ingannevolriso,
E
intempo immensol’orelieviecorte.DigitizedbyGoogle
I
46
IL CADAVERE
XXXVI.
-L*ehchideposeinquest’immondafossa Quelteschiomozzoequellaspogliaimpura?
Ve’!.
.qualschifosa,ohimè,copre sozzura Lasfracellatacarne,erarid’ossa!
Qtaalmaidalsonno orribilmentescossa OrnrPhauniversal
somma
paura!Ahi!dopovitachesìpoco dura Cadrò! fuggirda quinonv’hachipossa!
Questadonnafupur!laleggiadria Dov’è?dov’è quellusinghier sorriso?
E
quel labbrosìturpeèqueldipria?Oh
folle!cheal cielmuovieterna guerra Perchènondiedea temirabilviso$Guarda!quelfu bellezza,edora è terra.
47
PER L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE
DI EN RIGHETTA
'
TAPPARELLI BALBO
XXXVII.
\ -
Libri,velatoilciel,l’alisuebrune Madred’orrorlacupa notte;e’lcanto Lungi,ohimè,dalle altrui giojeimportune Disciolgailgufoallamiacetraaccanto.
E
voi,che andatedi piacerdigiune,Alme,cheildì traete inlungo pianto, Ditesefradi voiforano alcune
,
Ch’abbian mioduoldisuperareil.vanto.
Orvolge l’anno, chetrafierdolore
E
giusto, ahitroppo!mifurò lamorte11dolce oggettodimioprimoamore;
Nè
valsebiondocrin,nèfrescaguancia;Ch’Eternitàdalle terribilporte Tuttougualmenteadingojarsislancia.
SaluzzoT.I. /,
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48
PER LO STESSO
XXXVIII.
Alterimarmi,che chiudeteinseno Ifreddiavanzidi beltàdivina, Voimestamenteilcuorpietosoinchina D’amor,diduol,diriverenza pieno.
Colui che reggedell’etatiilfreno
Non
ccftisentagiammaivostramina
; Cheallastranieragentee alla latina Del nostro duolvoi parleretealmeno.Lo
sappiaognun,sev’hachinonloprovi,
QuantoèMortecrudele,equantofiera Nell’altruidannoilsuopiacer ritrovi.
E
semaifiaquaggiù chifidi,ahi lasso!A
gioventùlaspemelusinghiera,
Dolente volga arimirarquelsasso
.
49
PER LO STESSO
xxxix.
Genii
d’Amor,poichélanotteimbruna Fra’ldubbiovolteggiar delletenèbre,Veniteu’s’ergemaestosaebruna Sacraad eterno duoltombafunébre
.
Quibelladonnaèchiusajad una aduna Sopralenubinericanti ecrebre Passano l’Orejdatreanni alcuna •>/<>“•**£•
Non
fugò51sonnodallesue palpebre.Amori,ahchiladesta?ah mirecate Colmedelpiantodellamadrettnante Tresacre alabastrineurne dorate.
Beva1sassol’umor:voifisiintanto Mirateseravvivailbelsembiante Ladolceforza delmaternopianto
.
DìgitizedbyGoogle
5o
IL SOGNO
XL.
Sognai,chein foscatenebriasepolto Giacevailmondo,econ negrissim’ale StavailSilenzio nell’immensesale, Ov'e’lmiodubbio passoera rivolto.
Vidi d’ossa copertoilsuoloincolto, Udii lungo eccheggiargrido ferale:
Mortevidibrandirl'acuto strale, Alta minaccia dipingendoinvolto.
Seguendo,odolcemadre,ipassituoi Nella
tremerà
strada edisusata, Morteavventossifieraadambenoi.
A’suoi colpitifèscudomioseno;
Salva tufosti,ediocadeipiagata;
Oh
sogno!oh morte!ohfosseveroalmeno!Si
LA MALATTIA
XLI.
Lenta
sospesasullenerepiume Dalturcasso fataisuodardoscelse L’orrenda Morte,ecomeèsuocostume Ognipietàdall’empio cuorsisvelse.Poivoltoa
me
l’inferocitoNume
:Non
micompiacciosol trafuocoedelse,Sciamò:d’eternità nel vastofiume Cadonl’almevolgar,cadonl’eccelse.
È
giuntal’oraanche pertejqui tacque,E
malignasorrise;ilmiovigoreA
pocoapocoindebolirlepiacque.Lungaera l’opra:sistancòcostei;
Ruppelo strai, epienadi livore
Si furòdispettosa agli occhimiei. ,
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5i
IL
DELIRIO POETICO
PER
MALATTIA IN PRIMAVERA
X
LII.ITindaridiancornonaveanmossa L’aurata bigadell’antico Infirto, Quandodifierdelir l’orridapossa Mostrommi Mortecolcrinnero edirto.
Ardente febbremiscorreaperl’ossa
,
E
tuttotuttoni’accendealo spirto;Giàmipareaveder l’estremafossa,
E
cangiarsi in cipresso elauroemirto.Ahilassa!ahidicadergiàmiparea;
E
pur,chi’lcrederia?scioglieva’lcanto,E
d’immagini l’almasipascea.Cantavadegli eroi;del colleaprico
La
doppia cima;edella gloriailvanto:Tanto puòsulmiocuorcostume antico!
53
AL
FRATELLO ALESSANDRO
XLIII.
Gennari,tu parti?ohimè!tuparti?evai Di morte cruda adaffrontargliorrori
.
Ah
eh’ionontivedrò!nonmivedrai!Non
vuoieh’iopianga?etumilascie plori?Meco
sedutoa’chiariamiciTai#
Tuo
cantononudranninfe e pastori;Meco
leserepiùnonpasserai,Meco
nonpiùtitroverangliàlbori..Ah
dove?o caro,ahdovePè forse gloria Chet’allontana...tuo soave canto Sobenche bastaafartieternoechiaro.Scritta innotedisangue orrendastoria Vuoi cheserbi’ltuonome?ebrami’lvanto D’irrorare1’allór colpiantoamaro?
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54
ALLO STESSO
X L
IV.Jl crindinembie di saette cinto Atrocefigliodella feraMorte Fantasmaorrendo,dell’eterneporte PassaPirremeabilerecinto;
Tuttodisangue orribilmentetinto DietrositraeNecessitatee Sorte;
E
piùresoperloro ardito e forte Mugghia,sislancia d'atrarabbia pinto.Figlio diguerra,eglit’additaFossa Degliestintinemici,es’ergeaudace Sull’ orlonerodell’immondafossa.
Ohimè!tua pura
man
ditabelorda, Ah!tra’l periglio,chet’allettaepiace.Nostra amistate,e’1genitorricorda.
/
55
ALLO STESSO
XLV.
ScrivevaTirsi;un Amoringentile A’piedi suoitacitamente stava,
v Guatandointorno dolcemente umile,
E
roseapennadisuaman
temprava.Altro cruccioso
Amor
unpuerile Dirotto pianto tenero versava;Altrolaspada armigeravirile Dal suolo invanosollevartentava.
Altro più vispomilitar divisa Vestia superbo,econ doratafreccia Stavainguardiaallaquetaamicasoglia.
E
Tpiù leggiadroinnonusataguisa,
Cintodivaga fronda boschereccia*
Elmofaceva d’odorosafoglia.
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ut;
56
ALLO STESSO
Per
LO SCIOGLIMENTO
D’
UN’ ACCADEMIA POETICA
XL
VII.Tirsi,quell’arboscel,cheundì piantasti Conlatua
mano
fanciullesca epura Sulariva gentil,dovescherzasti,
Primadel genitorsoave cura; Ipicciolramidiseguali e guasti
Mai
nonfregiòdinobileverzura;Ed
ahi!pernostroduol sapercibasti, Cherecisacadéo piantaimmatura.Vi pianser sopraipargolettiAmori, PianserleMuse;conlachiomasciolta Pianserlegiovinninfe,edipastori.
Eratopresso diquel troncoinfranto Sedè sdegnosa,edissea
me
rivolta:Donna,aqualombrascioglieremoilcanto?
5?
'
ALL’AMICA
GIUSEPPA PROVANA
INVIANDOLE
ILSEDECIA TRAGEDIA
DEL GRANELLI XL
VII.D
iSedecialanguenteilcasoestremoDal tenero Granellialvivo espresso, Ninfagentil, insulescene spesso Farsicagiondell’altruipiantoudremo.
Soavepianto!cheminoreoscemo
Piacernonrende!
Un
cuord’ affettioppresso Tutte spiegar con questo piantoistesso 31suo sperar, l’affanno suovedremo.O
diquest’almamiadelizia ecura,A
te,Giuseppa,isacricarmiinvio, Te,cuisìdolce cuor diede natura.E
setipiace,conlesuore unita,
Cara,nonisdegnarilbuondesio
,
Te
1nostroamorarecitarloinvita.\
!
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58
ALLA STESSA
IMITAZIONE
DI GIUSTO DE’CONTI
X L
Vili.O
sacremura,o reveritoalbergo,Dovestad’onestateilvivo sole,
Mentrelagrime spargo,e cartevergo, Uditeilmesto suondimieparole
.
Nè
pernascer d’aurorailpiantotergo,Nè
laluce deldi terger losuole,E
invansull’alidelpensicriom’ergo, D’ondeMadonna
dipartirsivuole.Quandol’augel delsuodestilisilagna
Mi
lagnoseco,piangoquandopiange Ilruscellettochelefrondibagna. A.rammentar mio dannoi’Tn’affatico;Nè P
dolcenodoperetàsifrange,E
solmipascelo sperare antico.59
ALLA STESSA
XLIX.
Talor
ripiena d’undivinfuroreScrivo, escrivendomidistemproin pianto.;
E
scherzandotalor disciolgoilcanto,E
ridel’almanelsuo dolceerrore.
Ma
perchè sempre egualvedi’lmiocuore,E
seguirsiimieidì similitanto,
Credich’iomerchisimulandoilvanto Del piacervivo,edelcrudel dolore? T’inganni,amica.Imagoa’mieideliri
Sonoituoisogni,io cuilecosecrea
Tuo
spirto,ond’ oresulti,edor sospiri.Euggeiltuo sogno,e’lmiosen fugge anch’esso
E
neidestarmi,dalla rivaAscrea Scende’lmiospirto,e ridivien lo stesso.
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6o
ALLA STESSA
L.
JDonna
nongià,ma
spiritodel cielo, Vid’iovestita diterrenoammanto, Chetraspariva dalleggiadrovelo Dell’anima divinailsommo
vanto.Vidi,emistrinsereverentegelo Alcastosguardodolcemente santo
.
Orcolciecodestinnon miquerelo,
Se per quell’angiol vivoinlungo pianto.
Lontanda’ carimodi,e dall’ accorte gaggieparolem’èchiusalavia, Chefasoaviigiorni,e1*ore corte.
Ma
seadessa vicintornarm’èdato,La
suasomma
virtutee leggiadria Scordarfarammiilmiodolor passato.
6i
ALLA STESSA
LI.
F
orse avverrà,che sopra’lmutosasso,
Dovechiusostarassiilcener mio, Abbiailbuonpellegrinqualchedesio Diriposareilpièlanguentee lasso
.
Indicollabbro chiuso,eVocchio basso Alciel sivolga reverenteepio,
E
perme
preghipaceinsen d’iddio, Poivolga altrovemestamenteilpasso- Forseavverrà,che sospirandodica:Separtirledoveacontalrigore, Perchèlediedeilciel sì fidaamica?
Perchèmaifèsuonar suo canto intorno?
Perchè mai ebbefidoedolcecuore?
, Setutto èsogno,e $e sparì colgiorno.
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6a
ALLA STESSA
*ni.
Ah
orche semplicette bamboli ne Parlare, oNice,potevamoastento, TJn sertofecia te di roselline:Forse’lrammentiancor;iolorammento.*
Giuro, sciamai, chese allebalzealpine Lemie canzoni d’eternareiotento, .Eternerò’ltuonome:eidallebrine D’etànonforaricoperto espento
.
Mi
rispondesti:amica,ah!sevorrai Secondarcoltuovotoilvotomio,
Invocami amistà,glorianon mai
.
Nice, que’detti tuoimipiacquer tanto, Chedegliannialcangiarcangiai desio
,
Ed
è’lmiocuorcheticonsacrailcanto.6i
ALLA STESSA
LUI.
T
useifelice!Ah
!seifeliceappieno, Dolcediquesto cuor tenera cura:Sfavillal’umidetto occhio sereno, Specchio veracedi gentilnatura.
Quel caro pianto, ch’ortibagnailseno, Timidetta perchè tua
man
mifura?Lorasciughi’lmiolabbri,o’lcolgaalmeno Sulatua gotasorridente epura.
Quantoèdolce quel pianto!
0
figlie,ospose,0
madri,ovoi,cuil’insensibilcuore Tiencosìcare voluttànascose, * • Fuocoèquel pianto:sovra’1freddo pettoAh
vicadesse!ahv’accendesseAmore Persì facilpiacereesìnegletto!SuluzzoT.I. 5
DigilizedbyGoogle
64
ALLA CONTESSA
TERESA PROVANA
NELLA PARTENZA DELLA FIGLIA GABRIELLA
SPOSATA
AL CONTE
GASPARO PIOSSASCO LIV.
Ov’è
chivuol chenonsisciolga inpianto Madrealpartir delfigliosuodiletto?Ah
nonfu dinaturaildolceincanto Notoachi proferìl’atroce detto!E
chidatepotrebbeesigertanto?Ah
piangipur, Teresa,ildolceaffetto.Ch’orètuapena,#fu sinortuovanto;
Nè
siceliYaffanno entroiltuopetto.Orchetilascial’adoratafiglia,
Bendegnainverd’uncosìvivoamore
,
•Rassicuralatu,tula consiglia.
Mostraleilsuo dover,fidalaaDio, Allo sposo chescelseiltuobelcuore
,
E
addolcisci cosìquelfieroaddio.65
PER
LE MEDESIME NOZZE
LV.
Qui
dove scherzacristallinofonte Trafrescheerbette evermigliuzzifiori- Sedealabelladonna,edirigori D’ un’ austeravirtùpingevainfronte.Alvolger delle luci altere epronte.
Pienedi dolci emaestosiardori
,
Fermòilruscelloifuggitiviumori
,
Usciròi
Numi
del silvestremonte.
E
di quell’acque pureilfrescoDioA
leirivolto;equando,disse,ecome Costeivennea beareillidomio? Difatidicofuocoilcuorripieno.Indigridò:novello eterno
nome
Avràl’Italia dalfecondo seno.DigitlzedbyGoogle
66
PER
.
LE MEDESIME NOZZE
L
VI.* •
Qualoradornad’ungentil sorriso L’umidelabbrae’1 folgorante ciglio, Pinsecosteisoprailserenoviso Mistalafrescarosa almollegiglio;
Agliatti,alguardo,allasembianza,alriso Credei per opradeldivinconsiglio, Dallestelleimmortaifossediviso
Un
angelsceso nel terreno esiglio.A
Gasparo,gridai, destinailcielo Indonnatal sìviva leggiadria,
Spirtosìpuroin cosìpurovelo;
Oh
chiaro,avventuroso,e lietogiorno*Chelaguidò per pianae cara via Aldolce giogo,edalnovel soggiorno!
6 7
PER
.LE MEDESIME NOZZE
LVII.
V
agaangioletta,c’hailechiomed’oro,
E
lasembianza nobilmentealtera,
Celavi indarno1*immortaitesoro Della schivabellezza,intatta evera: CheIfnentividedal celestecoro
Trascelta, bella, giovinetta schiera D’Italedonne,e starti ’nmezzoaloro Consemplice onestate,efesincera.
A
tuafelicità lo spirto volse,
Tantopiacestialui ritrosa e forte;
E
all’instahildestinprontotitolse.
Gaspartidiede,eisemplicicostumi Serbart’invita,ondeinqualunquesorte Splendanoin te della virtuteilumi
.
DigilizedbyGoogle
68
TER
ITENOZZE
*
DEL CONTE
GIUSEPPE D’AGLIANO
COLLA CONTESSA
FELICITA PROVANA
LVIII.
Ad
un’intattarugiadosafoglia Stavad’apiunacoppia avvinta insieme Conpiccioletto fren,ch’ondeggia e freme;Purnonavvien chesirallenti e scioglia .
Da
sull’eternaluminosasoglia Dell’ ori-azzurre regionsupreme SceselaDiva, che’lbelcocchiopreme, E’1guidaovunquel’alma suas’invoglia..L’Armoniariconobbiaquelsorriso
,
Che muovegliastridell’eterna sfera,
E
falavenustàdelParadiso.
Salve,donna,sciamò,ne’ canti tuoi Pingi’lmiococchio,itiunpingiall’altera Sposailpiùsacro de’doverisuoi.
69
A MONACHE
LIX.
V
erginefu,che sostener poteo Solaconl’onestàsecuraeschiva L’acquanel cribrojeche gran provefeo Di suavirtùcostantementeviva.Verginefu,chequandoaltoilchiedeo Accusatriceturba,in sulla riva Trasse pesantenave,enoncadeo.
Benchédi forzanelle
membra
priva.
Orsepura onestà puote cotanto In profanavirtù d’inermedonna
,
Quantoinuncuor veracemente santo?
Figlie delciel!nel vostrosen divina Fasaionestade,e sottoa mortaigonna Invoi1*
uomo
l’ammira,e’1 ciell’inchina.DigitizedbyGoogle
7°
ADAMO ED ÈVA
LX.
\
Uscivailnostroprimogenitore Dallefelicibenedette porte;
Palpitantedisdegnoeditimore Yolgealosguardoall’infedelconsorte•
Ella,ahimisera!tace,e nelsuo cuore Proval’ontafatai d*llasuasorte;
Celarvorria lacolpaedilrossore
,
Teme
la vita,e laspaventa morte.
E
alfinpiangendo,otu, disse,cheseiMio
campagno, miascorta, emiosostegno, Perdona,dolce sposo,ifallimiei.
Non
piùcompagna,no,sarottiancella;Ma
’1miosignorseitu;esai c’hasdegno Difacilevendettaanimabella.ÈVA E CAINO
LXI.
Qualor
d’Adamoladolente sposa Madrechiamardal fanciullins’udio,Non
piùfieranomò
,nè dolorosa Lasorte,ahisorte!acuidannolla Iddio•Ed
anzi,ebbrad’amor,bevea pensosa Coll’occhiopiendicupidodesio 11brevedetto, erispondeapietosa.Ah
sì!parte dime
,sei figliomio!Tu
primo nato,almestogenitore Primoconforto,etucresciutoungiorno Pagherai coll’amoreilnostroamore.Ahimisera!strisciò sullesuechiome
Lampo
d’orrore,e udiss’intorno intorno:Caroticosteràl’amatonome
.