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Abramo e Isacco a Marino

Nel documento Ricerche sugli ebrei senesi nel Quattrocento (pagine 130-134)

La presenza di Abramo e del fratello Isacco a Marino è attestata fin dai primi anni 70 del Quattrocento. Ma già nel 1470 Abramo sembra risiedere a Roma. Un atto notarile datato 7 settembre 1470 cita Abramo di Jacob da Siena come nunc commorans Rome in regione S. Angeli342

; il rione S. Angelo e quello di Trastevere erano i luoghi in cui di preferenza risiedevano gli ebrei e dove era concesso loro di non portare il segno distintivo343

. Isacco invece, negli ultimi mesi del 1469 e i primi del 1470 risulta ancora a Siena. Il 5 aprile 1469 Isacco nomina suo procuratore Lazzaro di Manuele da Volterra per ricevere dal reverendo padre messer Giuliano Donati di Firenze, abate del monastero di San Salvatore a Colle Val d Elsa il

341 ASSi, NA, 524, ser Giovanni di Daniele, fasc. II (1479-1482) 10 maggio1479, ASSi, NA, 524, ser

Giovanni di Daniele, fasc. II (1479-1482), fascicoletto segnato 113, prima carta, rv, 10 maggio1479. 342 A. Esposito, Prestatori ebrei a Marino alla fine del Quattrocento, p. 268.

343 A. Esposito, La città e i suoi abitanti, in Roma nel Rinascimento, a cura di Antonio Pinelli, Roma

pagamento di un debito contratto nel 1463344

. Nel giugno 1469 Abramo era ancora a Siena perché risulta che il 27 dello stesso mese Isacco nominò suo fratello Abramo procuratore per ottenere da Elia di Salomone di Aliuccio da Fano tutto ciò che gli era dovuto, in particolare i 500 fiorini e gli interessi che costituivano il capitale che Jacob da Toscanella aveva immesso nel banco di San Gimignano (forse i due fratelli stavano cercando di chiudere tutte le pendenze, attive e passive, in vista dell approdo a Marino) 345. Il 27 febbraio 1470 Lazzaro di Manuele da Volterra nominò Isacco da Toscanella suo procuratore per agire contro gli eredi di Angelo da Lucignano346. È quindi ipotizzabile che nei primi mesi del 1470 Abramo sia partito alla volta di Roma, forse per prendere accordi in vista dell apertura del banco di Marino e che il fratello Isacco lo abbia raggiunto in un secondo momento. Di una permanenza di Isacco a Roma non abbiamo notizia, però egli aveva ottenuto prima del dicembre del 1470 un accordo con il protonotaio apostolico Lorenzo Oddone Colonna, Signore del castello di Marino, per la direzione e la gestione di un banco di prestito nella stessa Marino347. Insieme ad Isacco, risulta essere socio del banco con una partecipazione di 700 ducati d oro, Sabato da Lodi348. Questi era già da tempo residente a Roma, dove nel 1454 gestiva insieme ad un ebreo tedesco una società per fare berrette. A contribuire alla creazione del capitale per l attività del banco di prestito compare anche il nome di maestro Ventura Bonihominis , un medico ebreo che era personaggio di spicco della comunità ebraica romana per prestigio sociale e rilevanza economica349

.

Nel 1471, anno in cui si era aperta la causa tra Isacco e Abramo contro il fratello Giacomo Ambac, i da Toscanella erano forse già a Marino. Il 21 settembre 1471 Abramo risulta essere concessionario principale nella gestione di banchi di prestito a Firenze. Il suo ruolo però riguardava solo la formazione del capitale sociale in quanto il suo nome non riappare tra quello degli effettivi prestatori ebrei di Firenze durante i dieci anni di questa condotta, e non è presente neppure nei capitoli sottoscritti dieci

344

ASSi, NA, 456 (1468-1469), ser Lorenzo di Giusa, cc. 98v-100r, 5 aprile 1469. 345 ASSi, NA, 456 (1468-1469), ser Lorenzo di Giusa, cc.138r-139v, 27 giugno 1469. 346 ASSi, NA, 456 (1468-1469), ser Lorenzo di Giusa, cc. 263r-264r, 28 febbraio 1470. 347 A. Esposito, Prestatori ebrei a Marino alla fine del Quattrocento, p. 268.

348 Ibid., p. 268-269. Sabato era stato procuratore della cordata di ebrei che nel 1470 aveva fatto causa

al podestà di Lucignano. 349

anni dopo, nel 1481350

; sintomo questo di un reale orientamento dei da Toscanella verso il nuovo insediamento in area laziale351

. Una quietanza rilasciata ad Abramo il 7 novembre 1483 da Angelo e sua moglie Caterina, abitanti di Marino, per riconoscergli l effettivo pagamento di un affitto per una loro casa, abitazione dell ebreo, per 13 anni fino al 15 dicembre 1483, permette di datare in effetti al dicembre 1470 l inizio del contratto di locazione dell immobile probabilmente sede del banco di prestito352 e anche l inizio della permanenza dei da Toscanella a Marino. Nel 1472/73 troviamo infatti Abramo e Isacco tra i nomi degli ebrei che hanno pagato la vigesima al collettore pontificio.353L ammontare dalla cifra imposta loro, più alta rispetto a quella che dovevano pagare gli altri ebrei di Marino, lascia intendere che i da Toscanella fossero i soli coinvolti in attività feneratizie. Se Abramo e Isacco erano gli unici prestatori a Marino, si deve però ravvisare che intorno a Roma numerosi centri ospitavano nuclei ebraici. Gli ebrei di Marino mantengono intensi traffici con gli ebrei di Velletri, i quali oltre che all attività feneretizia, gestita da Angelo di Ventura, Ventura di Angelo, Manuele Bonihominis e Sagazolus Bonihominis , erano dediti al commercio di stoffe e di derrate alimentari, alla lavorazione di pelli, vetro e all oreficeria354

.

Nel 1473 Isacco e Abramo ricevono l approvazione del papa per l attività del prestito ad interesse a Marino355

. Insieme ai due da Toscanella, viene fatto il nome di Aronne di Vitale de Francia e quello di Vitale di Gaio da Recanati. Questi aveva sposato Rosa, figlia di secondo letto di Jacob da Toscanella. La presenza di Vitale a Marino può essere segno di uno spostamento dell intera famiglia da Toscanella.

Il documento in questione, un vero e proprio editto di tolleranza, è molto importante perché fornisce informazioni relative alle modalità del prestito a Marino e sui soggetti coinvolti in questa attività.

Secondo la Esposito, proprio questa dimostrazione di tolleranza di Sisto IV chiarisce le autentiche finalità da parte dell autorità pontificia per l apertura di un banco di

350

U. Cassuto, Gli ebrei a Firenze nel Rinascimento, pp. 144-145. 351 A. Esposito, Ebrei a Marino durante il pontificato di Sisto IV, p. 164. 352 Ibid, p. 164.

353 A. Esposito, Prestatori ebrei a Marino alla fine del Quattrocento, p.266.

354 M. T. Caciorgna, Marittima medievale. Territori, società, poteri, Roma, 1996, pp. 129-131. 355 S. Simonsohn, The Apostolic see and the jews, documents, (1394-1464), pp. 1206-1208, 967, doc.

prestito in una località come Marino.356

Questa infatti sorgeva sulla principale via di comunicazione tra Roma e il regno di Napoli, dopo il progressivo abbandono della via Appia. Non era casuale che i Colonna ne avessero fatto la loro residenza principale.

Ma non erano solo queste le motivazioni che avevano portato i due banchieri senesi ad aprire la loro attività nel piccolo centro laziale. Sempre nel documento pontificio datato 6 febbraio 1473, si ricorda che il servizio del banco di prestito era rivolto ai cittadini romani, ma anche al personale della Curia. Si fa riferimento alla presenza in Roma di personale di fiducia del banco preposto a erogare prestiti e ritirare pegni, successivamente trasferiti e custoditi a Marino. Sebbene il prestito usuraio fosse condannato dalla Chiesa, e non fosse permesso agli ebrei di esercitare nell Urbe tale attività sin dal 1363 norma ripresa anche nel 1469357 - la politica di Sisto IV fu decisamente tollerante. Non si trattava altro, in effetti, che di un comodo escamotage per operare sulla piazza romana e non contraddire formalmente le leggi vigenti. L attività doveva essere molto lucrosa per i due fratelli data la vastità e la varietà della clientela romana.358

Si rammenta infine l apertura di un processo nei loro confronti da parte del vescovo di Brescia Domenico Dominici, vicario papale a Roma, che considerava illecito tutto ciò e intendeva condannare e punire tutti coloro che erano implicati in questo traffico come usurai. Dopo aver così sintetizzato i termini della questione papa Sisto IV, valutando i benefici che dai servizi del banco ebraico ricevevano le persone indigenti - altrimenti costrette a rivolgersi al prestito dei cristiani, non solo più gravoso ma anche più dannoso per l anima di tutti, prestatori e clienti -, volendo evitare il male peggiore, stabilisce, «auctoritate apostolica», che debba essere tollerata anche per il futuro l attività del banco ebraico di Marino con le stesse modalità con cui era stata esercitata fino ad allora 359.

Dobbiamo inoltre ricordare che il pontificato di Sisto IV fu caratterizzato da enormi spese per la ristrutturazione della città di Roma. Numerosi furono i quartieri completamente abbattuti e ricostruiti secondo precisi piani urbanistici.

356 A. Esposito, Prestatori ebrei a Marino alla fine del Quattrocento, p. 269.

357 A. Esposito, Pellegrini, stranieri, curiali ed ebrei, in Roma medievale, a cura di Andrè Vauchez,

Roma 2001, p. 237.

358 A. Esposito, Prestatori ebrei a Marino alla fine del Quattrocento, pp. 269-272. 359

A Roma si moltiplicarono feste, tornei e pranzi; la città divenne anche un grande centro commerciale dove si vendevano e compravano prodotti di lusso; stoffe, vestiti, pellicce, calzature, argenteria, armi antiche, lenti, libri, monete e oggetti d antiquariato.

Affluirono in città artisti, pittori, scultori, cesellatori, ebanisti, architetti e urbanisti che con le loro opere contribuirono a far divenire Roma una delle città più belle e colte d Italia.

Altre fonti dipingono Roma come un nido di corruzione e di immoralità. L abitudine di vendere le cariche ecclesiastiche arrivò, con il pontificato di Sisto IV, a livelli mai raggiunti prima. I detentori delle cariche acquistate a peso d oro si rifacevano poi a loro volta sui fedeli lucrando su ogni tipo di servizio ecclesiastico. La vendita degli incarichi portò al raddoppiamento degli uffici in Roma e questo fece aumentare ancor di più la corruzione. Inoltre, questa pratica fece sì che non vi fossero mai posti liberi, e a causa di ciò il papa fu costretto a crearne di nuovi per sistemare clienti e familiari.360

La Roma di Sisto IV era quindi una città in perenne ricerca di denaro, e non sorprende che i due ebrei, Abramo e Isacco di Jacob da Toscanella, avessero trovato conveniente aprire un banco a Marino.

Ma non dobbiamo pensare che l apertura del banco laziale abbia significato un totale abbandono dei loro affari a Siena.

Nel documento Ricerche sugli ebrei senesi nel Quattrocento (pagine 130-134)