• Non ci sono risultati.

La conversione di Consiglio

Al di là della truffa, o complotto ordito da Jacob per liberarsi dei due creditori, quel che risulta evidente è che già dalla metà degli anni cinquanta il rapporto tra padre e figlio presentava più di una smagliatura.

Jacob è finito nei guai per un debito contratto da Consiglio, il quale sembra essersi del tutto disinteressato a porre un rimedio per quanto aveva fatto. A dire il vero non è impossibile che Consiglio fosse assolutamente all oscuro di quanto stava accadendo a Siena. Nella lettera del 7 luglio 1465 è scritto: quanto a prefato Consiglio suo figliuolo notifichiamo che già più anni lui non è habitato in Siena et già facto christiano et habita in Roma256

. Da alcuni anni, tra la fine degli anni cinquanta e l inizio dei sessanta, Consiglio abita a Roma ed è difficilmente raggiungibile. Ma ricordiamo che è scritto anche che il suo comportamento da molto tempo contrariava il padre. Dal momento che per difendersi da situazioni del genere, Jacob aveva fatto bandire un avviso nel quale dichiarava di non assumersi la responsabilità di debiti contratti dai suoi familiari, sembra proprio che egli avesse dei timori concreti. Si può avanzare più di un sospetto sulla buona fede di Consiglio, che forse aveva l abitudine di piantare in giro debiti, lasciando poi l incombenza di onorarli al ricco padre. Forse l allontanamento da Siena alla volta di Volterra nel 1457 oltre che a motivi strettamente economici fu dovuta più in generale ai contrasti tra padre e figlio. È vero che l azione legale degli ebrei di Pesaro risaliva solo ad un anno prima, ma il debito

254 Non abbiamo la lettera di Galeazzo Maria Sforza, ma il riferimento ad una sua lettera è contenuta

nella missiva senese scritta al fratello Alessandro in data 27 luglio 1465. 255 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1683, c. 230v, 27 luglio 1465. 256

era stato fatto nel 1453, ed è verosimile che Jacob sia stato incalzato da Leone e Consiglio anche prima del loro ricorso alle autorità di Siena.

Se questi avvenimenti recavano in sé tracce di un più o meno grave malessere nei rapporti tra Jacob e il figlio, un altro colpo per il banchiere senese deve essere stata la conversione al cristianesimo di Consiglio.

Il 3 giugno del 1462 i Senesi scrivono al pontefice Pio II per ravvisarlo dell avvenuta conversione di un ebreo, tale Jacobus Ambac de Conciliis257

. Altri documenti ci chiariranno che si tratta proprio di Consiglio di Jacob di Consiglio da Toscanella. Ignoriamo dove questa conversione abbia avuto luogo; i registri battesimali dell Archivio di Stato di Siena non menzionano questo battesimo. Consiglio ricevette il sacramento a Volterra, o, come è più probabile, a Roma, dove sappiamo si era trasferito in seguito258. Neppure la data di questa conversione ci è nota, ma in un'altra lettera del Concistoro, datata anch essa 3 giugno 1462, indirizzata al cardinale Ammannati, si afferma che l ebreo si era convertito pochi giorni prima259. Consiglio aveva dunque abbandonato la fede ebraica ed era approdato al cristianesimo nella primavera del 1462. L origine del nome Ambac non ci è nota. Forse deriva dal nome del padrino260

che assistette Consiglio nella preparazione spirituale e nella cerimonia, ma questo nome non rimanda ad alcunché di conosciuto.

La lettera indirizzata al Cardinale Ammannati è una richiesta di aiuto. In pratica i Senesi raccomandano il loro cittadino, ormai chiamato ser Giacomo Ambac, in modo che possa ricevere favori a Roma.

L Ambac doveva essersi trasferito da non molto a Roma. Infatti i Senesi quando scrivono al papa dell avvenuta conversione non chiedono solo un aiuto morale per il

257

ASSi, Concistoro, Copialettere 1680, c. 71v, 3 giugno 1462. Paolo Cherubini in I. Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-1479), Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Fonti XXV, I, Rome 1997, p. 431, confonde Consiglio di Jacob con il padre Jacob di Consiglio. Il fraintendimento è dovuto proprio al riferimento a Iacopo Ambac de Conciliis con il quale è identificato l ebreo convertito nella lettera dei senesi.

258

Nel 1465 i Senesi sostengono che Consiglio viveva a Roma da alcuni anni. Forse nel 1462 egli era già lì. Cfr. ASSi, Concistoro, Copialettere, 1683, cc. 208v, 209r v, 210r, 7 luglio 1465.

259 ASSi, Concistoro, Copialettere 1680, c. 71v, 3 giugno 1462.

260 Per il battesimo l ordinamento canonico prevede che il candidato sia affiancato da persone che si

assumano la funzione di testimoni dell atto e di garanti della volontà, e della fedeltà religiosa del loro assistito. Cfr. I. Signorini, Padrini e compadri. Un analisi antropologica della parentela spirituale, Torino 1981, p. 14.

neo cristiano, ma anche un supporto economico: È noto che gli ebrei che si convertivano al cristianesimo perdevano in pratica ogni loro sostanza, tanto è vero che in alcuni casi le autorità cristiane arrivavano ad osteggiare le conversioni. Se il mondo perdeva un ebreo era altrettanto vero che insieme ad un nuovo cristiano si guadagnava anche un povero al quale, come primo atto di carità, si doveva in qualche modo provvedere.

Non si fatica a credere che l Ambac già da ebreo avesse problemi economici. Divenuto cristiano, senza il sostegno della famiglia natale, è più che probabile che si trovasse in difficoltà finanziarie.

I Senesi infatti sono costretti a scrivere nuovamente al cardinale Ammannati il 9 dicembre 1462, affinché venisse concesso all Ambac un sussidio per aiutarlo a fronteggiare uno stato di grave indigenza. La supplica dei senesi non è indirizzata solo al cardinale papiense, ma anche al cardinale Francesco Piccolomini, arcivescovo di Siena. Il Cherubini ci informa che Pio II accordò il beneficio richiesto dai suoi concittadini inscrivendolo nelle spese per beneficenza dei registri della Tesoreria segreta del papa261. Ma evidentemente il sussidio ricevuto non bastò all Ambac, così, circa un anno dopo, il 14 maggio 1463, i Senesi pregavano ancora altri prelati di intercedere presso il papa in favore del neo cristiano262

.

Purtroppo non conosciamo la reazione di Jacob di Consiglio alla conversione del figlio. I rapporti non proprio idilliaci tra i due ci fanno supporre che il banchiere ebreo non si sia troppo scomposto alla notizia che Consiglio era divenuto cristiano. Sebbene Jacob negli anni sessanta del Quattrocento fosse ormai un personaggio di grande prestigio e certamente molto conosciuto nell ambiente ebraico italiano, non ci sono note reazioni di biasimo verso la famiglia da Toscanella. Evidentemente la conversione di un figlio non era soggetta a grandi scandali e polemiche. Siamo distanti dal caso di apostasia che coinvolse una delle figlie del banchiere Vitale da Pisa negli anni ottanta del Quattrocento. In quel caso, la figlia di quello che forse era il più importante banchiere ebreo in Italia, appena sposata all ebreo Davide, figlio di Guglielmo da Montalcino, importante banchiere toscano e figura di prestigio nell ambito dell ebraismo italiano, si era convertita ed era venuta a nuove nozze con

261 I. Ammannati Piccolomini Lettere (1444-1479), a cura di P. Cherubini, Pubblicazioni degli Archivi

di Stato, Fonti XXV, I, Roma 1997, p. 449, nota 2. 262

un nobile e spiantato cristiano. Questo matrimonio, avvenuto a pochi giorni di distanza dal primo, aveva destato scandalo e stupore tra gli ebrei e aveva determinato una caduta di prestigio e credibilità del padre verso gli ebrei toscani e italiani263

. La conversione di Clemenza di Vitale fu dovuta all amore che questa sentiva per il nobile cristiano, mentre nel caso dell Ambac ignoriamo quali possano essere state le ragioni.

Anche a papa Benedetto XIV non sfuggiva la pratica frequente tra gli ebrei per cui le donne dichiaravano di volersi convertire per sposare un cristiano, mentre gli uomini facevano altrettanto per liberarsi della moglie ebrea o per sottrarsi ai debiti e alla miseria264. Le conversioni potevano risultare utili agli ebrei per sfuggire alle maglie della giustizia. Negli anni 30 del Quattrocento un ebreo originario di Rimini, Jacob di Dattilo, era conosciuto a Siena come persona dalla dubbia reputazione. Fu arrestato nel 1438 dalle autorità senesi, con l accusa di tentata violenza carnale ad una ragazza ebrea, di furto con scasso e di rapporti sessuali con una prostituta cristiana. Jacob di Dattilo di fronte alla pena, che sarebbe stata certamente molto severa, decise improvvisamente di farsi battezzare. Il neofita cristiano, Lorenzo Domenico, fu assolto completamente dalla pena265

.

Senza farsi troppo influenzare dalla fama del personaggio vedremo in seguito che l Ambac non è quella che potremmo definire una brava persona - vorremmo trovare in questo battesimo motivazioni per così dire spirituali , ma il dubbio che questo sia avvenuto per ragioni più materiali non ci abbandona.

Abbiamo detto, ed è noto, che gli ebrei che approdavano al cristianesimo perdevano diritti sulle loro sostanze e i loro affari intrapresi durante la loro vita ebraica. Ammesso che da ebreo Consiglio avesse buone risorse economiche legate all attività del banco di prestito, quest ultima dovrà essere stata abbandonata dopo la conversione. Consiglio inoltre doveva essere già emancipato266 e quindi in passato

263

Su tutta la questione dell apostasia di Clemenza di Vitale da Pisa vedi M. Luzzati, Matrimoni e

apostasia, in M. Luzzati, La casa dell ebreo, Pisa 1985, pp. 59-107.

264 M. Caffiero, Battesimi forzati. Storie di ebrei, cristiani e convertiti nella Roma dei papi, Roma,

2004, p. 96.

265 N. Mengozzi, Conversioni, in Bullettino Senese di Storia Patria , XVI, 1907, pp. 174-183. Cfr.

anche P. Turrini, La comunità ebraica di Siena, p. 15.

266 Forse la sua emancipazione è avvenuta nel 1454, cfr. Atto di ser Luca di Nanni di Pietro

aveva già preso dal padre quanto gli spettava. Una volta convertito, qualsiasi diritto sull eredità paterna gli sarebbe stato negato.

Le continue richieste di un sussidio economico fanno pensare che l Ambac non se la passasse tanto bene. Forse il battesimo aveva posto un freno alle richieste di creditori ebrei, per eventuali debiti che l Ambac aveva contratto in precedenza. Ma non è neppure così certa l equazione conversione = annullamento dei debiti.

A Siena, nel novembre 1468, in casa di Abramo e Isacco da Toscanella, i fratelli di Giacomo Ambac, incontrano Davide, fratello di Consola di Dattilo da Tivoli, socio dei da Toscanella Siena e a Firenze, ex moglie dell Ambac. Si discute della questione della dote di Consola. Jacob da Toscanella non si era mai obbligato alla restituzione della dote. Il matrimonio tra Consola e Consiglio era però fallito in seguito alla conversione di quest ultimo o forse anche prima, dato che una prima quietanza di Consola verso Jacob era avvenuta già nel 1459. Abramo e Isacco pagano a Davide la somma di 125 ducati d oro, e questi rilascia loro quietanza267.

Se il matrimonio dell Ambac era fallito prima della conversione, egli era arrivato a Roma all inizio degli anni sessanta solo e a quanto pare senza un soldo.

6. 1466. La morte di Jacob di Consiglio da Toscanella

La vita privata di Jacob a Siena procedeva dunque tra la conversione di uno dei suoi figli e le azioni legali degli ebrei di Pesaro che lo incalzavano per ottenere i loro 600 ducati.

Oltre a tutto questo, nel marzo 1464 veniva a morte Dolce, la moglie di Jacob sposata dopo una prima vedovanza.

Dolce era figlia di Daniele di Vitale di Matassia. Daniele era morto prematuramente prima del nonno di Dolce, Vitale. Alla morte di quest ultimo Dolce si trovò ad ereditare insieme alla sorella Brunetta e alla zia Giusta le sostanze del nonno. Il lascito testamentario riservato alle tre donne dette loro la possibilità di attingere ad un patrimonio personale, che nel corso degli anni esse poterono investire nei banchi di prestito in località sotto il dominio fiorentino e senese e in particolare nella città di Pisa. Quando sposò Jacob, Dolce era vedova di Jacob di Salomone da Prato, dal quale ebbe tre figli: Perla, Anna, e Manuele.

267

L unione con Dolce aveva sicuramente dato nuovo impulso alla rete di affari dei da Toscanella.

Il testamento di Dolce fu stilato a Siena il 26 febbraio 1462, in casa di Jacob, alla presenza del da Toscanella. Dolce chiede di essere seppellita nella città di Siena, dove aveva scelto di vivere accanto al marito268.

Erede universale è l unico figlio maschio, Manuele, al quale va anche la quota di capitale che Dolce aveva investito nel banco di pegni di San Gimignano. La gestione della rendita di questa quota, che costituiva circa la metà del capitale dell azienda, fu affidata agli esecutori testamentari, il cugino Vitale di Isacco da Pisa e Isacco, figlio di primo letto di Jacob e marito di Anna, figlia anch essa di primo letto di Dolce. Sebbene il grosso del patrimonio di Dolce vada al figlio Manuele, sembra che non ci sia stata una volontà di disperdere gli investimenti, che infatti rimangono all interno della gestione familiare. Vi sono lasciti extra dotali anche per le figlie femmine, le quali sono chiamate a spartirsi quanto la madre aveva conservato nelle sue casse in denaro, gioielli e vestiti269.

Da questa rapida descrizione ci sembra di poter stabilire che il lascito di Dolce sia stato cospicuo, indizio che la famiglia da Toscanella doveva essere economicamente molto ben provvista. La divisione dei beni di Dolce, che agisce con l assenso del marito, lascia intravedere che i due godevano di una certa tranquillità domestica. La morte della seconda moglie, deve essere stato un duro colpo per Jacob, che a questo punto della storia cominciava ad avere una certa età.

Tra la fine di aprile e i primissimi giorni del maggio 1466 Jacob infatti moriva. La sua morte, avvenuta dopo una vita di notevole successo lasciò i suoi figli maschi Isacco e Abramo alla guida del banco di Siena e alla gestione degli innumerevoli interessi cui Jacob aveva dato inizio.

A turbare questo quadro drammatico - ma che rientra pur sempre nel corso naturale della vita, sono le circostanze stesse di questa morte.

Jacob di Consiglio da Toscanella infatti morì suicida270.

268 E. Borgolotto e E. Garruto, Testamenti femminili toscani del Quattrocento, in Donne nella storia

degli ebrei d Italia, atti del IX Convegno internazionale Italia Judaica , Lucca, 6-9 giugno 2005, a

cura di M. Luzzati e C. Galasso, Firenze, 2007, pp. 66-67. 269 Ibid., p. 67.

270

Figura 2. ASSi, Concistoro, Copialettere, 1684, c. 129r, 10 maggio 1466. Lettera in cui si rende nota la morte di Jacob da Toscanella.

Tra i primi ad essere informato della morte di Jacob dovette essere il Cardinale di Bologna Filippo Calandrini; questi era dal 1458 penitenziere maggiore, e probabilmente in quel momento risiedeva a Roma. Il Calandrini era stato un personaggio molto legato al papa Pio II; era stato più volte al suo seguito a Siena, ed è probabile che avesse buoni rapporti con la città271. Egli probabilmente spedì una lettera ai Senesi riguardo al suicidio del da Toscanella, ma purtroppo non siamo al corrente del contenuto. Conosciamo solo la risposta del Concistoro di Siena al Calandrini.

271

In questa risposta i Senesi sembrano essere sulla difensiva. L impressione è che siano stati accusati non si capisce bene da chi di essere in qualche modo responsabili della morte di Jacob.

Il Concistoro di Siena si profonde in manifestazioni di cordoglio per la morte di un così importante cittadino. Viene sottolineata la bontà di Jacob e la rettitudine del suo carattere. Sembra che Jacob fosse così degno di lode da sperare in una sua conversione al cristianesimo.

Dopo aver tessuto le lodi e aver espresso il loro cordoglio per la perdita di un così illustre cittadino, i Senesi cercano di difendersi negando di avere avuto responsabilità nello scellerato gesto. Le troppe tasse che secondo qualcuno esasperarono Jacob al punto da spingerlo al suicidio erano in realtà ordinaria amministrazione, quindi niente di cui le autorità di Siena debbano sentirsi colpevoli272

.