Se ser Jacopo Ambac aiutò davvero il fratello Abramo durante i mesi della sua prigionia bolognese certamente non lo fece gratis. Grava il sospetto che il suo interesse fosse rivolto più ad impedire che altri mettessero mano sull eredità paterna che sospinto da autentico amore fraterno.
Resta il fatto che l Ambac rimane personaggio assolutamente ambiguo. Più vecchio dei suoi fratelli e dotato di una certa cultura, se, come sappiamo aveva grosse cognizioni di diritto e di lingua ebraica. Il 12 agosto 1449 venne restituita a causa della prematura morte dello sposo la dote che era stata pagata dal saponaio Leone di Buonaventura, ebreo spagnolo abitante a Siena, per il matrimonio tra sua figlia e Israele, figlio di Elia di Isacco, un ebreo catalano residente a Pisa. Il relativo documento, stilato a Pisa ci rivela che gli accordi matrimoniali erano stati stesi in ebraico da Consiglio di Jacob da Toscanella, non sappiamo purtroppo quando. È questa la prima testimonianza che ci sia nota su Consiglio: possiamo dedurne comunque che Consiglio, indicato addirittura come notarius ebreus doveva essere nato non dopo il 1420 e che già in giovane età aveva competenze di lingua e diritto ebraico.326
Personaggio certamente dotato e crediamo anche scaltro, forse non proprio con il pallino degli affari, visto che risulta sempre a corto di denari, ma a tutto questo si aggiunge una seconda natura, criminale .
Agli inizi degli anni Settanta Abramo e Isacco avevano cominciato il loro lento ma progressivo abbandono di Siena. La morte del padre, il mancato rinnovo della
326
condotta e tutti i guai passati per i debiti di famiglia indussero i due a lasciare la casa paterna, e sistemate le sorelle, poterono liberamente ricominciare ad avventurarsi in nuove imprese d affari. La direzione presa da i da Toscanella li porta verso sud, in terre laziali, una sorta di ritorno alle origini della famiglia.
La presenza di Abramo e del fratello Isacco a Marino è attestata fin dagli anni Settanta del Quattrocento. Isacco aveva infatti ottenuto prima del dicembre del 1470 un accordo con il Protonotaio apostolico Lorenzo Oddone Colonna, signore del castello di Marino, per la direzione e la gestione di un banco di prestito nella stessa Marino327
. Già nella primavera del 1471 la possibilità di condurre tranquillamente la loro attività dovette scontrarsi nuovamente con le esigenze del loro fratello Consiglio, alias Ambac.
Ser Giacomo Ambac doveva aver dilapidato i suoi averi e forse, dato che c era stato un riavvicinamento con i fratelli in occasione dell arresto di Abramo credendo di poter attingere al patrimonio di famiglia, cercò di ottenere la sua parte di eredità paterna dai suoi fratelli: [ ] post profligatam substantiam tertiam partem (sic) paterne hereditatis adire studet [ ]328
. Ma egli deve aver fatto male i suoi conti, perché i fratelli non sembravano intenzionati a cedergli alcunché. Egli era stato emancipato dal padre e già aveva avuto quanto gli spettava. Inoltre, la sua conversione aveva dato un taglio ai suoi diritti sul banco di Siena. Ser Giacomo non era però tipo da arrendersi tanto facilmente. L Ambac quindi sottrae delle lettere e dei documenti inerenti al banco di prestito senese per poi consegnarli ad un suo creditore come garanzia. Il furto con truffa era ben congegnato: se Abramo e Isacco avessero voluto riavere i documenti avrebbero dovuto prestare fideiussione al creditore del fratello, e avrebbero quindi saldato il debito in sua vece329.
I Senesi dovevano essere certi delle ragioni di Isacco e Abramo, tant è che mettono a parte il loro vescovo Francesco Piccolomini di quanto accaduto330
.
Al fine di difendersi meglio, Abramo e Isacco avevano deciso di incaricare un loro parente, Dattaro di Gaio da Recanati, padre del Vitale che aveva sposato loro sorella
327 A. Esposito, Prestatori ebrei a Marino alla fine del Quattrocento: nuove testimonianze, in, La
rassegna mensile di Israel , vol. LXVII, NN. 1-2, gennaio-agosto 2001, p. 268. 328 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1688, cc. 55v, 56r, 15 marzo 1471.
329 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1688, cc. 55v, 56r, 15 marzo 1471 330
Rosa, di rappresentarli a Roma331
. Dattaro era di ritorno da Ancona, dove era stato invischiato in una questione di debiti.332
Ai due fratelli però viene destinata una amara sorpresa. Dattaro è stato ferito da alcuni avversari, ad mortem graviter vulneratus fuit opera adversariorum. I Senesi informano il papa del grave accadimento, ma non avanzano alcuna ipotesi d accusa. Certamente si mostrano preoccupati e chiedono al pontefice di aiutare gli ebrei senesi perché dopo quanto è accaduto potrebbero trovare difficoltà ad esercitare il loro diritto a difendersi nella causa contro il fratello.
Non viene specificato se l episodio dell aggressione di Dattaro sia in relazione con il compito che stava svolgendo a Roma, né se questi avversari siano direttamente riconducibili all Ambac.
Contemporaneamente il Concistoro di Siena scrive anche all arcivescovo di Tarragona, Pedro de Urrea333
, personaggio influente in Curia e molto vicino al papa. Egli si era occupato per conto di Paolo II della faccenda degli ebrei di Lucignano. Pertanto doveva essere ben informato delle faccende ebraiche senesi. Ed infatti anche la vicenda dei da Toscanella deve essergli notissimam, ut non sit opus longa narratione334
.
I Senesi riferiscono al prelato spagnolo di aver appurato che le richieste di Abramo e Isacco sono più che giustificate. Giacomo Ambac era stato emancipato dal padre e aveva avuto quanto gli spettava. I suoi fratelli credevano inoltre, che dopo la sua
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ASSi, Concistoro, Copialettere, 1688, c. 72v, 26 marzo 1471. 332
Cfr. S. Simonsohn, The Apostolic see and the jews. Documents (1464-1521), n. 938, 12 febbraio 1471, p. 1173.
333
Arcivescovo di Tarragona, Spagna è Pietro da Urrea (1445-1490), indicato ai senesi come referente per le questioni ebraiche dal Papa Paolo II già per i problemi di Lucignano. In Simonshon, compare diverse volte come testimone e firmatario di brevi pontifici per reclami da parte degli ebrei italiani. Cfr. S. Simonsohn, The Apostolic see and the jews, p. 1173, 938, del 12 febbraio 1471, dove appare la firma del vescovo di Tarragona Pietro Ferretz a calce di una petizione di Dattilo di Gaio da Recanati, ucciso, nella questione che vedeva fronteggiarsi l Ambac e i suoi due fratelli, cfr. anche S. Simonsohn, pp. 1206-1208.
Lo stesso 26 marzo il Concistoro di Siena scrive anche al proprio oratore a Roma Battista de Bellanti perché faccia in modo che il pontefice legga le lettere e favorisca gli ebrei senesi. ASSi, Concistoro, Copialettere, 1688, cc. 73r, 26 marzo 1471: Domino Baptiste de Bellantibus scriptum est exhortando
quod litteras Pontificis presentet et dictis hebreis faveat in negociis suis.
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conversione egli non avesse più niente a che fare con loro e che quindi non avesse più diritto ad alcunché; Vexantur nimium a fratre suo et, emancipatione facta et Christi fidem professo, non amplius consortium cum eo se habere credebant.
Il suo unico tentativo, come anche i senesi hanno potuto constatare, è stato quello di cercare di pagare i propri debiti con il lavoro altrui; Sed variis subterfugiis, ut nobis constat, querit, dissipata substantia, exsolvere aes alienum suum alieno labore. Ora, visto che il procuratore di Abramo e Isacco, Dattaro, è stato gravemente ferito, ed essi non possono difendersi a Roma, come invece è loro diritto stabilito dalla legge, i Senesi chiedono che sia lo stesso arcivescovo a prenderne l incarico.
Un mese dopo Dattaro di Gaio da Recanati è deceduto per le ferite ricevute nell aggressione, fuerit necatus 335
. Gregorio Lollio è incaricato dai Senesi di intercedere presso il papa perché si occupi della lite tra i da Toscanella e l Ambac e della morte di Dattaro. Il desiderio principale dei Senesi, oltre che di appurare la verità sull omicidio, è garantire ad Abramo e Isacco il diritto a difendersi nella causa con l Ambac; diritto che potrebbe venir meno a causa della paura di violente ritorsioni contro di loro:
Domino Gregorio Lollio oratori Rome scriptum est commendando Isac et Habraham ebreos in causa quam illic agunt contra fratrem Jacobum Ambac et presertim cum Dattarus quidam, ob defensionem iurium suorum, fuerit necatus; committendo ut in utroque negocio eis faveat, ne defensionem suam per vim deserere cogantur et nostro nomine pro illis intercedat apud Pontificem et ubi opus esset.
Dopo l omicidio si aggrava la posizione dell Ambac. Pesanti sospetti gravano su di lui.
Verso la fine di luglio i Senesi scrivono ancora a Pedro de Urrea336. Questa volta per raccomandargli Vitale, figlio della vittima dell aggressione.
Lo stesso giorno partono da Siena altre due lettere.
La prima di queste è indirizzata al vescovo di Milano337
, Stefano Nardini che nel luglio del 1471 si trovava a Roma. Si richiede il patrocinio del prelato per alcune questioni che riguardano Isacco e Abramo. I due ebrei secondo le autorità di Siena chiedono cose giuste, e pertanto non vi sono motivi per non concedergli favore. In
335 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1688,c. 98r, 26 aprile 1471. 336 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1688, c 183v, 16 luglio 1471. 337
particolare dovrà essere ascoltato Isacco, che probabilmente ha cose interessanti da riferire.
La seconda lettera è nuovamente indirizzata al pontefice338 .
I Senesi riferiscono al papa di aver saputo da Isacco, uno degli ebrei coinvolti nella vicenda cui il pontefice era informato, che è stato scoperto che a compiere l omicidio di Dattilo di Gaio da Recanati era stato Giacomo Ambac insieme con due complici romani. Il Concistoro esprime gaudio e felicità per l arresto dell assassino, e spera che la giustizia seguirà ora il suo corso.
Figura 3. Lettera da cui si ricava che Gaio è morto e che ser Giacomo Ambac è stato arrestato per l omicidio.
Le impressioni che nutrivamo sulla dubbia moralità di Giacomo Ambac sembrano con questi fatti pienamente confermate.
Forse Jacob da Toscanella non aveva tutti i torti quando cercava di cautelarsi dal comportamento del figlio.
Non solo l Ambac aveva seminato in giro debiti, per i quali il padre era finito nei guai e il fratello Abramo era stato rinchiuso in carcere. L Ambac dopo aver dilapidato le sue ricchezze, aver chiesto ripetutamente sussidi e aiuti economici,
aveva addirittura rubato documenti importanti ai suoi fratelli, consegnandoli ad un creditore. Per riavere il maltolto Abramo e Isacco avrebbero dovuto pagarne il riscatto, saldando i debiti del fratello.
Non si fatica a credere che i da Toscanella non volessero più aver niente a che fare con ser Giacomo Ambac.
Comunque di questo scomodo personaggio Abramo e Isacco si liberarono definitivamente, perché di lui i nostri documenti non fanno più menzione.
Ma dopo più di dieci anni, siamo nel 1483, constatiamo che Abramo ebbe un altra brutta sorpresa339
. Dodici anni prima, nel 1471, mentre viaggiava passando per i territori fiorentini, Abramo si imbatté in un certo Raffaele. All epoca questo Raffaele chiese all ebreo senese di onorare un debito contratto da suo fratello Consiglio. Abramo spiegò che non era tenuto a pagare la somma dovuta dal fratello; dopo questo episodio, nessuno fece più parola della cosa. Ora, forse perché Abramo aveva vissuto a lungo a Roma, Raffaele non aveva più avuto modo di richiedere il pagamento del debito. Non è chiaro se i due adesso si siano incontrati di nuovo, ma Raffaele deve aver intentato causa contro Abramo presso gli Otto di Guardia di Firenze.
Abramo è dunque ancora coinvolto in una questione di debiti a causa del fratello Consiglio.
I Senesi, evidentemente sempre disponibili nei confronti dei da Toscanella, pregano Lorenzo de Medici e gli Otto di Guardia di differire la causa, perché Abramo non è al momento presente.
L impressione che Consiglio alias Ambac avesse il debito facile risulta pienamente confermata. Il vecchio Jacob aveva tentato di cautelarsi e forse l allontanamento del figlio da Siena fu effettivamente dovuto a dissapori tra loro.