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Le origini della famiglia

Il cognome toponimico da Toscanella rimanda indubbiamente al luogo di provenienza della famiglia di cui ci occupiamo, cioè la città laziale oggi chiamata Tuscania.

Non sappiamo quando gli antenati dei da Toscanella abbiano iniziato a spostarsi verso il nord della penisola. È probabile che non fossero gli unici ebrei di Toscanella ad intraprendere questa ascesa fuori dal luogo di origine. Troviamo attestato un Matassia di Sabato da Toscanella che abitava a Pisa nel 1398219. Forse questi è il medesimo Matassia di Sabato da Toscanella che nel 1368 si trovava ad Amelia220. È improbabile che questo Matassia fosse imparentato con la famiglia oggetto delle nostre ricerche, ma sarebbe oltremodo interessante sapere se altri ebrei provenienti da Toscanella fossero presenti in Toscana.

La prima traccia che ci permette di individuare il percorso dei da Toscanella ci porta a Padova.

Qui possiamo individuare quello che - allo stato attuale delle ricerche - dobbiamo considerare il capostipite della famiglia, Consiglio di Emanuele da Toscanella. La sua presenza a Padova è attestata per la prima volta nel 1410, quando egli otteneva insieme ad altri cinque banchieri ebrei - la restituzione di 500 ducati dati in prestito precedentemente al Vescovo della città.

217 M. Luzzati, Banchi e insediamenti ebraici nell Italia centro-settentrionale, p. 176. 218 A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, p. 119.

219 ASSi, NA, 202, ser Cenni di Manno di Giovanni da Pentolina, cc. 89v-90r, 1 luglio 1398.

220 Archivio di Stato di Terni, Notarile di Amelia, notaio Tommaso Fariselli, prot. 3, c. 114v 13

Consiglio di Emanuele da Toscanella, in ebraico Jekutiel ben Immanuel, è anche noto come tesoriere dei rappresentanti degli ebrei italiani che si riunirono a Forlì nel 1418221

.

Ancora nel 1425 Consiglio era membro di una società che gestiva a Padova tre banchi di prestito insieme a Sansone del fu Vivelino da Colonia, un ebreo tedesco residente a Treviso e a Jacob di Mosé di Buonaventura, detto da Santa Lucia e forse originario da Ancona. In particolare Consiglio era fattore del banco delle Beccherie e del banco di Santo Stefano222.

Dopo la sua morte, avvenuta tra il 1426 e il 1431, fu il figlio Jacob a succedergli nelle attività di prestito. Jacob è ricordato come il titolare del banco di Santo Stefano tra il 1431 e il 1437.

Negli anni 30 il braccio di ferro tra gli ebrei e il comune patavino si era concluso con una sostanziale vittoria di quest ultimo. Le condizioni dettate dagli ebrei per il rinnovo della condotta, che a Padova era quinquennale, erano state giudicate troppo esose. Il Comune aveva quindi deciso per un aut aut: o gli ebrei accettavano le condizioni dei Padovani oppure sarebbero stati espulsi dalla città223. Sebbene il clima per gli ebrei non fosse proprio favorevole, esistevano in città almeno sette banchi; tra questi, oltre a quello di Jacob di Consiglio, vi era quello di Dattilo da Perugia. L azione del Comune unita alla predicazione itinerante sortì comunque l effetto di una accresciuta insofferenza verso gli elementi ebraici. Nel 1455 infatti gli ebrei furono espulsi dalla città.224

Forse perché l atmosfera a Padova stava rapidamente mutando, o forse perché aveva intuito la possibilità di maggiori guadagni, Jacob cominciò a muoversi per abbandonare il Veneto e scendere verso sud. Abbiamo visto che Jacob entrerà nella società fiorentina nel 1437225, e successivamente in quella senese nel 1441; nel 1442

221

M. Luzzati, G. Lazzarini, L orizzonte italiano di una famiglia ebraica laziale: prime note sui da

Toscanella, in corso di pubblicazione.

222

D. Carpi, L'individuo e la collettività. Saggi di storia degli ebrei a Padova e nel Veneto nell'età del

Rinascimento, Firenze 2002, p. 210.

223 A. Ciscato, Gli ebrei in Padova (1300-1800), ristampa fotostatica dell edizione di Padova, 1901,

Sala Bolognese, 1985, pp. 42-44. 224 Ibid., p. 52.

225 Nell azienda fiorentina di Jacob c era una quota di 400 ducati depositata da Dattilo del fu Angelo

da Perugia, che aveva rifiutato di entrare in società con Jacob a causa della troppa distanza. Cfr. F. Zen Benetti, Prestatori ebraici e cristiani nel padovano, in Gli ebrei a Venezia, a cura di G. Cozzi,

in quella pisana. Il 3 febbraio del 1445 Jacob ottenne per sé e per i suoi figli, soci e garzoni, la stipulazione di capitoli della durata di cinque anni a Montepulciano226

. In pochi anni dalla sua venuta in Toscana dalla fine degli anni 30 Jacob diverrà il principale protagonista del prestito ebraico in Siena. Egli sarà intestatario della nuova condotta nel 1446 e nel 1457227.

Jacob di Consiglio da Toscanella aveva sposato in prime nozze Gentile, figlia di Salomone di Matassia da Perugia abitante a Bologna, uno dei principali banchieri ebrei italiani della fine del Trecento e dei primi decenni del Quattrocento che fu, con lui stesso, uno dei quattro fondatori del prestito ebraico a Firenze

.

Venuta a morte Gentile, Jacob da Toscanella tra gli anni 40 e 50 sposò Dolce di Daniele di Vitale, che era a sua volta vedova di Jacob di Salomone di Buonaventura da Prato, membro di una famiglia originaria di Terracina.

Siamo dunque di fronte a tutto un giro di famiglie che si erano allontanate da Roma, dal Lazio e, in ogni caso, dagli Stati della Chiesa, nell arco, approssimativamente, soltanto di un secolo o poco più: esse non potevano dunque non aver consapevolezza del fatto che le loro radici erano, in senso lato, romane , come sembrano confermare le vicende dei da Toscanella nella seconda metà del Quattrocento228

.

Naturalmente il matrimonio tra Jacob e Dolce andrà a rafforzare ulteriormente il legame societario con la famiglia da Pisa.

I rapporti di affari dei da Toscanella si allargano su una vasta area della Toscana; questo, insieme con la vicinanza con la famiglia di Vitale da Pisa, riconosciuto come il più importante banchiere ebreo della penisola229

, proietta certamente Jacob di Consiglio nell èlite economica ebraica.

La rete dei banchi dove questi investitori mettono mano si estende a buona parte dei territori sotto il controllo senese e fiorentino. Questa ragnatela si ingrandisce

Venezia, 1983, p. 648n 75. 226

E. Borgolotto Zetlan, Les Juifs, cit., p. 106.

227 Il 18 febbraio 1445, Jacob di Consiglio da Toscanella, Salomone di Emanuele da Norcia, Salomone

di Bonaventura da Città di Castello et Aliuccio da Cagli diverranno i nuovi soci di Abramo di Dattilo al banco fiorentino della Vacca. Cfr. E. Borgolotto Zetlan, Les Juifs, cit., p. 58.

228 M. Luzzati, G. Lazzarini, L orizzonte italiano di una famiglia ebraica laziale: prime note sui da

Toscanella.

229

ulteriormente con i movimenti e le iniziative dei figli, che cercano altri sbocchi e colgono ogni favorevole occasione per insediare un nuovo banco.

Nel dicembre del 1455 troviamo Jacob insieme al figlio Consiglio a Genova230 . Di questa permanenza non sappiamo niente, ma è possibile che Jacob intrattenesse rapporti d affari con gli ebrei della città, che d altronde, inutile dirlo, vantava antiche tradizioni commerciali legate al traffico marittimo. Tra gli anni 50 e gli anni 60 Genova fu poi colpita a più riprese dalla peste: nel 1450, 1458 e 1463. Nel 1456, un mercante genovese scriveva a suo fratello dicendogli di non aver niente di nuovo da raccontare perché vi erano poche attività di affari in corso e mancava persino la forza per attivarne di nuove 231. Se l intenzione di Jacob era quella di aprirsi una strada ligure , evidentemente il momento non era dei più adatti.

Nei capitoli senesi del 1457 compare per la prima volta il nome di Musetto di Ventura da Bologna. I contatti e gli investimenti varcano ancora una volta gli Appennini in un intreccio a volte difficile da dipanare.