6. La crocefissione di Lucignano di Val di Chiana
6.4. Il debito e i creditori
A creare noie e a perseguitare Gabriello di Bartolomeo però non erano solo i Senesi e la Chiesa.
A Roma infatti dovevano essere giunte altre proteste degli amici e dei parenti di Angelo di Musetto.
Il 4 aprile 1467 i Senesi chiesero a Leonardo Benvoglienti e a Gregorio Lollio di intercedere presso il papa per liberare i cittadini di Lucignano e l ex podestà Gabriello dalle persecuzioni degli ebrei.518
.
Sembra di capire che dopo pochi mesi che il papa aveva concesso l assoluzione, Gabriello fosse stato vittima di una nuova azione legale.
517 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1684, c. 90v,1 aprile 1466.
518 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1685, cc. 72v, 73r, 8 aprile 1467. [ ] ve lo ricordiamo et maxime
che recommendiate al sommo pontefice Bartholomeo di Paolo nostro M.ro capitano et Gabriello suo figliuolo et che si degni la sua Santità una volta porre fine a le malitie et perfidie di quelli iudei che dessero molestia a la comunità di Lucignano nostri fidelissimi figliuoli li quali senza loro mancamento sono da quelli infectati[ ] .
Ciò è confermato da una lettera degli ambasciatori senesi a Roma. Il 20 aprile 1467 Gregorio Lollio e Leonardo Benvoglienti scrissero al Concistoro di Siena che un nuovo processo contro Gabriello di Paolo di Bartolomeo era stato intentato su ricorso dell erede di Angelo e della comunità ebraica519
.
I due oratori non fecero mistero che il papa fosse persuaso dell innocenza dell ebreo. Per questo il pontefice aveva richiesto a Leonardo Benvoglienti, che aveva fatto parte della delegazione senese recatasi a Lucignano insieme con il Vicario Domenico da Montepeloso per riesaminare il processo, una relazione scritta.520
.
Leonardo Benvoglienti era persona esperta e ricopriva cariche nello stato senese almeno dal 1428. Legato da amicizia a Enea Silvio Piccolomini, era stato, durante il pontificato di quest ultimo, il principale tramite tra Siena e il papa. Il suo resoconto sembra abbia convinto il pontefice. Questi infatti incaricò il Vescovo di Tarragona Pedro de Urrea di occuparsi del caso in modo che fosse interrotto il nuovo procedimento ai danni dell ex podestà di Lucignano.
Nel frattempo i creditori di Angelo intrapresero nuove azioni legali tese al risarcimento dei loro crediti521.
Questa ostinazione nel pretendere la restituzione dei beni dell ebreo arso deve essere stata intesa dai Lucinianesi come una vera e propria forma di persecuzione.
Ancora ai primi di gennaio del 1468 il Cardinale Nicola Forteguerra e l ambasciatore senese a Roma Niccolò Severini furono informati dell arrivo nella città di maestro Giovanni Mannella dell ordine francescano, mandato dalla comunità di Lucignano onde pregare la Curia romana di far cessare le molestie degli ebrei e per informare l ufficiale senese di una novità riguardante la causa dell ebreo522
.
Evidentemente era accaduto altro ancora a Lucignano. Le lettere in nostro possesso tuttavia non rivelano alcunché di nuovo nella causa.
Sembra però che gli ebrei avessero indirizzato i loro attacchi verso un altro personaggio, tale Mariano Bruni, che doveva essere il detentore o il custode dei beni
519 ASSi Concistoro, Carteggio 2015, c. 27, 20 aprile 1467. 520 Ibid.
521 ASSi, Copialettere Concistoro, 1685, c. 205, 2 ottobre 1467. In questo caso la richiesta di 75 ducati
proviene da Guglielmo da Montalcino. ASSi, Concistoro, Copialettere, 1686, cc. 9r, 13 gennaio 1468. 522 ASSi, Concistoro,Copialettere, 1686, c. 16v, 17 gennaio 1468, N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e
sequestrati ad Angelo di Musetto523
. Infatti di lì a poco i Senesi presero la decisione di sciogliere i beni di Angelo dal sequestro e di pagare il Cancelliere Giovanni da Asinalonga, curatore dell inventario di tali beni. Il podestà di Lucignano venne anche informato del tentativo degli ebrei del luogo di portare la causa fuori dalla giurisdizione di Siena e pertanto ordinarono agli stessi ebrei di desistere da questa nuova azione legale entro il termine di dieci giorni, trascorsi i quali le autorità senesi avrebbero proceduto a passare per vie legali contro di loro524.
Passarono poco più di due settimane e i Senesi comunicarono ancora al podestà di Lucignano la loro felicità per la revoca, da parte di Guglielmo da Montalcino dell azione legale fatta partire fuori dalla giurisdizione di Siena525.
Ma i tentativi degli ebrei di riavere i loro crediti non si esaurirono qui e il Concistoro di Siena fu nuovamente costretto ad interessarsi dell eredità di Angelo di Musetto e a dover una volta di più intervenire per far cessare le lamentele della comunità di Lucignano nei confronti degli ebrei.
La vigilia di ferragosto del 1468 i Senesi scrissero nuovamente al podestà di Lucignano. Questa volta a perorare la causa di Samuel da Gubbio, nipote di Angelo, era intervenuto il Conte di Urbino Federico da Montefeltro. Il Conte era persuaso che il suo protetto Samuel dovesse riscuotere una certa somma di denaro dall ebreo di Lucignano. Samuel era uno dei figli di Consiglio da Gubbio, che da anni deteneva i diritti del banco della sua città. Dalla fine degli anni 50 insieme al fratello Guglielmo Samuel guidava l attività del banco di prestito con un certo successo e sembrava godere di un florido periodo e della benevolenza del suo signore526
.
I Senesi, per venire incontro al desiderio del Signore di Urbino ordinarono al podestà di Lucignano di concedere a Samuel da Gubbio quanto gli era dovuto. Essi, spiegano, sono informati che i beni dell ebreo morto sul rogo sono stati sequestrati, ma tale sequestro è da intendersi detracto el debito527. Era quindi opportuno risarcire
523
ASSi, Concistoro ,Copialettere, 1686, c. 61r, 27 marzo 1468, ASSi, Concistoro, Copialettere, 1686, cc. 63v, 30 marzo 1468.
524 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1686, c. 65v, 4 aprile 1468. 525ASSi, Copialettere del Concistoro, 1686, c. 78v, 21 aprile 1468.
526 M. Jacovello, A. Passeri, Abramo da Gubbio. La presenza degli ebrei a Gubbio nel tardo
medioevo, Firenze, 2007, pp. 118-121.
527
i creditori e fare sì che la faccenda si concludesse in modo che più non te ne habiamo ad scrivere528
.
Il Concistoro cominciava evidentemente ad averne abbastanza e desiderava che il Comune di Lucignano risolvesse definitivamente la questione.
A Lucignano però non si rassegnavano a fare quanto ordinato dalle autorità di Siena. Nel novembre dello stesso anno i Senesi furono costretti a scrivere a Federico da Montefeltro per spiegare i motivi del mancato risarcimento nei confronti di Samuel. Il Conte di Urbino aveva mandato a Lucignano un suo uomo di fiducia, Giovanni Rosello, con l incarico di riscuotere il credito per conto di Samuel. Qui il Rosello si era visto rifiutare il pagamento dai Lucinianesi. Il mancato pagamento così spiegarono i senesi era dovuto ai continui ricorsi degli eredi di Angelo di Musetto e di tutta la comunità ebraica. Gli ebrei si erano rivolti direttamente a Roma, alla Camera Apostolica, e a Lucignano si sospettava che dietro tutta la manovra si nascondesse proprio Samuel da Gubbio. Il pagamento dei debiti dell ebreo arso sul rogo sarebbe avvenuto quando queste azioni legali fossero cessate del tutto; questa sembra essere la posizione dei Lucinianesi529.
Le ragioni dei Senesi non pare abbiano convinto il Generale della Lega italica, tant è che il 29 novembre Federico scriveva ancora al Concistoro.
In effetti Samuel si era recato a Roma, insieme ad altri creditori di Angelo ma perché convinto che il sequestro dei beni di questi fosse stato ordinato dalla Camera Apostolica. Federico rassicurava i Senesi che Samuel a Roma non aveva fatto niente che potesse nuocere ai Lucinianesi. A fare denuncia alla Camera Apostolica erano invece stati gli eredi di Angelo, con i quali Samuel non aveva niente a che fare. Il Conte d Urbino riteneva pertanto che Samuel dovesse assolutamente essere pagato, così come avevano promesso i Senesi in una lettera dell agosto precedente. Inoltre, continuava Federico, Samuel aveva speso molti soldi per il viaggio a Roma e per tutta la faccenda. Federico, insieme con la moglie, si augurava infine che i Senesi potessero assicurare giustizia al proprio cittadino530. Un nuovo intervento, i primi di gennaio 1469, di Federico mise in imbarazzo i Senesi531. Si era recato a Lucignano un altro delegato del Conte, messer Donato da Arezzo, ma anche questa volta i
528 Ibid.
529 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1686, c 78v, 9 novembre 1468 530 ASSi, Concistoro, Carteggio, 2020, c. 49, 28 novembre 1468 531
Lucinianesi avevano rifiutato di pagare, come risulta da una deliberazione del comune di Lucignano datata lo stesso 7 gennaio532
. I Senesi, mortificati dell accaduto, comandarono ancora al podestà di Lucignano di pagare Samuel533
. I primi di febbraio a Lucignano si propone di eleggere quattro cittadini che possano avere il ruolo di garanti nei confronti di messer Donato534. Il giorno seguente sono nominati ser Fabiano di Bartolomeo, Angelo di Giuliano, ser Paolo di Giovanni e Pietro di Goro di Angelo535. Nei giorni seguenti i Lucinianesi eleggeranno anche un nuovo ambasciatore da inviare a Siena per risolvere la faccenda di Samuel536.
Sembra che le pressioni esercitate su Lucignano alla fine siano giunte ad effetto, e già il 23 febbraio 1469 una deliberazione del comune di Lucignano mostra i complicati calcoli degli addetti al computo dell eredità di Angelo di Musetto, evidentemente in preparazione del risarcimento dovuto a Samuel537.
Il 28 febbraio 1469 Samuel da Gubbio si presentò al Comune di Lucignano come creditore di Angelo di Musetto e dei suoi eredi; esibendo una lettera di un giudice delegato e di un Commissario apostolico diretta contro Mariano Bruni, che ancora deteneva i beni sequestrati all ebreo, unitamente ad altre lettere, sempre contro quest ultimo, da parte dei Priori di Siena. Samuel aveva depositato, o aveva prestato, ad Angelo di Musetto consistenti somme di denaro: il 31 luglio 1463, 224 fiorini d oro, e il 2 novembre successivo 112 fiorini d oro, per un totale di 336 fiorini d oro larghi, che è la cifra che Samuel chiedeva di poter ottenere. Il Comune di Lucignano accettò di liquidare Samuel per l intera cifra, ad eccezione di 12 fiorini, ai quali, dopo un controllo del registro del banco di Angelo di Musetto, Samuel pareva non aver diritto.
532
ASSi, NA, 598, ser Figliuccio Figliucci di Giovanni da Montalcino, Comune di Lucignano, Deliberazioni (1468-1469), c.3 r, 7 gennaio 1469.
533
ASSi, Copialettere del Concistoro, 1687, cc. 19rv, 25 gennaio 1469 534
ASSi, NA, 598, ser Figliuccio Figliucci di Giovanni da Montalcino, Comune di Lucignano, Deliberazioni (1468-1469), c.10v, 1 febbraio 1469.
535 ASSi, NA, 598, ser Figliuccio Figliucci di Giovanni da Montalcino, Comune di Lucignano,
Deliberazioni (1468-1469), c.11r, 2 febbraio 1469.
536 ASSi, NA, 598, ser Figliuccio Figliucci di Giovanni da Montalcino, Comune di Lucignano,
Deliberazioni (1468-1469), c.11v, 4 febbraio 1469
537 ASSi, NA, 598, ser Figliuccio Figliucci di Giovanni da Montalcino, Comune di Lucignano,
Samuel accettò e dichiarò di fronte al notaio di non aver più niente da pretendere dal Comune di Lucignano538
.
L incessante pressione di Samuel era certamente dovuta all ingente somma che doveva riscuotere. L assalto all eredità di Angelo doveva aver creato confusione a Lucignano dove si cercava di gestire i beni del defunto. Da una parte l ex podestà Gabriello539, accusato, sia pur velatamente, quantomeno di poca oculatezza nella gestione di tali beni. Vi erano poi i creditori, Samuel da Gubbio che come abbiamo visto vantava un credito di 336 fiorini d oro, Guglielmo di Dattaro da Montalcino, che pretendeva 56 ducati, ed infine Manuele da Volterra e suo figlio Lazzaro che ancora nel 1470 chiedevano la restituzione di 56 ducati540. Oltre a loro c erano ovviamente gli eredi di Angelo, i quali sembra avessero delle pretese sui beni sequestrati.
Il Concistoro il 13 agosto 1466541 aveva ordinato al nuovo podestà di Lucignano il sequestro dei beni dell ebreo. Questi beni sarebbero stati venduti pubblicamente, con bando e suono di tromba, una procedura del tutto simile alla vendita dei pegni non riscattati dai banchi ebraici. Si raccomandava tra l altro che con i soldi ricavati dalle vendite non si pagasse nessuno, se non con previa autorizzazione del Concistoro di Siena, in modo da evitare frodi. Nella lista dei beni c era anche una casa, ma il podestà di Lucignano era invitato a sospenderne la vendita per quindici giorni, poiché l erede di Angelo, il figlio probabilmente, aveva posto dei problemi al riguardo542
.
Gli eredi di Angelo non potevano dunque accedere ai beni posti sotto sequestro, detenuti sotto la custodia di Mariano Bruni. Immaginiamo quindi che fosse difficile per la famiglia dell ebreo far fronte alle richieste dei creditori.
538
ASSi, NA, 593, Figliuccio Figliucci di Giovanni da Montalcino, atto del 28 febbraio 1469. 539
Gabriello non pare abbia sofferto troppo per la situazione: nel 1470 è eletto ufficiale delle mercature, ASSi, Consiglio Generale 233, c. 150, 24 gennaio 1470. Nel 1498 sarà di nuovo podestà, questa volta a Montalcino, ASSi, Carte Varie, 2309, cc. nn.
540
ASSi, NA, 456 (1468-1469), ser Lorenzo di Giusa, cc. 263r-264r. Lazzaro di Manuele ebreo de Volterris, moram trahens al momento a Siena, fe procuratore Isacco del fu Jacob di Consiglio di Siena, et maxime contra erede Angeli hebrey olim feneratoris in castro Lucignani Vallis clanarum comitatus senesi et seu contra Comune et nomine Lucignani predicti vel alios possessores bonorum que in hereditate decti Angeli remaserunt pro ducatis 56 larghis di cui era creditore .
541 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1684, cc. 38v, 39r, 13 agosto 1466. 542
Ad un anno dal sequestro, a Lucignano venne incarcerata Monna Stella di maestro Angelo, suocera di Angelo di Musetto, con il pretesto di un residuo di dote che ella doveva a quest ultimo543
. L istanza di arresto per la donna non era stata richiesta dagli eredi di Angelo, i quali potevano aver interesse a racimolare quanto più denaro possibile per pagare i creditori, ma ad petitione di codesta Comunità 544. A denunciare l arresto di Stella è David da Chianciano, legato in qualche modo alla donna e chiamato anche successivamente a collaborare per risolvere la questione dell eredità di Angelo545.
Pare di capire che i Lucinianesi temessero di dover rimettere di tasca propria i denari che mancavano al saldo dei debiti dell ebreo. Forse non andava lontano dalla verità il Caccialupi che nell estate del 1466 affermava che - tolti i debiti - i beni di Angelo (che il Caccialupi dichiara essere poca cosa) avrebbero fruttato non più di 300 fiorini546.
Purtroppo sappiamo ben poco dello stato delle finanze inerenti il banco di prestito di Lucignano.
L 11 gennaio 1464 il Concistoro di Siena chiese ai podestà di Massa, Chiusi, Sarteano, Chianciano, Lucignano e San Cassiano di inviare a Siena una sorta di censimento, in modo da permettere alle autorità senesi di effettuare un calcolo atto al computo di una tassa che i suddetti comuni avrebbero dovuto versare per il sovvenzionamento della crociata indetta da Pio II547
.
Ancora nel marzo del 1464 il Concistoro deliberò una imposizione generale a tutti i Comuni, le terre, i castelli e ville dello Stato di Siena, all Ospedale della Scala e agli altri luoghi pii della città perché partecipassero alle spese della crociata548
.
La richiesta investiva anche gli ebrei della città, le cui proteste a niente servirono se non a far includere nella lista dei tassabili altri loro correligionari.
543
N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi p. 294. Stella era probabilmente figlia di maestro Angelo e sorella di Ventura, gli unici ebrei di Lucignano di cui conosciamo il nome, ASSi, Copialettere del Concistoro, 1684, 14 maggio 1466, cc. 131v. Stella viveva probabilmente a Chianciano, ASSi, Copialettere del Concistoro, 1686, cc. 99r, 24 maggio 1468.
544 N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi, p. 294.
545 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1686, c. 94r, 16 maggio 1468 546 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1684, c. 6r, 6 luglio 1466. 547 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1682, cc 7r, 7v, 11 gennaio 1464. 548
Nella lista degli ebrei che furono costretti a pagare la trigesima figuravano Jacob da Toscanella, prestatore in Siena con 5000 lire, Guglielmo da Montalcino con 1400 lire, Angelo da Lucignano con 1400 lire ed infine l ebreo di Sarteano e quello di Chianciano con 800 lire549.
La tassa per la crociata evidentemente non suscitò grande entusiasmo, né tra gli ebrei né tantomeno tra i cristiani. Il 12 maggio seguente i Senesi furono costretti a scrivere nuovamente delle lettere poiché alcuni Comuni non avevano ancora versato i denari della trigesima per la crociata. Nel documento vi è un esplicito riferimento agli ebrei, che sembra fossero tra coloro che ancora non avevano pagato550.
Lo stesso 12 maggio il Concistoro di Siena aveva scritto anche al Comune di Sarteano, richiedendo pressoché le stesse cose, anche se in questo caso non compaiono riferimenti agli ebrei551.
Dopo queste insistenti richieste, i Senesi non avanzarono più pretese, durante il 1464. Possiamo ipotizzare però che gli ebrei dei Comuni sotto il controllo di Siena non abbiano pagato il contributo alla crociata. Infatti nell estate del 1465, il 2 luglio, i Senesi tornarono a richiedere il versamento della trigesima, ma questa volta solo ad alcuni ebrei:
A Guglielmo da Montalcino furono chieste 1700 lire; all ebreo di Sarteano 1400 lire, mentre all ebreo di Chianciano e ad Angelo di Musetto 1200 lire552
.
Notiamo subito che nell elenco non figura più Jacob da Toscanella, il quale o aveva trovato qualche pretesto più convincente per non pagare, oppure aveva versato al Comune di Siena la somma richiesta.
Tuttavia non è da escludere che la nuova tassa imposta agli ebrei avesse motivazioni diverse, cioè non riguardasse più l obolo da versare per sostenere l impresa in Terra Santa.
Se così fosse, dal momento che sempre di trigesima si parla, risulta quantomeno singolare che a distanza di pochi mesi il computo della tassa avesse subito dei cambiamenti. Angelo di Musetto vide infatti diminuirsi la tassa da 1400 a 1200 lire, mentre per gli altri ebrei notiamo un sostanziale aumento.
Tutto farebbe credere che la posizione economica di Angelo non fosse così solida.
549 Ibid., p. 261, nota 1.
550 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1682, c. 78r, 12 maggio 1464. 551 ASSi, Copialettere del Concistoro, 1682, cc. 77v, 78r, 12 maggio 1464. 552
Il 13 luglio del 1465 Angelo di Musetto e l ebreo di Sarteano erano infatti costretti in Palazzo a causa del mancato pagamento della trigesima. Il Concistoro di Siena però concesse loro di allontanarsi per venti giorni, al termine dei quali avrebbero dovuto far ritorno a Siena e versare integralmente il tributo dovuto. Se avessero mancato di farlo, sarebbe stata loro imposta una multa pari al doppio della cifra da pagare per la trigesima553.
È quantomeno dubbio che come invece afferma il Mengozzi Angelo di Musetto, al momento dell arresto per l accusa di crocefissione fosse ben provvisto di denaro554.
A prescindere da quali fossero le reali dimensioni del patrimonio dell ebreo di Lucignano a causa di manomissioni, frodi, appropriazione indebita e via dicendo, l eredità di Angelo sembrava essersi notevolmente assottigliata.
Da sottolineare il ruolo del custode dei beni sequestrati, Mariano Bruni. Non si comprende l attacco verso quest ultimo da parte di Guglielmo da Montalcino e Samuel da Gubbio se non ipotizzando che il Bruni stesse agendo in modo irregolare. Viene da pensare che le difficoltà ad accettare il pagamento dei debiti di Angelo di Musetto fossero legate agli interessi personali degli ufficiali e del personale incaricato della gestione del materiale sequestrato.
Ma la questione non riguardava solo il denaro, o quantomeno non solo.
Erano infatti in molti a perorare la causa di Angelo. Il 16 marzo 1467 una cordata di ebrei, per lo più residenti a Firenze, incaricò due procuratori di procedere contro l ex podestà di Lucignano. Nessuna di queste persone figura come creditore di Angelo555
.
553
N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi, p. 262. 554
Ibid., p. 266. 555
ASFi, n. 16824, già P 349 (1454-1469), ser Pietro Antonio di Antonio da Vinci. . Abramo del fu Ventura da Pistoia, abitante a Firenze alla Vacca, Dattilo del fu Aliuccio da Ancona, abitante a Firenze al Borghese, Dattilo del fu Daniele da Ravenna abitante ad Arezzo, Salomone di Dattilo da Pamplona, abitante a Firenze, Salomone del fu Diodato da Bologna abitante a Firenze, Leone del fu Musetto da Rimini abitante a Firenze al Borghese, Vitale del fu Ventura da Tivoli, abitante a Firenze, Buonaventura del fu Diodato da Scansano, abitante a Firenze, Angelo del fu Isacco da Valenza, abitante a Firenze, e Gaio del fu Salomone da Civitanova, abitante a Firenze. Questione della morte di Angelo di Musetto da Lucignano. Causa con procuratori a Roma messer Antonio da Gubbio e Sabato di Vitale da Lodi abitante ora a Marino .
La denuncia fatta alla Curia romana tramite messer Antonio da Gubbio e Sabato di Vitale da Lodi riguardava l ex podestà di Lucignano Gabriello di Bartolomeo. L azione legale per ottenere denaro e beni è legata a questa denuncia.
Si voleva dimostrare che l ebreo Angelo di Musetto era stato ucciso ingiustamente e responsabile dell ingiustizia era l ex podestà di Lucignano. Di conseguenza, non solo