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6. La crocefissione di Lucignano di Val di Chiana

6.1. I fatti

Lucignano di Val di Chiana si trovava al confine tra il territorio senese e quello aretino. In passato era munito di mura difensive ed era conosciuto come castello di Lucignano. La posizione di confine e il fatto di essere situato su di un colle che domina l intera valle della Chiana, facevano del castello una preda ambita dai Comuni e dalle Signorie circostanti.439.

Dopo alterne vicende finalmente, nel 1404, Siena riscattò Lucignano dai Fiorentini e la situazione rimase stabile almeno sino alla metà del XVI secolo, quando Siena dovette far le spese della calata in Italia degli eserciti imperiali.

All inizio degli anni 40 del secolo il Comune di Lucignano si trovava in uno stato di estrema povertà. Nell agosto del 1440 il Consiglio generale di Siena aveva confermato alcuni capitoli facendo concessioni e mitigando alcune tasse in base a quanto avevano esposto gli ambasciatori del Comune di Lucignano. Essi

438 N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi. 439

affermavano infatti che la loro terra era andata spopolandosi negli ultimi anni; che di seicento uomini che erano, solo la metà era rimasta. Aggiungevano inoltre che ogni anno spendevano mille fiorini tra censi, Podestà, Cancelleria e maestro di scuola. Per le offerte alle chiese ed altre spese straordinarie, occorrevano almeno altri 400 fiorini.

Le condizioni di indigenza in cui versava il Comune di Lucignano costrinsero i Senesi a rinnovare nel 1448, per altri sei anni, il rilascio di 200 fiorini per la costruzione e la manutenzione delle mura del castello440.

Nel 1466, epoca che ci interessa in questo momento, Lucignano è un piccolo e poco abitato comune del senese. Nella cappella di S. Francesco, all interno dell omonima chiesa, il visitatore non poteva ancora ammirare il celebre reliquiario a forma di albero ( l albero di S. Francesco ), iniziato nel 1350 dagli orafi senesi, ma il cui completamento, a causa di mancanza di fondi dovette aspettare il 1471, anno in cui, grazie al lascito testamentario di Madonna Giacoma, due frati francescani, Giovanni del Mannella e Matteo di Cecco poterono affidare a Gabriello di Antonio da Siena il compito di terminare l opera441.

Il podestà del Comune, Gabriello di Bartolomeo, è un senese, figlio di Bartolomeo di Paolo, uomo d affari, banchiere442

e al momento dei fatti, uno dei quattro della Biccherna443

.

Il 7 maggio 1466 il Concistoro di Siena dette a Gabriello l incarico di far luce circa un crimine commesso da un ebreo del luogo444

.

I Senesi concessero a Gabriello quindici giorni per svolgere le indagini ed appurare la verità circa le accuse mosse contro l ebreo.

Questi si chiamava Angelo di Musetto ed era il titolare di un banco di prestito a Lucignano. La famiglia di Angelo di Musetto era presente nel territorio senese da circa settant anni; il nonno di Angelo, anch egli di nome Angelo, era arrivato a Siena

440

N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi, p. 253-254, nota 1. 441

Il Museo Comunale di Lucignano, a cura di D. Pegazzano, Montepulciano 1997, p. 50.

442 ASSi, Concistoro, Copialettere 1680, c. 23r, 7/8 marzo 1462. 443 ASSi, Biccherna, 782, c. 12v, 19 marzo 1467.

444 ASSi. Concistoro, Copialettere, 1684, cc. 126r, 7 maggio 1466. Cfr. Mengozzi, pp. 263-264. La

deliberazione del Concistoro di Siena che autorizzava il podestà di Lucignano a procedere nelle indagini è del giorno precedente, il 6 maggio 1466. Si veda S. Ansaldi, Il prestito ebraico, cit., cfr. ASSi, Concistoro, Deliberazioni, 598, cc.8r, 6 maggio 1466.

con il fratello Gaio nel 1392. Da qui si era trasferito a Pescia, dove lo troviamo per il periodo 1397-1411445

. Il figlio di questi, Musetto, era stato a Lucignano dal 1434 al 1438. Di un banco a Lucignano si ha notizia nel 1441, quando Dattilo del fu Angelo da Corneto, che abitava a Siena e Giuseppe del fu Guglielmo da Arezzo costituirono una società. Alla conduzione del banco fu chiamato Angelo del fu Musetto da Roma, che quindi solo in un secondo momento diverrà intestatario del banco di Lucignano446. L 8 maggio del 1457 i magistrati Regolatori ordinarono infatti al podestà di Lucignano Pietro Paolo dei Gallerani di consegnare agli stessi magistrati i nuovi capitoli fatti con l ebreo Angelo di Musetto, il prestatore di Lucignano, cum ipsi soli sint iudices competentes in causis ebreorum447.

Dal documento non si ravvisa che vi fossero altri motivi per la consegna dei nuovi capitoli, se non la prassi che prevedeva che le nuove condotte fossero preventivamente esaminate dalle competenti magistrature senesi, cioè i Regolatori. Nel 1466 Angelo era comunque alla guida del prestito a Lucignano da 25 anni. Da una deliberazione del Concistoro di Siena datata 6 maggio 1466, possiamo meglio comprendere di cosa fossero accusati Angelo di Musetto e altri ebrei.448 Questi erano ritenuti colpevoli di aver crocefisso e di aver fustigato una donna cristiana nel giorno del Venerdì Santo, il 4 aprile precedente, compiendo spregio e vilipendio verso la Passione di Cristo e la religione cristiana449

.

445

Angelo di Abramo ottenne concessioni su Pescia almeno dal 1402. Cfr. U. Cassuto, Gli ebrei a

Firenze nell età del Rinascimento, Firenze, 1965, p. 15, nota 4. Qualche notizia su Angelo e il fratello

Gaio, figli di Abramo da Roma, sono in S. Boesch Gajano, Il comune, p. 193. Si veda anche M. Luzzati, La presenza ebraica nello stato di Piombino nei secoli XV-XVII. Appunti di ricerca, , pp. 240-241.

446

E. Borgolotto Zetland, Les juifs, cit., p. 446. 447

ASSi, Regolatori, cc. nn. , 1457. 448

Conosciamo la storia di questi fatti in maniera parzialmente indiretta, cioè dalle lettere con le quali le autorità di Siena davano istruzioni al podestà di Lucignano riguardo alla vicenda. Non siamo in possesso delle lettere scritte dal podestà ai Priori di Siena nelle quali egli dava certamente informazioni dettagliate sulle accuse ai danni di Angelo di Musetto, sugli interrogatori, e sullo svolgimento del processo.

449 ASSi, Concistoro, Deliberazioni, 598, c. 8v, 6 maggio 1466. Gabriel Batrolomei Pauli Gabrieli

potestas Lucignani procedat contra hebreos quos reperierit esse culpabiles de nefandissimo crimine noviter commisso de verberasse et crucifixisse certam dominam Vangelistam christianam in dedecus e vilipendium domini nostri Yesus Christi et christiane religionis et contra fidem captolicam .

I Signori di Siena dovevano aver ritenuto la faccenda particolarmente grave, ed avevano autorizzato il podestà di Lucignano a ricorrere anche alla tortura per venire a capo della verità450

. L importanza dell evento e la delicatezza della materia trattata, il vilipendio alla religione, convinse i Senesi a rivolgersi quanto prima all insigne giurista Giovanni Battista de Caccialupi, in modo che potesse ricercare quale fosse, a norma di diritto, la giusta punizione da infliggere all ebreo451.

Forse a causa della risposta data dal giurista, o forse per la mancanza di informazioni più dettagliate, i Senesi decisero di inviare a Lucignano una delegazione formata dai Collaterali del podestà e del Capitano di Giustizia di Siena con il compito di indagare ed esaminare scrupolosamente l ebreo detenuto452. Il podestà di Lucignano fu quindi avvisato dell arrivo degli ufficiali senesi, ai quali egli avrebbe dovuto fornire tutto l aiuto necessario.

Non passò molto tempo che i parenti e gli amici di Angelo cominciarono ad inviare a Siena le loro lettere di protesta per l arresto del loro correligionario.

In realtà la maggior parte delle richieste riguardavano i debiti dello stesso Angelo; evidentemente alcuni investitori o soci del banco di Lucignano temevano che se il processo fosse finito con una condanna avrebbero avuto poche chances di riavere i loro soldi.

Insieme a queste richieste vi era però anche il ricorso presentato dal nipote di Angelo, Samuel di Consiglio da Gubbio presso i magistrati Regolatori, l autorità preposta al giudizio delle questioni riguardanti gli ebrei453

, segno questo che qualcuno riteneva che l azione promossa dal podestà di Lucignano non fosse del tutto regolare.

450

N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi, p. 264. 451

Ibid., p. 264-265. 452

Ibid., p. 265.

453 Decto Samuel ha presentato i Capitoli, li quali ha decto Agnolo giudeo con cotesta comunità, et

domanda che quelli siano observati, et maxime ne la parte del ricorso al nostro Concistoro; overo lo officio de Regolatori, in caso di alcuno malefitio, o colpa commessa . ASSi, Concistoro, Copialettere, 1684, c. 137v, 23 maggio 1466. Cfr. N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi, p. 266. Purtroppo di questo ricorso non vi è traccia nelle carte dei Regolatori presso l Archivio di Stato di Siena. I registri mostrano molte lacune proprio in corrispondenza degli anni 60 del 400.

Il processo in corso a Lucignano destò immediatamente l interesse della Curia arcivescovile di Siena, rappresentata dalla persona del Vicario arcivescovile Domenico da Montepeloso.

I primi di giugno del 1466 egli si era recato a Lucignano per accertarsi della situazione ma i Priori della città insieme con il podestà avevano cercato di ostacolarlo in ogni modo.

Il Vicario, tornato da Lucignano, il 7 di giugno scrisse una lettera indirizzata al Concistoro di Siena dal tono piuttosto minaccioso. Egli ricordava ai Senesi che il suo interessamento al caso dell ebreo di Lucignano era dettato da ordini ricevuti direttamente dal papa Paolo II tramite un breve, di cui anch essi - sapeva bene il Vicario - erano a conoscenza. Domenico da Montepeloso si lamentava inoltre del comportamento del podestà Gabriello e dei Priori i quali, a suo dire, gli avrebbero negato l esame dei testimoni e degli atti processuali. Per impedire che le autorità lucinianesi molestassero ancora gli ebrei coinvolti nel processo, il Vicario chiese al Concistoro di mandare sul luogo un proprio rappresentante ufficiale, in modo da fermare il processo fin tanto che il Vicario e i Signori di Siena non fossero giunti ad un accordo454

.

I Senesi il giorno seguente, l 8 giugno, onde evitare un ulteriore aggravamento nei rapporti con la Curia arcivescovile, bloccarono immediatamente Gabriello di Bartolomeo, ordinandogli di soprassedere nel processo per sei giorni.

Pochi giorni dopo, l 11 giugno, il Concistoro nominò tre illustri cittadini senesi, Andrea di Nanni Piccolomini, Lorenzo di Buoninsegni e Giovan Battista di Marco, oratori del comune di Siena, con l incarico di recarsi presso l Arcivescovo di Siena Francesco Piccolominini, che si trovava ai bagni a Vignone e accomodare lo strappo creatosi tra il Vicario Domenico da Montepeloso e il Comune di Lucignano.

Le istruzioni date agli oratori prevedevano che essi descrivessero accuratamente all Arcivescovo i fatti inerenti il processo e le indagini nei confronti di Angelo di Musetto; che assicurassero il Piccolomini della serietà e della professionalità con cui il podestà di Lucignano e i Collaterali Senesi avevano proceduto alla ricostruzione della verità e in ultimo, che offrissero la possibilità ad un rappresentante ecclesiastico di recarsi a Lucignano, accompagnato dal giudice delle Riformagioni Giovan Battista

454 N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi, p. 267: sino a quando con le Signorie vostre io mi

de Caccialupi e da due osservatori senesi, affinché le autorità diocesane potessero rendersi conto di persona della bontà del lavoro sin lì svolto dagli incaricati del Comune di Siena.

I Senesi tennero a specificare che questa possibilità veniva offerta solo per compiacere al desiderio del pontefice Paolo II, il quale per altra via era stato informato dei fatti, perché comunque la giurisdizione del caso era di competenza delle autorità di Siena455.

Nel frattempo a Lucignano un gruppo di cittadini aveva pensato di fare giustizia sommaria dell ebreo, traendolo fuori dal carcere a forza per poi ucciderlo.

Il tentativo fallì, ma non siamo a conoscenza dei particolari.

Informato dell accaduto, il Concistoro di Siena chiese al podestà di Lucignano di indagare sui disordini e di fornire i nomi di coloro che avevano partecipato al tentativo di linciaggio456. Evidentemente i Senesi rimasero poco soddisfatti della risposta del podestà di Lucignano, tant è che subito gli ordinarono nuovamente di denunciare i nomi dei capi della sommossa457.

A distanza di due giorni, è il 16 giugno458, il Concistoro fu costretto a scrivere ancora a Gabriello, poiché questi nella sua risposta precedente pare abbia mostrato una certa reticenza nel fornire le informazioni che gli erano state chieste. A quanto è dato di capire, il podestà non solo si rifiutava di denunciare gli uomini rei del tentativo di linciaggio dell ebreo, ma per di più alle richieste senesi aveva risposto con un lungo elenco di nomi di persone che a suo dire erano tutte presenti durante i disordini. Questa risposta, agli occhi dei Senesi sembrò come una presa in giro perché rivelava ancora più palesemente la reticenza del podestà a fornire i nomi dei colpevoli.

Il giorno successivo459, il 17 giugno, dal momento che i rapporti con l Arcivescovo erano andati risolvendosi, il Concistoro informò il podestà di Lucignano che una delegazione comprendente un Commissario Apostolico, il giurista Giovan Battista Caccialupi, giudice delle Riformagioni, e il rappresentante del Concistoro Leonardo Benvoglienti, insieme con il Vicario Domenico da Montepeloso, si sarebbe recata a Lucignano per esaminare l ebreo Angelo di Musetto e gli altri carcerati. Pertanto il

455 Ibid., pp. 268-269. 456 Ibid., p. 270. 457 Ibid., pp. 270-271. 458 Ibid., p. 272. 459 Ibid., pp. 273-274.

podestà di Lucignano era tenuto ad obbedire agli ordini di questi delegati e a fornire loro l aiuto richiesto.

Pochi giorni prima della fine di giugno (non sappiamo di preciso quando), il podestà di Lucignano aveva però provveduto ad eseguire velocemente la sentenza di morte nei confronti di Angelo di Musetto, che fu arso sul rogo.

Sappiamo dell avvenuta esecuzione poiché il Concistoro informò il nuovo podestà di Lucignano (il mandato di Gabriello era scaduto in quei giorni) della morte dell ebreo, al fine di procedere alla divisione dei beni lasciati in eredità dal defunto460.

Il 2 luglio le autorità di Siena furono informate della scomunica dell ex podestà di Lucignano Gabriello, pronunciata dal Vicario arcivescovile Domenico da Montepeloso, per aver condannato ed eseguito la sentenza nei confronti dell ebreo461. Le autorità senesi decisero, senza frapporre tempo, di perorare la causa del podestà dinanzi all Arcivescovo di Siena Francesco Piccolomini. Furono eletti sei cittadini incaricati di convincere l Arcivescovo della buona fede del podestà Gabriello e nello stesso tempo di chiedere consiglio al Piccolomini su ciò che avrebbero dovuto fare per far conseguire l assoluzione del Gabriello da parte del Pontefice462

.

Il 6 luglio il Concistoro scrisse al rappresentante di Siena a Roma, ser Borghese Borghesi. Nella lettera si fornivano consigli sulle argomentazioni da adoperare dinanzi al Pontefice per perorare la causa del podestà Gabriello. Vi era una sommaria descrizione dei fatti, si accennava al ricorso fatto dagli ebrei vicini ad Angelo presso il Concistoro, e infine si attribuì alla malizia degli ebrei stessi se il pontefice era stato informato mendacemente sulla vicenda (cosa che aveva probabilmente determinato la risoluzione ecclesiastica di esaminare in prima persona l intera questione). Dopo aver ancora lodato l operato del podestà Gabriello, fu notificata l avvenuta esecuzione di Angelo di Musetto, nonché quella della donna cristiana che si era prestata a farsi crocefiggere. A questa lettera segue una serie di istruzioni dettate dal giurista senese Caccialupi, giudice delle Riformagioni. Attraverso esempi di casi simili a quello di Lucignano egli cercò di scusare il comportamento del podestà, dichiarando che egli si era comportato secondo quanto competeva alla sua carica,

460 ASSi. Concistoro, Copialettere, 1684, lettera del 30 giugno 1466. 461 ASSi. Concistoro, Copialettere, 1684, lettera del 2 luglio 1466. 462

poiché il caso non era di pertinenza ecclesiastica (in quanto non si trattava di eresia, diceva il Caccialupi), ma ricadeva sotto la competenza di giudici secolari e che in nessun modo il podestà Gabriello credeva di aver fatto dispiacere alla autorità diocesana: il solo motivo per cui egli aveva eseguito la sentenza di morte, alla quale avrebbe certamente soprasseduto per compiacere alla Santa Sede, era che il messaggio mandatogli a questo scopo, era arrivato troppo tardi.

Mentre il Concistoro si trovava impegnato in questo scontro con le autorità ecclesiastiche, gli eredi di Angelo di Musetto erano costretti a doversi difendere dagli attacchi dei creditori che reclamavano quanto loro dovuto da Angelo. Il 10 o 11 agosto il Concistoro di Siena scrisse al podestà di Lucignano di occuparsi delle ragioni avanzate da Samuel da Gubbio, il quale pareva fosse intenzionato a querelare gli eredi di Angelo463.

La posizione dell ex podestà di Lucignano Gabriello di Bartolomeo si era nel frattempo aggravata con l avvenuta condanna anche da parte della Camera Apostolica464.

Un altro oratore, Francesco Luti, fu istruito per difendere presso la Santa Sede la causa di Gabriello; il 10 ottobre 1466 il Concistoro scriveva che questa scomunica era motivo di gioia e gaudio presso gli ebrei senesi (o di Lucignano, nella lettera non è specificato), i quali vedevano nella condanna del podestà la giusta punizione per l esecuzione di Angelo di Musetto465

.

Gli argomenti portati avanti dagli ambasciatori senesi non sembra avessero avuto molto successo presso la Santa Sede.

Nell autunno del 1466 si susseguirono nuove suppliche, ma la cancellazione della scomunica pareva andare per le lunghe.

In una lettera del 10 novembre 1466, spedita dal Concistoro direttamente al Pontefice, le parole usate dai Senesi sono un chiaro richiamo ad argomenti specificamente antiebraici: il podestà di Lucignano è dipinto come difensore della fede cristiana contro gli attacchi dei nemici di Dio; per questo si chiedeva al

463 Per altre lettere vi habiamo scripto che a Samuel hebreo da Eugubio, intesa la verità del facto e la

sua ragione contro li heredi di Agnolo di Musetto li facesse iustitia per modo che riportasse quanto di ragione li conviene . La lettera continua e dice: per certo ci maravigliamo et ci dispiace che alcuno habi iusta cagione di querelarsi . ASSi, Concistoro, Copialettere, 1684, lettera del 10/11 agosto 1466. 464 N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi, p. 285.

465

pontefice di ascoltare il podestà, in modo che l eventuale assoluzione di Gabriello ridimensionasse la baldanza degli ebrei per questa scomunica e si reprimesse la loro persistenza nel desiderare la vendetta per la morte del loro correligionario466

.

Il podestà Gabriello tornerà a Siena, sciolto dalla scomunica i primi di gennaio del 1467467.

Nel documento Ricerche sugli ebrei senesi nel Quattrocento (pagine 165-173)