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Il podestà Gabriello

Nel documento Ricerche sugli ebrei senesi nel Quattrocento (pagine 183-188)

6. La crocefissione di Lucignano di Val di Chiana

6.3. Il podestà Gabriello

Il provvedimento di scomunica ai danni del podestà Gabriello era partito da Roma dove il papa era stato informato del processo di Lucignano e aveva richiesto che del caso si occupassero ufficiali ecclesiastici. I legati pontifici arrivarono troppo tardi a

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Come è noto, secondo la Bibbia, insieme alla colomba, Noè mandò fuori dall Arca un corvo per cercare la terra, ma questi non tornò. Il primo cristianesimo rinfacciava al corvo di non aver informato Noè della fine del diluvio, diventando simbolo di chi rinvia la propria conversione ed esclama, come il corvo, cras cras, domani, domani.

501 ASSi, Notule, vol. 2416, n. 150. Cfr. N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi, p. 288.

502Lettera del 5 dicembre 1466, cfr. N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi, pp. 290-291. La

lettera è opera di Agostino Dati. Il testo latino si trova pubblicato in A. Dati, Opera, c. 192 r., Siena, 1503.

Lucignano poiché Gabriello al momento del loro arrivo aveva già eseguito la sentenza di morte contro l ebreo. Il biasimo del papa era certamente dovuto all atteggiamento con cui Gabriello aveva accolto il Vicario vescovile di Siena, ma la decisione di commissionare la scomunica fu dettata dal rifiuto implicito di accogliere il desiderio di Roma di esaminare il processo, ritenuto probabilmente di competenza di un foro ecclesiastico. Non a caso uno degli argomenti utilizzati da Giovan Battista dei Caccialupi nel perorare la causa di Gabriello consisteva nell attribuire il crimine imputato all ebreo alla competenza di giudici secolari. L ebreo di per sé non poteva essere accusato di comportamento ereticale per ovvi motivi, mentre la donna, Francia, che si era prestata alla blasfema rappresentazione della crocefissione non era per questo passata alla religione ebraica incorrendo così in eresia, ma aveva accettato solo per denaro. Il crimine quindi ricadeva sotto la giurisdizione secolare503.

Del resto i contrasti di giurisdizione non erano una novità. L anno prima del processo di Lucignano, nel 1465, i Senesi si erano lamentati con il vescovo di Chiusi perché aveva favorito degli ebrei prestatori. Con una certa dose di ironia il Concistoro osservò che generalmente gli ufficiali ecclesiastici proibiscono il prestito e non favoriscono i prestatori504

, ma dopotutto l intera questione era di pertinenza di giudici secolari.

Nel frattempo la posizione del podestà Gabriello si era aggravata con la condanna della Camera Apostolica giunta ai primi di agosto 1466505

, e il tutto fa credere che alla base della controversia vi fossero motivi veniali.

Passeranno ancora altri mesi prima che il Papa conceda l assoluzione: il 24 dicembre 1466 l oratore del Comune Palmieri riferì che il podestà Gabriello si era presentato dinanzi al Pontefice e che questi aveva accettato con benevolenza le sue suppliche: Gabriello fu domenica a piedi del pontefice, in publico, et feceli grata risposta. Et non dubito si partirà con sua buona gratia, et con suo onore 506

.

Il pontefice era stato duro in quella assoluzione, e longho e duro lo spaccio 507 , e solo agli inizi di gennaio il podestà Gabriello farà ritorno a Siena libero dalla

503 ASSi, Concistoro Copialettere, 1684, c. 6r, 6 luglio 1466. 504 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1683,c. 175r, 25 giugno 1465 505 N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi, p. 285.

506 Ibid., p. 292. 507

scomunica. Pochi mesi dopo aver ottenuto l assoluzione del proprio ufficiale, gli oratori senesi a Roma, Gregorio Lollio e Leonardo Benvoglienti ammisero in una comunicazione al Concistoro di Siena che il papa non era affatto persuaso della colpevolezza dell ebreo e della donna cristiana, e che si dicesse convinto che quanto si era fatto a Lucignano fosse stata un ingiustizia508.

Questi contrasti tra Chiesa e comuni, specie quando la materia del contendere riguarda la giurisdizione sugli ebrei, non erano cosa rara; la situazione giuridica delle comunità ebraiche in Italia nel medioevo era piuttosto confusa, poiché non esisteva nei confronti degli ebrei un solo diritto e un unica giurisdizione.509. D accordo con Michele Luzzati, che però si riferiva alla difficoltà di mettere in atto le espulsioni, gli ebrei erano a tal punto disseminati e spesso confusi con la popolazione cristiana, nei diversi Stati e staterelli, che ogni tentativo di colpirli poteva urtare con interminabili dispute diplomatiche e giurisdizionali, spesso pilotate con abilità dagli stessi ebrei, resi esperti, da una millenaria presenza in Italia, dei modi in cui occorreva muoversi nella patria del diritto . 510 Certamente nel caso di Lucignano gli ebrei non riuscirono ad impedire la morte di Angelo di Musetto, ma l ininterrotta azione mossa per avere ragione del comune e delle autorità lucinianesi mostra chiaramente come gli ebrei toscani sapessero muoversi all interno della macchina burocratica dello Stato di Siena e della Curia romana.

A complicare ulteriormente il quadro della vicenda e a renderla ancora più intricata è senza dubbio il comportamento del podestà Gabriello.

Questi appare da subito poco propenso a collaborare attivamente con le autorità senesi. I continui richiami del Concistoro lasciano intravedere che Gabriello, ma forse anche i Priori di Lucignano, gradissero poco intromissioni esterne alla propria autorità. Non è del tutto fuori luogo ipotizzare che l arrivo a Lucignano dei Collaterali senesi abbia messo in allarme il podestà e gli altri ufficiali coinvolti. Non deve passare inosservato che proprio informando Gabriello della venuta degli ufficiali senesi il Concistoro di Siena affermava di essere informato di manomissioni e di poca oculatezza nella gestione dei beni sequestrati all ebreo e ordinava pertanto

508 ASSi, Concistoro, Carteggio 2015, c. 27, 20 aprile 1467.

509 S. Simonsohn, La condizione giuridica degli ebrei nell Italia centrale e settentrionale, p. 111.

Naturalmente l interesse dell Inquisizione per gli ebrei riguardava i comportamenti che si giudicavano lesivi per i cristiani, e non concerneva gli ebrei in quanto tali.

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che non venisse toccato più neppure un soldo511

. Inoltre, si precisava che gli ufficiali senesi avrebbero dovuto essere trattati con ogni riguardo e che sarebbero stati rimborsati delle spese sostenute dai Lucinianesi stessi512

. Gabriello e le altre autorità preposte non solo avrebbero dovuto rinunciare a mettere le mani sui beni dell ebreo se questa era la loro intenzione - ma avrebbero anche pagato di tasca loro le accurate indagini degli ufficiali senesi.

A Lucignano nel frattempo qualcuno aveva deciso di non tergiversare troppo e di far giustizia sommaria traendo fuori dal carcere l ebreo e linciandolo. Non sappiamo cosa abbia fermato gli assalitori ma Angelo sopravvisse a questo tentativo di ucciderlo. Se gli assalitori avessero portato a buon esito la loro iniziativa, il compito dei nuovi osservatori che di lì a poco si sarebbero recati a Lucignano sarebbe stato certamente più arduo.

La gravità di quanto accaduto il tentativo di linciaggio mise in allarme i Senesi che ordinarono immediatamente a Gabriello di fornire i nomi degli assalitori e di sospendere tutto per altri sei giorni, oltre quelli già in precedenza ordinati513.

Da questo momento l atteggiamento del podestà Gabriello cominciò a farsi apertamente ostile nei confronti dei Senesi. Egli, come abbiamo visto, non solo non aveva comunicato i nomi degli assalitori e Gabriello era presente durante l assalto al carcere ma fornì al Concistoro di Siena risposte vaghe e irritanti, ai limiti dello scherno. Vale la pena di leggere una delle risposte del Concistoro a queste lettere del podestà, dove traspare tutta l indignazione e la meraviglia dei Senesi: habiamo la tua risposta facta a le lettere nostre per li octo Lucignanesi da mandarsi qua, et molto ci maravigliamo che ti facci tanto inavertente che essendoti trovato in sul facto, essendosi spezzati li usci, tolto el prigione, et portato fuore de la prigione, con tanto rumore, et che non sia informato quali siano li principali a tanto scandalo commesso non passa con tuo onore. Et perciò ti replichiamo per queste seconde lettere, che ci scrivi et avisi quali furo li principali in decto tumulto, et maxime quelli che per primi mosseno lo insulto, spezaro et ruppero li usci et preseno Angelo hebreo et trasselo de le prigioni. Et con certa notitia ci manda scripti li nomi, et tutto con grande secreto, perché così voliamo che sia secreto. A che sarai diligente, et responde subito: et non

511 N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi, p. 264. 512 Ibid., p. 265.

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aspectare altre lettere ad questo effecto, perché intendiamo essere obedito il nostro comandamento 514

.

Le dure parole dei Senesi non servirono a molto e Gabriello dovette scrivere davvero con grande irriverenza se il Concistoro montò su tutte le furie e gli rispose di non poter credere che l assalto alla prigione dove era detenuto Angelo di Musetto fosse stato fatto da 68 uomini allo stesso tempo. Gabriello e i suoi uomini erano presenti al momento dei fatti ed è pertanto fuori luogo, così dicono i Senesi, che il podestà non abbia visto bene chi aveva tratto fuori dal carcere l ebreo, chi aveva tolto i ceppi e lo aveva portato via. Ciascuna di queste operazioni non poteva essere stata eseguita da un così alto numero di persone515.

Gabriello aveva comunicato che a prelevare l ebreo erano state appunto sessantotto persone, vale a dire circa un quarto della popolazione maschile di Lucignano. L ironia di questa affermazione non sfuggì ai Senesi che compresero bene che Gabriello non voleva collaborare.

Le minacce del Concistoro sortiranno solo in seguito il loro effetto e tredici cittadini saranno condannati al bando di un anno da Lucignano516.

Il motivo di questa reticenza da parte di Gabriello non è molto chiaro. È possibile che non volesse inimicarsi i Lucinianesi, ma sembra difficile pensarlo dato che il suo mandato podestarile sarebbe scaduto dopo pochi giorni, alla fine di giugno e che avrebbe forse fatto ritorno a Siena o avrebbe avuto altri incarichi altrove.

Non sembra sia da scartare l ipotesi che egli stesso fosse coinvolto nel tentativo di linciaggio. Non dimentichiamo che era venuto alla luce lo sperpero dei beni di Angelo di Musetto; non siamo solo noi a sospettare che da tutta questa faccenda Gabriello ne avesse tratto illecito guadagno. Quando si tratterà di difendere il podestà di Lucignano di fronte al pontefice, sarà cura del giudice delle Riformagioni Giovanni Battista de Caccialupi sottolineare che Gabriello non aveva agito per interesse del denaro, ma solo a difesa della religione cristiana. Inoltre, affermerà il Caccialupi, il podestà avrebbe perfino rifiutato denari offertigli da altri ebrei allo scopo di corromperlo.

514 ASSi, Concistoro, Copialettere, 1684, c. 158, 14 giugno 1466. Cfr. N. Mengozzi, Il pontefice Paolo

II e i senesi pp. 270-271.

515 ASSi, Concistoro, Copialettere, lettera del 16 giugno, vol. 1684, c. 160. Cfr. N. Mengozzi, Il

pontefice Paolo II e i senesi p. 271.

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Se il Caccialupi ebbe l accortezza di usare simili argomenti, tutto lascia pensare che girassero voci poco lusinghiere sul comportamento di Gabriello.

L ostilità di Gabriello verso la Curia vescovile lo porterà invece alla scomunica. I Senesi, forse più per difendere la propria autonomia e l onore della città che per reale convinzione della correttezza del proprio ufficiale, non potranno far altro che difendere Gabriello, rendendo inevitabile lo scontro con Roma.

Sono comunque mesi di rapporti tesi tra Siena e la Santa Sede.

Già nell aprile precedente il tentativo di ottenere il benestare papale per il rinnovo della condotta degli ebrei senesi era fallito e i senesi erano stati costretti a mostrare i muscoli dichiarando di poter fare a meno dell autorizzazione pontificia517.

In precedenza, durante il pontificato di Pio II, i Senesi avevano avuto numerosi personaggi a più titoli legati al papa e avevano potuto contare sui rapporti di favore e amicizia che questi uomini avevano con Enea Silvio Piccolomini. Sebbene il rimpasto delle cariche avvenuto con l elezione di Paolo II non avesse stravolto le posizioni Senesi presso la Curia romana, è chiaro che non godessero più del prestigio e del favore di prima.

Nel documento Ricerche sugli ebrei senesi nel Quattrocento (pagine 183-188)