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Alcuni registri dei Regolatori, contenuti però nell Archivio notarile, riportano numerosi esempi relativi agli oggetti presi in pegno, ai riscatti degli stessi e alla differenza che gli ebrei dovevano ai loro clienti qualora la vendita degli oggetti avesse procurato un guadagno maggiore rispetto all ammontare del prestito e dei relativi interessi.

Il 22 marzo del 1447166 un lanaiolo di Siena, Nicola di Cristoforo, richiese all ebreo, (non si specifica il nome ma è chiaro che ci si riferisce a Jacob da Toscanella o ad uno dei soci del banco), la restituzione dei pegni, consistenti in tre anelli d oro, di cui uno con diamante, uno con zaffiro ed uno con una perla. La somma prestata, con gli interessi doveva essere di tre fiorini larghi, che il cliente del banco si impegnava a versare all ebreo.

Ancora un lanaiolo, Ambrogio Nuti, nell aprile del 1447 richiese la restituzione di una clamide, cioè un mantello, di panno verde e una tunica di panno celeste foderata di pelle, impegnati dal fratello Pietro.

Sappiamo che un altro lanaiolo di Siena, Antonio di Giacomo Buonaventura167 richiese la restituzione di una giornèa, sopravveste che copriva il dorso e il petto, di panno monachino, foderata di velluto azzurro, impegnata da un Benedetto Favosini del Ghera il 16 gennaio del 1446168, per 5 fiorini.

Che i pegni fossero spesso abiti o suppellettili della casa lo confermano altri casi. Il 2 maggio 1447 un certo Bernardo riscattava per il prezzo di 3 denari un vecchio tappeto e una tovaglia.

166 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

80r, 22 marzo 1447.

167 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

80r, 19 aprile 1447.

168 La data riportata è in stile senese, quindi il pegno era stato consegnato nel gennaio dello stesso

Si comprende come la differenza degli oggetti depositati come pegno presso gli ebrei fosse spesso rilevante e segnale della condizione economica dei clienti del banco di pegni.

Dal momento che alcuni pegni non vennero riscattati dai legittimi proprietari, ma da terzi, che potevano essere parenti o congiunti di colui che aveva richiesto il prestito, possiamo dedurre che spesso chi impegnava i propri beni non era in grado poi di riscattarli; segnale questo dal quale traspare come l esigenza del banco di prestito fosse reale e concreta. Un altra possibilità era che colui che impegnava l oggetto e in seguito rimborsava il prestito avesse la necessità di non apparire direttamente, per motivi forse di prestigio sociale. In questi casi colui che materialmente, per conto terzi, si impegnava a ritirare il pegno, doveva essere affiancato da un garante, un fideiussore, che si impegnava a livello economico a coprire il valore del pegno, in caso ci fossero state contestazioni.

Sovente accadeva che fossero dei familiari a ritirare il pegno, quando l originario proprietario dell oggetto fosse nel frattempo deceduto. Ad esempio un Angelo di Ambrogio, fabbro di Siena richiese all ebreo prestatore la restituzione di un farsetto impegnato dal defunto fratello Giacomo. A prestare fideiussione fu un certo Pietro di Duccio169

. La presenza di un garante occorreva comunque, per evitare controversie nell eventualità che terzi si presentassero come aventi diritto all eredità del defunto. Appare abbastanza chiaramente che queste garanzie fossero richieste dai prestatori, che in questo modo si premunivano da possibili noie legali. La presenza di un fideiussore garantiva la copertura del pegno, sgravando il prestatore da ogni responsabilità e ogni obbligo relativamente agli oggetti riscattati.

Per poter riscattare un pegno occorreva un signum che l ebreo consegnava al cliente al momento del prestito. Oggi parleremmo di una ricevuta, grazie alla quale si può dimostrare di aver effettivamente diritti sul bene impegnato. Vi sono un paio di casi, nella documentazione relativa al banco di Siena, nei quali questo signum era stato perduto dai clienti del banco. In questo caso il ricorso ai Regolatori era appunto giustificato dalla mancanza della ricevuta relativa all oggetto impegnato. Il 28 novembre 1449 un certo Salvatore di Castello a mare chiede di poter riavere dieci braccia di tessuto da lui impegnate presso l ebreo, nonostante non abbia il signum,

169 ASSi, NA, 431, ser Galgano di Cenne di Manno da Siena, Regolatori, Deliberazioni, c.97r, 11

perduto mentre era in castro Chastillionis 170

. Anche in questo caso, notiamo che gli ebrei cercavano di proteggersi da eventuali reclami anche attraverso il rilascio di una ricevuta da presentarsi al momento del riscatto del pegno.

La durata del prestito era nei casi di cui stiamo parlando certamente breve. Una tunica verde da donna impegnata per sei denari il 19 aprile viene riscattata il 22 giugno171. Un prestito di poco più di due mesi.

Lo stesso per una clamide di panno monachino da uomo, impegnata per la cifra di sei fiorini larghi il primo aprile 1447, insieme ad una tunica verde foderata di scarlatto, viene riscattata il 26 giugno seguente172.

È chiaro che a volte potevano capitare casi più complessi, che necessitavano l intervento dei Regolatori.

Il 15 febbraio 1447 un rigattiere di Siena173, Giorgio di Angelo dichiarò ai Regolatori che il giorno 10 dello stesso mese, suo figlio Mariano aveva impegnato a sua insaputa una tunica da donna e una camicia per 60 libbre di denari. Pertanto Giorgio chiese che i detti oggetti fossero sequestrati dai Regolatori. Il figlio di Giorgio aveva sottratto da casa dei beni che poi aveva impegnato. La richiesta del sequestro impediva in pratica a Mariano di poter accedere nuovamente agli oggetti impegnati. È possibile che il sequestro dei pegni, motivato dalle ragioni esposte da Giorgio, fosse un espediente per poter vantare diritti sulla vendita dei pegni.

Altri casi possono fornirci esempi concreti della complessità delle pratiche finanziarie dell epoca. I prestatori si trovavano sovente coinvolti in questioni che non erano di loro specifica pertinenza, ma alle quali dovevano prestare attenzione.

Il 20 marzo 1447174

giunse ai Regolatori di Siena una richiesta da un calzolaio senese, Domenico di Andrea. Questi sembra dovesse avere dei soldi da un Simone e un Pietro di Angelo, cittadini senesi. Dal momento che i due avevano impegnato una

170

ASSi, NA, 431, ser Galgano di Cenne di Manno da Siena, Regolatori, Deliberazioni, c.100r, 28 novembre 1449.

171

ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c. 80v, 22 giugno 1447.

172 ASSi, NA, 485, , ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47,

c. 80v, 26 giugno 1447.

173 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

102r, 15 febbraio 1447.

174 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

certa quantità di stoffa presso il banco di Jacob da Toscanella, il calzolaio Domenico richiese che tali beni fossero sequestrati. I Regolatori pertanto ordinarono ad un loro funzionario, Pietro di Duccio, di procedere al sequestro di tre braccia di panno pavonazzo e undici braccia di panno monachino, presenti tra i pegni detenuti dal banco di prestito. A Jacob venne chiesto di tenere presso di sé tali beni sequestrati. Pochi giorni dopo, il 27 marzo, Domenico e Simone trovarono un accordo e il sequestro fu revocato.

Evidentemente Domenico aveva pensato bene che il valore della merce detenuta da Jacob superasse quello dell ammontare del prestito. Qualora non avesse trovato un accordo con i suoi debitori, sarebbe stato conveniente pagare quanto dovuto all ebreo e tenersi la stoffa. Oppure contava di essere risarcito dopo la vendita della merce impegnata.

La pratica doveva essere diffusa perché ancora lo stesso 20 marzo 1447 perviene ai Regolatori una richiesta simile. Questa volta in gioco ci sono 29 braccia di panno sbiadito e bagnato175.

Nei medesimi giorni176, l ebreo maestro Vitale è invitato a consegnare a ser Bartolomeo di ser Giacomo Nuccini di Chiusdino la somma di una libbra e 12 soldi, quale residuo della vendita di beni precedentemente impegnati. L ebreo maestro Vitale177

si mostra favorevole alla restituzione di quanto ser Bartolomeo chiede, ma non essendo sicuro dell ammontare esatto della cifra chiede tempo per fare l esatto calcolo. I Regolatori concedono dieci giorni di tempo per effettuare il calcolo e per saldare ser Bartolomeo.

Ancora in aprile troviamo una richiesta del dottore in legge Giovanni de Mignarelli, il quale desidera il sequestro di un certo numero di libri impegnati presso il banco di

175

ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c. 102v, 20 marzo 1447.

176 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

102r, 22 marzo 1447.

177 Maestro Vitale non risulta nella lista dei prestatori soci del banco di Siena. Questo non toglie che la

sua nomina a socio sia stata fatta in un altro momento, o che il documento relativo alla sua affiliazione non ci sia pervenuto. Potrebbe comunque trattarsi di Vitale di Dattaro da Montalcino, il quale però non troviamo mai designato con il titolo di maestro .

Jacob a Siena da uno studente spagnolo, Pietro di Romeo da Valenzia. Il valore del prestito ammonta in questo caso a 18 fiorini d oro larghi178

.

Nel giugno del 1447 abbiamo invece l esempio di una doppia richiesta di sequestro. Un certo Feio, carnifex - del Comune di Siena, chiede il sequestro dei beni impegnati da una certa Camilla, olim meretrice che a suo dire aveva un debito con lui. Tra i pegni di Camilla troviamo una camicia di panno rosa con maniche cremisi, una camicia di panno pavonazzo con maniche rosa, una tunica di panno cangiante con maniche foderate di velluto verde. Il sequestro di questi beni, detenuti dal banco di prestito viene notificato a Salomone di Aliuccio da Fano, socio di Jacob da Toscanella179.

Due giorni dopo, il 9 giugno, i beni di Camilla sono richiesti stavolta da Antonio di Giordano da l Aquila. L elenco dei pegni è il medesimo richiesto da Feio.180 Purtroppo non sappiamo quale tra i creditori di Camilla sia riuscito ad ottenere il proprio indennizzo.

Forse queste istanze di sequestro nascondono in taluni casi le gravi impellenze economiche di chi fa queste domande. Il Domenico di Andrea, calzolaio di Siena che aveva richiesto un sequestro di beni il 20 di marzo 1447 evidentemente non navigava in buone acque. Poco tempo dopo, il 13 giugno, fu costretto ad impegnare una tunica di panno celeste foderata di pelliccia di volpe, sequestrata a suo volta da un creditore181

.

I pochi esempi riportati mostrano quale fosse il ruolo del banco di prestito in città; in particolar modo ci permettono di individuare quale fosse la clientela degli ebrei. Troviamo cittadini che impegnavano oggetti preziosi, come anelli d oro o capi di vestiario di particolare pregio. Accanto ad essi troviamo pegni più modesti, quali una tovaglia e un vecchio tappeto.

178

ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c. 105v, 29 aprile 1447.

179 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

106r, 7 giugno 1447.

180 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

106r, 9 giugno 1447.

181 ASSi, NA, 485, ser Minoccio Minocci di Giovanni da Siena, Regolatori, Deliberazioni, 1446-47, c.

La breve durata dei prestiti è forse indice di limitati momenti in cui chi si rivolgeva al banco si trovava sprovvisto di denaro contante, come ad esempio al momento di pagare le tasse al comune.

Si tratta comunque di piccoli prestiti, che potremmo definire ad uso quotidiano . Preme sottolineare che il sequestro dei pegni richiesto da terzi e appoggiato dai Regolatori non andava a danneggiare gli interessi del banco.

Colui che impegnava un bene e che doveva restituire il prestito e gli interessi, in questi casi aveva anche il duplice ruolo di debitore nei confronti di un terzo che chiedeva il sequestro dei pegni. Nel caso il debitore non fosse riuscito a saldare il debito, i beni di sua proprietà impegnati e successivamente sequestrati sarebbero stati venduti; l ebreo avrebbe ritenuto l ammontare del prestito e gli interessi, mentre il creditore avrebbe avuto diritto all eventuale surplus derivato dalla vendita.

Non è semplice, data l esiguità della documentazione, ricostruire il giro di affari del banco di prestito di Siena.

Purtroppo abbiamo dati sufficienti per ricostruire solo il secondo semestre del 1449, dal 6 luglio al 24 dicembre. In questo lasso di tempo figurano 57 richieste di restituzione di pegni impegnati da terzi, una media di circa 10 richieste di riscatto al mese. A questo dobbiamo aggiungere tutti quei pegni che nessuno aveva riscattato, e che venivano poi venduti all asta. Ricordiamo che la vendita pubblica dei pegni non riscattati dai cittadini senesi si teneva due volte l anno, a gennaio e a luglio. Se le vendite dei pegni fruttavano un surplus rispetto al prestito e agli interessi, il prestatore era tenuto a consegnare detto sovrappiù al proprietario del bene venduto. Per l arco di tempo cui abbiamo accennato non abbiamo che pochi casi relativi alla restituzione di denaro generato da queste vendite.

Nelle liste di pegni che abbiamo a disposizione non figurano i pegni venduti in piazza del Campo, come stabilivano i capitoli, come del resto non abbiamo notizia dei pegni riscattati personalmente dai proprietari degli oggetti depositati presso il banco, che saranno invece segnalati sui registri del banco, che però non abbiamo. Inoltre, i beni impegnati da forestieri, cioè non da cittadini senesi, allo scadere del prestito, in caso di mancato riscatto, diventavano proprietà dei prestatori, che non erano obbligati a venderli pubblicamente, e che quindi non hanno lasciato traccia nella nostra documentazione. Mancano quindi diverse voci o tipologie di

transazioni d affari, la cui somma, possiamo supporre, andava ben oltre i dieci pegni mensili cui accennavamo prima.

Sebbene a causa della mancanza di un numero sufficiente di dati non siamo autorizzati a formulare statistiche, gli scarni elementi che abbiamo farebbero ipotizzare un buon giro di affari per gli ebrei senesi.

unam cioppam viridis bui pro libris libbre VI denariorum

unam giorneam panni viridis bui pro libris 3 solidis 10 unum par caligarum rubearum XII

petia scagnorum novorum .et duo birecta

pro libris X denariorum senensium

unum decretale pro uno ducato

unam cioppam monachini foderatam pro libris XX

unam sargiam croceam pro duobus ducatis largis

unum lenzuolum pro grossi XII

unam sargiam rubeam pro libris VI

unam frettam cum argento pro libris solidis 10

Tabella 1. Alcuni pegni con relativo valore del prestito.

La Tabella 1 illustra solo alcuni esempi dei pegni riscattati, con il relativo prezzo, al quale bisogna però aggiungere l interesse. Non sempre l ammontare del prestito è specificato, così come non sempre vi è una descrizione dei beni impegnati. Dalla Tabella 1 vediamo comunque che l ammontare del prestito è sempre piuttosto contenuto, ma varia anche sensibilmente in casi che vedono protagonista lo stesso oggetto, quando uno è evidentemente più pregiato o in miglior stato rispetto all altro. La quantità di oggetti portata in pegno è varia come varia è la tipologia e la qualità. Nel periodo marzo-dicembre 1447 abbiamo: tre anelli, uno con diamante, uno con zaffiro, uno con perla; una clamide di panno verde scuro e una tunica celeste foderata in pelle, una giornea di panno monachino foderata azzurra, un tappeto vecchio, una tovaglia, una coltre, una tunica verde da donna, una clamide di panno monachino da uomo, una tunica verde foderata di scarlatto, una clamide da donna in panno persi, una tunica di stoffa a fiori da donna con un ricamo sulla manica, un volume del Digesto, un paio de creta scuro, una tunica rossa di grana, 3 braccia di panno rosso, 11 braccia di panno monachino, alcuni libri, una camicia rosa con maniche cremisi, una camicia rossa con maniche rosa, una cioppa o tunica di panno cangiante con maniche foderate di velluto verde, un cappuccio rosso, un braccio di panno verde chiaro , una camicia con bottoni d argento di panno scarlatto, una tunica celeste foderata di pelliccia di volpe, una tunica grigio marmo con ricami di seta sulle

maniche. Nel 1449, secondo semestre troviamo: una cioppa verde scuro, una giornèa verde scuro, un paio di calighe rosse, due cappelli di cui uno bianco e l altro rosso, un volume di Decretali, una cioppa rossa foderata di tela di cotone con disegni di seta, una sargia a croce, un lenzuolo, una sargia rossa, una tunica nera vecchia, un lenzuolo, una fretta con argento, un farsetto, una cultallaria, sette tovaglioli, un letto, 3 braccia di panno cangiante, un cappuccio nero, 3 tovaglioli, una camicia, un asciugamano, una clamide rossa, una clamide verde foderata di scarlatto, una clamide rossa da donna, sei asciugamani, un farsetto verde.

Come vediamo la maggior parte dei pegni sono capi di vestiario e comunque stoffe, come tovaglie, tovaglioli e asciugamani, dato che indica quali fossero gli oggetti di valore che più si ritenevano adatti ad essere impegnati. Il fatto che non troviamo più spesso gioielli e preziosi può far supporre che in effetti tali oggetti mancavano tra le proprietà di coloro che erano costretti a ricorrere al prestito su pegno. Dobbiamo precisare che non tutte le richieste di riscatto di pegni presentano un elenco degli oggetti in questione. Spesso il riferimento è a tutti i pegni depositati presso l ebreo , senza specificare altro. È possibile che tra questi pegni vi siano i preziosi che non compaiono altrove. Aggiungiamo che nei casi in cui non sono descritti i pegni, non viene neppure specificata la somma da restituire al prestatore182

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Tra le persone che portavano i pegni presso gli ebrei troviamo, calzolai, lanaioli, setaioli, ricamatori, fornai, rigattieri, meretrici, carpentieri, tessitori, fabbri, macellai, carrettieri, trasportatori, barbieri, maniscalchi, sellai, studenti, speziali, commercianti. È quindi una clientela cittadina, dove il ceto dei piccoli artigiani sembra prevalere. Sono assenti contadini e braccianti agricoli, che naturalmente si rivolgevano a banchi di prestito più vicini alle campagne dove abitavano.

Ad impegnare oggetti presso il banco di Siena non erano solo cittadini del luogo. C erano ovviamente gli studenti, che provenivano dai luoghi più diversi, ma incontriamo anche cittadini lombardi, piemontesi, bolognesi, parmigiani, modenesi, siciliani, fiorentini, volterrani, pisani, romani, e anche spagnoli, tedeschi e fiamminghi. Certamente a favorire il crearsi di questa clientela multinazionale era la

182 In alcuni casi l anonimato del pegno e del prestito è dettato probabilmente dal fatto che chi

richiedeva di riscattare tali oggetti impegnati da terzi non sapeva con precisione di che oggetti si trattasse. Spesso a ritirare questi pegni sono i familiari di un cliente del banco defunto, ignari di cosa il loro parente avesse impegnato.

stessa posizione dalla città, che come abbiamo visto era tappa obbligatoria nel viaggio da e per Roma183

.