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MERCURI et alii20 spiegano che i cereali hanno scarsa produzione e dispersione pollinica poiché i

generi Hordeum e Triticum sono entrambi autogami ed inoltre il loro polline ha dimensioni notevoli (>40 µm ca.) con velocità di caduta conseguentemente più elevata rispetto, ad esempio, al polline del gruppo delle Graminaceae spontanee. Per questi motivi è difficile che il polline di cereali venga trasportato dall'aria lontano dalla zona di produzione: è stato dimostrato che varia notevolmente la percentuale di polline di cereali presente in un campione raccolto in mezzo ad un campo coltivato, rispetto a quella di un campione prelevato a un metro di distanza dal margine del campo21. Di conseguenza, a seconda del punto in cui si campiona, il contenuto pollinico di cereali può variare molto. Nel caso dei campioni indagati, possiamo asserire che, soprattutto nel sito di via Navicella dove i valori sono davvero molto elevati, i granuli di cereali devono far riferimento a zone di accumulo e stoccaggio, in particolare, di spighe con polline intrappolato nel glume o di resti di pasto (polline rimasto con le cariossidi durante la preparazione del cibo, quindi ingerito e conservato nei coproliti umani ed animali)22.

Legumi (leg)

Oltre ai cereali, fanno parte delle coltivate/coltivabili erbacee anche le leguminose, che nei campioni esaminati sono rappresentate con sicurezza soltanto dalla fava (Vicia faba L.; min. 0,3% in PCA24, PPV55, PPV57 – max. 0,6% in PPV60) in 4 campioni, e pisello (Pisum sativum) in un solo campione di Provezza (0,3% in PPV60). Il rinvenimento, invece, di veccia (Vicia tipo) potrebbe includere anche la specie veccia dolce (Vicia sativa), pianta coltivata che a livello pollinico è difficile da distinguere da altre tipologie di veccia selvatica tipiche dei prati e pascoli; ad esempio la sua frequente presenza nel sito di via Navicella, Forlì (max. 0,8% in 4 campioni), sito caratterizzato da una forte componente coltivata, potrebbe essere in relazione alla sua coltivazione, ma non si può escludere la sua presenza semplicemente all’interno dei prati e pascoli. Anche all’interno del genere cicerchia (Lathyrus) vi possono essere generi coltivati, ma poiché è stata rinvenuta solo nel sito mesolitico di Forlì (PFO26), viene considerata solamente come indicatrice di prati e pascoli o come antropica spontanea.

Le Leguminose sono piante che producono poco polline, il cui rinvenimento in genere indica la presenza in loco della pianta produttrice. Nel complesso i legumi sono ancora poco attestati nei siti neolitici, in cui evidentemente svolgevano un ruolo minore nell'alimentazione rispetto ai cereali.

20 MERCURI, et alii, 2006, pp. 261-262 21 MERCURI, et alii, 2006, pp. 262 22 MERCURI, et alii, 2006, pp. 260

Tessili (ts)

Appartengono a questo gruppo due specie rinvenute nei siti indagati: canapa comune (Cannabis

sativa L.) e lino coltivato (Linum usitatissimum). La prima è presente nella maggior parte dei

campioni indagati, compresi i campioni mesolitici, sempre in percentuale piuttosto bassa o discreta (Canapa: min. 0,2% - max. 1,9%), dato che suggerisce che non si tratti di coltivazione ma soltanto di presenza sporadica della pianta che, allo stato selvatico, appartiene alla vegetazione ruderale infestante; per quanto riguarda i campioni mesolitici (Le Mose, Casalecchio di Reno e Forlì cantiere ANAS) viene inserita nella categoria delle antropiche spontanee erbacee (As). Tuttavia non viene escluso che, a partire dal Neolitico, la coltivazione della canapa potesse svolgersi nei dintorni dell'abitato, in un luogo differente da quello campionato, considerata anche la rilevante presenza di acqua, indispensabile per la macerazione delle foglie da cui estrarre le fibre tessili. Solamente a partire dall’età del Bronzo sono state rilevate percentuali elevate (25% a S.Rosa di Poviglio)23 che presuppongono con maggior certezza la sua coltivazione.

Infine, nel gruppo delle coltivate/coltivabili erbacee si include anche il lino coltivato (Linum

usitatissimum) anch’esso caratterizzato da un’esigua produzione pollinica, per cui il suo

rinvenimento è un’attestazione certa della coltivazione. La sua presenza a livello pollinico è attestata solamente nel camp. PNA40 del sito di via Navicella, Forlì (0,2%), rinvenimento confermato ancor più dal ritrovamento di numerosi resti carpologici di lino all’interno di questo sito (vedi in paragrafo coltivate/coltivabili dei reperti carpologici).

Essendo un modesto produttore di polline, caratterizzato da una velocità di sedimentazione elevata, ritrovamenti sporadici possono indicare la presenza di colture in un raggio di pochi metri, oppure la macerazione dei fusti per ottenere fibre. Inoltre, questa pianta offre anche il suo seme oleoso, ottimo per l’integrazione alimentare. Per quanto riguarda il Neolitico è stato rinvenuto in un numero esiguo di siti tra cui Sammardenchia (UD)24.

In generale la presenza delle piante tessili (ts) in epoca neolitica ed eneolitica si attesta da un minimo di 0,2% in PPR35, PNA41, PTR51, PPV58 e PFM 66, ad un massimo di 1,9% in PMO16.

Indicatori Antropici Spontanei (AS+As)

Anche in questo caso l’attenzione si concentra principalmente sui campioni neolitici ed eneolitici. Si tratta infatti di piante che si diffondono in seguito all’attività antropica, dimostrando così una sorta di controllo dell’uomo sul territorio, solitamente con valori bassi in presenza di

23 RAVAZZI,et alii, 2004, p. 735 24 ROTTOLI, 2006

coltivazioni o di insediamenti ben curati, ma che possono incrementare in un momento di abbandono del sito25.

Gli Indicatori Antropici Spontanei (AS+As: 65 taxa; min. 4,5% in PCA18 - max. 22,7% in PNA40) sono caratterizzati da una notevole ricchezza floristica e, in particolare, dei 65 taxa rinvenuti solamente due si riferiscono ad Indicatori Antropici Spontanei legnosi assenti in molti siti (AS: 2 taxa; min. 0,2% - max. 1,4% in PNA44): Sambuco comune (Sambucus nigra) più frequente e Vite comune (Vitis viniferae) rinvenuta solamente in PRI28, PNA37, PNA41, PNA43, PNA44, PFA73. La presenza pressoché costante nel sito di via Navicella, Forlì, dove la Vite compare in ben 4 campioni, potrebbe supporre la sua coltivazione; in realtà, per quanto riguarda il Neolitico, il carattere vegetativo della Vite selvatica sembra essere solamente di tipo infestante antropico spontaneo caratteristica che può aver portato, in seguito, alla scelta della coltivazione di questi frutti per la produzione di bevande alcoliche vista la loro facile reperibilità nelle zone circostanti all’insediamento umano. Il comportamento di infestante si può già attestare fin dal periodo Mesolitico26 ma si intensifica quando gli insediamenti si stabilizzano, in particolare quando l’agricoltura è tecnologicamente più avanzata. Si può parlare infatti di due momenti di domesticazione: la prima è quella dei cereali e dei legumi; la seconda è quella delle piante da frutto che possono essere infestanti27. Inoltre, questa pianta si insedia molto bene soprattutto in ambienti umidi, accompagnandosi bene anche a piante igrofile, quali gli Ontaneti28.

I valori percentuali degli Indicatori Antropici Spontanei erbacei si presentano rilevanti soprattutto nella maggior parte dei siti neolitici ed eneolitici, rappresentati da una notevole varietà floristica con ben 63 taxa. (As: min. 4,3% in PCA18 – max. 22% in PCA40). E’ stata individuata la presenza di piante ruderali/nitrofile (piante che vivono in terreni ricchi di azoto) come le

Chenopodiaceae, ortica comune (Urtica dioica tipo) e ortica a campanelli (Urtica pilulifera), di

piante indicatrici di calpestio quali Plantaginaceae con piantaggine lanciuola (Plantago

lanceolata), piantaggine maggiore (Plantago major), piantaggine pelosa (Plantago media), Polygonaceae con poligono centinodia (Polygonum avicolare tipo), poligono persicaria

(Polygonum persicaria tipo), romice acetosa (Rumex acetosa tipo) e romice acetosella (Rumex

acetosella), Liliaceae con latte di gallina (Ornithogalum cf. umbellatum), varie

infestanti/commensali e indicatrici di incolto come Aristolochiaceae con aristolochia (Aristolochia),

Boragginaceae, varie Caryophyllaceae con fior di cuculo (Lychnis flos-cuculi tipo), sagina sdraita

(Sagina procumbes tipo), renaiola comune (Spergula arvensis tipo), centocchio comune (Stellaria

25 MARCHESINI,MARVELLI, 2005.