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Piante di ambienti umidi (igro+idro+elo)

Non sono stati individuati reperti carpologici riferibili a taxa corrispondenti a Igrofite legnose. Le piante legate agli ambienti umidi rinvenute nei campioni analizzati sono rappresentate da una mediocre varietà floristica (igro+idro+elo: 7 taxa) di specie erbacee presenti solamente in 6 campioni su 32 con valori minimi in CSP5 (2%), medi in CPV31 (13,3%) e valori massimi in CPV29 (33,3%). Le igrofite erbacee, tipiche di suoli umidi di margine, (igro: 4 taxa; min. 2% in CSP5 - max. 13,3% in CPV31) compaiono solo in 4 siti rappresentate da Cyperaceae con carice (Carex), Gramineae con giavone comune (Echinocloa crus-galli cf.), Labiatae con erba-sega comune (Lycopus europaeus) e stregona palustre (Stachys cf. palustris). In minor misura compaiono idrofite, piante liberamente galleggianti sulla superficie dell’acqua (idro: 2 taxa; min. 3% in CNA16 – max. 33,3% in CPV29), tra cui Halloragaceae con millefoglio d’acqua comune (Myriophyllum spicatum), Potamogetonaceae con brasca (Potamogeton tipo) ed elofite, caratterizzate da radice ancorata sul fondo e parte aerea emersa (elo: 1 taxa; 4% solo nel campione CFM32) con Alimataceae indiff. La loro presenza indica l’ubicazione di aree umide limitrofe al sito, individuabili in corsi d’acqua, fossati o piccole paludi.

Indicatori antropici = piante legate all’uomo (cc+AS+As)

Gli Indicatori Antropici (cc+AS+As: 41 taxa; min. 31,6% in CNA24 - max. 100% in CSP8, CSP11, CNA15, CNA17, CPV27) rappresentano una delle categorie più elevate e significative, assenti solamente in 8 campioni. Questa categoria è costituita da piante la cui presenza è strettamente collegata alle attività di coltivazione o perché vivono in ambienti creati dall’uomo o collegate direttamente ad esso. I dati ottenuti devono essere interpretati in base ai contesti cronologici in cui i reperti vengono rinvenuti. Il gruppo degli Indicatori Antropici è suddiviso in due sottogruppi:

• Piante Coltivate/coltivabili, ovvero piante coltivate erbacee (cc); questo raggruppamento annovera sia piante sicuramente coltivate, sia specie che si presuppone siano coltivate;

• Indicatori Antropici Spontanei (AS+As), che includono Indicatori Antropici Spontanei legnosi (AS) e Indicatori Antropici Spontanei erbacei (As) e comprendono piante spontanee che si diffondono al seguito dell’uomo quali infestanti, commensali, ruderali, specie tipiche di luoghi calpestati, di incolti, ecc.

Piante Coltivate/coltivabili (cc)

All’interno di questo sottogruppo (cc: 12 taxa; min. 18,2% in CSP4 – max. 100% in CSP13, CSP14, CNA20, CNA21, CNA22, CPV26, CPV28, CPV29, CPV30) sono stati individuati

cereali in quantità consistenti, legumi, lino e papavero. Tra le coltivate si segnala, appunto, il rinvenimento di straordinaria importanza del papavero domestico (Papaver somniferum) nella fase finale del Neolitico antico a Spilamberto, anticipando quindi la sua diffusione nel Nord Italia che fino ad oggi si riteneva partire dal Neolitico medio. La sua introduzione pare esser stato avviata dal centro Italia o da occidente, attraverso la Francia e/o la Svizzera32. La coltivazione può essere messa in relazione con l’uso del seme come alimento ed olio e per il lattice utilizzato come sostanza medicamentosa e stupefacente, legato probabilmente a pratiche di culto33.

Di seguito vengono illustrate le principali categorie rinvenute:

Cereali (ce)

I cereali (Cerealia = ce: 9 taxa; min. 7,4% in CSP2, CSP3 – max. 100% in CNA15, CNA17 e CPV27) sono le specie erbacee dominanti. Nonostante l’agricoltura sia stata avviata da pochi millenni e sia presente in Italia da un arco di tempo relativamente breve, nei siti indagati compare una notevole varietà di cereali in ben 20 siti su 30. In particolare, sono state rinvenute cariossidi di orzo coltivato (Hordeum vulgare solo a Spilamberto), grano sp. (Triticum sp. a Spilamberto, via Navicella e Provezza), grano tenero/duro (Triticum aestivum/durum a Spilamberto e via Navicella), seguiti da farro (Triticum dicoccum solo a via Navicella), farricello (Triticum monococcum a Spilamberto, via Navicella e Provezza), miglio coltivato (Panicum miliaceum a Spilamberto e Provezza), ed, infine, con quantitativi più piccoli, grano compatto (Triticum compactum solo a via Navicella) e spelta (Triticum spelta, rappresentato da cariosside e da forchetta; solo a Provezza), oltre a diverse cariossidi di cereali (Cerealia indiff., in tutti i siti escluso Forlimpopoli) non meglio identificato. Il rinvenimento di miglio presenta ancora dubbi in quanto potrebbe semplicemente essere presente come pianta infestante. Compare comunque in vari siti dell’Italia settentrionale fin dal Neolitico antico nei siti di Sammardenchia e Piancada (UD)34 e Villandro (BZ)35. Anche lo spelta presenta ancora numerosi dubbi, per quanto riguarda il Neolitico, in quanto è sempre rinvenuto in quantitativi piccoli che non ne confermano con certezza la sua coltivazione; si tratta forse di una sorta di “ibrido” dei cereali già coltivati nell’area36; nel contesto dell’Italia settentrionale compare in 4 siti appartenenti al Neolitico antico: Sammerdenchia, Piancada, Pavia di

Udine (UD) e Lugo di Romagna37.

32 ROTTOLI,et alii, 2010 33 ROTTOLI,2006 34 ROTTOLI,2006 35 NISBET,2008 36 ROTTOLI,et alii, 2010 37 ROTTOLI,2006

Legumi (leg)

Rivestono una notevole importanza anche le piante riferibili a legumi coltivati (leg: 2 taxa; min. 9,1 in CSP4% - max. 100 in CSP11), tra cui fava (Vicia faba) e veccia dolce (Vicia sativa) presenti solamente in Spilamberto e Provezza. Il rinvenimento di veccia dolce all’interno di contesti notevolmente antropizzati, porta a supporre che questa pianta sia coltivata e non solo presente come pianta spontanea legata a prati e pascoli. Il rinvenimento in altri contesti abitativi neolitici del Nord Italia, tra cui i siti del “gruppo friulano”38, ne confermano la sua coltivazione.

Tessili (ts)

Tra le piante coltivate si segnala lo straordinario rinvenimento di lino coltivato (Linum

usitatissimum), pianta tessile, il quale utilizzo si avvia fin dal Neolitico antico anche se, fino ad

oggi, i resti carpologici sono stati davvero esigui per il Nord Italia39. Il lino compare, oltre che come granulo pollinico, soprattutto a livello carpologico nei siti di via Navicella (5,5% in CNA18 e 42,2% in CNA16) e di Provezza (6,7%) in CPV31. Si segnala, inoltre, la possibilità di sfruttare il suo seme oleoso, ottimo per integrare l’alimentazione, oltre al suo utilizzo come pianta tessile.

Indicatori Antropici Spontanei (AS+As)

Come già segnalato precedentemente, queste piante si diffondono a seguito all’attività antropica e contribuiscono a metter in luce il controllo/cura/manutenzione dell’uomo su un determinato territorio. Gli Indicatori Antropici Spontanei (AS+As: 29 taxa; min. 5,3% in CNA24 - max. 92% in CFM32), assenti in 14 campioni su 32, presentano una notevole ricchezza floristica, soprattutto fra le specie erbacee. Tra gli Indicatori Antropici Spontanei legnosi (AS) si segnalano solamente Sambuco comune (Sambucus nigra) nel camp. CTR25 (33,3%) e Vite comune (Vitis viniferae) nei campp. CSP9 (3,6%) e CNA16 (9%), la cui presenza è di tipo infestante antropico spontaneo e vista la sua facile reperibilità nelle zone circostanti all’insediamento umano può aver integrato la dieta umana con i suoi frutti e, in seguito, può aver portato produzione di bevande alcoliche40.

Gli Indicatori Antropici Spontanei erbacei sono decisamente rilevanti con una notevole varietà floristica, anche se risultano assenti in 15 campioni su 32 (As: 27 taxa; min. 3% in CNA16 – max. 68,4% in CNA24). Nei campioni analizzati sono rappresentate piante ruderali/nitrofile fra cui Chenopodiaceae con farinello (Chenopodium sp.) e farinello botri

38 Sammardenchia, Piancada e Pavia di Udine. ROTTOLI,2006 39 ROTTOLI,et alii, 2010

(Chemopodium cf. botrys); Polygonaceae con poligono centinodia (Polygonum aviculare), poligono persicaria (Polygonum persicaria), romice acetosa (Rumex cf. acetosa), romice acetosella (Rumex cf. acetosella), romice crespo (Rumex cf. crispus); indicatrici di incolto e infestanti/commensali come ebbio (Sambucus ebulus), centocchio comune (Stellaria cf. media), cardo asinino (Cirsium cf. vulgare), aspraggine volgare (Picris echioides), aspraggine comune (Picris hieracioides), vilucchio comune (Convolvolus arvensis), forasacco peloso (Bromus

hordeaceus), giavone comune (Echinocloa crus-galli cf.), sanguinella comune (Digitaria sanguinalis), festuca (Festuca), loglio maggiore (Lolium cf. multiflorum), pabbio

verticillato/comune (Setaria virticillata/comune), melissa vera (Melissa officinalis), cornetta ginestrina (Coronilla cf. varia), erba medica lupulina (Medicago lupulina), erba medica (Medicago sativa), trifoglio campestre (Trifolium cf. campestre), valerianella dentata (Valerianella dentata) e, infine, verbena comune (Verbena officinalis).

Molte specie considerate erbacee infestanti e comunque presenti naturalmente, possono far parte della dieta del passato o rivestire importanza come aromatiche e medicamentose, come chenopodio sp., centocchio comune cf.41, tarassaco comune, melissa vera, erba medica, romice, valerianella dentata e verbena comune.

Infestanti dei cereali (infce)

Questa categoria accompagna i cereali all’interno dei campi e compare solamente in due siti (infce: 2 taxa; 4% in CFM32 e 33,3% in CNA23); le specie che ne fanno parte vengono spesso raccolte insieme ai cereali e trasportate all’interno degli abitati. Tra queste si annoverano sanguinella comune (Digitaria sanguinalis) e damigella campestre (Nigella cf. arvensis).

Indicatori di Prato/Pascolo (pp)

Questo raggruppamento (pp: 10 taxa; min. 3,7% in CSP2 - max. 50% in CSP13, presenti in 14 camp. su 32), considerato anche nelle analisi palinologiche, è costituito da varie piante erbacee che segnalano la presenza/estensione di prati/pascoli per il bestiame e di aree lasciate incolte. Nei diversi campioni carpologici analizzati sono state rinvenute varie famiglie tra cui

Compositae indiff. e tarassaco comune (Taraxacum officinalis), Gramineae indiff., festuca dei

prati (Festuca cf. pratense), loglio maggiore (Lolium cf. multiflorum), Leguminose indiff., cornetta ginestrina (Cornetta cf. varia), erba medica (Medicago sativa cf), erba medica sp. (Medicago sp.), veccia (Vicia sp.) ed, infine Labiatae che possono essere anch’esse in relazione con i prati e pascoli. Complessivamente, documentano estese zone aperte con prati/pascoli e/o