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ZONA VEGETAZIONALE 4 (ZVMO4)

ZONA POLLINICA 4 (ZPMO4) = Campp. pollinici PMO8 (struttura 43, US 456), PMO9 (riempimento argilloso della struttura, US 559), PMO10 (riempimento della struttura, US 557 base)

Cronologia su base pollinica: prima fase del Boreale

24 ACCORSI, et alii, 1989 25 ACCORSI, et alii, 1989 26 ACCORSI, et alii, 1999

Cronologia su base archeologica: Mesolitico - Sauveterriano medio-recente

Cronologia al radiocarbonio: 8.560-8.300 cal B.C. (Sauveterriano medio); 7.460-7.130 cal B.C. (Sauveterriano recente)

Copertura vegetazionale piuttosto uniforme costituita da legnose ed erbacee. Conifere presenti con piccole regressioni ed espansioni a fasi alterne. Aumento delle piante tipiche di ambienti umidi. Netto incremento del Nocciolo. Clima temperato-umido, più umido.

Questa fase comprende campioni prelevati dai riempimenti di “pozzetti” che non possono essere posizionati in una sequenza verticale, ovvero non sono relazionabili tra loro. I “pozzetti”, di indubbia origine antropica, non sono uniformi e il loro riempimento è avvenuto in differenti periodi.

Il paesaggio vegetazionale risulta composto, in modo quasi uniforme, sia da piante legnose che da piante erbacee, ad eccezione del camp. PMO10 (A+ar+L: 60%), dove si rileva la predominanza delle arboree sulle erbacee.

Le legnose (A+ar+L: media 20 taxa; min. 49,6% - max. 60% - media 53,8%) in questa fase sono nuovamente in ripresa sulle erbacee e sono costituite da una netta maggioranza di Latifoglie Decidue (LD: media 18 taxa; min. 26,1% - max. 46,8% - media 38,9%) con specie tipiche del Querceto misto, fra cui si segnalano Farnia, Roverella, Cerro, Carpino, Olmo, Frassino e una rilevante percentuale di Tiglio, che arriva ad una percentuale totale di 17,4% nel camp. PMO8. Elevata è la presenza degli arbusti (ar: min. 3,7% - max. 24,9% - media 13,3%) grazie soprattutto al Nocciolo, che registra la presenza massima nel camp. PMO10 con 23,9%. Infine, si segnalano alcune Lianose fra cui Clematis.

Variabili e discontinui sono i valori percentuali delle Conifere (Cf: media 4 taxa; media 14,4 %): bassa presenza in PMO8 (Cf: 7,5%), mentre in PMO9 (Cf: 23%) si registra la percentuale più alta di questa fase; PMO10 riporta, invece, valori dimezzati (12,7%) rispetto a PMO9. Le Conifere sono costituite principalmente da Pini (Pino silvestre, Pino cembro, Pino nero) accompagnati da Abete bianco e da Abete rosso.

Le Erbacee risultano piuttosto elevate in tutti i campioni (Erbacee: media 18 taxa; min. 40% - max. 50,4% - media 46,2%): come nelle precedenti fasi, si registra una discreta rappresentazione di

Cichorioideae (min. 7,1% - max. 12,3%) con Cichorium intybus, Asteroideae con Centaurea nigra,

Aster, Artemisia, Centaurea cyanus, Ambrosia e Carduus, e Gramineae spontanee, a cui si accompagnano Cannabis, varie Caryophyllaceae, Chenopodiaceae, Crassulaceae, Cyperaceae,

Labiatae, Leguminosae, varie Plantaginaceae, Rumex, Polygonum, Ranuncolaceae, Gallium,

L’aumento del tasso di umidità è indicato dall’incremento delle piante di ambiente umido (I+i+id/el: media 8 taxa; min. 4,7% - max. 11,2% - 7,9%): aumentano Alnus glutinosa, Alnus viridis e Alnus incana, Salix e, per la prima volta nella serie di Le Mose, compare il Popolus. Tra le specie erbacee di ambiente umido sono ben rappresentate soprattutto le igrofite (igro: media 2 taxa; min. 3,1% - max. 3,4 - media 3,3%) con Cyperaceae indifferenziate, Cirsium palustre e Thalictrum

flavum, seguite dalle elofite (elo: media 1 taxa; min. 0,2% - max. 1,2% - media 0,5%; assenti in PMO10) con Butomus, e dalle idrofite (idro: 3 taxa; min. 0,2% - max. 3,4% -media 1,2%; assenti in PMO9) con Callitriche, Lemna, Sparganium emersum e Nymphaea alba. In particolare la presenza di ambiente umido che si osserva nel camp. PMO8, Struttura 43 (I+igro+idro+elo: 12,1%) risulta essere il doppio rispetto ai due campioni della medesima fase, attestando un probabile momento di maggior umidità. Il considerevole tasso di umidità è confermato anche da una rilevante percentuale di Pteridophyta (P: media 5 taxa; min. 10,1% - max. 26,3% - media 19,9%).

Iniziano ad assumere maggior valenza antropica le piante spontanee legate alla presenza umana (AS+As: media 10 taxa; min. 6,8% - max. 8,4% - media 7,8%), soprattutto dal punto di vista qualitativo poiché quantitativamente i valori sono più o meno simili alle fasi precedenti. Questo gruppo attesta la frequentazione antropica dell’area, come testimoniano soprattutto le piante indicatrici di calpestio quali varie piantaggini, romice acetosa e diversi poligoni. Da segnalare, tra le arboree, la comparsa di Sambuco comune solo in un campione.

Rimane pressoché costante anche la concentrazione dei microcarboni (media regionale: 0,781 mm²/g; media locale: 0,186 mm²/g) che registra solo una lieve diminuzione rispetto alla fase precedente, dimostrando che i riempimenti dei “pozzetti”, avvengono in un momento di frequentazione interessato da varie attività umane. In particolare si registrano valori molto alti nel campione PMO8 (regionale: 1,334 mm²/g; locale: 0,316 mm²/g) che potrebbe essere coevo al campione PMO7, ovvero alla fase intermedia di US 507 che presenta la concentrazione più elevata di microcarboni dell’intera serie.

Le piante legnose produttrici di frutti eduli (Fe: media 7 taxa; min. 14% - max. 31,3% - media 20,1%) mantengono valori percentuali pressoché costanti rispetto alla fase precedente, ad eccezione di PMO10 che riporta il valore più elevato di tutti i siti presi in esame, con il 34,6%. In questo gruppo rientrano per le specie legnose il Nocciolo, che, con il 23,9% in PMO10, riporta il valore percentuale più alto dell’intera serie, seguito da Castagno, Querce caducifoglie indiff., Noce, Corniolo, Sambuco comune e Gelso nero e, tra le specie erbacee compaiono graminacee spontanee riferibili al gruppo dell’orzo e dell’avena-grano.

Valori considerevoli sono restituiti dall’indice di Ricchezza Floristica (IRF: min. 39% - max. 41,1% - media 40,2%).

In questa fase si è registrato un aumento notevole del tasso di umidità, causato probabilmente da un incremento delle precipitazioni e dal disgelo dei ghiacciai würmiani a causa delle temperature in aumento che potrebbero essere confermate anche dalla presenza, seppur esigua, di Leccio. Questo fenomeno può essere confermato anche da eventi di deposizione colluviali che hanno riempito le “strutture”. Nel campione PMO9 sembra essere contrastante la presenza del Leccio associata all’aumento delle conifere che, a primo avviso potrebbero denunciare una diminuzione di temperatura e quindi un peggioramento climatico, ma tale associazione può essere spiegata proprio nell’origine colluviale di questo campione che potrebbe aver portato con sè granuli pollinici di Conifere provenienti dalla zona collinare o montana.

L’ipotesi archeologica dipingere un’area caratterizzata da piccoli acquitrini che circondavano la zona insediata, posizionata su zone più elevate, al di sopra dei dossi ghiaiosi; l’indagine palinogica conferma in parte questa teoria in quanto il valore delle piante d’ambiente umido, pur essendo rilevante, non è sufficiente per approvare tale ipotesi.

I riempimenti delle strutture risultano essere composti da almeno due eventi colluviali, il più antico di colore nerastro, il più recente formato da argille giallastre, avvenuti in momenti differenti. I risultati pollinici sembrano confermare questo fenomeno, in quanto, all’interno dei vari riempimenti, è stata registrata una pioggia pollinica differente.

Ad esempio, il riempimento nerastro della struttura 43 (camp. PMO8), data l’elevata percentuale di Tilia e la netta diminuzione delle Conifere, potrebbe corrispondere all’ultima fase della formazione del suolo (US 507 tetto = campp. PMO6 e PMO7) in cui è decisamente rilevante la presenza di Tilia. Si può ipotizzare la collocazione dei suddetti campioni nella prima parte, verso la seconda metà del periodo Boreale, affermata anche dall’aumento generale del Querceto misto, tipico

della seconda fase del Boreale27, e dalla diminuzione di Corylus e di Pinus. Il camp. PMO9 (= US

559), che va a costituire la prima fase del riempimento di una struttura, caratterizzata da un suolo nerastro molto simile a quello del campione precedente, potrebbe essere coevo al camp. PMO8, anche se non corrisponde la concentrazione delle Conifere in quanto in PMO9 è decisamente più elevata.

Particolare, invece, risulta il quadro vegetazionale delineato in PMO10 (= US 557), riferito al secondo riempimento della struttura (taglio US 558), che vede un notevole incremento della componente arbustiva (24,7%) principalmente costituita da Corylus, pianta arbustiva considerata pioniera in quanto si espande velocemente in zone di abbandono. Si presuppone che questa fase corrisponda ad un livello di abbandono, ipotesi confermata anche dall’aumento della presenza dei Carpini, piante arboree a crescita veloce che, accompagnate a Nocciolo, possono aver occupato

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l’area in seguito all’abbandono dell’insediamento da parte dell’uomo. Infatti non avendo più cura della zona attigua all’insediamento, queste piante cosiddette pioniere si sarebbero potute diffondere rapidamente nell’area indagata.

FASE V - Abbandono

ZONA VEGETAZIONALE 5 (ZVMO5)

ZONA POLLINICA 5 (ZPMO5) = Campp. pollinici PMO11 (struttura 6 US 133), PMO12 (struttura 6 US 112), PMO13 (riempimento argilloso struttura, US 563)

Cronologia su base pollinica: prima fase del Boreale

Cronologia su base archeologica: Mesolitico - Sauveterriano medio-recente

Cronologia al radiocarbonio: 8.560-8.300 cal B.C. (Sauveterriano medio); 7.460-7.130 cal B.C. (Sauveterriano recente)

Copertura vegetazionale costituita prevalentemente dalle erbacee nella prima parte della fase. Ripresa delle arboree e delle Conifere nella fase finale, forse a causa di un breve periodo di peggioramento climatico. Aumento delle piante tipiche di ambienti umidi. Clima temperato/fresco, più umido.

Anche questa fase prende in considerazione un insieme di campioni che si riferiscono a riempimenti di “pozzetti” avvenuti in differenti periodi.

La copertura vegetazionale risulta prevalentemente costituita da piante erbacee nei campp. PMO11 e PMO12, mentre in PMO13 il paesaggio vegetale sembra essere caratterizzato da un ritorno preponderante delle Legnose, composte da Latifoglie Decidue e, soprattutto, da Conifere. Le Legnose (A+ar+L: media 25 taxa; min. 41,9% - max. 54,8% - media 47,6%) sono rappresentate dalle stesse specie presenti nella fase precedente, ovvero vi è una netta maggioranza di Latifoglie Decidue (LD: media 18 taxa; min. 24,1% - max. 36% - media 29,3%) con le specie tipiche del Querceto misto con Farnia, Roverella, Cerro, Rovere, Carpini, Olmo, qualche Frassino, Tiglio e Nocciolo. Tra le specie Lianose compare il Luppolo. In PMO13, invece, l’ambiente sembra essere dominato da una netta ripresa anche delle Conifere. Come nella fase precedente, i valori percentuali riportati dalle Conifere sono molto variabili e discontinui: basse percentuali in PMO11 (Cf: 13,8%) e PMO12 (Cf: 9,3%), valori più elevati della fase in PMO13 (Cf: 30,3%). Le Conifere sono composte principalmente da Pini (Pino silvestre, Pino mugo, Pino cembro) e Abete bianco seguiti da Abete rosso e Ginepro.

Le Erbacee riportano valori ragguardevoli in tutti i campioni della fase (E: media 37 taxa; min. 45,2% - max. 58,1% - media 52,4%): l’elenco floristico comprende specie di prato, quali

Cichorioideae (min. 6,2% - max. 11,2%) e diverse Compositae fra cui Asteroideae con Centaurea

nigra, Centaurea cyanus, Aster, Artemisia, Gramineae spontanee, Caryophyllaceae,

Chenopodiaceae, Crassulaceae, Cyperaceae, Labiatae, Leguminosae, Liliaceae, Plantaginaceae,

Rumex, Polygonum, Ranunculaceae, Scrofulariaceae, Umbelliferae, ecc.

Il tasso di umidità sembra aumentare in questa fase come conferma l’incremento delle specie tipiche degli ambienti umidi (I+i+id/el: media 10 taxa; min. 9,5% - max. 11,5% - media 10,2%) dovuto in particolare ad un rialzo sia qualitativo che quantitativo delle igrofite (igro: media 1 taxa; min. 1,2% - max. 2,4% - media 1,7%) con Cyperaceae, Schoenus, delle idrofite (idro: media 4 taxa; min. 2,1% - max. 5% - media 3,6%) con Callitriche, Hydrocharis morsus-ranae, Lemna, Nuphar

lutea, Nymphaeae alba, Sparganium emersum ed, infine, delle elofite (elo: media 1 taxa; min. 1,2% - max. 1,7% - media 1,5%) con Butomus e Sparganium erectum. Questo quadro vegetazionale potrebbe documentare un aumento di piccole zone umide paludose circostanti il sito esaminato. Pressoché costante è la presenza delle Igrofite legnose con Alnus glutinosa, Alnus viridis e Alnus

incana e Salix. Il rilevante tasso di umidità è confermato anche dalla considerevole percentuale delle Pteridofite (P: media 3 taxa; min. 14,8% - max. 22,8% - media 19,1%) e delle Concentricystes, particolarmente alte nel camp. PMO11 con 16,8%; in particolare le Concentricystes sembrano attestare fenomeni di deposizione fluviale.

Gli indicatori Antropici spontanei (As: media 11 taxa; min. 7,1% - max. 8,8% - media 8,1%) rimangono costanti e simili, nel complesso, a quelli della fase precedente; tra queste sono state rinvenute piante testimoni di luoghi calpestati, quali Plantago, Rumex acetosa, Ornithogalum

umbellatum, ecc. che confermano la frequentazione dell’area da parte delle popolazioni mesolitiche. Mancano le arboree, mentre compaiono tra le erbacee, per la prima volta nella serie di Le Mose,

Papaver rhoeas, Anagallis arvensis e Orlaya grandiflora.

Maggiore importanza è, invece, rivestita dalle piante legnose produttrici di frutti eduli (Fe: media 8 taxa; min. 11,5% - max. 24,2% - media 17,5%), anch’esse con valori più o meno costanti rispetto alle fasi precedenti. Sono presenti Nocciolo, Castagno, Querce caducif. indiff., Noce e Sambuco rosso, mentre, tra le erbacee, compiono alcune graminacee spontanee che per i caratteri morfologici e biometrici rientrano nel gruppo dell’orzo.

Aumentano lievemente i valori riportati dall’indice di Ricchezza Floristica (IRF: min. 42,5% - max. 49,3% - media 45,4%) in questa fase.

I risultati delle indagini polliniche sembrano attestare un ulteriore aumento del tasso di umidità, dovuto probabilmente ad un incremento delle precipitazioni e ad un progressivo e veloce disgelo dei

ghiacciai würmiani, che potrebbero aver causato eventi di deposizione colluviale spiegando così i riempimenti delle strutture avvenuti in momenti differenziati. L’area doveva essere caratterizzata da piccoli acquitrini che circondavano la zona insediativa ubicata sui dossi ghiaiosi.

Le indagini polliniche effettuate nei vari riempimenti delle strutture sembrano dimostrare che questi siano avvenuti in momenti differenti in quanto sono caratterizzati da una diversa pioggia pollinica.

Ad esempio i campioni PMO11 (US 133, riempimento di colore nerastro della grande “fossa”) e PMO12 (US 112, riempimento di argille giallastre avvenuto in un secondo momento), sulla base dei risultati delgi spettri pollinici, sembrano presentare caratteristiche simili, per cui si può ipotizzare che i due riempimenti possano essere avvenuti in tempi molto vicini, ovvero in un momento caratterizzato da un quadro vegetazionale molto simile.

Il campione PMO13 (US 563, strato di argilla giallastra che va a colmare una grande “fossa” = struttura 43, già interessata da un precedente riempimento = US 456, sedimento di colore nerastro), sembra rappresentare un momento di peggioramento climatico con un aumento delle precipitazioni piovose. L’ipotesi pare essere confermata dall’elevata presenza di piante tipiche di ambiente umidi (11,5%), il più alto dell’intera sequenza, dal nuovo aumento delle Conifere (30,3%) con Pini e Abeti e dalla diminuzione del Querceto misto (13,3%) con un evidente abbassamento del Tiglio e un incremento dell’Olmo che, in questo momento, inizia la sua espansione. L’ipotesi elaborata collega quindi il riempimento ad una fase probabilmente corrispondente ad un periodo posteriore alla frequentazione mesolitica che potrebbe rappresentare una fase di abbandono.

Nonostante i valori d'insieme delle piante antropiche spontanee, si rileva un netto decremento nella curva dei microcarboni, sia a livello regionale (media regionale: 0,167 mm²/g), sia locale (media locale: 0,032 mm²/g) che potrebbero significare una minor frequentazione della zona d’abitato durante le fasi di riempimento delle strutture.

Complessivamente, il quadro vegetazionale e il clima temperato/fresco e umido della Fase V del sito di Le Mose, può corrispondere all’incirca a metà del Boreale.