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BREVE INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL’AREA DI STUDIO

2.1

La formazione della Pianura Padana

L’attuale Pianura Padana si è formata in tempi relativamente recenti; sino a meno di un milione di anni fa, tutta l’area era interamente occupata dalle acque del Mare Adriatico, costituendone l’estrema propaggine nord-occidentale. Il ritiro delle acque dai margini alpini ed appenninici è avvenuto procedendo da Ovest verso Est attraverso alterne vicende che hanno portato al raggiungimento delle posizioni attuali già dalla prima metà dell’Olocene31.

In superficie oggi affiorano per lo più depositi continentali mentre le antiche strutture sono note soltanto attraverso gli studi condotti, nell’ultimo ventennio, a cura dell’AGIP per la ricerca di idrocarburi. Attraverso queste ricerche, insieme anche alle informazioni ricavabili da altri dati come per esempio quelli idrici, è stato possibile delineare con un certo grado di dettaglio l’assetto geologico- strutturale profondo della Pianura.

I sedimenti più antichi del bacino Padano risalgono al pre-Pliocene e appartengono alla Formazione Marnoso-Arenacea, mentre quelli del periodo Pliocenico appartengono principalmente alla Formazione di Porto Corsini e a quella di Porto Garibaldi. Tutte queste Formazioni sono state in seguito sottoposte ad un’attività tettonica compressiva iniziata fin dal Miocene che ha provocato pieghe, smembrate da faglie trascorrenti e sottoposte a subsidenza differenziata.

In particolare, in base a recenti studi, la Pianura emiliana mostrerebbe due facies strutturali ben distinte che testimoniano l’evoluzione degli sovrascorrimenti delle unità appenniniche sulla monoclinale pedealpina32:

1) l’arco delle pieghe emiliane, più prossimali alla catena appenninica, iniziate probabilmente durante il Messiniano (7-8 milioni di anni fa) e proseguite fino al termine del Pliocene medio superiore;

31 C

ASTIGLIONI,PELLEGRINI (a cura di) (2001),p. 45. 32

2) l’elemento struturale ferrarese-romagnolo più esterno e con evidenze di una tettonizzazione recente (tardo pliocene-pleistocene) caratterizzata da una forte componente orizzontale.

Solamente a partire dal Pleistocene superiore è iniziato il colmamento del bacino padano, dapprima con apporti di origine marina (Sabbie di Asti) ed in seguito con la Formazione delle Alluvioni Padane, di origine deposizionale mista o continentale provenienti dal modellamento e dallo smantellamento delle catene montuose circostanti in sollevamento. I depositi maggiori della sedimentazione Quaternaria si sono concentrati soprattutto nelle aree un tempo più depresse e profonde (sinclinali), mentre le dorsali maggiormente rilevate sono state colmate con apporti minori (anticlinali). Una volta

colmate le depressioni del bacino Padano, la formazione della piana alluvionale è avvenuta per mezzo di depositi fluviali attraverso numerosi spostamenti dei corsi d’acqua.

Il territorio preso in esame, infatti, riguarda da un punto di vista geologico la piana pedemontana e la piana a copertura alluvionale dell’Emilia Romagna, nelle quali l’azione dei fiumi è stata fondamentale. La piana pedemontana si sviluppa lungo il margine appenninico ed è formato da terrazzi alluvionali e da conoidi fluviali, entrambi occupati in passato da insediamenti umani, in particolare neolitici, e si collega alla pianura con un paesaggio graduale. La scelta del territorio in cui impiantare villaggi e campi coltivati, infatti, è realizzata in base alla presenza di fiumi o di bacini d’acqua, la risorsa più preziosa per un paesaggio rurale caratterizzato da colture cerealicole. In generale, è possibile asserire che i siti preistorici, tra il Mesolitico e l’Eneolitico, sono spesso posizionati su conoidi, terrazzi fluviali e su dossi fluviali come per gli insediamenti lineari della bassa Pianura friulana e della Pannonia ungherese33. La localizzazione su alti morfologici garantisce più stabilità per gli insediamenti, protezione dalle alluvioni fluviali, vie di transito più stabili; inoltre l’approvvigionamento idrico è assicurato dalla rioccupazione degli alvei da parte dei fiumi. Inoltre in

33 PESSINA,TINE’,2008,pp. 165-195

Fig. 16 – Ipotesi delle tappe di colmazione del bacino Padano1:

A – a partire dal Pliocene: l’antico golfo del Mare Adriatico è in via di colmazione; B – fine Pliocene – inizio Quaternario: apporti fluviali; C – circa duemila anni fa: la colonizzazione romana. (Tratto da: DESANTIS P.,BIGONI M.,FACCENDA P.,FINOTELLI F.(a cura di) (2004), p. 7)

questo periodo neolitico la pianura doveva essere ancora molto forestata anche se inizia ad essere intaccata da disboscamenti per ottenere spazi aperti, in particolare a partire dall’eneolitico. Anche l’approvvigionamento della legna utilizzata per la costruzione di abitati e per la combustione, non doveva presentare alcuna difficoltà. La zona della pianura pedeappennica emiliana è caratterizzata da conoidi alluvionali, corpi sedimentari che prendono il nome di conoidi per la loro caratteristica forma che si avvicina a quella di un tronco di cono. I conoidi sono accumuli di detriti depositati a ventaglio dal fiume dove esso esce dalla propria valle (conoidi di deiezione: provocati dalla brusca rottura di pendenza tra il tratto montano e quello di pianura) e dove rompe gli argini e tracima riversandosi nella pianura circostante (conoide di rotta: provocato dal mancanza della costrizione delle sponde) a causa della diminuzione della velocità della corrente e della capacità di trasporto34. Questo fenomeno avviene principalmente in zone tettonicamente attive, poste al margine della pianura di subsidenza. L’accumulo dei conoidi è stato favorito nei periodi glaciali, momenti in cui, a queste latitudini, l’area montuosa era in gran parte sprovvista di vegetazione arborea e l’erosione era in grado di rimuovere grandi masse di sedimenti. Nei periodi interglaciali, al contrario, la maggior estensione del manto forestale sul territorio montano ha provocato il rallentamento dell’erosione con il conseguente accumulo dei conoidi e della pedogenesi della loro superficie. Nella maggior parte del pedeappennino emiliano-romagnolo la sedimentazione dei conoidi inizia nel pleistocene medio-inferiore, creando come conseguenza principale un forte sollevamento del margine appenninico e, quindi, la trasformazione di un’area di pianura alluvionale a corsi d’acqua meandreggianti ed ampi bacini lacustri35. Allo sbocco della valle i fiumi hanno ripetutamente cambiato corso, formando conoidi appiattiti con un ambiente deposizionale a canali intrecciati a bassa sinuosità ed alta energia con deposizione grossolana (ghiaie) all’interno dei canali e deposizione fine (argille o limi) nelle aree intercanale36. Lungo i conoidi di deiezione le pendenze tendono a diminuire e il fiume si trasforma in meandrospiralico aumentando la sinuosità mentre si riduce il numero dei canali. Il corso fluviale in pianura diviene sempre più caratterizzato da bassa velocità di deflusso di trasporto non ha più la forza di incidere, innalzando progressivamente il letto del fiume; conseguentemente tende ad esondare creando alvei pensili monocursali. Si formano così i dossi fluviali, ovvero fasce nastriformi allungate nel senso del percorso, sopraelevate rispetto alla superficie topografica circostante che costituivano aree di attrazione per il popolamento umano. Scorrendo per secoli nella medesima posizione, un corso d’acqua deposita sedimenti sul fondo e sulle sponde del fiume e ne innalza via via il livello di base (Fig. 17 a-b-c-d). Una volta divenuto pensile, in occasione di una piena, il fiume rompe gli argini e non rientra più nel vecchio tracciato in quanto si trova a scorrere a un livello più basso del precedente

34 DALL’AGLIO,2000