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ZONA VEGETAZIONALE 2 (ZVCA2)

ZONA POLLINICA 2 (ZPCA2) = Campp. pollinici PCA19, PCA20 (paleosuolo mesolitico, US 1630);

ZONA ANTRACOLOGICA 1 (ZACA1) = Camp. antracologico ACA1 (US 1630) Cronologia su base pollinica: Boreale

Cronologia su base archeologica: paleosuolo mesolitico recente; sauveterriano recente (8.000 B.P. ca)

Le piante legnose si ritirano lasciando spazio all’espansione dell’ambiente aperto e, quindi, delle piante erbacee di tipo prativo dove si instaura l’insediamento mesolitico. L’espansione del bosco di Latifoglie decidue ha già sostituito le Conifere ancora discretamente presenti ma ritirate in zone di rifugio più fresche. Limitata presenza delle piante di ambiente umido ben rappresentate dalle Igrofite arboree riparali e da erbacee. Clima fresco/temperato e poco umido.

Il paesaggio che affiora in questa fase restituisce uno scenario maggiormente aperto rispetto alla fase precedente con una leggera dominanza di piante erbacee che superano di poco il 50% della copertura legnosa (A+ar+L: media 32 taxa; min. 44,9% - max. 46,2% - media 45,6%). Nonostante si instauri in questo momento l’insediamento mesolitico, la copertura arborea rimane cospicua a testimoniare che l’ambiente è stato intaccato in minima parte. I Taxa riferibili alle Latifoglie decidue (LD: media 23 taxa; min. 30,4% - max. 32,9% - media 31,7%) sono principalmente tipici del Querceto misto (Q: media 13 taxa; min. 21,1% - max. 24,3% - media 22,7%) con Quercus

robur, Quercus petraea, Acer campestre, Carpinus, Corylus, Fraxinus ornus, Fraxinus excelsior,

Tilia, Ulmus, Rhamnus e evidenziano la presenza di un bosco mesofilo di tipo planiziario, perifericamente al sito. Un singolo frammento antracologico di Fraxinus cf. oxycarpa di dimensioni sufficienti per la determinazione, testimonia ulteriormente la presenza del Querceto misto attorno all’accampamento e, quindi, la raccolta della legna da ardere nelle immediate vicinanze. Significativo è il rinvenimento di granuli pollinici di Rosa (0,6% in PCA20), pianta ad impollinazione entomofila, caratterizzata da un’esigua produzione di polline che testimonia la sua presenza nell’area indagata. Tra le Latifoglie decidue si riscontra anche la presenza di Fagus

sylvatica, pianta che ora vive a quote più elevate, a partire da 800-900 metri s.l.m., ma che in passato probabilmente scendeva anche a quote inferiori, all’interno del querceto con individui

isolati o in piccoli gruppi5. In questo periodo inizia la sua lenta espansione che porterà questa pianta

a dominare, fino ai nostri giorni, sui rilievi collinari6. Infine, tra le Legnose, si annoverano anche le

Conifere in netta diminuzione rispetto alla fase precedente, passando dalla percentuale di 25,1% della fase presedente, al 13,3% (Cf: media 7 taxa; min. 12,7% - max. 13,9% - media 13,3%), ulteriore conferma del miglioramento climatico. Queste arboree vengono spinte infatti spinte ad occupare zone più fresche collinari e montane. La loro presenza è comunque caratterizzata da una notevole varietà floristica: Pinus sylvestris, Pinus nigra, Pinus mugo, Pinus cembra, Picea excelsa,

Abies alba ed, infine, Larix.

Compongono, inoltre, le Latifoglie decidue, Igrofite legnose (I: media 4 taxa; min. 4,2% - max. 5,2% - media 4,7%) tra cui si segnalano Alnus, Popolus e in sottordine Salix, diffusi in zone parzialmente umide o lungo le rive del fiume Reno. Complessivamente il tasso di piante tipiche di ambiente umido (I+igro+idro+elo: media 11 taxa; min. 8,7% - max. 10,2% - media 9,5%) rimane costante rispetto alla prima fase, composto anche da erbacee (igro+idro+elo: media 7 taxa; min. 3,5 – max. 6% - media 4,7%) tra cui igrofite (Cirsium palustre, Cyperaceae con Carex), idrofite (Lemna, Nymphaea alba, Sparganium emersum) ed elofite (Butomus, Phragmites australis,

Junchus, Typha angustifolia). Queste ultime due categorie comprendono piante che vegetano solo

se l’acqua è presente in modo costante durante tutto l’anno7. Questo dato indica la presenza non

solo di veri e propri corsi d’acqua, ma anche di piccole aree paludose con acqua stagnale dove vegetavano tali piante. Persiste la presenza di una rilevante percentuale di spore di Pteridofite, seppur diminuite rispetto alla fase precedente (da 45,3% a 28,5% - valore medio), confermando nuovamente la presenza di ambiente umido.

Oltre a queste tipologie di piante erbacee, concorrono alla composizione erbacea (E: media 43 taxa; min. 53,8% - max. 55,1% - media 54,4%), piante di tipo prativo come Cichorioideae,

Asteroideae, Gramineae spontanee, Myosotis arvensis, Leguminosae tra cui Astragalus danicus,

Lotus, Ononis e Asphodelus che andavano a formare i prati attorno all’insediamento e nelle sue immediate vicinanze.

Gli indicatori antropici spontanei riportano un valore discreto (AS+As: media 14 taxa; min. 8,4% - max. 9,3% - media 8,9%), a testimoniare un’occupazione non molto intensiva. Le specie appartenenti a questo gruppo si riferiscono a piante sinantropiche naturali caratteristiche di ambienti creati dall’uomo o collegati ad esso, quali insediamenti e luoghi di calpestio. Le legnose in questa categoria sono rappresentate solamente dal Sambuco nigra, mentre tra le erbacee sono presenti piante ruderali/nitrofile quali Chenopodiaceae con Chenopodium, Urtica dioica, piante indicatrici 5 ROTTOLI, CASTIGLIONI, 2009 6 ACCORSI,et alii, 1999 7 MARCHESINI,MARVELLI, 2007

di calpestio come Plantaginaceae e Polygonum aviculare, oltre ad Aster, Bellis perennis, Centaurea

nigra, Xanthium strumarium, Linaria e varie Umbelliferae.

Per quel che concerne la sussistenza economica, rivestono notevole importanza, in questa fase, le piante legnose produttrici di frutti eduli (Fe: media 9 taxa; min. 12,3% - max. 13% - media 12,7%), ovvero frutti da raccogliere per l’integrazione della dieta umana. Tra queste si riconoscono in particolare Nocciolo, Querce, Sambuco e Castagno; quest’ultimo potrebbe essere rappresentato da polline proveniente da zone collinari dove sta iniziando la sua espansione.

La curva della concentrazione dei microcarboni ci restituisce un quadro controverso con valori estremamente bassi per entrambe le concentrazioni (regionale: 0,034 mm²/g; locale: 0,008 mm²/g), in linea con la precedente fase pre-insediativa. Questo dato può portarci ad ipotizzare una frequentazione esigua del sito, utilizzato come bivacco stagionale, di passaggio e non come un vero e proprio campo base. L’Indice di Ricchezza Floristica (IRF: media 49,4%) concorre a dimostrare il miglioramento climatico, caratterizzato non solo dall’espansione di piante tipiche di clima temperato, ma anche dalla diffusione di un numero più elevato di taxa che danno vita ad un ambiente più variegato in termini floristici.

La netta diminuzione delle Conifere che va di pari passo all’ulteriore espansione del Querceto, in particolare con Quercus, Corylus e Tilia, porta ad ipotizzare una notevole mitigazione climatica verso un clima ancor più temperato e discretamente umido. Grazie a queste informazioni e alla sommaria datazione effettuata dagli archeologi possiamo inserire questa fase all’interno del periodo Boreale.

FASE III – Frequentazione mesolitica

ZONA VEGETAZIONALE 3 (ZVCA3)

ZONA POLLINICA 3 (ZPCA3) = Campp. pollinici PCA21 (Sedimento alluvionale), PCA22 (Paleosuolo mesolitico), PCA23 (Sedimento alluvionale)

Cronologia su base pollinica: Boreale

Cronologia su base archeologica: PCA22, paleosuolo mesolitico; sauveterriano (8.000 B.P. ca)

Il paesaggio vegetale è dominato da spazi aperti con formazioni prative circondate da ampi boschi di Latifoglie decidue e in particolare Querceto misto. Il costante tasso di piante d’ambiente umido testimonia che continuano ad essere presenti piccoli acquitrini o zone paludose e corsi d’acqua. La frequentazione umana in questa fase doveva essere poco rilevante; le piante sinantropiche e la curva dei microcarboni portano ad interpretare il sito come un accampamento

stagionale e non come un campo base. La diminuzione delle Conifere e la discreta concentrazione di specie tipiche di ambiente umido presuppone un clima tendenzialmente temperato/fresco e umido.

Il tasso di forestazione è ancora notevole (A+ar+L: media 31 taxa; min. 37,8% - max. 45,4% - media 42,1%); la diminuzione rispetto alla precedente fase è pressoché irrilevante e riguarda solamente le Conifere (Cf: media 6 taxa; min. 7,6% - max. 11,4% - media 10,1%), tra cui Pino silvestre, Pino mugo, Pino cembro, Abete rosso e soprattutto Abete bianco (min. 2,9 – max. 4,1), diffuse ormai solamente sui rilievi collinari e montani, o in qualche gruppo isolato in pianura, lasciando ulteriore spazio all’espansione delle Latifoglie decidue (LD: max. 24 taxa; min. 30,2% - max. 33,1% - media 31,4%). Di quest’ultima categoria fanno parte principalmente le specie caratteristiche dei boschi mesofili (Q: media13 taxa; min. 21,4% - max. 26,3% - media 24,3%) con Querce caducifoglie indiff. fra cui Farnia, Roverella, Rovere, Cerro, Acero, Carpini, Nocciolo, Frassini, Ranno, Olmo e Tiglio che aumenta notevolmente fino a raggiungere la percentuale totale di 8,2% nel camp. PCA22. Ulteriore prova di questa ipotesi è la particolare presenza di tre taxa tipiche del margine del bosco: Rosa, Rosa cf. canina e Rubus. La Betulla è interessata da una diminuzione che porterebbe a riconfermare la sua risalita verso zone montane e quindi il miglioramento climatico. Infine, tra le Latifoglie decidue compaiono con valori costanti, le Igrofite arboree (I: media 4 taxa; min. 3,2% - max. 5,7% - media 4,8%), rappresentate da Ontani, Pioppo e Salici. La concentrazione complessiva delle piante tipiche di ambiente umido (I+igro+idro+elo: media 13 taxa; min. 9,1% - max. 13,1% - media 10,8%) comprende anche piante erbacee (igro+idro+elo: media 9 taxa; min. 4,7% - max. 7,4% - media 6%) anch’esse costanti, come le igrofite con Cirsium palustre, Carex e

Valeriana dioica, idrofite con Callitriche, Hydrocharis morsus-ranae, Lemna e Nymphaea alba ed infine elofite con Sagittaria sagittifolia, Butomus, Bolboschoenus maritimus, Glyceria fluitans,

Phragmites australis e Typha angustifolia.

Incrementa, anche se di poco, la percentuale delle erbacee che raggiungono la percentuale media di 57,9% (E: min. 54,6% - max. 62,2%) con una notevole varietà floristica (45 taxa). Aumentano in particolare le specie tipiche di formazione prativa diffuse nell’area dell’insediamento con le medesime varietà floristica della fase precedente.

Anche le piante legnose a frutti eduli rimangono pressoché costanti (Fe: media 7 taxa; min. 11,2% - max. 12% - media 11,6%) differenziate nella loro composizione solamente dalla comparsa del Rovo.

Mediamente, la presenza umana, dettata dalle piante sinantropiche, non registra sostanziali differenze (AS+As: media 16 taxa; min. 7,9% - max. 10,6% - media 9,4%). Ci troviamo di fronte, infatti, ad una seconda fase di frequentazione umana relativa alla cultura sauveterriana. Come per la

precedente fase, l’indice di antropizzazione, sommato agli esigui valori riferiti alla curva dei microcarboni (regionale: media 0,033 mm²/g; locale: media 0,002 mm²/g), indicano un insediamento di tipo temporaneo, senza una stabilità prolungata in termini di tempo.

Nonostante i campioni di questa fase abbiano un’origine totalmente diversa tra di loro (il primo e il terzo sono sedimenti alluvionali, mentre il secondo è un paleosuolo mesolitico sauveterriano di fase imprecisata), sono accumunati dalle medesime caratteristiche vegetazionali, motivo per cui si può ipotizzare che la loro formazione sia avvenuta in momenti relativamente ravvicinati, caratterizzati da una medesima vegetazione.