Il dibattito internazionale che ha preso forma nella rivendicazione del cosiddetto “diritto alla città”, ha le sue origini negli anni Novanta, mo- mento in cui veniva riconosciuto il ruolo dei governi locali nella promo- zione della democrazia. Da allora, l’identificazione delle città nel ruolo di attrici fondamentali nella garanzia dei diritti umani, nell’offerta dei servizi pubblici e nella responsabilità delle politiche in materia d’istruzione, salu- te e abitazione, non ha fatto che rinforzarsi. La città è divenuta uno spazio collettivo che appartiene a tutte e a tutti gli abitanti e che deve offrire le condizioni per una vita dignitosa sotto il profilo sociale, politico, culturale, economico e ambientale5.
In particolare, la Carta Europea di Salvaguardia dei Diritti dell’Uo-
mo nella Città (Saint-Denis 2000), sancisce che:
Diritto alla città, art. I, comma 1, La città è uno spazio collettivo che appartiene a tutti gli abitanti, i quali hanno il diritto di trovarvi le con- dizioni necessarie per appagare le proprie aspirazioni dal punto di vista politico, sociale e ambientale, assumendo nel contempo i loro doveri di solidarietà; comma 2, Le autorità comunali agevolano con ogni mezzo a loro disposizione il rispetto della dignità di tutti e la qualità della vita dei loro abitanti; Principio di Uguaglianza dei diritti e di non discriminazione, art. II, comma 2, (I diritti enunciati nella Carta) sono garantiti dalle autorità comunali, senza alcuna discri- minazione legata all’origine, al colore, all’età, al sesso o alle scelte sessuali, alla lingua, alla religione, all’opinione politica, all’origine etnica, nazionale o sociale, o al reddito; Protezione dei gruppi e dei cittadini maggiormente vulnerabili, art. IV, comma 1, I gruppi di cittadini maggiormente vulnerabili hanno diritto a misure specifiche di protezione; comma 2, Le autorità comunali adottano le misure Ginevra 2008 e Tuzla-Bosnia 2010) e il 1° Forum Mondiale dei Poteri Locali per il Diritto alla Città (Saint-Denis 2012). In seguito alla Conferenza di Ginevra (2008), le città più attive della rete (Barcel- lona, Saint-Denis/Plaine Commune, Lione, Ginevra e Nantes) hanno deciso di affidare la promozione della Carta Europea di Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo nella Città, all’organizzazione mondiale delle città, Città e Governi Locali Uniti (CGLU), attraverso la Commissione per l’Inclusione Sociale, la Democrazia Partecipativa e i Diritti Umani. Dopo il 2006, la Commissione, sotto la direzione politica della Delegazione di Barcellona prima, e di quella di Nantes dopo, ha lavorato all’elaborazione di una carta municipale dei diritti umani di portata mondiale, la Carta-Agenda Mondiale dei Diritti dell’Uo- mo nella Città, che la CGLU ha formalmente adottato nel 2011 nel quadro del Consiglio Mondiale di Firenze, a cui hanno preso parte oltre 400 sindaci di tutto il mondo. Le differenze principali tra Carta-Agenda e Carta Europea consistono nella loro portata geografica (mondiale la prima, europea la seconda), e nella loro agenda o piano d’azione, di cui dispone la prima. Nella Carta-Agenda Mon- diale dei Diritti dell’Uomo alla Città, tutti i diritti umani elencati nel documento sono accompagnati da un piano d’azione che serve da riferimento ai governi locali per fare progressi concreti nella loro attuazione concreta. Fonte: http://www.uclg-cisdp.org/fr/le-droit-a-la-ville/charte-europeenne
5. Frutto di questo processo sono le diverse carte locali dei diritti umani che sono state
adottate a partire dall’anno 2000: la Carta Europea di Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo nella Cit-
tà (Saint-Denis, Francia, 2000), firmata da oltre 350 città europee; la Carta Mondiale del Diritto alla Città, redatta dai movimenti sociali riuniti nel Forum Sociale Mondiale (Porto Alegre, Brasile, 2001);
la Carta dei Diritti e dei Doveri di Montréal (Canada, 2006); la Carta della Città del Messico per il Dirit-
to alla Città (Messico, 2010); la Carta dei Diritti Umani di Gwangju (Coréa del Sud, 2012). Il concetto
di “Diritto alle Metropoli Solidali” è emerso dopo con intesità in seno al Forum delle Autorità Locali di Periferia (FALP) e attualmente in fase di sviluppo. Fonte: http://www.uclg-cisdp.org/fr/le-droit-a- la-ville/charte-agenda-mondiale
mentale dell’uomo. Le idee di Henri Lefebvre (1968) sul diritto alla città e alla cittadinanza acquisiscono a tale proposito un rinato interesse, come dice David Harvey (2012) nella raccolta di saggi Il capitalismo contro il diritto alla città. Harvey (2012) sostiene che se è vero quanto diceva Ro- bert Park, ovvero che l’uomo nel creare la città avrebbe creato se stesso, oltre a porsi delle domande su quale tipo di città si vuole, bisogna anche chiedersi che tipo di persone si desidera essere, che rapporti sociali si cercano, che relazione si vuole intrecciare con la natura, che stile di vita e quali valori estetici si vogliano perseguire.
L’accesso alla città e la libertà di esercitare la propria cittadinanza in maniera attiva sono considerati tra i diritti fondamentali dell’uomo, indi- pendentemente dalla propria condizione. Pertanto, davanti al crescente invecchiamento della popolazione e al conseguente aumento di persone con ridotte abilità fisiche e mentali, la città deve essere in grado di dare risposte adeguate.
Da un punto di vista giuridico, il diritto alla partecipazione alla vita di comunità e il diritto alla città, sono sanciti da una serie di Carte elabo- rate tanto nel panorama europeo quanto in quello mondiale.
La Carta Europea dei Diritti Fondamentali, proclamata nel 2000 e diventata effettiva in seguito all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, nel 2009, che contiene diritti e libertà organizzati in sei diversi titoli (di- gnità, libertà, uguaglianza, solidarietà, diritto di cittadinanza e giustizia), all’art. 25 e 26 (III, Uguaglianza) dice:
L’Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e cul- turale” e “L’Unione riconosce e rispetta il diritto delle persone con disabilità di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità”. Se partecipare alla vita di comunità è un diritto di tutti, la società deve garantire che tale diritto venga assicurato, sal- vaguardato e rispettato. “È qui che emerge il ruolo della Città […] che è diventata il futuro dell’umanità. È oggi il luogo di ogni incontro e pertanto di tutti i possibili. È ugualmente il terreno di tutte le con- traddizioni, e quindi di tutti i pericoli: è entro lo spazio urbano dalle frontiere mal definite che si ritrovano le discriminazioni legate alla disoccupazione, alla povertà, al disprezzo delle differenze culturali, ma nel contempo è lì che si delineano e si moltiplicano delle prassi civiche e sociali di solidarietà. È pur vero che la città oggi impone di precisare meglio certi diritti, perché è il luogo dove si abita, dove si cerca lavoro, dove ci si sposta. […] la città appare come la risorsa di un nuovo spazio politico e sociale. Là si prospettano le condizio- ni di una democrazia di prossimità. Là viene offerta l’occasione di una partecipazione al diritto di cittadinanza di tutti gli abitanti: una cittadinanza a livello cittadino.4
4. Estratto dell’introduzione alla Carta Europea di Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo nella
Città, adottata a Saint-Denis il 18 maggio 2000. Tale carta è il risultato di un lavoro preparatorio
iniziato a Barcellona nel 1998 con la 1° Conferenza Europea sulle “Città per i diritti dell’uomo”, orga- nizzata in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (Parigi, 1948). In seguito all’adozione di questa Carta, con cadenza biennale si sono tenuti la Conferenza per la Carta Europea dei Diritti dell’Uomo nella Città (Venezia, 2002; Norimberga 2004; Lione 2006;
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Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento
Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari
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Sicurezza Inclusività Orientamento topografico
Vitaincittàdia.
tutti alla città e ai suoi servizi, in particolare nel campo dell’istruzio- ne, della sanità, della cultura e dell’alloggio. Deve essere inoltre uno spazio di autentico mix sociale, che rispecchi la nostra ambizione di costruire in Europa una società coesa, inclusiva e diversificata, dotata di norme di qualità di vita ambiziose; punto 64, […] Nostro scopo è promuovere la solidarietà tra le generazioni e nei confronti delle persone a basso reddito, delle persone diversamente abili e di quanti incontrano difficoltà finanziarie sociali, per riuscire alla fine a combattere l’esclusione sociale e offrire a ciascuno la possibilità di avvalersi dell’immenso potenziale offerto dalla città; punto 66, Ribadiamo solennemente che l’obiettivo centrale delle politiche ur- bane deve essere la coesione sociale e territoriale. Le nostre città sono dei luoghi di vita e di lavoro, multi generazionali, multiculturali e multi religiosi, in cui cittadini di ogni origine hanno tra di loro con- tatti quotidiani. […] Proseguiamo la nostra lotta contro la precarietà, l’esclusione e ogni forma di discriminazione fondata sulla situazione sociale, l’età, la cultura, la religione, il sesso, l’handicap; punto 67, Occorre inoltre allontanare dalle nostre città ogni forma di stigmatiz- zazione nei confronti di qualsiasi gruppo determinato, poiché nuoc- ciono gravemente al senso di appartenenza alla collettività urbana e sono molto spesso causa di violenze urbane, di scene di inciviltà e provocano una stato di insicurezza i cui effetti si fanno dolorosa- mente sentire sui nostri concittadini, in particolare quelli più vulnera- bili (gli anziani, i bambini, le persone isolate, gli immigrati, i poveri). L’accesso alla città si professa quindi come elemento essenziale per la garanzia di tali diritti, e ciò è tanto più vero se l’obiettivo cui si vuole tendere è quello di costruire città inclusive, solidali, sostenibili; in altre parole “città sane”.
Una città sana garantisce a tutti e a ciascuno il diritto alla città, e quindi la possibilità di esprimersi e di partecipare alla vita di comunità, di fare uso dei servizi e dei beni che essa offre, di mantenere un livello di benessere psico-fisico ottimale e di salvaguardare la propria dignità. Nella definizio- ne dell’OMS [WHO 1998]6
A healthy city is one that is continually creating and improving those physical and social environments and expanding those community resources which enable people to mutually support each other in performing all the functions of life and in developing to their maxi- mum potential.
Una città sana mira a:
• ottenere un ambiente fisico sicuro, pulito e di alta qualità (inclusa quella delle abitazioni)
• un ecosistema che sia equilibrato nel presente e sostenibile nel lungo termine
• un supporto della comunità solido, reciproco e non di sfruttamen- to
• un alto grado di partecipazione e di controllo da parte dei cittadini
6. WHO 1998, Health Promotion Glossary, Division of Health Promotion, Education and
Communications, Geneva, p. 13 necessarie perché le persone portatrici di handicap siano piena-
mente integrate nella vita della città. Gli alloggi, i luoghi di lavoro e di svago devono per questo essere conformi a certe esigenze. I trasporti pubblici devono essere accessibili a tutti; comma 3, Le città firmatarie adottano politiche attive di sostegno alle popolazioni maggiormente vulnerabili, garantendo a ciascuno il diritto alla cit- tadinanza; comma 4, Le città adottano tutte le misure per facilitare l’integrazione sociale di tutti i cittadini, qualunque sia la causa della loro vulnerabilità, evitando di raggrupparli in modo discriminatorio; Diritto generale di accesso ai servizi di protezione sociale, art. XII, comma 3, Le città si impegnano a sviluppare politiche sociali, se- gnatamente nei confronti dei più svantaggiati, finalizzate al rifiuto dell’esclusione e alla ricerca della dignità umana e dell’uguaglianza; art. XVII, comme 3, Le città firmatarie, per il tramite delle loro azioni nel campo economico, culturale, sociale, urbanistico, contribuisco- no a un approccio globale volto alla promozione della salute per tutti gli abitanti condotto con la loro attiva partecipazione; Diritto a un’urbanistica armoniosa, art. XIX, comma 1, I cittadini delle cit- tà hanno diritto a uno sviluppo urbanistico ordinato che garantisca una relazione armoniosa tra l’habitat, i servizi pubblici, le strutture, il verde pubblico, e le attrezzature destinate a un uso collettivo; Di- ritto alla circolazione e alla tranquillità nella città, art. XX, comma 1, Le autorità locali riconoscono il diritto dei cittadini a dei mezzi di trasporto compatibili con la tranquillità della città. Favoriscono a tal fine dei trasporti in comune accessibili a tutti, secondo una piani- ficazione degli spostamenti urbani ed interurbani […] Efficacia dei servizi pubblici, art. XXIII, comma 1, Le autorità locali garantiscono l’efficacia dei servizi pubblici e la loro compatibilità con i bisogni degli utenti, avendo cura di evitare qualsiasi situazione di discrimi- nazione o di abuso.
A queste disposizioni si aggiungono quelle espresse dalla Carta
urbana europea II – Manifesto per una nuova urbanità (Strasburgo 2008)
che sancisce:
Competenze europee in materia di gestione delle città e prospettive di una nuova urbanità, punto 17, La città che intendiamo porre al centro delle nostre priorità è anzitutto una città pensata per i propri abitanti, considerati veri cittadini della città; punto 19, È una città solidale, impegnata a sviluppare la massima solidarietà all’interno del proprio territorio e tra i territori che la compongono; Una città sostenibile, punto 54, […] Gli spostamenti e la mobilità […] diven- tano un elemento fondamentale del buon uso della città, un fattore discriminante per preservare la qualità della vita urbana; punto 55, Per raccogliere le sfide di una mobilità controllata e sostenibile, sia- mo convinti che occorra sviluppare alternative credibili all’utilizzo dell’automobile. Sono ormai ben noti gli effetti negativi della priorità accordata all’auto. […] tutto questo insieme di fattori ci incoraggia a puntare risolutamente su uno sviluppo più favorevole ai cittadi- ni della città, più attento alla dimensione umana delle nostre città. Dobbiamo liberarci al più presto dall’eccessiva dipendenza dall’uso dell’auto, tanto più che, oltre a provocare disturbi, impedisce a un grande numero di cittadini che non dispongono di questo mezzo di locomozione individuale di godere pienamente della loro città; Una città solidale, punto 62, La città che vogliamo creare deve essere uno spazio di qualità di vita per tutti, che garantisca l’accessibilità di
Il progetto dell’abitare di A. nella sua dimensione urbana prende avvio dall’analisi, da un lato, delle condizioni e delle esigenze specifiche di A. (condizioni psico-fisiche legate all’invecchiamento e alla malattia di Alzheimer) e dall’altro, dalla critica degli attuali modelli abitativi offerti.
Modelli che sono in opposizione tra loro: il modello a isola, carat- terizzato da una principale attenzione al requisito della sicurezza (intesa principalmente come assenza di rischi reali e percepiti presenti nell’am- biente, non solo dovuti a condizioni strutturali dello spazio fisico, come le barriere architettoniche, ma anche all’assenza di controllo sociale eser- citato dagli abitanti della strada, e alla mancanza di cura, manutenzione e qualità dello spazio pubblico), che spesso conduce alla creazione di situazioni di confinamento; e il modello integrato, caratterizzato da una principale attenzione al requisito dell’inclusività (intesa come integrazio- ne sociale e non-esclusione dalla vita urbana e quindi in primo luogo come possibilità di partecipare attivamente alla vita sociale, di muoversi, di accedere alla città, ai beni e ai servizi che essa offre), ma che, come è emerso dagli unici casi che attualmente lo rappresentano (i program- mi delle Dementia Friendly Community e delle Age Friendly Community), rischia di rivelarsi inefficace (competizione delle priorità, insufficienza dell’energia per affrontarle tutte, scarsa attenzione agli interventi sul livel- lo fisico dell’ambiente).
Partendo dalla considerazione che abitare nella città sia per A. non solo un diritto ma anche una necessità vera e propria (gli permette di risiedere nella propria abitazione; di mantenere le reti sociali; di parte- cipare attivamente alla vita di comunità; di essere autonomo e indipen- dente per un tempo più lungo), si ritiene che un requisito essenziale per accedere alla moltitudine di luoghi che offre la città ed entrare in contatto con le persone che in questi luoghi abitano, lavorano, si divertono e si spostano7, sia la possibilità di andarci. Come scrivono Marcellini F. e Mol-
lenkopf H. (2010) 8
la mobilità è un requisito di libertà e deve essere intesa come un’e- sperienza emozionale basica, come una necessità umana e sociale fondamentale, come manifestazione dell’autonomia e della libertà personale, come fonte di stimolo e di espressione della forza vitale che conserva la persona.
Considerate le capacità di movimento di A. in relazione alle con-
7. Nella Carta di Atene (CIAM 1933) sono elencate le quattro funzioni che l’uomo espleta
nello spazio costruito in cui vive: abitare, lavorare, divertirsi, spostarsi.
8. Marcellini F. Mollenkopf H. 2010, “La movilidad y las innovaciones tecnològicas”, in
AA.VV. 2010, “La ciudad y los mayores”, Barcelona METROPOLIS, cuaderno central, Revista de in- formaciòn y pensamiento urbanos, nùm. 80, otoño 2010, Ajuntament de Barcelona Editors, p. 77