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Il progressivo inserimento delle donne nel mercato del lavoro è un dato che permette

Stipo e il piano terra degli edificiout urbano nell’accrescimento del livello di sicurezza, in quanto la com-

32. Il progressivo inserimento delle donne nel mercato del lavoro è un dato che permette

di fare alcune considerazioni sociali, riguardanti non solo le trasformazioni della struttura familiare e di quella demografica (diminuisce il numero di matrimoni e delle unioni stabili e anche il tasso di natalità, mentre aumenta il numero di persone anziane) ma anche l’assenza di tempo per lo svolgi- mento di mansioni, che storicamente sono sempre state a carico della donna (ad esempio la cura della casa, della famiglia, dei figli, degli anziani etc.)

coperto e ha un giusto equilibrio tra la parte frontale e quella posteriore dell’edificio, tra lo spazio formale e quello informale. I marciapiedi hanno una larghezza sufficiente per sedersi fuori, così che i residenti occupano gradualmente una parte dei 3.5 metri di larghezza con panchine, piante e aiuole.

Quando si progetta la strada o il piano terra dell’edificio, l’approc- cio del progettista è rilevante: può considerarli come elementi marginali, come una parte “restante” dello spazio, oppure come il cuore del pro- getto. Questo vale ancora di più quando si pensa all’abitare dell’anziano. Come si è detto nella sezione relativa ai casi studio, la maggior parte degli esempi progettuali e dei servizi offerti per l’assistenza a lungo ter- mine ha carattere residenziale. Lo spazio pubblico, e in particolare quello relativo agli spostamenti e alle relazioni sociali, ovvero la strada, sono trascurati, sebbene siano essenziali per il mantenimento di uno stile di vita attivo e per il miglioramento del benessere dell’anziano.

Progettare una residenza per l’anziano senza considerarne il rap- porto con la città sembra essere del tutto vano: uno spazio abitativo dal carattere introverso non soddisferebbe, infatti, il bisogno, presente so- prattutto durante la vecchiaia, di stimoli e d’interazione sociale. Ecco che lo spazio filtro tra sfera privata e sfera pubblica assume un’importanza maggiore, in quanto rende non solo possibile ma anche fluido e agevole lo scambio tra dentro e fuori, aiutando l’anziano a superare una condizio- ne di solitudine e di confinamento.

Il progetto di una residenza per l’anziano dovrebbe, ad esempio, considerare la sua relazione con la strada, oltre che l’organizzazione in- terna dell’edificio stesso. L’ingresso al piano terra non rappresenta l’ac- cesso al solo spazio privato interno, ma anche a quello pubblico esterno, e il suo disegno non può essere limitato esclusivamente a un’apertura lungo la parete, ma anche alle relazioni con il marciapiede adiacente, con le alberature, con i sistemi di collegamento orizzontali e verticali all’inter- no dell’edificio etc. La complessità del progetto del piano terra è elevata in quanto l’abitazione è costruita da un privato, mentre la strada dalla municipalità.

Il piano terra è importante non solo per il profilo della strada ma anche per quello dei piani superiori, in quanto l’intera facciata influisce sull’attrattività. Per questo motivo si pone come una sfida architettonica in cui è necessario considerare l’altezza del piano, la dimensione e la posizione delle finestre e dell’ingresso, il livello stesso del piano terra.

Quando il piano terra si trova leggermente al di sopra del livello strada, ad esempio, l’aspetto della privacy è assicurato. In questo caso si può avere la stessa altezza visiva tra chi è seduto all’interno dell’edificio e chi cammina all’esterno. L’altezza del piano terra è importante per ave- re abbastanza luce all’interno, così come per la flessibilità delle funzioni non-residenziali. Determinando l’atmosfera dell’edificio stesso e, conse- guentemente, quella della strada, diviene anche un riflesso della città: in una città chic come Milano, ad esempio, si hanno piani terra alti anche 6

Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari

156 Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento 157

Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari Vitaincittàdia.

L’uomo è per natura un essere sociale […] Perciò, dunque, è evi- dente che l’uomo sia un essere sociale più di ogni ape e più di ogni animale da gregge. Infatti, la natura non fa nulla, come diciamo, senza uno scopo: l’uomo è l’unico degli esseri viventi a possedere la parola; la voce, infatti, è il segno del dolore e del piacere, per- ché appartiene anche agli altri esseri viventi: la loro natura ha fatto progressi fino ad avere la sensazione del dolore e del piacere e a manifestare agli altri tali sensazioni; la parola, invece, è in grado di mostrare l’utile e il dannoso, come anche il giusto e l’ingiusto: que- sto, infatti, al contrario di tutti gli altri animali, è proprio degli uomini, avere la percezione del bene, del male, del giusto e dell’ingiusto e delle altre cose. E la comunanza di queste cose crea la casa e la città. L’uomo, essere sociale, Aristotele, Politica, 1252

L’inclusività, intesa come integrazione sociale e non-esclusione dalla vita urbana (e quindi in primo luogo come possibilità di partecipare attivamente alla vita sociale, di muoversi, di accedere alla città, ai beni e ai servizi che essa offre) è il secondo pilastro su cui si basa il progetto dell’abitare dell’anziano.

Sebbene il termine “inclusività” sia una traduzione dalla lingua inglese e non esista in quella italiana, si è scelto di farne uso perché si vuole esprimere la potenzialità, delle forme dell’abitare, di includere, piut- tosto che l’atto stesso di farlo (inclusione). Inoltre, diversamente dal termi- ne “integrazione”, usato per evidenziare i complementari adattamenti del contesto e della persona al fine di pervenire alla buona integrazione, l’in- clusività fa riferimento ai cambiamenti dell’ambiente, tanto sociale quanto fisico, che rendono possibile l’inclusione dei vari abitanti della città. Un ambiente inclusivo, una città inclusiva, permette alle persone di sen- tirsi parte di una comunità e questo senso di appartenenza è una condi- zione essenziale per l’essere umano.

L’uomo è un animale sociale, diceva Aristotele nel libro I della Po-

litica, cioè tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costitu- irsi in società. Come già detto in precedenza, gli esseri umani hanno bisogno di una sfera urbana pubblica perché sono per loro natura spinti a incontrarsi con gli altri e ad avere rapporti sociali [Glaser et al. 2012].

La città, infatti, intesa nella sua dimensione fisica e sociale, di

Urbs e Civitas, è il contesto in cui si esprime la relazione tra gli uomini

e l’ambiente di cui fanno parte. Secondo Schulz, che aveva individuato quattro diverse forme dell’abitare, sin dai tempi più antichi lo spazio urba- no è stato il foro, la piazza in cui avevano luogo gli incontri.

lio. Questa strategia presenta più di una ricaduta positiva: in primo luo- go permette alle persone di muoversi in bicicletta, riducendo da un lato l’inquinamento atmosferico e il traffico cittadino e contribuendo dall’altro al mantenimento di un buono stato di salute ( grazie all’allenamento fisi- co dato dal pedalare in sé e alla possibilità di scegliere prodotti meno industriali e più sani); in secondo luogo rende sostenibile la presenza di numerosi negozi specializzati di piccola dimensione, che sono una com- ponente essenziale sia per la sicurezza sia per la vitalità della strada. Tut- to questo porta, inoltre, a una diversificazione dell’offerta nella città che si ripercuote anche nel suo aspetto fisico e rafforza, quindi, il carattere stesso del luogo, riducendo gli effetti omologanti della globalizzazione.

Oltre ad avere un carattere residenziale o commerciale, il piano terra degli edifici può anche ospitare altre funzioni. Non sarebbe, infatti, attraente una strada in cui il “plinto” di ogni singolo edificio sia un nego- zio, un ristorante o un cafè. Per rendere la strada interessante e piacevole sono necessarie anche alcune facciate “noiose”. Una città ha bisogno anche di garage, magazzini, entrate di servizio, connessioni e spazi di installazione che non devono essere rifiutati né nascosti in modo ridico- lo, ma trattati allo stesso modo dello spazio pubblico. Ciò significa che progettare lo spazio pubblico comporta anche una maggiore attenzione all’interazione tra il piano terra e gli spazi destinati all’uso della macchina o ai locali tecnici.

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neoliberale non può non incidere sulla famiglia. […] Tutti i settori dovevano essere (e in realtà sono stati) “trasformati a immagine del mercato. Non solo con la [loro] ‘mercificazione’ o privatizzazione, ma facendo[ne] un’imitazione del mercato, come se esistesse un solo tipo di domande da porre riguardo a ciò. Le domande stabilite dalle forze del mercato.35

Bauman (1999) dice che la supremazia delle leggi del mercato su quelle della polis, porta alla trasformazione del cittadino in consumatore, che “esige sempre più protezione e accetta sempre meno la necessità di partecipare” all’amministrazione dello stato. Il cittadino consumatore aspira alla gratificazione dei desideri, i quali devono però rimanere in- soddisfatti: finché il cliente non è soddisfatto, infatti, sentirà il bisogno di acquistare qualcosa di nuovo e diverso [Bauman 2007]. I legami che gli uomini della società di “individui consumatori” stabiliscono tra loro non sono rigidi, e sono ad hoc, e questo, secondo Bauman, è il motivo per cui sono permeati d’incertezza e di rischio.

La vita che dipende soltanto da tali legami è perlopiù, ma forse inte- ramente, un susseguirsi di crocevia. Qualunque percorso si scelga comporta dei rischi: il rischio che la strada finisca in un pantano o quello che conduca a luoghi meno allettanti di altri, cui qualche altra strada non vista o abbandonata avrebbe potuto portare.36

Ancora, dice Bauman (2000),

il nostro è un tipo di modernità individualizzato, privatizzato, in cui l’onere di tesserne l’ordito e la responsabilità del fallimento ricadono principalmente sulle spalle dell’individuo.37

Tale trasformazione della società si riflette anche sull’organizza- zione dello spazio e sull’uso del tempo. Riprendendo Foucault, Bauman descrive il passaggio da una società in cui il modello spaziale dominante era quello del Panopticon, che garantiva ordine e controllo assoluto da parte di chi deteneva il potere ma che richiedeva anche la presenza fisica e costante dei “controllori”, a una società post-panoptica, caratterizzata invece dalla fluidità e dal movimento, dall’assenza di muri e barriere, di confini fortificati e posti di frontiera, perché

qualsiasi rete densa e fitta di legami sociali, e in particolare una rete profondamente radicata nel territorio, è un ostacolo da eliminare.38

35. Ibidem pp.37,38

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