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Fig. 39 Definizione modello area: porzione di spazio delimatata da confini e caratterizzata da riferimenti generali e particolari

Fig. 40 Area: i riferimenti generali sono i temi del progetto urbano (ad es. arredo su asse y e facciata edificio su asse x). I riferimenti particolari sono le singole vie, ciascuna diversa dall’altra (ad es. le vie sull’asse y si contraddistinguono tutte per l’arredo, quelle sull’asse x per le facciate)

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Fig. 38 Temi per il progetto urbano utili al fine della differenziazione delle strade e dell’individuazione dei riferimenti particolari. Immaginando che ogni strada appaia molto simile alle altre, e si comporti quindi come uno sfondo omogeneo, è possibile caratterizzarla “evidenziando” uno solo dei temi urbani in essa presenti (ad es. in una strada l’elemento caratteristico e unico nell’area circostante possono essere le panchine, in un’altra gli alberi etc.)

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Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari

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Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari

Sicurezza Inclusività Orientamento topografico

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piuttosto essere un limite percettivo, quindi uno spazio che non desta interesse e che offre ridotte opportunità di azione (fig. 43). Una strada ad alta intensità di traffico veicolare, molto rumorosa, priva di spazi per la so- sta pedonale e di attività commerciali costituirebbe un limite percettivo ri- conoscibile; oppure il contrasto dato dall’assenza-presenza di riferimenti: mentre all’interno dell’area si distinguono per colore e forma, all’esterno la loro assenza può essere un limite percettivo. Il margine va interpretato come uno spazio “spento” che non stimola l’interesse dell’anziano (fig. 43). A tal fine lo si può privare dell’arredo urbano e fare in modo che le at- tività commerciali e i servizi non vi si affaccino. Da un lato si deve evitare che A. sia incentivato ad andarci, dall’altro bisogna renderlo riconoscibile rispetto all’area interna.

La ripetizione di più modelli area è simile a quella del modello anello. Mentre nell’anello la collocazione degli ingressi e la forma influi- vano in modo rilevante nell’assemblaggio, nel caso dell’area il problema non si pone. Il margine è, infatti, il confine naturale al di là del quale può cominciare un’altra area. La criticità dell’accostamento può però consi- stere nella possibilità, non esclusa, di valicare il limite percettivo. Per que- sta ragione sarebbe opportuno che i riferimenti e la caratterizzazione di una data area differiscano da quelli delle aree circostanti e che possano essere riutilizzati soltanto dopo intervalli di spazio adeguati (fig.42).

Vantaggi e svantaggi. L’area è un modello che si colloca in posi- zione intermedia rispetto a quello dell’anello e del gradiente: similmente all’anello riduce lo spazio di movimento dell’anziano; similmente al gra- diente permette di effettuare passeggiate libere e diversificate. Pur ba- sandosi sul confinamento, che almeno a livello ideologico costituisce un limite rispetto ai principi da cui parte l’intero lavoro, l’area garantisce un accesso alla città protetto ma non deterministico.

community, di cui si è già ampiamente discusso nella parte relativa all’indagine sulle forme dell’a-

bitare di A. 41

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Fig. 41 Schema di funzionamento dell’area con strade caratterizzate per arredo ed elementi di facciata

Fig. 42 Accostamento modelli area Fig. 43 Margine-area. Il margine è uno spazio spento, non attrattivo; l’area, al contrario, è uno spazio attrattivo

Definizione e caratteristiche. I punti sono un modello spaziale costituito da elementi singolari e rilevanti rispetto a uno sfondo omoge- neo e dialoganti tra loro per insiemi (fig.44). Si basano sul potere attrattivo e sulla riconoscibilità che caratterizza i Landmark. Tale potere viene irra- diato ed espanso al di là del punto stesso così che se ne possa percepire la presenza anche a distanza. I punti permettono di muoversi senza defi- nire un percorso preciso, sono “catalizzatori di passeggiate” e migliorano l’orientamento rafforzando la percezione dello spazio (fig. 45).

Le principali criticità del modello punti riguardano le modalità di espansione della loro forza, la formazione degli insiemi di punti, il proble- ma dei loop interni e la dispersione.

In contesti come l’Ensanche di Barcellona, nei quali la dimensione dei vuoti (le strade) e dei pieni (gli edifici) non permette di percepire i punti di interesse da una distanza elevata, è importante espandere la forza del punto al di là di esso.

Le modalità di espansione della sua forza e della sua attrattività rispetto al contesto possono essere molteplici. Si può, ad esempio, agire sulle strade, sugli incroci e sugli edifici che si trovano in prossimità e nella direzione del punto, rafforzando i piccoli attrattori già presenti (riferi- menti spaziali, attività commerciali, flussi e presenza rilevante di persone rispetto al contesto etc.) e inserendone di nuovi. Significa lavorare sugli isolati esterni al punto mettendo in evidenza le aree che si incrociano andando verso di esso (se interessa che le persone ci vadano) oppure quelle che si incrociano muovendosi dal punto verso l’esterno (se, al con- trario, si vuole che se ne allontanino).

Un’altra importante criticità consiste nella formazione degli insie- mi di punti, ovvero nella modalità di connessione dei punti stessi (fig. 48). Diversamente dal modello anello, infatti, i punti di attrazione non sono connessi da un percorso definito e continuo, ma proprio per la caratteri- stica intrinseca dell’elemento puntuale sono messi in relazione gli uni con gli altri attraverso riferimenti discontinui. Il loro collegamento serve quindi a suggerire un percorso piuttosto che a determinarlo. Tale relazione tra i punti si basa sulla direzionalità e sull’espandibilità della forza del punto (fig.47). Il numero dei punti connessi dipende dalla loro vicinanza e dalla capacità di camminamento dell’anziano. Se si hanno, ad esempio, tre punti in connessione tra loro, il percorso che si compie per spostarsi dall’uno all’altro e per entrare e uscire dal sistema di punti non dovrebbe essere superiore ai 2 km.

Questo modello si basa sulla capacità delle persone di focaliz- zare dei punti precisi, e importanti, quando si muovono nello spazio. Sebbene molti di questi riferimenti siano assolutamente personali, ce ne sono alcuni assolutamente condivisibili e comuni a tutti, come ad esem- pio gli edifici d’interesse comunitario, che oltre a distinguersi nettamente rispetto al contesto grazie alla loro configurazione formale, sono ricono-

Modello punti

sciuti dalla comunità anche per il loro valore simbolico. Affinché funzioni,

è necessario che il sistema sia costituito da punti di questo secondo tipo: ogni persona ha uno o più punti di riferimento fissi, che utilizza per iniziare e terminare la passeggiata. L’abitudine a percorrere la strada che collega la propria casa al punto di riferimento principale e personale rende pos- sibile l’ingresso e l’uscita dal sistema. Si può, infatti, pensare che ogni persona, anche nella fase iniziale della malattia di Alzheimer, sia in grado di ricordare la strada che lo conduce al punto d’interesse più vicino alla propria abitazione.

Affinché una relazione tra punti sia possibile, essi possono avere diverse caratteristiche, ovvero possono essere attrattori oppure diffusori, cioè richiamare all’interno o esortare a uscire (fig. 50). L’ingresso e l’uscita e il percorso suggerito attraverso la loro connessione, sono regolati dal principio di attrazione e repulsione. Inoltre, i punti possono essere con- nessi secondo direzioni e versi molteplici o unici.

Vantaggi e svantaggi. Sebbene il modello punti si basi su una modalità di orientamento piuttosto consolidata [Lynch K. 1960; Von Meiss P. 1986] e sembri costituire un buon compromesso tra libertà e sicurezza, esso presenta alcuni problemi difficilmente risolvibili.

La presenza di riferimenti discontinui e concentrati solo in alcune aree può causare da un lato il problema del loop interno; dall’altro il pro- blema della dispersione, ovvero di ritrovarsi in un’area della città molto distante da quella della propria abitazione. Per ovviare o ridurre questa doppia problematicità si potrebbe pensare di fare partire altri riferimenti anche da alcuni “non punti” baricentrici rispetto ai punti circostanti (fig. 49).

Il modello punti non impone vincoli spaziali e si basa sul poten- ziamento dei punti di forza già presenti. Il suo maggior vantaggio è che lascia libertà di movimento e di scelta, offrendo occasioni di stimolo e attrazione. Presenta però molte difficoltà non risolte.

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Fig. 44 Definizione modello punti: i punti sono elementi singolari e rilevanti rispetto allo spazio messi in comunicazione tra loro al fine di costituire degli insiemi

Fig. 45 Punti: il potere attrattivo dei punti di riferimento ambientali viene enfatizzato ed esteso al di là di essi e in direzione di un altro punto

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Fig. 46 Studio delle modalità di ingresso e uscita da un punto

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I vari modelli, come si è avuto modo di sottolineare anche in pre- cedenza, presentano un carattere di autonomia e indipendenza l’uno dall’altro. Se uno qualsiasi di essi venisse applicato, pur con i limiti del caso, A. sarebbe in grado di muoversi nella città con una minore pro- babilità di perdersi e potrebbe effettuare passeggiate confortevoli e più sicure. Al di là del fatto che, ammesso che si trovi una soluzione soddi- sfacente ai problemi irrisolti illustrati, ogni modello potrebbe funzionare in autonomia, come è facile intuire, essi possono essere ibridati. Nel caso del modello anello, ad esempio, la forma con soli ingressi interni all’area circoscritta presenta meno problemi dell’altra (anello con ingressi interni ed esterni) in quanto l’anello, oltre che linea guida, è anche un confine, un limite. Pur mantenendo la propria diversità e specificità rispetto al model- lo area, caratterizzato appunto dalla presenza di un margine percettivo invalicabile, il concetto del percorso obbligato è rafforzato da quello del confinamento.

Anche il modello area a sua volta può essere pensato in relazione agli altri: ad esempio, pur mantenendo un’organizzazione gerarchica e di- stintiva degli spazi interni, il margine può essere un punto preferenziale di passeggiata, così come i percorsi casuali interni potrebbero articolarsi sulla base di punti di riferimento forti. Nel modello gradiente, che sostiene il principio di passeggiata libera, un’ibridazione con l’anello sarebbe un controsenso, mentre la collocazione di punti di riferimento forti potrebbe fornire valide risposte al problema della dispersione (che può verificarsi qualora si superino le coordinate della propria casa). Il modello anello può fruire di tutti gli altri per la caratterizzazione delle aree esterne e per il miglioramento della sua efficienza: punti di riferimento forti e distinzione delle vie contribuirebbero a migliorare gli spostamenti che avvengono al di fuori dell’anello.

Il modello punti può a sua volta giovare dell’ibridazione con gli altri, in quanto i suggerimenti su cui si basa potrebbero essere rafforzati da vere e proprie connessioni (percorsi). Senza dare necessariamente origine ad altri anelli, dall’unione dei punti potrebbero generarsi percorsi preferen- ziali di andata e ritorno che potenzierebbero la presenza e la forza dei punti stessi. Se, ad esempio, il punto di riferimento che viene utilizzato per rientrare a casa (perché si è memorizzato il percorso da casa al pun- to di riferimento più vicino) viene messo a sistema tramite connessioni evidenti con altri punti, sarebbe sufficiente intercettarne uno per arriva- re agevolmente a quello interessato. Anche volendo utilizzare modalità di connessione forti tra i vari punti, il problema della quantità dei punti connessi e della loro disposizione andrebbe comunque tenuto in con- siderazione. Infine potrebbe rivelarsi utile un’ibridazione con il modello area: introdurre dei margini aiuterebbe infatti a limitare il problema della dispersione che è presente anche nel modello punti.

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