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Rifacendosi a un ragionamento di Mumford, Alexander ipotizza un quartiere in cu

Descrizione degli esempi progettuali scelt

27. Rifacendosi a un ragionamento di Mumford, Alexander ipotizza un quartiere in cu

circa 20 anziani vivono in una residenza collettiva centrale, altri 10 o 15 in villette vicine a questa residenza centrale ma interconnesse con le altre abitazioni, e altri 10 o 15 in villette ancora più distanti dal centro, sparse nel quartiere ma sempre a una distanza di 100/200 metri dal centro, così che possano recarsi agevolmente nella struttura collettiva per giocare a dama, mangiare, o ricevere assistenza sanitaria.

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Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento

Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari

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Dal modello a isola al modello integrato LeformedeLL’abitaredia.

Riguardo l’ambiente fisico e gli spazi pubblici, c’è una crescente evidenza nella crescita del benessere dovuta all’accesso agli spazi aper- ti, in termini di coinvolgimento, salute e qualità della vita. Le qualità iden- tificate nella ricerca sulle DFC suggeriscono che l’ambiente fisico debba essere pulito e piacevole, avere spazi per la sosta, aree verdi destinate alle attività dei pedoni, appropriate pavimentazioni, dare un senso di si- curezza e protezione ed essere accessibile. Il Lifetime neighbourhood

programme [Bevan and Croucher, 2011] ha identificato l’importanza di

creare un ambiente percorribile a piedi per assicurare un più inclusivo uso dello spazio pubblico al maggior numero di persone possibile. I fat- tori che contribuiscono ad aiutare le persone a trovare la loro strada in- cludono i punti di sosta, le sedute e le panchine, segnali chiari e bagni accessibili. Per continuare a usare gli spazi pubblici indipendentemente, è importante preservare la familiarità del luogo e delle attività che vi si svolgono [Brosson et al. 2011]. L’importanza dell’ambiente fisico e co- struito non dovrebbe essere sottostimata e gli sviluppi di progetti nuovi ed esistenti dovrebbero essere considerati e guardati da un diverso pun- to di vista per assicurare spazi accessibili e inclusivi.

Tra i programmi e le ricerche che hanno studiato gli aspetti dell’ambiente fisico e costruito in funzione delle necessità di chi ha la demenza, sono rilevanti il progetto Neighbourhoods for life, condotto da Burton et al. (2004; 2006) presso il WISE (Wellbeing in Sustainable Envi- ronments) dell’Università di Warwick, che sulla base di interviste e pas- seggiate in compagnia di tali persone ha delineato le caratteristiche che deve avere un quartiere per essere facilmente utilizzato anche da loro; il

Greening dementia, che collega la Dementia adventure, il Natural England

e il Woodland trust e che raccoglie evidenza per comprendere meglio come il coinvolgimento nell’ambiente naturale possa creare loro benes- sere; i principi progettuali adottati da Pozzoni Architects, che assicurano un ambiente costruito chiaro, di facile comprensione e leggibile da tutti. Alcuni di questi principi includono la creazione di Landmark per l’orienta- mento e la navigazione; la visibilità delle aree di accoglienza e dei punti d’ingresso e uscita nei negozi; una buona illuminazione; la massima ri- duzione dei rumori di sottofondo; il contrasto tra i pavimenti e le pareti; l’accessibilità ai servizi igienici; un’area di quiete dove chi è in uno stato di agitazione possa calmarsi.

I dipartimenti di pianificazione dell’autorità locale, i promotori immobiliari e gli architetti hanno un ruolo importante nell’assicurare che i nuovi edifici siano adatti anche alle persone con demenza e che quelli esistenti, così come le strade, siano ripensati in funzione di queste esigenze.

Poiché il programma delle DFC prende avvio in un momento in cui ci sono tagli considerevoli su tutta la spesa pubblica, compresa quel- la per la salute, anche gli aspetti economici e una loro valutazione si rivelano particolarmente importanti. La DFC può, infatti, essere vista in un duplice modo: da un lato come una fonte di entrate e dall’altro come un modo per risparmiare sul costo di fornitura dei servizi per coloro che

hanno bisogno di assistenza. Il potere di spesa della popolazione an- ziana è stato trascurato in passato in favore di quello della popolazione giovane, che aveva un’apparente maggiore disponibilità economica. Al contrario, oggi, l’elevata disoccupazione giovanile e il contemporaneo allungamento dell’età pensionistica, collocano la popolazione anziana in una condizione di maggiore ricchezza rispetto a quella più giovane e portano quindi a riconoscere il valore della “moneta d’argento”.

Molte persone anziane, nei loro anni di pensionamento, deside- rano continuare ad acquistare beni e servizi che gli piacciono, ma la dia- gnosi della malattia può significare l’inizio di una rinuncia alle attività di svago e ricreative perché percepiscono di non essere bene accetti. Lungi dall’idea di fare della demenza un mercato a scopo di lucro, questi pro- grammi ritengono comunque importante che l’accesso ai beni e ai servizi di questa categoria di persone sia pensato con maggiore attenzione e consapevolezza delle loro necessità.

A questo proposito esistono alcuni esempi virtuosi che hanno saputo armonizzare la vendita dei loro prodotti alle necessità di queste persone, riuscendo da un lato a evitare la perdita di guadagni proveniente dagli acquisti di questa fascia della popolazione, e dall’altro dando una rispo- sta valida alla domanda di una popolazione più fragile, la cui inclusività e integrazione dipende anche dall’accessibilità ai beni e dalla libertà di acquisto. Ad esempio, la catena di supermarket Edeka, in Germania, nel 2008 ha dato avvio ai negozi Neukauf 50+, pensata con carrelli della spesa di più facile manovrabilità, lenti d’ingrandimento collegate agli in- fissi, scaffalature basse, aree di riposo dotate di giornali e di un monitor per la pressione arteriosa e altri accorgimenti fortemente focalizzati sulle esigenze dell’anziano. Anche i commessi sono stati selezionati in base alla loro affabilità e pazienza nei confronti delle persone anziane. Inoltre, la dimensione stessa degli spazi, come ad esempio la larghezza delle corsie, è stata pensata per facilitare i movimenti e le manovre delle sedie a rotelle. Iniziative analoghe sono state portate avanti anche in Austria, dove la catena Adeg, per soddisfare le esigenze delle persone anziane, ha ripensato pavimentazioni e arredi evitando l’uso di materiali scivolosi e di superfici abbaglianti, riducendo la dimensione degli imballaggi e l’al- tezza delle scaffalature, organizzando i parcheggi secondo un sistema di navigazione più semplice e accessibile. Inoltre, la maggior parte dei dipendenti ha più di cinquant’anni. Sulla stessa linea anche la catena di supermercati inglesi Tesco ha avviato programmi DF, proprio in virtù del fatto che le persone in questione e i loro assistenti sono disposti a percor- rere anche lunghe distanze pur di trovarsi in un ambiente amichevole e di facile comprensione, in cui le persone si rivolgano loro con pazienza e sensibilità. Inoltre, le iniziative dei privati sono, e saranno, tanto più impor- tanti quanto più si riducono quelle pubbliche. Se le persone non si sento- no bene accette all’interno delle organizzazioni e nelle attività, la perdita non sarà sentita solo dal settore commerciale. La ridotta presenza nelle attività comunitarie e per il tempo libero può accelerare la dipendenza dai

servizi di assistenza di base, specialmente se la solitudine e la depressio- ne sono la conseguenza del ritiro dalla “vita normale”.

L’area urbana di Bruges consta di 116.000 abitanti, dei quali 2000 soffrono di demenza e circa 100 ne hanno una precoce. Per questo mo- tivo Bruges porta avanti due importanti progetti, distinti ma connessi tra loro, il progetto Foton e il progetto Together for a dementia-friendly Bru-

ges!, e si presenta, almeno nel panorama europeo delle DFC, come uno

dei casi virtuosi sul tema in questione.

Il progetto Foton ha dato vita a un centro specializzato, che orga- nizza diverse attività e opera a vari livelli. Tra queste, la passeggiata ac- cessibile in casa (accessible walk-in house) e gli incontri, di facile acces- so e che favoriscono l’interazione con altre persone; i pomeriggi musicali; gli eventi letterari; il coro Foton, in cui cantano sia persone con demenza che assistenti e che all’azione benefica del canto unisce quella del con- tatto fisico con gli altri e della condivisione delle emozioni; la “tazza del conforto” (Cup of comfort) che, come dice il nome stesso, rappresenta un momento di incontro per scambiarsi conforto davanti a una tazza di caffè; il centro di documentazione, in cui sono raccolti oltre 500 libri e più di 2.000 articoli etc.; il servizio “camino”, che prevede l’assistenza a domi- cilio da parte di volontari specializzati; l’elargizione di corsi per caregiver, aiutanti professionali e società civile.

Il progetto Together for a dementia-friendly Bruges! si è rivelato in grado di coinvolgere l’intera cittadinanza e di candidarsi come un model- lo virtuoso da seguire per l’intera Europa, tanto che è stato selezionato tra i dieci vincitori del premio Living well with dementia 201228.

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