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Bohigas O 1985, Reconstucció de Barcelona, Barcelona, Edicions 62 s.a [trad it.

percettivo spontaneo nell’Ensanche di Barcellona

99. Bohigas O 1985, Reconstucció de Barcelona, Barcelona, Edicions 62 s.a [trad it.

Ricostruire Barcellona, Milano, Etaslibri, 1992], pp. 70-75

Differenze nella griglia di Barcellona: modalità di riempimento degli isolati; dimensione incroci e isolati

Riferimenti grandi e piccoli all’interno di una griglia ortogonale regolare.

Differenze in numero ridotto ma di grande rilievo appaiono come riferimenti ambientali forti; differenze in numero elevato ma di piccola rilevanza appaiono come un insieme unitario e omogeneo

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Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento

Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari

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Sicurezza Inclusività Orientamento topografico

Vitaincittàdia.

Definizione e caratteristiche. L’anello è un modello spaziale rap- presentato da una linea chiusa (fig. 12).

Consiste in un percorso preciso e ben segnalato rispetto al conte- sto che permette di effettuare una passeggiata privilegiata con un basso rischio di smarrimento, in quanto il punto di partenza coincide con quello di arrivo100. Il potere attrattivo e la riconoscibilità del percorso stesso sono

dati dalla sua singolarità e diversità rispetto al contesto ma anche dalla collocazione, lungo la sua estensione, di ulteriori elementi attrattivi, punti di interesse, soste, servizi etc. (fig. 16).

Il contesto di riferimento è l’Ensanche di Barcellona, avente ca- rattere prevalentemente residenziale ed estensioni elevate. Si è assunto che le abitazioni delle persone anziane e di quelle malate di Alzheimer siano situate in qualsiasi punto della griglia e a qualunque distanza l’una dall’altra. Per tale motivo, l’anello, oltre a essere costituito da un percorso definito e chiuso, deve anche essere dotato di punti d’ingresso/uscita, collocati secondo il principio con cui vengono predisposte le scale di sicurezza nella normativa antincendio, ovvero stabilendo una distanza massima dai punti più lontani. Questo concetto sarà illustrato e spiegato meglio più avanti.

Il modello anello è quindi un percorso costituito da una linea chiu- sa dalla quale si diramano gli ingressi/uscite (fig. 13).

Le principali criticità di questo modello riguardano il dimensiona- mento e la forma, la relazione con i punti d’interesse che vi ruotano attor- no, l’attraversamento delle aree carrabili, la collocazione degli ingressi/ uscite interni/esterni all’anello stesso, l’accostamento e la ripetizione del modello.

Il dimensionamento e la forma permettono di stabilire la distanza massima che può essere percorsa nel tragitto casa-anello-casa, influ- iscono sulla disposizione di ingressi/uscite (che a sua volta è determi- nante per l’accostamento degli anelli stessi) e contribuiscono a rendere dinamica e stimolante la passeggiata101.

100. Il percorso anulare è il modello che viene utilizzato sia nel giardino Alzheimer che

nelle strutture specializzate per pazienti con demenza. Generalmente, almeno per quanto riguarda l’ambiente del giardino, si tratta di anelli che sono percepibili in tutto il loro insieme, non ostacolati da ombre discontinue (ad esempio alberi ad alto fusto disposti in maniera puntuale) e con una lunghezza molto ridotta (il giardino Alzheimer, che si costruisce sul modello dell’hortus conclusus, è tale che può essere osservato dall’interno di una struttura in tutta la sua estensione).

101. All’interno di una griglia ortogonale regolare le forme irregolari dell’anello, con va-

riazioni di direzione frequenti, aiutano nella memorizzazione dei luoghi. Anche se la visuale è la medesima a ogni incrocio, ruotare il proprio corpo mentre si cammina contribuisce a fissare i ricordi. Per semplicità di rappresentazione gli esempi riportati si basano su forme regolari.

Modello anello

Secondo uno studio del governo inglese102 a un anziano con de-

menza sarebbero necessari circa 10 minuti per fare una passeggiata confortevole. In questo lasso di tempo si dovrebbero poter raggiungere i negozi locali, la fermata del bus, un centro medico e i luoghi di interesse preferiti. Una persona giovane percorre mediamente 800 m in 10’, men- tre una persona anziana, che si muove più lentamente, impiega circa il doppio del tempo per compiere lo stesso tragitto e può necessitare di una sosta anche 10’ dopo che ha iniziato a camminare. Inoltre, i servizi primari (negozi di alimentari, ambulatori medici, fermata bus, poste etc.) dovrebbero trovarsi nel raggio di 500 m mentre quelli secondari (luoghi di interesse e per il tempo libero, biblioteca, servizi comunitari, luoghi all’aperto etc.) nel raggio di 800 m. Stando a questo studio, che conside- ra nello specifico persone anziane con demenza, le distanze che l’anello dovrebbe coprire non possono essere troppo elevate. Nello schema ri- portato a lato, si può notare che le dimensioni tipo della griglia di Cerdà (fig. 14) stanno alla base del dimensionamento dell’anello (fig. 15).

Ai fini di questo lavoro non è il dimensionamento preciso e più efficiente quello che interessa maggiormente, quanto una soluzione ra- gionevole che possa permettere un percorso ricco di stimoli e allo stesso tempo un numero differenziato, ma non eccessivo, di anelli complessi- vi (importante per ciò che concerne l’accostamento degli anelli) . Tra le dimensioni più conformi alle esigenze di A. si possono considerare gli anelli di circa 2 km.

La relazione con i punti d’ interesse che ruotano intorno all’a- nello (fig. 17) deve essere regolata dallo stesso principio che governa l’anello stesso, ovvero la presenza di un percorso guida che riconduca al punto di partenza. Lungo l’anello si possono presentare situazioni di diverso tipo: servizi di piccole dimensioni con unico affaccio sulla strada; spazi aperti, anche molto estesi, come i giardini di quartiere; isolati che contengono una corte permeabile; piazze etc. In qualsiasi caso dall’anel- lo dovrà partire un percorso guida che indica in maniera percettiva dove andare e dove no, e che riconduca nuovamente all’anello.

Riguardo l’attraversamento della strada carrabile, che diversa- mente dalle aree pedonali antistanti gli isolati, è sprovvisto di un limite fisico verticale ed è necessariamente a uso sia pedonale che veicolare, il semplice sollevamento fino al livello del marciapiede può essere un modo per aumentare la sicurezza del pedone: da un lato verrebbe inseri- to il consueto dosso di rallentamento per i veicoli, dall’altro si livellerebbe il percorso pedonale anulare tramite l’eliminazione del gradino del mar- ciapiede, conferendo al contempo maggiore continuità visiva e tattile all’anello stesso (fig. 18).

La determinazione degli ingressi/uscite del percorso anulare è legata anche alla dimensione e alla forma dell’anello stesso, che ne determina-

102. Burton E. Mitchell L. 2006, Inclusive Urban Design: Streets for Life, Oxford, Archi-

tectural Press, p.94

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Fig. 12 Definizione modello anello: linea continua chiusa con inizio e fine coincidenti

Fig. 14 Dimensioni dell’isolato e della strada di Cerdà

Fig. 13 Punti di accesso e uscita dall’anello (blu) Fig. 15 Alcuni esempi di dimensionamento e forma dell’anello

no la collocazione e la distanza. Inoltre, essi potrebbero essere sia interni che esterni (fig. 19), ovvero fungere da “raccoglitori dei flussi” provenienti sia dagli isolati interni che da quelli esterni. Se si immagina l’anello con soli ingressi interni, coloro che possono accedervi abitano tutti nell’area da esso delimitata, e in questo caso, oltre a fungere da passeggiata pre- ferenziale, l’anello costituisce anche un limite, un confine, entro il quale si è invitati a rimanere. Le modalità di caratterizzazione degli ingressi do- vrebbero essere variabili, poiché è necessario che ciascuno di essi sia riconoscibile e distinguibile dagli altri.

Nello schema a lato sono utilizzati differenti colori per indicare queste varianti (fig. 21). Ci possono essere molti modi di segnare gli ingressi (fig. 20) ma ciò che conta è che siano distribuiti in maniera omogenea rispetto agli isolati racchiusi dall’anello. Sebbene possano funzionare nei vari modi, nello schema “D” essi hanno la forma del cul de sac, il quale, al pari dell’anello, ha la peculiarità di costituire un percorso obbligato che riconduce al punto di partenza ed è in grado, quindi, di riportare sull’anello chi ha preso per sbaglio un’uscita differente da quella con- sueta. Naturalmente si sta ragionando in maniera astratta, cercando di mantenere una purezza di linguaggio e di concetti. Nella realtà ciascuno di questi ragionamenti dovrà essere calato sul tessuto urbano esistente, sulle peculiarità e le caratteristiche che esso presenta etc.

Se, al contrario, si pensa a un anello con ingressi tanto interni quanto esterni, allora esso non funge più da limite/confine ma da riferi- mento lineare esteso e divide una porzione di griglia in un’area interna e un’altra esterna (fig. 19). In questo secondo caso ci sarebbe un numero più elevato di persone che vi passeggiano, ed esso assumerebbe un ruolo più importante come luogo di aggregazione sociale.

Se l’anello non funge anche da confine, le persone che vivono negli isolati esterni necessitano di riferimenti precisi che le inducano ad andare in un anello piuttosto che in un altro. Questo problema si pone nel momento in cui si deve pensare alla ripetizione di più anelli all’interno della griglia. Nel primo caso, infatti, con solo ingressi interni, l’anello è un limite, un confine, oltre il quale può immediatamente cominciarne un altro e i riferimenti indicano uscite in una sola direzione (quella interna) senza dare origine a fraintendimenti (fig. 23). Nel secondo caso, invece, non vengono accostate aree chiuse da confini, ma aree aperte che hanno un riferimento lineare al centro (fig. 27). Inoltre bisogna dimensionare l’area esterna e soprattutto caratterizzare l’ingresso/uscita affinché attragga le persone che vivono al di fuori dell’anello. Le dimensioni dell’area ester- na sono stabilite sulla base della distanza che deve percorrere chi abita nel punto più lontano rispetto all’ingresso all’anello. Negli schemi propo- sti (fig. 22)le persone che vivono nei lati esterni degli isolati più distanti dall’anello (i lati con il punto interrogativo), diversamente da tutte le altre, non hanno un riferimento diretto che le conduca al punto più vicino di connessione con l’anello.

Per chi vive negli edifici che hanno un affaccio diretto sull’anello il 16

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Fig. 16 Schema di funzionamento dell’anello con servizi e punti di attrazione adiacenti

Fig. 17 Esempi di ingresso e uscita dai punti di attrazione adiacenti all’anello

Fig. 18 Esempio di attraversamento della strada carrabile: la presenza del dosso conferisce continuità all’anello e maggiore sicurezza al pedone

Fig. 19 Ingressi interni ed esterni all’anello e area di riferimento dell’anello

Fig. 20 Esempi di tipologia degli accessi all’anello

Fig. 21 Differenziazione di ciascun accesso all’anello (nello schema è indicata con colori diversi)

Fig. 22 Definizione e dimensionamento dell’area di riferimento esterna all’anello nel caso in cui siano presenti accessi esterni, oltre a quelli interni

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Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento

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i benefici che solo la città può dare.

Il maggiore svantaggio del modello anello è che la sicurezza e il basso rischio di smarrimento sono controbilanciati dall’obbligatorietà del percorso, che essendo prestabilito e predeterminato non offre altre pos- sibilità di camminamento (a eccezione degli spazi di ingresso/uscita e di quelli di relazione con i punti di interesse che si trovano intorno all’anello stesso) e costringe l’anziano a fare sempre la stessa passeggiata. problema di come entrare e uscire dal percorso non si pone. Per tutti gli

altri invece c’è la necessità di avere una “porta” personalizzata di ingres- so/uscita dall’anello. Tale porta, che costituisce un secondo percorso guida, preferibilmente a cul de sac, si dovrebbe trovare a una distanza media fra i vari isolati che deve servire, e dovrebbe contenere informazio- ni diverse per chi entra e per chi esce.

L’arrivo a questa porta e il ritorno alla propria casa, coprendo una distanza di circa 100/200 m, può essere imparato/memorizzato dal ma- lato di Alzheimer e divenire un’abitudine. Nel caso in cui l’anello abbia collegamenti sia con l’area interna che con quella esterna, chi vive sui lati più esterni degli isolati più lontani dovrà percorrere un tragitto più lungo per arrivare alla propria porta di riferimento.

L’accostamento e la ripetizione dei singoli anelli, come si è vi- sto, sono strettamente connessi al tipo di modello utilizzato, ovvero al suo servire solo l’area interna o anche quella esterna. Nel primo caso la strada esterna che si giustappone al marciapiede su cui insiste l’anel- lo, è il limite oltre il quale inizia quello nuovo. La ripetizione di più anelli, indipendentemente dalla forma, è regolata dalla struttura stessa della strada: il marciapiede di un certo lato apparterrà a un anello, quello del lato opposto a un altro (fig. 25). Nel secondo caso, invece, il limite oltre il quale inizia il nuovo anello è la strada che si giustappone al marciapiede dell’isolato più esterno del modello considerato (fig.27).

Nella fig.25 si può osservare che la strada interposta tra i vari anelli costituisce un limite percettivo naturale in quanto è un’area carrabi- le e la sua superficie è trattata diversamente rispetto a quella dei percor- si anulari, che sono invece solo pedonali. Questi ultimi possono essere differenziati l’uno dall’altro con pavimentazioni e texture diverse, al fine di conferire maggiori elementi di riconoscibilità anche nell’eventualità che una persona valichi il confine del proprio anello e si ritrovi in un altro (fig. 26). Nel secondo caso, invece, come si osserva nelle fig.29 e 30, si possono distinguere le pavimentazioni delle strade interne all’anello da quelle esterne, utilizzando in entrambi i casi texture e pavimentazioni di- verse rispetto a quelle della strada che si trova al confine tra i vari modelli. Vantaggi e svantaggi. Sebbene derivi dallo stesso principio (l’a- nello), il modello del percorso anulare urbano non deve essere parago- nato a quello presente in un giardino Alzheimer. Quest’ultimo, infatti, co- struito sul modello dell’hortus conclusus, è uno spazio confinato dedicato solo a persone con demenza e ai loro visitatori e può rivelarsi utile negli stadi più avanzati della malattia. All’interno di un contesto urbano, inve- ce, caratterizzare in maniera più significativa un percorso a cui sia stato conferito un andamento circolare può rivelarsi un aiuto e un riferimento importante per tutte le persone che hanno ridotte capacità cognitive, e quindi difficoltà di lettura e comprensione dello spazio. Percorso che non limita e non nega possibilità agli altri, ma al contrario le aumenta e sebbe- ne sia circoscritto (la sua estensione dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 km) offre stimoli, occasioni di incontro, e la possibilità di continuare a ricevere

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Fig. 23 Accostamento anelli con soli ingressi interni

Fig. 24 Schema accostamento anelli con soli ingressi interni

Fig. 25 Evidenziazione dell’elemento separatore degli anelli (strada, tratteggio nero)

Fig. 26 Zoom differenziazione delle caratteristiche di ciascun anello (ad es. pavimentazioni differenti) Fig. 27 Accostamento anelli con ingressi interni ed esterni e strada di separazione tra anelli (nera) Fig. 28 Schema accostamento anelli con ingressi interni ed esterni

Fig. 29 e 30 Zoom differenziazione delle caratteristiche di ciascun anello

Definizione e caratteristiche. Il gradiente è un modello spaziale costituito da un sistema cartesiano bidimensionale (fig. 31) in cui i due assi rappresentano ciascuno un riferimento di ordine generale – alto- basso, destra-sinistra – mentre le singole variabili x e y rappresentano riferimenti di ordine particolare – le singole strade (fig. 32).

La sua principale caratteristica è che consente di effettuare pas- seggiate libere ed evita di fare loop interni (girare intorno a uno stesso punto senza rendersene conto). Il punto d’origine degli assi del sistema cartesiano è posizionato sull’abitazione di A. e pertanto varia da persona a persona. I riferimenti rappresentati dai due assi sono di ordine genera- le, ovvero hanno valore indipendentemente dal punto della griglia in cui ci si trova.

Nel caso dell’Ensanche di Barcellona è stata individuata la pen- denza del terreno (esistente) come riferimento generale per l’asse delle ordinate, e una distinzione cromatica (rosso/blu, non esistente) come ri- ferimento generale per l’asse delle ascisse. Come riferimento particolare per le variabili x e y è stata adottata la differenziazione di ciascuna stra- da, che costituisce quindi un unicum all’interno della griglia103 (fig. 35).

Le variabili generali adottate permettono di sfruttare alcune abilità che permangono inalterate durante la malattia (o che si alterano solo negli stadi più avanzati): la memoria motoria (salire e scendere) e la capacità di distinguere e riconoscere colori primari ad alta densità cromatica (rosso e blu). Le variabili particolari sfruttano invece le abitudini e la capacità di riconoscere ambienti e oggetti molto familiari (se la propria casa si trova nell’intersezione tra la via delle rose e quella dei tulipani, quando ci si imbatte in una di queste la si può percorrere fino a intercettare l’altra, muovendosi secondo i sistemi generali su-giù/rosso-blu).

Le principali criticità di questo modello riguardano la determina- zione dei riferimenti, sia quelli di carattere generale che quelli di carattere particolare, in quanto entrambi devono essere calibrati sulle capacità re- sidue di A. (memoria motoria, distinzione colori primari, suoni e odori rile- vanti, riconoscimento gerarchie forti, familiarità, abitudini e altri elementi che attivano la percezione spontanea).

Dalla determinazione dei riferimenti e dalla loro efficacia dipende un secondo problema del modello gradiente: la dispersione. Nel caso in cui i riferimenti particolari non siano riconosciuti e/o quelli generali non siano efficaci, è possibile che si superino i due punti x e y che stanno in prossimità dell’abitazione e che si cammini a oltranza nell’area o nella direzione sbagliata (fig. 36).

Infine, sebbene il modello prenda il nome di “gradiente” perché

103. Considerato che la distanza che le persone anziane percorrono a piedi quotidiana-

mente non è eccessiva, superato un certo numero di variabili si potrebbe accettare una loro ripeti- zione.

Modello gradiente

si fonda sull’individuazione di due gradienti104, trovarne un altro che sia

altrettanto efficace quanto quello della pendenza e al contempo per- cepibile da A. è tutt’altro che semplice. Il gradiente, infatti, al pari della gradazione105, presenta la criticità della variazione graduale, ovvero di

passaggi da una condizione a un’altra che non avvengono in maniera netta e radicale ma al contrario sono sfumati. A seconda della grandezza o dell’elemento che si sceglie di graduare, la sua percezione in un dato punto può non dare alcuna indicazione circa quelli precedenti e quelli successivi.

Per quanto concerne la determinazione dei riferimenti genera- li, oltre al gradiente della pendenza, che in riferimento all’Ensanche di Barcellona è stato associato all’asse delle ordinate, non sono stati trovati altri gradienti di pari efficacia. Si è pensato alla variazione dell’intensità luminosa attraverso l’inserimento, a distanze graduali, di alberature con chioma grande, fitta e foglia non caduca (ma superata una certa vici- nanza tra i fusti non è più possibile intensificare), o alla variazione della superficie verticale dei piani terra degli edifici attraverso l’inserimento di una serie a gradi di elementi nuovi, come fasce di un materiale diverso o tappeti verdi, ma si ritiene che non risolva il problema della percezione “per parti” (fig.33). Infatti è possibile cogliere una gradazione solo se è considerata nella sua interezza, mentre se è osservata all’interno di un segmento piccolo, non essendo confrontabile con gli altri nell’immediato, non è possibile relazionarla e non si possono distinguerne le differenze.

Si è pertanto ragionato sulla distinzione costante delle due dire- zioni dell’asse delle ascisse: se questo non fosse particolarmente lungo e se almeno in una delle due estremità fosse situato un elemento di rife- rimento topografico (ad esempio una montagna) visibile dall’estremo op- posto, si sarebbe forse data una risposta al problema, ovvero si sarebbe trovato un riferimento fisso e generale altrettanto valido quanto il gradien- te della pendenza. L’asse delle ascisse però è molto esteso e non tutte le persone sono abituate a camminare volgendo il loro sguardo verso l’alto, ancor più se si tratta di persone che, come gli anziani, hanno una costante paura di cadere e tendono a camminare guardando per terra. Caratterizzare in maniera differente i due versi di una direzione attraver- so la ripetizione di due diversi colori in netto contrasto tra loro potrebbe essere una soluzione accettabile, anche se questo presupporrebbe che si debba imparare che quando si vede il rosso si sta andando in una direzione e quando si vede il blu nell’altra (fig.34).

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