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La ricerca tipologica dei diversi stili di vita è stata combinata con l’esperienza diretta

Descrizione degli esempi progettuali scelt

21. La ricerca tipologica dei diversi stili di vita è stata combinata con l’esperienza diretta

dello staff medico di Hogeweyk, che ha messo in evidenza una sorta di “memoria collettiva” basa- ta sulle esperienze dei residenti della struttura. Ad esempio, nella provincia olandese del Noord- Brabant le persone entrano principalmente attraverso la cucina; le persone che invece appartengono alle comunità provenienti dalle ex-colonie olandesi dell’Indocina, vivono principalmente in un ampio soggiorno-cucina e le case nell’area Gooi dell’Olanda hanno una distribuzione più formale.

giocano un ruolo fondamentale nel progetto, rispecchiando in buona mi- sura le qualità dei villaggi e delle città storiche. Per costruire la planimetria generale sono state progettate diverse tipologie di blocchi. Strade, piaz- ze, giardini, edifici, acqua e arredo sono stati pensati per creare un’atmo- sfera riconoscibile. L’architettura delle case è legata agli spazi interni così come agli spazi pubblici, e diviene essa stessa un servizio intermediario tra le diverse scale.

Come già detto in precedenza, ogni unità abitativa si differenzia dalle altre per localizzazione, forma e stile. Riguardo quest’ultimo aspet- to, gli stili individuati hanno dato origine a sette tipologie differenti di abi- tazione. L’interno è, infatti, concepito come un elemento di connessione tra la persona anziana e il suo passato, e per questo motivo deve adat- tarsi allo stile di ciascuna persona.

Nella casa dell’artigiano, i residenti sono tutti orgogliosi del proprio lavoro e delle loro opere: sono fabbri, carpentieri, falegnami etc. L’amore per il loro mestiere è il principale argomento di discussione. L’atmosfera è familiare e accogliente. La distribuzione della casa è rigida e tradiziona- le. Ogni settimana viene cotta una torta tradizionale, come ad esempio quella di mele, e i residenti hanno la possibilità di collaborare nella prepa- razione dei cibi, che appartengono alla cucina tipica olandese.

Nella casa del cristiano, la religione costituisce l’elemento centrale dello stile di vita. La preghiera, il ringraziamento e l’ascolto della musica reli- giosa costituiscono l’elemento centrale di questa tipologia abitativa. Molti dei residenti visitano regolarmente i servizi ecclesiastici. Lo stile di vita dei religiosi è contenuto. I pasti che vengono serviti sono quelli semplici della cucina olandese, anche se sono ammessi biscotti e cioccolatini per accompagnare il thè o il caffè.

Nella casa dell’intellettuale, l’arte, la cultura e la letteratura sono l’elemen- to chiave. I residenti si divertono a leggere libri e giornali, ad andare a teatro, al cinema, nei musei, ai concerti. Uguaglianza e rispetto reciproco sono molto importanti in questo stile di vita. Viene servita una colazione molto abbondante mentre il pranzo è un pasto sobrio. I pasti serali sono altrettanto importanti, e sono lunghi ed estensivi. Il vino è servito a cena e il menù è costituito prevalentemente da piatti vegetariani, riso, pesce e frutta.

La casa del Gooise, è quella della classe agiata olandese. L’area Gooi in Olanda è infatti associata alle persone eleganti e ha una connotazione di classe superiore. I residenti di queste case apprezzano il galateo. Vengo- no regolarmente ascoltati concerti di musica classica, e si gode spesso di un brunch in comune o del rito del thè pomeridiano. È prestata molta attenzione all’apparenza e l’interno delle case è classico e raffinato. La tavola è apparecchiata con cura. I pasti sono considerati un’occasione speciale e la loro presentazione è un momento molto importante. I resi- denti prediligono la cucina francese e amano andare fuori a cena. Nella casa della casalinga, la cura della famiglia e la gestione dell’abita- zione sono sempre stati molto importanti per i residenti. Chiunque è libe-

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Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento

Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari

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Dal modello a isola al modello integrato LeformedeLL’abitaredia.

ro di piegare la biancheria o di pelare le patate. L’atmosfera è accogliente e calda. Si gioca regolarmente ai giochi tradizionali. La cucina privilegiata è quella olandese tradizionale, costituita da patate, carne e verdure fre- sche. I compleanni vengono festeggiati con torta e caffè.

Nella casa dell’Indonesiano, sono temi centrali la nostalgia, la tradizione e il rispetto di sé e degli altri. Le memorie dell’Indonesia sono condivise tra i residenti con l’ausilio di video, DVD, fotografie, musica e profumi. I re- sidenti viaggiano dal Pasar Malam (il supermercato asiatico) all’Indische Club (Società Indonesiana). Il cibo e la condivisione dei pasti sono molto importanti in questo stile di vita. I residenti preferiscono due pasti caldi al giorno. I pasti sono principalmente costituiti da piatti indonesiani e di tanto in tanto da alcuni piatti tipici olandesi.

Nella casa del cittadino, l’essere sociali, estroversi e interessati a tutto sono le caratteristiche principali dei residenti. I residenti condividono fe- licità e dolore. L’interazione sociale è aperta e diretta e l’atmosfera è vi- vace. Vengono regolarmente organizzate visite allo zoo, ai parchi gioco, a teatro, in piscina. Va anche bene stare a casa a leggere o a giocare. Dopo le bevande del pomeriggio, accompagnate da formaggio e salsic- cia, la cena è gustata insieme agli altri residenti ed è prevalentemente costituita da patate, carne e verdura.

Le persone che vivono a De Hogeweyk hanno un’età media di circa ottantré anni e sebbene a tutti sia stata diagnosticata una forma di demenza grave, conducono una vita quanto più possibile normale. Non sono malati da medicalizzare, ma persone con capacità residue che comunque è possibile mantenere. Ogni anziano ha una propria camera privata e condivide cucina, soggiorno e sala da pranzo con gli altri ospiti. In ogni unità abitativa sono presenti due bagni, una lavanderia e un’a- sciugatrice. Gli anziani, che possono muoversi liberamente all’interno del villaggio protetto, possono anche valicare il confine che lo separa dalla cittadina di Weesp, ma per ragioni di sicurezza non possono farlo da soli. Non sono presenti telecamere ma solo una reception a presidio dell’u- nico ingresso dal quale si deve obbligatoriamente passare e un sistema di controllo acustico che entra automaticamente in funzione dopo le ore 22:00. Durante il giorno, infatti, le abitazioni sono sorvegliate e assistite da una o due infermiere, che appaiono agli ospiti nel ruolo della dome- stica o di altre figure estranee al mondo della medicina; durante la notte l’allarme acustico permette al personale di guardia di aiutare chi vaga all’esterno a tornare nel proprio appartamento.

A Hogeweyk non sono i pazienti ad adattarsi all’istituzione sa- nitaria, ma il contrario. Non ci sono orari fissi per alzarsi, per pranzare o andare a dormire. E nemmeno per le visite: i parenti sono sempre i benvenuti. Alcuni ospiti, intervistati da giornalisti o da inviati speciali che hanno voluto studiare il caso di Hogeweyk, hanno riferito che sebbene non sia come stare a casa, stare in questo villaggio è comunque piace- vole, perché si cammina e s’incontrano persone. La cosa più importante, tanto per gli ospiti quanto per i loro familiari, è che l’atmosfera creata e la

gestione della struttura permettono alla persona malata di sentirsi davve- ro come a casa. Le persone colpite da demenza senile possono “funzio-

nare” in modo abbastanza normale quando sono in un ambiente familiare,

dice la direttrice Jannette Spiering [Krémer P. 2013]. Non sentirsi esclusi diminuisce l’ansia e quindi l’assunzione di farmaci. In questa microsocie- tà, gli ospiti sono liberi di andare e venire, di passeggiare, di prendere insieme un caffè o di frequentare uno dei venticinque circoli, tra i quali i più popolari sono quello della musica, del ballo e del bingo. Ogni giorno gli ospiti possono scegliere tra diversi laboratori (dal giardinaggio alla pittura, dal bricolage alla cottura del pane), della durata di un’ora/un’ora e mezzo ciascuno e sono anche liberi di cambiare. La demenza, infatti, può addirittura stravolgere abitudini, cambiare comportamenti e persino far perdere credenze e convinzioni che nella vita precedente venivano considerate punti fermi. Ne è un esempio il caso del “vegano malato di Alzheimer che vuole mangiare solo polpette” [Redattore Sociale 2014], che ha acceso un dibattito sull’autodeterminazione delle persone affette da demenza che vivono in strutture residenziali.

A Hogeweyk regna la filosofia secondo cui tutto ciò che piace al paziente gli fa anche bene. Così, ad esempio, può accadere che un’an- ziana signora rimanga sotto la pioggia per qualche minuto prima di es- sere invitata a rientrare a casa per mettersi un impermeabile. O che un signore compri tre bottiglie di vino al supermarket prima che la telefonata del cassiere all’infermiere permetta un intervento rapido, ma sempre mol- to discreto. In opposizione alle tradizionali case di cura, i residenti hanno l’impressione di svolgere una vita normale, anche se non vivono più nella loro casa.

Considerando che il personale consta di 250 dipendenti e 120 volontari, e che il numero di ospiti è pari a 152, all’interno della strut- tura/villaggio circola quotidianamente un numero abbastanza cospicuo di persone, paragonabile a quello di una facoltà di piccole dimensioni. Un numero che permette da un lato un’efficace gestione della struttura, e dall’altro di rendere l’ambiente molto simile a quello di un vero e pro- prio micro-quartiere: le persone s’incontrano, vanno al cinema, a teatro, a fare la spesa, mangiano insieme, partecipano ad attività comuni etc. Quello che sembra non manchi, e che è determinante per il mantenimen- to delle capacità residue, sono gli stimoli e le relazioni sociali. Anche la differenziazione tra stili di vita, che nasce dalla volontà di adeguare la struttura alle esigenze della persona malata, contribuisce a differenziare non solo l’ambiente, ma anche le persone. Dato che chi ha la demenza non è in grado, normalmente, di integrarsi autonomamente nella società, è la società che viene integrata a De Hogeweyk. Si tratta di una forma di inclusione esterna [Binding L. 2012]. Nel villaggio può, infatti, entrare chiunque, anche se le porte automatiche restano bloccate in uscita e per aprirle bisogna rivolgersi alla reception. Grazie alla volontà di renderlo il più aperto possibile verso l’esterno, De Hogeweyk offre a chi viene da fuori un buon ristorante, concerti, mostre, un supermercato, un caffè e un

teatro, che sono fruibili tanto dagli ospiti quanto dagli abitanti del paese. Dalla vicina scuola materna ed elementare, ogni mese i bambini ven- gono a trascorrere una giornata con gli anziani ospiti della struttura. Gli abitanti del quartiere, che ha una forte presenza islamica, vengono a fare volontariato. Gli assistenti, che si prendono cura di ciascuna delle sette persone, sono integrati nella vita quotidiana della vecchiaia, si presenta- no come commessi del supermercato, coinquilini, domestiche o membri della famiglia. Accompagnano gli ospiti della struttura ovunque vogliano andare, ma gli lasciano prendere le proprie decisioni. Sebbene i pazienti siano tenuti sotto stretta osservazione, essi non lo percepiscono. Questo si riflette positivamente nel quadro psicologico dei residenti, che diversa- mente dagli ospiti precedenti alla trasformazione della struttura, fanno un uso più ridotto di medicinali e vivono mediamente due o tre anni in più [Krémer P. 2013; Rupprecht V.I. 2012].

La realizzazione dell’intera struttura è costata oltre 19 milioni di euro, mentre la gestione costa circa 10.9 milioni di euro l’anno. Il servizio sanitario riconosce agli ospiti una diaria di 178 euro e prevede una com- partecipazione alla spesa in base al reddito e alle condizioni [Corcella R. 2014]. La retta mensile si aggira intorno ai 2.200 euro al mese per persona, in gran parte pagati dalla previdenza sociale [Krémer P. 2013]22.

Poiché arriva gente da ogni parte del mondo per studiare un modello sa- nitario all’avanguardia, il Gruppo di cura “Vivium” si è dovuto dotare di un ufficio stampa dedicato e organizzare giornate di studio, del costo di 265 euro a persona per una visita guidata di un’ora e mezzo, e di 600 euro a persona per una visita guidata di mezza giornata.

La struttura ha ricevuto anche riconoscimenti sul piano della qua- lità architettonica e dell’innovazione del modello. È uno dei sei progetti nominati (tra 112 partecipanti) alla prima edizione del Premio Hedy d’An- cona23 (2010), che è un nuovo premio internazionale di architettura con

cadenza biennale, istituito in Olanda, che si concentra in particolare sugli edifici del settore sanitario il cui concetto di cura sia sostenuto dal de- sign urbano, dalla qualità degli spazi verdi, dal progetto del paesaggio e dall’architettura.

Il modello De Hogeweyk sta rivestendo un ruolo centrale sul pia- no delle strutture per l’assistenza a lungo termine, tanto che molti altri paesi cercano di riproporlo. Esiste una società che elabora progetti De Hogeweyk su misura per ogni esigenza e che ha avviato collaborazioni in Norvegia, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Italia. Al modello di Weesp si è ispirato lo staff del progetto Opw Dalhia, nel piccolo villag- gio medievale di Wiedlisbach, a pochi chilometri da Berna (Svizzera),

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