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Rowentry Foundation [Crampton J. et al. 2012] e da Foton per la città di Bruges (BE).

Di due progetti (esistenti e realizzati) sono analizzati – attraverso la verifica di alcuni requisiti ritenuti essenziali per l’accesso alla città di A. – il grado d’integrazione e di apertura interna (integrazione di funzioni e di spazi specificamente dedicati ad A. con altri aperti a tutti gli abitanti della città) ed esterna (integrazione della struttura con lo spazio urbano circostante attraverso, ad esempio, la facilità a spostarsi dall’una all’altro), al fine di mostrare a quale modello appartengono e se permettono ad A., oppure no, di avere accesso alla città.

La scelta dei casi studio che di seguito sono descritti e analizzati si basa sui seguenti parametri:

1. la rilevanza sul panorama internazionale, ovvero l’aver ottenuto l’attenzione di un pubblico vasto, nel panorama europeo o addi- rittura mondiale, grazie a caratteristiche fisiche e/o sociali che li distinguono da altri progetti;

2. il grado d’innovazione rispetto alle pratiche comuni, e quindi la capacità del progetto di adattarsi alle nuove esigenze dell’anzia- no senza proporre soluzioni settoriali o ricalcare vecchi modelli; 3. la rappresentatività tematica, e quindi l’esplicito riferimento all’a-

bitare di A., necessaria per compiere un’analisi consapevole e pertinente. Ci sono, infatti, interessanti spazi, sia alla scala ar- chitettonica che a quella urbana, da cui possono essere tratti esempi virtuosi di accessibilità e inclusività ma che, non avendo un riferimento diretto alla tematica indagata in questo lavoro, non sarebbe stato semplice individuare e analizzare in maniera ade- guata. Questi casi, che possono essere inquadrati all’interno della buona progettazione architettonica e urbanistica, riguardano ad esempio spazi come le biblioteche di Barcellona (come quella di B. Collserola-Josep Miracle, che al suo interno offre un vasto numero di servizi dedicati a molteplici fasce della popolazione); gli interventi di riqualificazione di alcuni spazi pubblici nella città di Barcellona e di Copenhagen, come il Passeig de San Juan o il Passeig de Graçia (dotati di spazi per la sosta e per il gioco, ad esempio), le aree storiche del Barrio Gotico e di Raval o gli spazi di Graçia etc. (dotati di servizi e strutture come le sedute, i punti d’acqua, le attività commerciali etc., che facilitano gli spostamenti dell’anziano e hanno dimensioni e configurazioni formali che ne permettono una facile riconoscibilità e identificazione), il Super- killen (la grande piazza rossa di Copenhagen per l’integrazione razziale, che oltre a essere priva di qualsiasi barriera architettoni- ca e sensoriale, costituisce un vero e proprio punto di riferimento per l’intera città e offre attrezzature e spazi per qualsiasi tipo di attività). Questi esempi virtuosi, che per le ragioni sopra descritte non possono essere indagati come casi studio specifici per l’abi-

tare dell’anziano, sono comunque utilizzati come riferimenti nella terza parte della tesi, in cui sono proposte anche alcune soluzioni progettuali finalizzate al miglioramento dell’accessibilità urbana dell’anziano e della persona malata di Alzheimer;

4. l’area geografica e il contesto di riferimento. Come è già stato det- to, le differenti forme di welfare in Europa influiscono sull’offerta dei servizi e delle strutture per l’anziano e sono alla base di ri- sposte progettuali anche molto differenti. Ad esempio, riportando nuovamente il caso dell’Italia e in generale dei paesi con un siste- ma di welfare di tipo mediterraneo, in cui la famiglia si fa carico di buona parte dell’assistenza, all’assenza di adeguate e sufficienti strutture specializzate per l’anziano si cerca di sopperire con una rete di servizi socio-sanitari di supporto, la cui limitatezza ha dato origine al “fenomeno delle badanti” straniere disposte ad assi- stere gli anziani 24 ore su 24. Pertanto in Italia, diversamente da altri paesi d’Europa (specialmente quelli del nord), non è semplice trovare esempi virtuosi o di particolare rilievo che si discostino dalla convenzionale casa di cura per anziani. Al contrario, in paesi con un sistema di welfare diverso, come ad esempio l’Inghilterra, i Paesi Bassi e il Belgio, nei quali l’assistenza non è affidata alle famiglie ma è garantita dallo stato, le ricerche e le soluzioni offerte sono all’avanguardia nel panorama europeo. I casi studio scelti provengono per la maggior parte da contesti del nord Europa, e in particolare dal Belgio, dall’Olanda e dall’Inghilterra. Insieme a essi sono stati analizzati anche un caso americano, la retirement

community di Sun City, che sebbene dedicato all’anziano auto-

sufficiente, è l’esempio più famoso di quello che viene chiamato l’urbanismo della terza età; e un caso portoghese, che pur ripro- ponendo il modello convenzionale della casa di riposo per anzia- ni, si distingue per l’elevata qualità della sua architettura (che lo ha visto pubblicato su numerose riviste internazionali).

Sebbene in Europa siano presenti numerose strutture e residenze per anziani, si è scelto di studiare quelle che hanno una maggiore corrispon- denza tematica con l’oggetto specifico della tesi, e che riguardano, quin- di, non tanto l’anziano in generale – fatta eccezione per il caso di Sun City, che si rivolge all’anziano autosufficiente e indipendente – quanto piuttosto quello con malattia di Alzheimer.

Considerati questi elementi, i casi studio individuati sono quattro, di cui i primi tre sono strutture e interventi realizzati mentre il quarto è un’i- niziativa di carattere programmatico. Si tratta di soluzioni che da un lato appartengono all’ambito residenziale, anche se con scale di progetto dif- ferenti, e dall’altro a quello dei servizi e che sono in alcuni casi costruiti/ gestiti da privati e in altri da enti pubblici.

Per l’ambito residenziale sono stati analizzati il retirement village di Sun

City (in Arizona), la residencia assistida di Alcacèr do Sal (in Portogallo),

la struttura per malati di Alzheimer De Hogeweyk a Weep (in Olanda), tutti realizzati e gestiti da privati (anche se nel caso portoghese e olandese sono convenzionati con la sanità pubblica); per quello dei servizi è stato invece analizzato il programma delle dementia friendly community – e in particolare quello messo in atto dal governo inglese e dall’Alzheimer’s Society UK. Relativamente a questo programma sono poi riportati gli esempi di due progetti pilota: il caso di Bruges (in Belgio), con il proget- to Together for a dementia friendly Bruges, e quello di York (in Inghilterra), con il programma York, dementia without walls.

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Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari Vita in città di A. L’abitare dell’anziano oltre una progettazione a isola: Sicurezza, Inclusività, Orientamento

Giuliana Frau tesi di dottorato in architettura e pianificazione Università degli Studi di Sassari

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Dal modello a isola al modello integrato LeformedeLL’abitaredia.

Costruita nel 1960 dalla Del E. Webb Corporation, Sun City rap- presenta una delle prime comunità chiuse per anziani, e sicuramente la più famosa.

È situata in Arizona, a 36 km a nord ovest di Phoenix, in un’area che ospita la più grande concentrazione al mondo di città private per anziani. Con un’estensione di 3.367 ettari e una popolazione residente di 38.500 abitanti, Sun City ha una densità abitativa di 1166 ab/km². L’età media dei residenti è di settantadue anni e la maggior parte ha tra i cin- quantacinque e i settacinque anni14. La città ospita diciotto centri com-

merciali, quarantatré banche, sette centri ricreativi, venticinque chiese, tre biblioteche e due ospedali.

Le gated community per adulti furono create per la prima volta in Florida negli anni venti del novecento quando varie organizzazioni sin- dacali e religiose comprarono terreni relativamente a buon mercato con l’intento di creare un ambiente accogliente per i loro membri pensionati, finché una serie di catastrofi, culminate con il crollo in borsa del 1929, non bloccò il loro sviluppo. Il secondo dopoguerra rappresentò una nuo- va era nella diffusione di comunità per pensionati, man mano che gli speculatori e i promotori immobiliari della Florida e di altre parti degli Stati Uniti riconoscevano il potenziale mercato edilizio costituito da una crescente popolazione di americani anziani. Anziché semplici case da affittare, questi particolari costruttori volevano commercializzare un pac- chetto comprensivo di tutti i prodotti necessari a quel tipo di stile di vita post-pensionamento, integrando i modelli abitativi esistenti delle periferie e delle aree non urbane con una vasta offerta di attrezzature per il tempo libero e lo sport, localizzate in zone climatiche ottimali.

L’idea di base era creare un ambiente che da un lato offrisse ogni genere di stimolo contro la noia e la solitudine tipiche dell’età anziana, e dall’altro evitasse ai residenti il contatto, e il confronto, sia con la genera- zione più giovane sia con quella più vecchia.

Per questo motivo le gated community sono regolate da una restrizione che riguarda l’età: non sono ammessi residenti di età inferiore ai dician- nove anni né anziani non autosufficienti, e in ogni unità abitativa deve vivere almeno un residente con più di cinquantacinque anni.

Concepiti dai designer dell’Orlando’s Universal Studios come parchi tematici comprensivi di tutto, questi villaggi simulano una sorta di spa-

14. La popolazione di Sun City è così composta: 9% di età 19-54; 31% di età 55-64; 35%

di età 65-74; 20% di età 75-84; 5% di età >85.

5.2.1 Il retirement village di Sun City a Phoenix, in Arizona (USA)

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