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112 guadagnò l’epiteto di “re degli antiquari fiorentini”, sul quale facevano leva le caricature

II.3 Alessandro Foresi (1814-1888)

Ben inserito nella vita culturale della Firenze della seconda metà dell’Ottocento, Alessandro Foresi di professione medico, fu un noto conoscitore, collezionista e commerciante d’arte. Fece parte -insieme al fratello Raffaello- del gruppo fiorentino di intellettuali del «Piovano Arlotto», un foglio satirico che uscì con scadenza mensile dal 1858 al 1860 e pubblicò numerosi testi di argomento storico artistico. Note sono le sue Baiate, pagine mordaci e sarcastiche indirizzate a Giovan Battista Cavalcaselle e Gaetano Milanesi, colpevoli di non aver apprezzato un quadro di sua proprietà da lui attribuito al Verrocchio; ne dedicò altre ancora in tono beffardo sempre a Milanesi e a Cavalcaselle, ma anche a Gamurrini, a Mayer e a Panciatichi. Oltre alle polemiche, scrisse anche alcuni brani densi di ricordi, raccolti in un unico volume intitolato XII capitoli di memorie e un testo, dedicato al delicato argomento dei falsi e scritto in francese per raggiungere la massima estensione di pubblico, compresi i molti collezionisti stranieri126. Questi scritti ci hanno consegnato molte importanti testimonianze sul mondo, scarsamente documentato, del commercio d’arte fiorentino di quegli anni esercitato da antiquari, mercanti o mediatori in forma privata. In particolare nelle Memorie sono numerosi i riferimenti alle vicende legate alla sua vita, ma anche ai suoi rapporti con molti artisti, con antiquari come Giovanni e Tito Gagliardi, Auguste Riblet, Giuseppe Sorbi e Giovanni Freppa e con collezionisti del calibro di Napoleone e del barone Rothschild. Racconta Foresi come a quest’ultimo, ad esempio, egli stesso rivendette per una moneta un baulino di porcellana di Sassonia appartenuto a Livia -nota cortigiana di Leopoldo I- appena acquistato da Ferdinando Sorbi per £ 20. E ancora come nella collezione Rothschild finì un piatto di porcellana medicea segnato con l’arme medici che Foresi

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Si tratta di Tour de Babel, ou Objets d’art faux pris pour vrais et vice versa, un testo che sicuramente fece tremare molti collezionisti. Note sono le sue denunce relative alla fraudolenta collaborazione tra Giovanni Freppa e lo scultore Giovanni Bastianini (cfr. B. Sani, Le vrai et le faux dans l’oeuvre de Bastianini in «Revue de l’art», 1973, 21, pp. 102-107), che perdurò fino al momento dello scandalo internazionale del Busto del Benivieni: giudicato un’opera della fine del secolo XV fu acquistato da Novolis e andò all’asta col resto della sua ricca collezione all’Hôtel Drouot, dove ad aggiudicarsela fu il conte Emilien Nieuwerkwrke, direttore generale dei Musei Imperiali al Louvre, dove appunto era esposto il busto, quando Bastianini ne dichiarò la paternità. E tale era la maestria dei falsari che Foresi racconta anche un episodio che lo vede vittima, nonostante la sua provata erudizione in materia. Acquista infatti un idoletto dalla presunta provenienza da Chiusi che in seguito si accorge essere un falso (cfr. EUDEL 1908, p. 312; nel testo si parla diffusamente dei falsi del bastianini, pp. 163-171).

comprò per 4 lire toscane da un certo Scaletti (che lo aveva trovato in casa Targioni, in Via Ghibellina) e rivendette a Eugène Piot127. Sopra quel piatto era posta la brocca di porcellana medicea con l’arme di Bianca Cappello venduta a Rothschild da Ferdinando Sorbi e riprodotta dal Jacquemier128.

Figura 21

Riguardo alle porcellane medicee Foresi se ne dichiara il «resuscitatore» e sull’argomento scrive, nel 1859 (uscita tra la colonne del Piovano Arlotto e ripubblicata con aggiunte nel 1869) una lettera al Barone di Monville, una fonte decisamente importante per stabilire la portata del commercio di oggetti in quel settore129. Racconta di aver fatto visita, nell’aprile del 1857, a Guglielmo Spence, nella cui dimora vide «una fiaschetta di fondo bianco giallastro su cui erano dipinte di turchino e intrecciate delle grappe di gelsomino selvatico» esposta sopra un cassettone antico. Sotto la base presentava il disegno di una cupola e una ‘F’.

Figura 22

Circa l’origine della manifattura Spence optava per la fabbrica di Faenza, ma Foresi dissentiva, sostenendo in primo luogo che a Faenza non ci fosse una fabbrica di porcellana e poi che la cupola riprodotta sotto l’oggetto somigliasse a quella del Duomo fiorentino, portandolo ad ipotizzare piuttosto una paternità

della fabbrica Ginori, che forse un tempo marchiava la sua produzione con la ‘F’di Firenze. Foresi approfondì la questione e sull’Osservatore fiorentin o del Lastri130 scoprì che i Medici nel XVI secolo fecero una prova di produzione di porcellana simile a quella cinese nella fabbrica Ginori che risultò soddisfacente e fu marcata con la cupola del Duomo e la ‘F’di Francesco, ma la fabbrica durò poco e non se ne videro altre fino al 1714 quando il marchese Carlo eresse quella di Doccia. Tornato da Spence, Foresi acquistò la fiaschetta, che poi sottopose al giudizio sia di Freppa che di Abramo Philipson, esimio conoscitore di porcellane, e da entrambi ebbe la stessa opinione che combaciava con quella di Spence: produzione di Faenza. Foresi li mise al corrente della sua scoperta e vendette la fiaschetta al Freppa. L’oggetto passò poi dalle mani del Freppa a quelle di Eugène Piot ed in seguito entrò a far parte della collezione Rothschild.

127 Noto erudito e collezionista francese, fondatore della rivista Le cabinet de l’amateur. 128

FORESI 1886 p. 48; in realtà nel testo indicato viene nominato Giuseppe Sorbi, ma condivido con Giancarlo Gentilini la convinzione che Foresi avesse intenzione di riferirsi a Ferdinando Sorbi e non a Giuseppe, anch’egli antiquario, ma morto intorno al 1840 (cfr. GENTILINI 1986, p. 171, nota 27 e GENTILINI, Giuseppe Sorbi, 1986, pp. 109-111).

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FORESI 1869. 130

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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Figura 23

Il secondo pezzo di porcellana medicea posseduto dal Foresi, «un piatto a rabeschi alla Raffaella con un medaglione nel mezzo, rappresentante un soggetto storico» -che al posto della cupola aveva l’arme medicea e una «F» nella palla superiore- lo comprò da un rigattiere e lo vendette poi a Piot.

Figura 24

Poi, nel gennaio del 1859 acquistò, con altri oggetti, un’oliera -senza marca- da Marco Guastalla che, insieme ad una catinella marcata con la cupola e la «F», Foresi rivendette a Robinson. Al quale vendette anche uno dei due piatti avuti da una famiglia patrizia fiorentina e vendette l’altro al Barone di Monville.

Foresi riferisce anche dell’esistenza di altri quattro piatti con cupola e

«F» appartenenti ad un ricco nobile fiorentino che però non sembra essere intenzionato a venderglieli e afferma infine di possedere un oggetto che potrebbe essere una prova fatta ala tempo di Cosimo I.

Figura 25

Il particolare oggetto - una bottiglia simile a quella che comprò da Spence, ma con l’estremità del collo in piombo, coperchio a vite (anziché in porcellana) e con due mascheroni ai lati (anziché due anelli per passarvi la corda)- mostrerebbe sotto la base la scritta «Prova» e presenterebbe lo stesso difetto di un piatto che Foresi inviò al barone di Monville tramite Gagliardi: la screpolatura del colore turchino, effetto della cottura.

Foresi fornisce anche un elenco delle porcellane medic ee conosciute (gli oggetti n. 1-12 e 25 furono trovati da Alessandro Foresi)

1 bottiglia da caccia appartenente a Gustavo Rothschild 2 bacile grande … appartenente a Gustavo Rothschild

3 due bottiglie vendute al Robinson per il Museo di Kensington 4 tondino venduto al barone di Monville

5 tondino venduto al Robinson per il Museo di Kensington 6 tondino comprato dal Robinson per il Marchese D’Azeglio 7 tondino

8 tondino 9 tondino

10 catinella venduta al Robinson per il Museo di Kensington

11 gran bacile con S. Giovanni Evangelista nel mezzo venduto a S M la Regine di Portogallo 12 bricco di forma cellinesca venduto a S M la Regine di Portogallo

13 boccalino appartenente al barone di Monville

14 – 15 due bottiglie di forma quadrata con le armi di Filippo II di Spagna. Sono al Museo di Sevres

16 fiasca senza piede a due colli. Museo di Sèvres

Il Museo di Sevres possiede altri due oggetti ma sono due dei sei tondini che ci hanno appartenuto)

17 brocca di Gustavo Rothschild

18 brocchetto senza piede che appartenne al sig. Arondel e ora non si sa a chi appartenga

19 piccolissimo tondino che A. Foresi vide presso il capitano Andreini di cui però ignora il destino

20 bottiglia trovata da Gagliardi nella villa già Menabuoi e venduta al sig Joseph di Londra 21 – 22 due fiaschetti nella collezione del sig. barone Carlo Davillier

23 gran fiasca presso il sig. barone Carlo Davillier

(questo collettore possiede ancora un piccolo piatto, ma è quello che già appartenne al sig. marchese D’Azeglio)

24 bottiglia un poco rotta appartenente al sig. Arondel

25 bottiglia da caccia con la parola PROVA scritta nel peduccio

Un recente studio ha prodotto un catalogo delle porcellane medicee dal quale si evincono i nomi dei maggiori acquirenti di porcellana medicea, passata sul mercato fiorentino: Eugène Piot, Robinson, Fortnum, Rusca, L. Borg de Balzan. Risulta inoltre evidente che i mercanti più attivi

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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