bisogno in effetti di apprezzamenti, quando si tratta di mobili, ed oggetti d’arte, o malachiti, provenienti dalla famiglia Demidoff?» con queste parole l’Impresa del Mediatore, nell’introduzione al catalogo della vendita Demidoff del 1875, dichiara l’inutilità di redigere un catalogo ragionato, giustificando la scelta della semplice elencazione degli oggetti. Come accennato, non è raro che il venditore restasse anonimo60, probabilmente per evitare di far nascere il sospetto che la vendita fosse motivata da ristrettezze economiche, così da non generare nei partecipanti all’asta la speranza di una facile speculazione61.
Tra i criteri di edizione anche la lingua di pubblicazione dei cataloghi è un elemento da considerare. Degli 89 cataloghi di vendita analizzati, 24 sono in lingua francese. Considerando che solo 5 di essi sono edizioni francesi, per i restanti 18 (il 21% del totale) la preferenza di un idioma adottato internazionalmente, fu una scelta commerciale. L’uso del francese, oltre ad essere un tocco di eleganza, era un mezzo per raggiungere un pubblico più vasto, elemento particolarmente importante sia nel caso di vendite di collezioni molto note che, con tutta probabilità, avrebbero attratto compratori stranieri, sia nel caso delle vendite per catalogo; i cataloghi appartenenti a quest’ultima categoria, destinati ad essere spediti in varie parti del mondo, rappresentano il 40% dei 18 editi in Italia ma scritti in francese62.
Ma non è solo la forma a perfezionarsi, anche il contenuto subisce delle trasformazioni e se persistono quelli dedicati alla generica “mobilia”, appaiono sempre più numerosi i cataloghi che trattano esplicitamente di collezioni d’arte e che vantano introduzioni di esperti.
Organizzazione interna
In merito all’organizzazione interna, con particolare riferimento all’elencazione dei lotti, non si riscontra negli anni l’affermarsi di una preferenza nei confronti di una organizzazione per categorie, per stanze o per giornate di vendita (che sussistono invariabilmente negli anni). A prescindere dal periodo di compilazione del catalogo, la classificazione degli oggetti in base alle categorie sembra essere la prediletta, come si riscontra in più della metà dei cataloghi schedati
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In questi casi sul catalogo si legge ad esempio «collezione appartenente ad una illustre signora inglese», oppure «vendita del mobiliare di una nobile famiglia», «collettore romano», «mobilio di una villa ben nota». Il movente della vendita spesso è identificato da un’improvvisa partenza o, come nel caso Baxter, dall’incremento degli impegni lavorativi che causando una riduzione del tempo libero, portano all’affievolirsi della passione collezionistica.
61 Per lo stesso motivo probabilmente nel frontespizio del catalogo della vendita De Perigord (aprile 1888), viene evidenziata la scritta che spiega la motivazione della vendita: «per causa di partenza»; diverso il caso della vendita Levera (aprile 1896) in cui la necessità di vendere è stata spiegata nell’ultima pagina del catalogo probabilmente col diverso obiettivo di attirare il maggior numero possibile di compratori: «La vendita Levera non è una di quelle solite aste messe insieme per speculazione. Si tratta di vera e propria cessazione di commercio. Entro il corrente aprile la ditta Levera deve rendere libero il locale per cui è indispensabile vendere a qualunque prezzo».
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Nella già citata lettera inviata da Giuseppe Toscanelli a Gaetano Milanesi, si fa riferimento al fatto che il catalogo in preparazione dovrà essere tradotto in francese da Auguste Riblet.
di cui si possa definire un’organizzazione63. La tendenza a scegliere un’organizzazione per categorie si spiega con la maggiore facilità di consultazione e rapidità di individuazione dell’oggetto di proprio interesse da parte del lettore
Introduzione
Tra le lodi celebrative delle raccolte che caratterizzano le note introduttive ai cataloghi, le qualità più apprezzate che si tende ad esaltare sono la completezza, la varietà e antichità degli oggetti e la loro autenticità, provata in qualche caso attraverso l’illustre provenienza dichiarata per i pezzi più pregiati sui quali si richiama l’attenzione del lettore64. La provenienza degli oggetti da stimate collezioni è sempre esibita con grande vanto (non è raro trovare indicazioni circa la provenienza di oggetti dalle collezioni Demidoff, come dichiarato ad esempio nei cataloghi delle vendite Favard e Zezza) ed è un’utile indicazione per comprendere quanto fosse usuale il meccanismo di travaso di intere collezioni, o parti di esse, l’una nell’altra. Stando ad esempio al catalogo della vendita Baxter, sembra che questi avesse acquisito le collezioni Rinuccini, Rusca, Battelli e del marchese C. Strozzi, che a sua volta era composta dalle collezioni Mancini di Civitacastellana, DeVecchi Ascoli e Tommasini di Bagdad.
Altra nota ricorrente nelle pagine introduttive è la spiegazione del motivo che ha portato alla vendita che, come nel caso dell’assenza del nome del collezionista, serve probabilmente ad allontanare il sospetto di difficoltà economiche del venditore.
Come già accennato, non di rado si fa cenno alla scarsità di tempo dedicato alla redazione del catalogo, che invece “avrebbe richiesto più cura”, mentre altre volte si afferma l’adeguatezza di un catalogo sintetico volontariamente inteso come semplice strumento di supporto all’asta: «le cure che richiederebbe il catalogo di un museo non hanno la stessa importanza per una vendita all’incanto»65.
Inoltre, facendo riferimento alla fama di conoscitore guadagnatasi dal venditore, l’autore spesso dichiara di essersi sentito dispensato dall’obbligo di redigere un catalogo ragionato, facendo leva sull’esperienza di chi ha impiegato anni a mettere insieme la collezione e lusinga il lettore affermando l’inutilità di un catalogo esteso a fronte di un pubblico esperto che è «il miglior giudice».
63 Su 89 cataloghi analizzati solo 79 presentano un’organizzazione definita: 43 sono organizzati per categorie, 22 per stanze, 8 per giornate e solo 1 per autori.
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In merito alla completezza: «vi sono rappresentate tutte le epoche», catalogo Possenti 1880 (id cat. 73); «tutte le branche dell’arte sono rappresentate da pezzi di prim’ordine», catalogo Rusca 1883 (id cat. 8). 65
vedi introduzione al catalogo della vendita Ehrenfreund, 1887 (id 65). Naturalmente la dichiarata poca cura del catalogo non risponde a verità, ne è una dimostrazione la già citata lettera inviata da Giuseppe Toscanelli a Gaetano Milanesi al fine di sollecitare quest’ultimo a concludere la stesura del catalogo per la vendita, spedita ben sette mesi prima dell’apertura dell’asta.
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine
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Descrizione degli oggetti
Anche le descrizioni dei lotti si perfezionano sia dal punto di vista del contenuto che dell’aspetto grafico. A parte alcune eccezioni, ancora nei primi anni Settanta i cataloghi si presentano più che altro strumenti di orientamento in cui le descrizioni degli oggetti sono molto sintetiche, ridotte ai dati essenziali; successivamente si fanno più accurate, ricche di maggiori particolari anche per quanto riguarda i dati tecnici e con una forma grafica di maggiore impatto. Se inizialmente dal punto di vista editoriale si rileva l’uso di uno stile particolare del carattere di scrittura (il corsivo o il grassetto) al solo scopo di porre in evidenza un oggetto o alcune sue caratteristiche, con gli anni Ottanta diversi stili e dimensioni dei caratteri vengono usati in corrispondenza di informazioni diverse, nell’intento di facilitare l’individuazione di un dato ad una lettura veloce.
La catalogazione di un oggetto viene effettuata in modo omogeneo all’interno di uno stesso catalogo, attraverso l’elencazione delle informazioni sempre nello stesso ordine, e nella stessa forma per tutti i cataloghi prodotti da una data Impresa di vendite.
In generale i dati forniti sono i seguenti:
- definizione dell'oggetto
- materiale/supporto (nel caso si tratti di dipinti) - soggetto
- autore/scuola/attribuzione - tecnica esecutiva
- stile (es.: «stile Luigi XV», «stile antico»)
- provenienza (es.: «Inglese», «Giappone», «scavato a Corneto, Tarquinia», «proveniente dalla raccolta Galeotti di Chiusi, passata poi nella raccolta Servadio»)
- presenza e tipo di cornice (es: «cornice intagliata e dorata», «a tabernacolo») - stato di conservazione
- opzionale è l’indicazione di rarità o antichità dell’oggetto, come l’identificazione delle copie o, nel caso degli autografi, la presenza delle data.
L’inserimento della maggior parte delle informazioni fin qui elencate risulta essere per lo più facoltativo; quasi mai troviamo descrizioni che comprendano la totalità dei dati; alcuni di essi compaiono sporadicamente all’interno di uno stesso catalogo, se conosciuti o nel caso se ne voglia indicare la presenza. La provenienza, non sempre nota, spesso viene indicata solo se rappresenta un pregio o può avvalorare l’autenticità dell’oggetto
Nell’introduzione al catalogo di vendita della collezione Possenti (id cat. 73) si elenca tra le opere più importanti della collezione ‘un disegno di Raffaello, illustrato da Förster, proveniente dalla collezione Donini di Perugia ’ provenienza che viene indicata probabilmente perché, almeno geograficamente, conforterebbe l’autenticità di un’opera legata all’urbinate, ma che diventa una preziosa indicazione per rintracciarne l’attuale collocazione. Grazie ai dati forniti
dal catalogo le ricerche hanno portato alla possibile individuazione dell’opera: una stampa (o più precisamente un’acquaforte al tratto) disegnata da Ernst Förster ed incisa da Robert Schleic h, raffigurante l’Adorazione dei Magi (una delle scene della predella della Pala Oddi, oggi in Pinacoteca Vaticana) riproduce un disegno attribuito a Raffaello conservato presso la famiglia Donini di Perugia, ed è attualmente conservata presso la Biblioteca Comunale di Augusta di Perugia66.
Si riportano di seguito alcuni esempi dell’evoluzione delle descrizioni nei cataloghi:
Figura 3
Figura 4
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La stampa è probabilmente prelevata dai «Denkmale italienischer Malerei vom Verfall der Antike bis zum sechzehnten Jahrhundert», 4 voll., Leipzig, 1870-1872. la collocazione della stampa presso la Biblioteca è la seguente: St. Pg. D/II (4.
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Figura 5
Figura 7
Già ad una prima rapida osservazione appare chiaro come l’uso di differenti caratteri grafici aiuti a mettere in evidenza alcuni dati; nel catalogo della vendita Trollope chi è interessato all’autore o alla scuola può focalizzare l’attenzione sulle informazioni scritte in corsivo, mentre che è interessato ad una precisa categoria di oggetti (dipinti, bassorilievi) focalizzerà l’attenzione sui dati scritti in stampatello. È anche evidente che le descrizioni non siano uniformi (per esempio le misure non sono presenti in ogni descrizione), ma un esame più attento rileva anche che i cinque esempi riportati, tutti tratti da cataloghi di vendite organizzate dall’Impresa del Mediatore, che coprono un arco temporale che va dal 1872 al 1887, mostrano come il metodo adottato per la descrizione dei lotti non si differenzi molto nel corso degli anni, anche in un caso importante come quello della vendita Demidoff del 187567.
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Per rendere attendibile il confronto era necessario riportare le descrizioni di lotti simili ed è stato scelto il dipinto come oggetto tipo perché la sua descrizione può contenere un numero notevole di caratteristiche diverse.
Figura 8
Figura 10
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