imballaggio e trasporto delle opere per l’esposizione, sorveglianza, riscaldamento, illuminazione ed eventuali costi di affitto di un locale) limitando le spese alla promozione pubblicitaria -che rappresentava il costo maggiore- (edizione dei cataloghi, fotografie, avvisi su quotidiani e riviste) e ai servizi (imballaggio e spedizione della merce).
Da quanto risulta dai cataloghi rinvenuti, l’antiquario che applicò maggiormente al settore del commercio d’arte il sistema della vendita per catalogo fu Giulio Sambon che, avendo una sede a Milano, probabilmente accolse con entusiasmo l’esperimento di Bocconi31.
L’Impresa di vendita, con sedi oltre che a Milano e Firenze, anche a Napoli e a Roma, intratteneva da tempo solidi rapporti commerciali con antiquari di tutto il mondo, presso i quali venivano depositati i cataloghi delle vendite all’asta di cui si occupava32; fu probabilmente in virtù di questi legami che Sambon considerò conveniente l’introduzione del nuovo sistema completamente incentrato sulla pubblicazione e distribuzione di un catalogo con prezzi fissati per ogni lotto (e le cui condizioni di vendita andarono sempre più definendosi col passare del tempo33). Con questo metodo, tra il 1887 e il 1891, mise in vendita sei collezioni, tutte composte da medaglie e monete salvo quella di statue del defunto Emilio Santarelli34.
31 Ferdinando Bocconi, fondatore a Milano dei grandi magazzini Aux villes d’Italie poi divenuti La Rinascente, dal 1880 dette inizio alla distribuzione di cataloghi stagionali detti Album delle Novità, avvalendosi del sistema di vendita per corris pondenza, già in uso in America e ancor prima in area tedesca dove, già nel Settecento, veniva impiegato in modo molto organizzato per la commercializzazione di stampe.
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Nella quarta di copertina dei cataloghi dell’Impresa di Giulio Sambon era sempre presente l’elenco dei luoghi in cui i cataloghi venivano depositati. Si riporta di seguito l’elenco pubblicato in uno dei cataloghi per corrispondenza che offre la panoramica dei rapporti commerciali di cui godeva l’impresa:
Rome Impresa di vendite, Corso, Angolo via Condotti, 44 Bocca et C., 216-217 Via del Corso
Florence Hotel des ventes, 4 via Martelli Naples Sambon (Jules), 24 strada Gennaro Serra Milan Hotel des ventes, 37 Corso Vittorio Emanuele
Grandi Antonio Corso Venezia , 12 Arrigoni (vedova) Corso Venezia 49
Londres, Joseph (Chev. Edward), 158 New Bond Street Paris Au Journal des Arts, 47, Rue Le pèletier Berlin Amsler et Ruthardt, W. Behrenster 29 a Vienne Egger (Frères) 7 Operning
Buda Pest Egger (Frères)
Munich (Baviere) Drey (A. S.) antiquaire Merzbacker, numismate
Bruxelles Stroobants (Téodore) 9, Boulevard d’Anvers Stuttgard Gutekunst (H. G.), 1 Olga Strasse
Francfort (sul Meno) Hess (Adolfe), 7 Westendstrasse Lowenstein (Frères)
Lausanne (Suisse) Baud (Eugène), Avenue du Théàtre) Athènes (Grèce) Lambros (Jean P.), 2 Rue d’Arsakion New York (U.S.A.) Bates (J. H.), 41 Park Row 33
Si riportano di seguito le condizioni di vendita presenti nel primo catalogo reperito, quello del 1887 delle sculture di Santarelli:
«L’impresa di vendite in Italia di Giulio Sambon, il cui scopo principale è di occuparsi del collocamento delle collezioni che si affidano a questo stabilimento sia attraverso le vendite all’incanto che per le vendite all’amichevole ha adottato un nuovo sistema di vendita per catalogo, con i prezzi stampati ai diversi lotti.
Questo sistema, per le vaste relazioni dell’impresa, avendo dato i risultati più soddisfacenti è messo a disposizione di tutte le persone che vorranno servirsene e non si avrà che da rivolgersi direttamente o per corrispondenza alla direzione generale dell’impresa a Firenze o alle diverse succursali di Milano, Roma, e Napoli.
Le condizioni sono stabilite come segue:
1. queste vendite saranno fatte attraverso i cataloghi redatti col più grande cura dall’amministrazione, indicandovi il prezzo a ciascun numero, e saranno spediti ai musei, collezionisti, e negozianti, sia in Italia che all’estero.
2. Saranno, all’occorrenza annunciate con anticipo dai giornali e da circolari.
3. i prezzi dei lotti saranno fissati di comune accordo con il proprietario; ma dovranno essere riconosciuti convenienti, sia da Mr Sambon stesso o dalle persone competenti collegate alle sue imprese e che saranno destinate a questo effetto.
4. il venditore pagherà il 10% all’amministrazione che si carica di tutte le spese, eccetto del catalogo che sarà a carico del venditore.
5. i conti saranno definitivamente regolati col venditore un mese dopo la conclusione della vendita.
6. ciascun catalogo conterà una nota per potervi iscrivere le commissioni l’acquirente pagherà il 5 % in più sul prezzo fissato, per diritti di vendita.
7. l’amministrazione avrà il più grande cura degli imballaggi e spedizioni di cui le spese e rischi sono a carico degli acquirenti.
8. in fatto di pagamenti i mandati sulla posta (vaglia postali) sono preferiti.
9. l’amministrazione si riserva il diritto di rifiutare tutte le collezioni o oggetti che non crederà accettare per la vendita.
N.B. per tutte le altre informazioni rivolgersi per lettera direttamente a Mr Giulio Sambon 4, via Martelli, Firenze»
In seguito le condizioni permangono identiche fino all’ultimo catalogo di questo tipo esaminato, quello di “una collezione fiorentina” del 1891. In questo caso infatti compaiono due nuovi avvisi:
- le persone che non ricevono risposta alle lettere delle commissioni devono ritenere che tutti i pezzi richiesti sono stati venduti
- le spedizioni saranno fatte contro rimborso, tutti i costi per la restituzione del denaro sono a carico dell’impresa
e si hanno condizioni aggiuntive (evidentemente, dopo una prima sperimentazione del metodo, la tecnica di vendita deve essere migliorata):
- L’autenticità di monete, antichità, autografi, dovrà essere riconosciuta indubitabile dagli esperti di questa amministrazione e i pezzi considerati dubbi saranno seg nalati o esclusi dalla vendita - I pezzi che dopo un certo tempo non saranno piazzati potranno essere ritirati dal proprietario o
ne sarà fatto un lotto o più lotti che saranno segnalati ai negozianti affinché possano trasmettere le loro proposte per scritto e questi lotti saranno liberati al maggiore offerente
- Gli acquirenti non dovranno che indicare il n. d’ordine sotto cui è descritto il pezzo e indirizzare la richiesta a Giulio Sambon, proprietario dell’Impresa in Italia
- L’autenticità dei pezzi è garantita, comunque gli eventuali reclami dovranno essere fatti entro i tre giorni seguenti alla liberazione altrimenti non saranno validi
- Non si accettano commissioni inferiori a dieci franchi» 34
Le vendite per catalogo realizzate da Sambon di cui è stato rinvenuto il catalogo sono: Emilio Santarelli 1887 (id cat. 81), Baxter 1887 (id cat. 68), Zampieri 1888 (id cat. 84), Franzoni 1888 (id cat. 85), collezionista fiorentino 1889 (id cat. 83), Pozzolini 1891 (id cat. 66).
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine
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I.2 Un sistema di transazione: asta
Le Aste
Una delle forme di negoziazione impiegata nella Firenze dell’Ottocento per commerciare oggetti d’arte fu la vendita all’asta, una pratica di antiche origini che, in virtù delle sue caratteristiche, ha attraversato i secoli rivestendo un ruolo di primaria importanza nella prassi commerciale35.
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In uso già nell’antica Babilonia e in Grecia per mercanteggiare donne in età da marito e schiavi, questa pratica deriva il suo nome dalla locuzione sub hasta vendere in riferimento alla lancia fissata al suolo intorno alla quale i romani spartivano il bottino di guerra con una pubblica vendita. Anche l’espressione “vendita all’incanto” vanta radici antiche: deriva dal latino medievale inquantum cioè in quantum? (a che prezzo?) e sta ad indicare una vendita pubblica al miglior offerente. Rare per l’epoca medievale, in cui sembra che l’uso di aste come procedure di vendita fosse osteggiato dai governi perché sentito come un incoraggiamento alla pratica dell’usura, le testimonianze di aste si fanno più frequenti nella Francia del XVI secolo, dove un gruppo selezionato di impresari nominati dal re, si occupava di mettere all’asta i beni dei defunti. In merito alle pratiche di vendita all’asta nel mondo romano si veda DONADIO 2007. Il prezzo fisso è un’acquisizione piuttosto recente del contesto commerciale, e l’asta da sempre è il meccanismo di determinazione flessibile del prezzo più usato. (metti riferim a txt di economia). Fu in Olanda che questo sistema venne adottato per gli oggetti d’arte con un sistema in cui il prezzo era stabilito e si procedeva per ribassi fino all’aggiudicazione; ancora oggi con “asta olandese” si intende questo tipo di conduzione dell’asta, contrapposta alla più diffusa “asta inglese” che invece prevede offerte al rilancio (in riferimento al sistema del rialzo il britannico William Warner coniò il termine inglese "auction" derivato dal latino augere, che significa "aumentare"). E appunto in Inghilterra, come in Francia, nel XVIII secolo alcune case d’asta -ancora oggi attive e tra le più famose al mondo- organizzate in sedi fisse, gestivano organismi commerciali strutturati modernamente: l’Hôtel Drouot a Parigi, Sotheby’s (1744) e Christie’s (1766) e Millington a Londra. La famosa casa d’aste con sede a Londra in Bond Street fu fondata da Samuel Baker nel 1744, ma prese il nome da John Sotheby, associatosi a Baker nel 1778. Originariamente specializzata nella vendita di libri (si occupò della dispersione di importanti biblioteche quali, ad esempio,quelle di Napoleone Bonaparte e di Talleyrand), solo in seguito ampliò il campo di attività occupandosi anche di stampe antiche, monete e medaglie; infine, sotto la direzione di Peter Wilson iniziata a metà degli anni Trenta del XX secolo, ebbe uno sviluppo a livello internazionale e si dedicò anche al settore dei dipinti. L’altra nota casa d’aste londinese, fu fondata nel 1766 da James Christie, che iniziò la sua attività nelle sale permanenti con una vendita di «2 vasi da notte, un paio di lenzuola, 2 federe e 4 ferri da stiro»; ben presto però si dedicò agli oggetti d’arte e nel 1778 curò la vendita della collezione di dipinti di Sir Robert Walpole acquistata da Caterina la Grande, Imperatrice di Russia, mentre nel 1793 si occupò vendere il contenuto dello studio di Sir Joshua Reynolds; fu nel 1823 che Christie’s si trasferì nell’attuale sede londinese di King Street, 8 dove ancora oggi tratta la vendita di importanti collezioni d’arte di tutto il mondo. In terra francese la più celebre casa d’aste è l’Hôtel Drouot che, per far fronte all’enorme mole di attività che animava Parigi divenuta capitale mondiale del mercato dell’arte, inaugurò nel 1852 una sede di 14 sale su due piani, arricchita, nel 1869, da uno dei primi ascensori idraulici di Parigi. L’Hôtel Drouot a tutt’oggi vede svolgere importanti aste di oggetti d’arte con l’assistenza dei suoi rinomati spedizionieri (detti collets rouges, dal colore della divisa) riuniti dal 1832 nell’Union des Commissionnaires de l'Hôtel des Ventes, una società che ancora sopravvive esercitando una sorta di monopolio dei servizi dell’Hotel de vente, servizi utilizzati anche da molte case d’aste internazionali. Per ulteriori informazioni sulle tre case d’asta cfr.
http://www.drouot.com/static/drouot_historique_enchere.html?lang=fr,
http://www.sothebys.com/en/inside/about-us.html, http://www.christies.com/about/company/history.aspx. (20 dicembre 2011); in particolare sulle vicende dell’Hôtel Drouot vedi PIA 1957. Circa le basi teoriche ed interpretative per l’analisi economica dei meccanis mi d’asta vedi PARISIO 1999.
Meccanismi di promozione e strategie di vendita.
È sull’esempio delle grandi case d’asta straniere che nel XIX secolo anche a Firenze, come negli altri grandi centri del commercio antiquario italiano36, alcuni mercanti d’arte si avvicinarono, inizialmente con sporadiche esperienze poi in modo sempre più specializzato, al sistema di vendita volontaria per asta, già largamente praticato in campo giudiziario e usato in caso di fallimento.
L’andamento delle aste era disciplinato dalla legge Cambray-Digny sulla contabilità dello Stato (n. 5026 del 22 aprile 1869), considerato il primo codice contabile dell’Italia unita, e dal suo regolamento approvato con decreto n. 5852 del 187037. Le forme di contrattazione previste dalla normativa erano: l’incanto, la licitazione privata e la trattativa privata.
Per trattativa privata si intendeva la contrattazione con una determinata persona, mentre le altre due forme erano più complesse.
Incanto:
almeno quindici giorni prima della data fissata per l’incanto, doveva essere pubblicato l’avviso d’asta che, affisso nei luoghi deputati (nel Comune dove si trovano i mobili o immobili da vendere e nei Comuni vicini), doveva includere una serie di dati identificativi dell’asta (autorità competente, luogo, giorno, ora, oggetto, prezzi, modo scelto per eseguire l’asta –a candela, a partito segreto-). Perché l’incanto fosse valido, dovevano essere presenti almeno due concorrenti; se il primo incanto andava deserto, si procedeva ad un secondo incanto e, se anche in questo caso non si presentavano oblatori, si poteva valutare un’offerta privata. Un esempio concreto di tale procedura è riassunto nel verbale del notaio Smorti relativo all’asta per licitazione privata del luglio 1874 sui beni dell’Eredità Galli Tassi38.
Licitazione privata:
nel caso non fosse necessario l’incanto si poteva procedere con la licitazione privata, molto più economica perché non sottoposta a tassazione, che prevedeva l’invio di inviti ad una selezione di persone ritenute «idonee» (non erano inclusi tutti coloro che avevano i requisiti per legge) a presentare offerte per l’oggetto posto a licitazione.
In aggiunta alle due appena descritte, il materiale consultato dimostra l’esistenza di una terza forma di transazione. In particolare la formula «asta all’amichevole» viene spesso utilizzata sia
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Milano, Torino, Venezia, Genova, Napoli, Roma erano i centri che avevano maggiori possibilità di contatto con gli stranieri in virtù della loro posizione geografica in prossimità di porti o grandi nodi ferroviari che permettevano la rapida esportazione degli oggetti.
37
Vedi in particolare Titolo II, Capo III, Procedimento per gl’incanti e per le trattative e licitazioni private, artt.79-104.
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Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine