Raffaele Dura e C.i» con sedi a Milano Via S. Radegonda 10, Firenze Via dei Martelli 2, Roma Piazza Colonna 370, e cura la pubblicazione del «Bullettino di belle arti e antichità, numismatica ecc»216. Le ultime due vendite curate da Raffaele Dura di cui si hanno notizie e per cui –a Firenze- si avvalse della collaborazione di Augusto Riblet (già collaboratore di Sambon), vennero effettuate nel 1882: una a Firenze, l’altra a Roma217.
Figura 34
216
«La Nazione», 8 settembre 1881, p. 4. 217
Figura 35
II.11 Impresa del Mediatore
L'Impresa di vendite al pubblico incanto del Mediatore, fondata nel 1869218, era diretta nel 1873 da Negri B.219. L’avviso di vendita di quadri antichi da farsi a Roma e pubblicato il 7 gennaio 1875 su «La Nazione», fa riferimento ad una seconda sede dell’Impresa a Roma, in Via della Lungara 3 e lascia intendere i buoni rapporti dell’Impresa con l'antiquario Castellani di Roma e con Augusto Riblet di Firenze presso i quali lascia in deposito i cataloghi della vendita in questione. Dal 1878 al 1887 la sede dell’Impresa risulta in Via del Giglio n. 11, dove dal 1887 si stabilì il “Magazzino Levera” e vi rimase fino al 1896 come risulta dal catalogo della vendita Levera curata dall’Impresa del Mediatore. Proprio nel catalogo Levera come proprietari dell'Impresa il Mediatore sono indicati Galardelli e Mazzoni che, un anno più tardi -nel 1897- indicheranno lo stesso indirizzo come sede dell’Impresa Galardelli e Mazzoni220. Nel decennio che si apre nel 1870 con la vendita della collezione del Ministro Russo Kisseleff, di cui l’unica testimonianza è l’annuncio apparso sul quotidiano «La Nazione», l’evidenza dei numeri dimostra che l’Impresa del Mediatore ha esercitato sul commercio antiquario una sorta di monopolio, occupandosi di ben 33 vendite, contro le 9 curate da altre imprese221 e la sua fama era talmente indiscussa che il giorno 5 aprile 1880 B. Negri sostituì Charles Pillet (che aveva un impegno a Roma) alla Direzione dell’asta Demidoff di S. Donato222. Ad allargare il raggio d’azione dell’Impresa contribuivano i rapporti instaurati con il settore della navigazione: sulla quarta di copertina del catalogo della «I vendita per saldo» curata dall’Impresa nell’ottobre del 1883 si legge:
«rappresentanza della causa G. Miller di Livorno per le navigazioni di Liverpool, New Yorh (sic), Boston e Havre (Guanard Line)
America, Gran Bretagna e India (Anchor Line) Australia (Orient Line)
Canadà (Temperleys line)
218
Cfr. catalogo della vendita della collezione Ehrenfreund, 1887 (id 65). 219
Cfr. guida 1873 (id 42) sotto la voce "società anonime diverse", p. 113. 220
L’Impresa Il Mediatore rimase in quella sede almeno fino al 20 gennaio 1887, ultimo giorno della vendita della collezione Ehrenfreund, che sul catalogo riporta quell’indirizzo. Pochi giorni dopo, in data 28 gennaio 1887, «A. Levera, successore fratelli Levera» rilascia una ricevuta a Frederick Stibbert (AS, Giustificazioni di cassa, 1886-1887, c. 762), fornendo lo stesso indirizzo. Secondo le ricevute rilasciate a Frederick Stibbert, Galardelli e Mazzoni risultano allo stesso indirizzo almeno fino al 1905.
221
Due curate dell’Azienda di Asta Pubblica e Pegni (1873 e 1875), due -relative a libri e stampe- trattate dagli esperti del settore Franchi e Menozzi (1877 e 1879), due dirette da Raffaele Dura (1880), due di cui non si conosce il curatore (1880) e una –la famosa asta delle collezioni Demidoff della villa di Pratolino- diretta dal francese Pillet (1880).
222
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine
144
Londra, Hull, et Anversa (Alfred Laming et C. Lines)Bristol et Glascow (sic) (Seligmann et sons' Line) Hull &. (W. Tulley et C. Line)
per passeggeri ed imbarchi di merci dirigersi a B. Negri, 11n via del Giglio – Firenze»
Molto attiva anche negli anni Ottanta, l’ultimo suo sforzo risulta essere stato la vendita Levera avvenuta nel 1896, nel cui catalogo si legge: la «vendita al Pubblico Incanto verrà effettuata a cura dell’Impresa Il Mediatore di Galardelli e Mazzoni». Il nome di Galardelli e Mazzoni compare, non più associato a quello dell’Impresa Il Mediatore ma pur mantenendo lo stesso indirizzo, sul catalogo di vendita degli oggetti pertinenti ad una «villa ben nota» avvenuta nel 1897.
Nonostante la grande propaganda che l’impresa fa di sé attraverso Cataloghi, manifesti e avvisi pubblicitari, non si rivela mai l’identità di chi vi opera all’interno. La sensazione è quella che non si tratti di un’impresa individuale ma societaria, magari proprio la «piccola società d’antiquari» che Stefano Bardini dice di sorvegliare attentamente nel 1875223.
223
PARTE III
CIRCOLAZIONE DELLE OPERE D’ARTE
III.1 Esportazioni
Il movimento di opere d’arte sia interno alla Toscana, sia diretto fuori dai suoi confini è documentato a partire dal XVII secolo ed è stato oggetto di studi abbastanza recenti per quel che concerne il periodo lorenese e napoleonico224.
Vendere, acquistare e scambiare opere d’arte sono operazioni di uso comune per il collezionista, tuttavia il concreto passaggio di un’opera dalle mani del vecchio proprietario a quelle del nuovo, o il trasferimento da una sede espositiva ad un’altra, sono operazioni documentabili solo in rare occasioni e tra queste è da annoverare la circolazione delle opere in ambito internazionale; in quel caso infatti è possibile monitorarne l’andamento nel tempo grazie alla documentazione prodotta dagli istituti preposti alla vigilanza.
L’esportazione di opere d’arte era regolata da apposite leggi225 e in Toscana fin dal 1780, era la Direzione delle Gallerie ad apporre sugli oggetti «immeritevoli di essere acquistati dal Governo» il visto necessario226. Le richieste in attesa di approvazione venivano presentate presso un ufficio situato all’interno delle Gallerie. Le opere venivano esaminate da un apposito funzionario, detto “ispettore” che, sulla base delle leggi vigenti in materia e in considerazione della possibilità da parte del Governo di esercitare il diritto di prelazione , anche della disponibilità all’acquisto da parte delle Gallerie o di altra istituzione pubblica doveva pronunciarsi in merito. Se il funzionario si esprimeva a favore dell’esportazione, il Direttore delle Gallerie rilasciava il permesso227.
Lo studio sistematico delle richieste di esportazione ha rivelato l’identità dei funzionari incaricati. Per la città di Firenze sui documenti esaminati figurano i pareri di Francesco Acciai e Ulisse Forni, primo e secondo restauratore delle Gallerie, entrambi attivi nel periodo 1860-1864; lo scultore Salvino Salvini sottoscrive quattro licenze, tutte nell’anno 1860; dal 1876 al 1879 le licenze riportano il visto del restauratore Ettore Franchi e dal 1879 al 1883 di Giacomo Conti; per il solo anno 1879 compaiono i nomi di [Pasquale] Nerino Ferri (dal 1872
224
FILETI MAZZA 2005; COPPI 2006; SALVADORI 1984; LAZZERINI 2000. 225
Sulla complessa questione della tutela del patrimonio artistico vedi EMILIANI 1996, BENCIVENNI, DALLA NEGRA,GRIFONI 1987; TROILO 2005; PAPI 2008. La salvaguardia delle opere d’arte dalla loro dispersione si è sviluppata avvalendosi di una serie di provvedimenti legislativi di volta in volta mirati alla soluzione di problemi contingenti. Alla fine di un lungo processo evolutivo che ha radici legislative negli stati preunitari fin da epoche remote e dopo una maturata presa di coscienza e di definita conoscenza del patrimonio artistico si è giunti nel 1902, all’emanazione della prima legge organica dell’Italia unita, la legge Nasi e nel 1909 alla legge Rosadi.
226
Nel 1602 questa funzione era svolta dall’Accademia del Disegno, mentre nel 1754 era il Consiglio di Reggenza ad approvare le “estrazioni” .
227
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine