cronologia, sia relativamente all’intensità lavorativa-, grazie alle testimonianze documentarie. Per quanto riguarda il periodo di attività, il dato cronologico fornito dalla suddetta guida trova conferma nelle 32 richieste di esportazione presentate tra il 1876 e il 1879 ma, come già esposto in precedenza, le carte testimoniano una sua attività di sensale e commissionario fin dagli anni Sessanta, in occasione della vendita della collezione del Conte Angiolo Galli Tassi: nel 1865 è inserito in un elenco di selezionati nomi di persone da invitare per la licitazione privata; nello stesso anno il Cappelli dichiara di aver acquistato all’asta alcuni pezzi per conto del milanese Moser239, mentre un documento del 1867 testimonia che fu proprio il Cappelli a portare avanti la trattativa, in favore di un anonimo collezionista «forestiero», per l’acquisto di un dipinto di Botticelli poi aggiudicato al famoso antiquario milanese Baslini240. Il suo nome è contenuto anche in alcuni documenti del 1869 relativi all’offerta avanzata dall’egubino Giulio Nanni al Governo italiano riguardante la vendita di tre dipinti; tali carte risultano essere la prima testimonianza a collocare l’attività di Cappelli in Borgo Ognissanti 11, indirizzo che manterrà fino agli anni Ottanta, come testimoniato dall’intestazione di una ricevuta rilasciata a Stibbert nel 1882241. Un altro personaggio il cui nome compare per la prima volta tra i richiedenti licenze di esportazione negli anni Settanta è Vincenzo Ciampolini, che nel periodo 1876-1879 presenta il considerevole numero di 74 richieste. La sua attività è testimoniata nelle guide della città fin dal 1873, anno in cui una guida commerciale e artistica di Firenze (id gui. 42), identificandolo come antiquario , specifica che il Ciampolini, avesse a Roma un suo magazzino.
Tra gli altri richiedenti che più frequentemente presentano richieste di esportazione negli anni Settanta risultano il negoziante di alabastri Antonio Frilli, che nei tre anni compresi tra il 1876 e il 1878 presenta 47 richieste ma tutte per oggetti in marmo o alabastro, quindi presumibilmente moderni; Robaut, un personaggio di cui sono sconosciuti sia il nome, sia la professione che dimostra un discreto livello di attività presentando, nel solo anno 1877, ben 53 richieste per
238
Guida commerciale 1873. 239
Non ci sono elementi che aiutino ad identificare il Signor Moser citato nel documento del 1865, ma vale la pena rimarcare l’assonanza col nome di un altro personaggio, anch’egli appassionato d’arte, citato in un documento del 1873, il Signor Mosel, acquirente di alcuni oggetti d’arte di proprietà del Cavalier Giuseppe Toscanelli, esportati illegalmente da Firenze (l’episodio è citato in questo stesso capitolo; ASGFi, Affari dell’anno 1873, filza C, pos. 7, Museo Nazionale, n. 13, “Permesso di estrazione al cav. Toscanelli di vendere all’estero la sua collezione di oggetti antichi”).
240 Vedi capitolo IV.
241 Dalle carte contenute nella pratica si ricava che i tre dipinti offerti al Governo da Giulio Nanni, due bozzetti di Charles Le Brun (La tenda di Dario e Cristo tra i dottori) e uno di Giuseppe Ribera (Seneca morente), si trovavano in deposito presso Vincenzo Cappelli, dove furono esaminati da Carlo Pini e Ferdinando Rondoni; gli esperti, dopo averne accertato la qualità, stesero una perizia nella quale espressero la loro convinzione che i dipinti non dovessero ritenersi interessanti per le Gallerie fiorentine, che già possedevano degli stessi autori opere migliori; per questo il Ministro decise di non acquistare le opere, sciogliendo il Nanni da ogni impegno (ACR, Direzione Generale Antichità e Belle Arti 1860-1890, Musei, Gallerie e Pinacoteche, 200, ins. 46-20). AS, Giustificazioni di Cassa, 1882-1883, 185.
oggetti di diversa natura (dipinti, sculture, maioliche, terrecotte, mobili), ma che sembra scomparire subito dopo nel nulla, così come dal nulla era apparso;
Anni Ottanta
Tra i nomi già noti, Vincenzo Cappelli rispetto al periodo precedente risulta meno attivo, con sole 15 richieste, ma altri documenti attestano il suo continuo coinvolgimento nel commercio d’arte: nel 1882 viene interpellato dalla Soprintendenza in qualità di esperto, per valutare una trina di Fiandra, l’anno successivo offre alcune opere in vendita alle Gallerie e nell’intero arco temporale esaminato rilascia alcune ricevute a Stibbert242.
Negli anni Ottanta i maggiori richiedenti di licenze di esportazione sono i componenti della famiglia Sestini, i principali esponenti di questa stirpe di spedizionieri si distinguono per l’alto numero di richieste presentate: 188 richieste da Cesare e 156 a nome di Alamanno. A nome di Carlo ne risulta una soltanto, le altre sono registrate sotto il generico nome identificativo della ditta: a Sestini C. risultano 25 richieste e a Sestini 81 richieste. In totale l’impresa risulta aver presentato negli otto anni tra il 1880 e il 1887, 451 richieste243.
A risultare molto attivo è lo spedizioniere Bonenfant il quale però, a dispetto delle 172 richieste presentate (in aggiunta ad altre 8 presentate a suo nome da persone diverse: Grolli, Martini, Sestini e Cervagioli), non compare nelle guide degli anni Ottanta, mentre era presente in quelle degli anni Settanta, quando il suo livello di attività era, come abbiamo viso, ben più modesto, con sole 40 richieste in 4 anni.
Scende il livello di attività di Antonio Berti che da circa venti richieste annue per gli anni Settanta passa a circa 15 annue, con un totale di 118 richieste per gli anni Ottanta.
Luigi Ramacci e Auguste Riblet entrambi presentano 69 domande di esportazione ma mentre Ramacci risulta mantenere una perfetta media di 8 richieste annue, Riblet vede calare il giro di affari della metà.
Appare chiaro che gli anni Ottanta sono gli anni di Giuseppe Pacini, che vede crescere il giro di affari passando da 4 richieste presentate negli anni Settanta alle 68 degli anni Ottanta, ma sono soprattutto le pratiche conservate nell’archivio delle Gallerie a dimostrare la piena attività del suo commercio244
242
La perizia di Cappelli si trova in ASGFi, 1882, Galleria degli Uffizi, 422, mentre l eofferte di acquisto si trovano in ASGFi, 1883, Galleria degli Uffizi, 107 e ASGFi, 1883, Museo Nazionale, 64.
243
La ditta “Cesare Sestini traslochi” è ancora oggi attiva e si occupa di traslochi, depositi di oggetti e trasporti nazionali ed internazionali
244
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine
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Figura 36
Un secondo aggiornamento burocratico introdusse nel 1888 un nuovo modulo per la richiesta di esportazione. Il prestampato prevedeva la compilazione di molti più campi rispetto a quello precedente. Si richiedevano infatti sia i dati inerenti allo speditore (nome e cognome) che quelli relativi al ricevente (indirizzo apposto sui colli) e anche per quanto riguarda l’oggetto si richiedeva una descrizione molto più dettagliata (autore, soggetto, dimensioni, stato di conservazione, segni speciali, notizie sull’oggetto e sulla provenienza, prezzo richiesto, prezzo attribuito dal funzionario dell’Ufficio). Non solo. La circolare ministeriale245 specificava che era obbligatorio compilare un modulo per ogni oggetto da esportare. Dallo scambio epistolare tra l’Ufficio Esportazione e il Ministero si intuisce che la novità non venne accolta con molto entusiasmo da parte degli impiegati che ogni giorno avrebbero dovuto compilare decine, se non centinaia di moduli. Se una spedizione di dieci quadri prima si risolveva con un solo modulo, ora ne servivano dieci. È chiaro che l’intenzione che stava alla base della nuova procedura era quella di schedare ogni oggetto che passava dall’ufficio. Quello della catalogazione era uno dei temi chiave per la Direzione Generale delle Antichità dove, proprio nel 1888 approdò Adolfo Venturi nella veste di Ispettore e dette vita al Catalogo degli oggetti d’arte dello Stato. Anche le schede di esportazione erano state pensate per rispondere agli stessi principi di quelle di catalogazione e rendere le opere più facilmente rintracciabili, anche per combattere il fenomeno dilagante dell’esporatzione illecita.
III.2 Episodi desunti dalle fonti d’archivio
Molte opere uscivano illecitamente; questo è un aspetto che purtroppo percepiamo ma non possiamo concretamente rilevare fatta eccezione per alcuni riferimenti e rarissimi casi documentati. Ne è un esempio l’episodio che nel 1873 coinvolse il Cav. Giuseppe Toscanelli. Il Toscanelli chiese il permesso di ritirare alcuni oggetti di sua proprietà che aveva in deposito al Museo Nazionale di Firenze e in seguito, per gli stessi oggetti, avanzò richiesta di esportazione.
245
La circolare ministeriale è datata 27 luglio 1888 (ASGFi, 1888, 14), vedi la trascrizione in Appendice. Tra la fine del 1887 e i primi mesi del 1888 al Parlamento era in discussione l’approvazione di un disegno di legge sulla «Conservazione dei monumenti e degli oggetti d'antichità e d'arte», che prendeva in considerazione nuove norme sull’esporatzione di oggetti d’arte, cfr. « Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia» n. 26 del 1 febbraio 1888, pp. 346-348; n. 29 del 4 febbraio 1888, pp. 379-381; n. 30 del 6 febbraio 1888, pp. 394-397; n. 31 del 7 febbraio 1888, pp. 404-406.
Un’indagine accurata condotta dal Direttore delle Gallerie Aurelio Gotti rivelava che la «bellissima collezione di oggetti antichi» del Toscanelli, composta da tessuti in oro, argento e seta dei secoli XV, XVI e XVII, cuoi, armi, smalti (e fra questi una croce attribuita a Maso Finiguerra), vetri sottilissimi di Venezia, piatti di Urbino, bassorilievi di Della Robbia , sarebbe stata venduta per £ 130.000 ad un certo Sig. Mosel. Gotti, nell’impossibilità di spendere una tale cifra per l’acquisto della collezione in favore dello Stato, avrebbe voluto almeno impedirne l’esportazione; dalle sue indagini invece risultava che i pezzi più preziosi -una croce smaltata, una corona ageminata in oro e argento e una «coltella a guisa di lingua di bue»- sarebbero usciti illegalmente all’interno di un baule di biancheria dell’acquirente. Lo spedizioniere Ramacci, riconosciuto persona onesta e solitamente pronto a denunciare casi di questo genere, incaricato da Mosel di occuparsi dell’imballaggio, dichiarava infatti di non aver mai ricevuto quei particolari pezzi.
Le carenze normative erano purtroppo pesanti, aggravate dall’assenza di coordinamento tra le istituzioni: in una lettera del 1883 il Ministro invitava il Direttore delle Gallerie di Firenze a prendere provvedimenti circa le esportazioni illecite dal Porto di Livorno mentre una Circolare dello stesso anno, diretta alle dogane e alla Guardia di Finanza lascia va intuire le falle del sistema di controllo; la situazione non sembra essere migliorata nel 1888, quando dalla Direzione Generale delle Gabelle veniva diramata una circolare relativa all’esportazione di oggetti d’arte in cui per «evitare che le dogane [accettassero] licenze per esportazione di oggetti d’arte e d’antichità rilasciate da istituti non autorizzati» il Ministero dell’Istruzione Pubblica forniva un elenco dettagliato degli istituti incaricati del rilascio di tali documenti246.
Sembra abbastanza indicativo il caso della richiesta di esportazione avanzata nel 1870 dal Marchese Maria Degli Azzi Vitelleschi di Foligno. Il Marchese chiedeva di poter estrarre da Firenze, dove si trovavano, alcuni dipinti al fine di portarli all’Esposizione Nazionale di Roma. Il Direttore delle Gallerie informava il Ministro segnalando, tra gli altri, la presenza di un
Battesimo di Gesù del Perugino, una Strage degli Innocenti di Giulio Romano, e una Testa di Salvatore di Correggio, che riteneva non avrebbero dovuto essere esportati. La licenza di
esportazione fu presto negata ma Gotti, sospettando che il marchese, rientrando a Foligno avesse portato con sé i dipinti, informava il Prefetto di Firenze che immediatamente avvertiva la
246 I due documenti del 1883 sono conservati nell’Archivio delle Gallerie di Firenze (vedi Appendice docc. nn. 79 e 80) mentre la Circolare del 1888 è pubblicata nella «Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia», n. 156 del 3 luglio 1888, p. 3007 e per la Toscana elenca i seguenti istituti:
Toscana (eccetto Lucca, Siena e Pisa) – Direzione delle RR. Gallerie e dei musei di Firenze Provincia di Lucca – Ispettore dei monumenti della provincia di Lucca
Provincia di Siena – Istituto di belle arti di Siena
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine