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162 una lacuna documentaria abbia fatto perdere le tracce di una vendita precedente, oppure si è

spinti a chiedersi quale sia stato il motivo che portò gli amministratori ad aspettare così a lungo. Il ritrovamento di alcuni documenti legali che riguardano contenziosi tra gli eredi della famiglia Galli Tassi e gli amministratori dell’Eredità dell’Ospedale di Santa Maria Nuova hanno contribuito a sciogliere i dubbi: fu solo in seguito alla risoluzione di tali problemi che gli amministratori poterono dare inizio la vendita nel marzo 1865262.

L’asta fu pubblicizzata, nel rispetto della legge, attraverso gli avvisi pubblicati sui quotidiani e appesi nei principali luoghi pubblici263, ed è “descritta” in un registro amministrativo. L’intera operazione è ampiamente documentata nel già menzionato fondo dell’Eredità Galli Tassi, una miniera di informazioni totalmente inesplorata.

È stato necessario svolgere un’indagine approfondita sull’intero fondo archivistico, che consta di ben 145 buste contenenti documenti amministrativi, per riuscire ad individuare, all’interno di questa considerevole mole di documenti, quelli interessanti ai fini della ricerca. Di questi una parte è costituita da carte estremamente tecniche, di contabilità, come i Registri di cassa, le

Ricevute di Entrata e Uscita, il Libro Maestro delle Entrate ; ma ben più proficuo è stato lo

studio di alcune delle pratiche contenute nelle buste di Affari diversi, riguardanti casi particolarmente complessi di acquisti di oggetti d’arte, e soprattutto lo sono stati l’esame attento e poi il puntuale confronto di: Inventari, Elenchi di opere vendibili e Registro della vendita. L’intero fondo ha subito, nel tempo, una ricollocazione archivistica confluendo nell’Archivio dell’Ospedale di Santa Maria Nuova. Si verificò l’assegnazione di una nuova numerazione dei faldoni e, in qualche caso la perdita delle coperte originali, sostituite da nuove coperte mancanti dell’indicazione del precedente numero, un’operazione che determinò una difficoltà di interpretazione dei rimandi interni.

262

Il Registro della vendita iniziata il 1 marzo 1865 parla di “Licitazione privata” (a cui probabilmente venne invitata una selezione di antiquari come risulta dal Documento 55 in Appendice), e in una lettera del 6 giugno 1865 indirizzata probabilmente alla Prefettura, l’Amministrazione dell’Eredità dice di aver «esperimentato in più e diversi giorni l’incanto» avendo ancora molti oggetti invenduti (vedi Documento 68 in Appendice). Non è chiara dunque la dinamica effettiva delle vendite che si sono succedute. Dai documenti sembrerebbe che nel 1865 gli incanti pubblici furono: il 24 marzo, il 6 aprile e giorni seguenti, il 7 luglio e giorni seguenti (ASFi, Eredità Galli Tassi, 11, Affari diversi dal n. 465 al n. 503, 5, Ins 479, lettera del 4 luglio 1873) ma l’avviso a stampa dell’asta del 7 luglio parla di licitazione privata. Delle molte vendite avvenute tra i mesi di marzo e aprile (testimoniate sia dalle liste di vendita datate, che da alcuni manifesti di avviso di vendita conservati nell’archivio) non per tutte è specificata la natura. In seguito sono tre le vendite per licitazione privata attestate dai documenti: 7 settembre 1866, 23 luglio 1874, 3 giugno 1887, data in cui, dopo una nuova stima delle opere eseguita da Alessandro Mazzanti, si sceglie di procedere per «offerte coperte». Infine l’ultima vendita accertata, risale al 1905.

263

La regolamentazione per l’affissione degli avvisi d’asta è contenuta nell’a rticolo 71 del Regolamento approvato con Decreto del 13 dicembre 1863. In Archivio di Stato di Firenze sono conservate alcune copie a stampa degli avvisi pubblicati e la relativa documentazione amministrativa; sul quotidiano «La Nazione», relativamente all’eredità Galli Tassi, ho rintracciato solo gli avvisi relativi agli immobili.

Ai fini della ricerca uno degli strumenti più importanti è risultato l’Inventario di quadri, oggetti

di curiosità e sculture, che fornisce la fotografia della consistenza e della qualità del patrimonio

ad una data precisa. Firmato il 10 novembre 1863 dalla commissione incaricata dagli amministratori dell’eredità, e cioè i periti Enrico Pollastrini, Emilio Burci (già ispettore della R. Galleria di Firenze) ed Emilio Santarelli, il documento elenca gli oggetti d’arte trovati nelle dimore del Conte in ordine topografico procedendo in base alle residenze e alle categorie264. La descrizione degli oggetti è accurata e ne considera la forma, il soggetto, la tecnica di esecuzione e le misure; quando possibile vengono indicati anche l’autore e, per i quadri, la presenza o meno di cornice, di cui si dà una breve descrizione («intagliata», «in parte dorata», «di noce», ecc.); frequenti sono le valutazioni sullo stato di conservazione e sul valore dell’opera («ben conservata», «in buon grado di conservazione», «con qualche cretto», «[tela] annerita e danneggiata», «[tela] sfondata in due punti» «di nessun pregio», «di poco pregio», «copia mediocrissima», ecc.). Ad ogni oggetto è associato un numero progressivo di inventario ed valore di stima in lire.

Molto utili si sono dimostrate anche le liste di oggetti chiamate «elenchi di opere vendibili» che, per date diverse (prevalentemente nell’anno 1865), annotano per ogni opera il numero di lotto, il numero di inventario (corrispondente a quello del 1863), la descrizione dell’oggetto e la stima, il cui importo è superiore del 10% alla stima presente nell’inventario del 1863. Con un opportuno lavoro di confronto con l’inventario è stato possibile assegnare alle opere comprese nelle liste il numero di lotto con cui furono messe in vendita.

Ma il documento fondamentale che attesta la dispersione delle opere annotando i nomi degli acquirenti è il «Registro dei resultati ottenuti dalla vendita per mezzo di licitazione privata degli argenti, gioie, oggetti d’arte e mobiliare appartenenti alla eredità del conte Angiolo Galli Tassi incominciata questo dì 1 marzo 1865 e giorni successivi come appresso». Composto di carte non numerate, ha la struttura di una tabella le cui colonne identificano i dati da annotare:

264

Per quanto riguarda gli oggetti d’arte le categorie sono: «quadri», «oggetti di curiosità», «scultura». Per ogni immobile descritto i quadri sono numerati con un numero progressivo che riparte da “1”: Palazzo: 1-369, Villa di Scandicci: 1-75, Villa di Montespertoli: 1-54, Villa Incisa: 1-24, Villa di Carmignano: 1-15, Aggiunta palazzo: 370-372; gli oggetti di curiosità hanno invece una numerazione non altrettanto ordinata: Palazzo di Firenze: 341 (il numero comprende una lunga lista di oggetti), 343 e 345, 346, 172, 66, 173, 175, 174, 176, 177, 178, 179, 180, 342, 344 (la numerazione scritta ad inchiostro è stata affiancata da una seconda numerazione scritta a lapis che dopo il n. 341 va progressivamente a numerare tutti gli oggetti del gruppo -342-385-, col difetto che ripete alcuni numeri, Villa di Scandicci: 15 (comprende due oggetti), Villa di Montespertoli: 17,18, 19, 19bis , 20,21; la scultura presenta una doppia numerazione in cui il primo numero si riferisce probabilmente ad un altro inventario generale in quanto si tratta di una numerazione discontinua composta da cifre alte, mentre il secondo numero è progressivo e va da 1 a 50 bis per il quanto riguarda il Palazzo, da 51 a 52 per la Villa di Scandicci, da 53 a 58 per quella di Montespertoli, l’unico numero 59 per quella di Incisa,e il numero 60 per quella di Carmignano. Per gli «Argenti e Gioie» esiste un Inventario separato (chiamato «Allegato D»).

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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«numero di lotto», «numero d’ordine», «prezzo di stima», «+ 10%», «Cognome e nome dei liberatari», «Prezzo di aggiudicazione», «Spesa di registro», «Spese d’incanto», «Totale ». Va detto che solo nella compilazione de lle prime pagine la registrazione dei dati rispetta la tabulazione; in seguito i dati risultano inseriti in ordine diverso all’interno della tabella che, inoltre, presenta l’aggiunta o l’assenza di alcune colonne.

La registrazione dei dati appare procedere per categorie: «Argenti e gioie »

«Vasi del Giappone e oggetti di curiosità» «Mobilia »

«Vendita di oggetti impegnati nel dì 8 giugno»

Inoltre, separati da alcune pagine vuote, troviamo anche elenchi di dati senza titolo e senza l’indicazione di categoria sulle colonne, quindi apparentemente impossibili da interpretare. Appare subito evidente che nel registro della vendita non compare la categoria della “Scultura”, che invece ha una lista dedicata tra gli «elenchi di opere vendibili»; in effetti, per quanto è stato possibile dedurre dalla documentazione sembra che le opere di scultura furono alienate, per la maggior parte in via privata.

Infine è bene sottolineare che, a differenza degli oggetti pertinenti al Palazzo di città, i beni mobili presenti nelle varie ville vennero alienati contestualmente agli immobili stessi265.

Un’ultima tipologia di documento, utile alla ricostruzione della vicenda della dispersione sono le Ricevute che, conservate in filze di centinaia di carte divise per anno, registrano il nome dell’acquirente, l’oggetto acquistato (di cui forniscono solo una sintetica descrizione dell’oggetto, a volte limitata al generico termine «mobilia») e il prezzo pagato.

Ricapitolando: gli Inventari (che non comprendono la categoria degli argenti) associano una dettagliata descrizione delle opere, completa di stima, ad un numero detto appunto “d’inventario”; la descrizione degli oggetti è presente anche nelle liste di vendita , ma in questo caso è associata, insieme al prezzo di vendita, ad un numero (quello di lotto) diverso dal numero d’inventario; nel Registro della vendita la descrizione degli oggetti è assente e il nome dell’acquirente e il prezzo pagato sono associati a vari numeri da interpretare e il numero di lotto corrisponde al numero presente sulle liste di vendita; anche le Ricevute, complete sia del nome dell’acquirente, sia del prezzo pagato, danno però solo una sintetica descrizione dell’oggetto che a volte rende impossibile identificarlo.

265

Cfr. la lettera inviata dalla Prefettura di Firenze agli amministratori dell’Eredità il 18 agosto 1865 (ASFi, Eredità Galli Tassi, 7, Affari diversi dal n. 241 al n. 290, 7, ins. 266, vedi Documento 46 in Appendice); il Pala zzo di città venne concesso ad uso del Ministero dell’Agricoltura, Industria e commercio (vedi Appendice, documento 68).

Era quindi necessario combinare insieme le informazioni provenienti dai diversi documenti, in particolare dal Registro e dall’Inventario , ma mancava il “codice” per interpretare i rimandi interni che emergevano chia ramente dalle carte, e che altrimenti sarebbero rimasti muti indicatori. Uno studio approfondito di tutto il materiale e un lungo e complicato lavoro di confronto e collazione, reso più difficile dalla eterogeneità dei dati conseguente alla differente tipologia di fonti dalle quali erano tratti, ha alla fine permesso di ricostruire l’intera vicenda. Per maggiore chiarezza si preferisce inserire di seguito i risultati dello studio in forma tabellare e porre alla fine una loro interpretazione critica.

TABELLA SINOTTICA ESITO ASTA GALLI TASSI

Nella tabella sono combinati i dati provenienti principalmente dall’Inventario, dal Registro

della vendita , dagli elenchi di vendita e dalle ricevute , in minima parte dagli altri documenti

presenti nell’Archivio. Nella pr ima colonna appare il numero di identificazione dell’opera come appare nell’Inventario; nella seconda colonna trova spazio la descrizione dell’opera, anch’essa desunta dall’Inventario; nella terza colonna appare il valore di stima, sempre dedotto dall’Inventario; nella terza colonna vengono registrate le date in cui l’opera fu messa in vendita, secondo ciò che risulta dalle varie Liste di vendita; infine nell’ultima colonna è registrato il nome dell’acquirente e il prezzo pagato per l’opera secondo quanto risulta dal Registro e/o dalle ricevute.

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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n. Quadri Palazzo di Firenze stima Riferim ai documenti Acquirente

1 Quadro dipinto su tela, di forma ovale rappresentante un paesaggio con figure, alto metri 0,90 largo metri 0,10. Opera del Corazza ben conservata, con sua cornice intagliata ed in parte dorata

150 In vendita il 30/3/1865 e il 3/4/1865

2 Quadro rappresentante un ritratto di donna dipinto su tela, alto metri 0,75 largo metri 0,60; dipintura di nessun pregio, ed annerito, con sua cornice intagliata ed in parte dorata

8 In vendita il 3/4/1865 Radicchi Pietro 95,30 (compresi i nn. 2 bis, 5, 247, 250, 251, 258 e 359) da Registro Vend 2 bis Quadro come sopra, misure come

sopra 8 In vendita il 3/4/1865 Radicchi Pietro 95,30 (compresi i nn. 2, 5, 247, 250, 251, 258 e 359) da Registro Vend 3 Quadro dipinto in tavola all’Altare

della Cappella rappresentante l’Annunziazione della vergine, centinato in alto, alto metri 2,25 largo metri 1,60. Opera della Scuola Fiorentina, maniera di Santi di Tito, in buon grado di conservazione con sua cornice intagliata ed in parte dorata

300 In vendita il 4/4/1865

4 Quadro dipinto sul broccatello di Spagna, incrinato, rappresentante un Cardinale, visto in profilo alto metri 0,28 largo metri 0,30; pittura di poco pregio con sua cornice di noce

10 In vendita il 28/3/1865

5 Quadro dipinto sull’Alberese di Rimaggio rappresentante una marina, con moltissime navi e figure alto metri 0,20 largo metri 0,42. Opera della maniera di Paolo Brill danneggiata in qualche parte, con qualche cretto con sua cornice dorata 20 In vendita il 3/4/1865 Radicchi Pietro 95,30 (compresi i nn. 2, 2 bis, 247, 250, 251, 258 e 359) da Registro Vend 6 Quadro in tutto simile al

precedente, ma più danneggiato

15 In vendita il 28/3/1865

7 Quadro dipinto su tela,

rappresentante il ritratto del Cardinale Leopoldo de’ Medici alto metri 2,30 largo metri 1,35. Copia mediocre della Scuola Fiorentina del 1600 con sua cornice intagliata e dorata

60 In vendita il 28/3/1865 In vendita il 29/3/1865

Gagliardi Tito (ricevuta)

8 Quadro dipinto su tela

rappresentante fiori e cocomero alto metri 0,53 largo metri 0,70 pittura mediocrissima con sua

cornice intagliata e dorata

9 Quadro dipinto su tela

rappresentante un prospetto architettonico, alto metri 1,26 largo metri 0,92 pittura mediocrissima e danneggiata con sua cornice dorata

8 In vendita il 3/4/1865 Cavaciocchi Adriano 60,98 (compresi i nn. 19, 53, 205, 208 e 325) da Registro Vend 10 Quadro dipinto su tavola

rappresentante la Santa Famiglia, alto metri 1,11 largo metri 1,00. Copia mediocre e danneggiatissima proveniente dalla Scuola di Raffaello con sua cornice dorata

100 In vendita il 28/3/1865 Razzi Gio. Battista 258,58 da Registro Vend

11 Quadro dipinto su tela, ove è rappresentato Giova gallato [le due parole sono sottolineate a lapis. È probabile si tratti di un errore di copiatura e che il testo fosse “Giona gettato”] dal naviglio alto metri 0,08 largo metri 0,16 pittura di nessun pregio e sfondata, con sua cornice intagliata e dorata

6 In vendita il 30/3/1865 e il 3/4/1865 Razzi Gio Batta 48,98 (compresi i nn. 48, 49, 197, 220, 336, 340 e 364) da Registro Vend

12 Quadro dipinto in tavola, rappresentante un ritratto virile, alto metri 0,45 largo metri 0,37, pittura della manie ra del Bronzino di mediocre pregio con sua cornice dorata

40 In vendita il 29/3/1865

13 Quadro dipinto sulla tela, rappresentante una Maddalena penitente alto metri 2,00 largo metri 1,60 pittura mediocre della Scuola Bolognese del 1700 con sua cornice dorata

80 In vendita il 28/3/1865

14 Quadro dipinto su tela, rappresentante un ritratto di donna in costume del 1700 alto metri 0, 63 largo metri 0,53 pittura di nessun conto con sua cornice dorata

6 In vendita il 4/4/1865

15 Quadro dipinto su tavola, rappresentante l’interno di un chiostro con sepolcreto, ed un eremita in adorazione alto metri 0,25 largo metri 0,43 pittura mediocrissima con sua cornice dorata

10 In vendita il 28/3/1865

16 Quadro dipinto sull’alabastro, rappresentante Faraone al passaggio del Mar Rosso alto metri 0,25 largo metri 0,46 pittura mediocre e rotta la pietra in più parti con sua cornice intagliata e dorata

10 In vendita il 28/3/1865

17 Quadro dipinto su tavola, rappresentante il ritratto di

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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